La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

5 maggio 2009

Capitolo 8 - Venticinque

SI NÔ SÚMIA BENTU, NÔ NA OTCHA TURBADA;
SI NÔ SÚMIA BARDADI, NÔ NA OTCHA PAZ!
(proverbio locale: se seminiamo venti, raccoglieremo tempeste;
se seminiamo la verità, raccoglieremo la pace!)

22 marzo, Bigene: quarta domenica di Quaresima
Le suore si sono ammattite! (espressione foggiana: sono diventate matte!). Dall’oscurità della notte e del mio sonno, vengo svegliato da un canto brasiliano che suor Merione, suor Teresa e suor Miris eseguono dietro la porta della mia camera. “Parabens, parabens…”: sono costretto a passare dal dolce torpore alla dura realtà. O sono diventate matte, o hanno bevuto! Solo dopo, passati vari secondi, capisco tutto: mi stanno cantando gli auguri di buon compleanno! Come hanno fatto a saperlo, non lo so. Dovevo proprio arrivare in Africa per sentirmi cantare gli auguri mentre dormivo… Io sto zitto, e loro continuano a cantare con tutto il fiato. Alla fine dico loro il mio grazie, un po’ a stento, perché finché non prendo un caffè non riesco a carburare!
Il secondo grazie va a Dio Padre: mi ha donato la vita. Una bella vita.
Il terzo grazie va ai miei genitori, che mi hanno trasmesso la vita: accoglili in Paradiso, mio Signore.
Il quarto grazie va a tutti coloro che hanno reso e rendono la mia vita felice. Anche a molti di voi che leggete, e che in vari modi accompagnate la mia vita, ora vita missionaria. Grazie.
Grazie anche a coloro che hanno tentato di telefonare per farmi gli auguri direttamente: a Bigene non arriva il segnale. È proprio un colpo di fortuna trovarmi al telefono: accade solo se sono vicino alla chiesa, in un punto ben preciso dove, a volte, arriva il segnale. La costruzione dell’antenna telefonica continua, e spero tanto che, nei prossimi tempi, io possa ricevere le vostre chiamate anche a Bigene. Ma, per il momento, dobbiamo avere pazienza.
Alla S. Messa ricevo il regalo più bello: durante la preghiera dei fedeli lascio alcuni istanti di silenzio per le preghiere spontanee, e ben due fedeli innalzano a Dio la loro preghiera per il Papa e la sua visita in Africa. Veramente un bel regalo, inatteso, e che mi rende felice. La mia piccola comunità cristiana vive nell’ascolto e nel rispetto verso il Papa e le sue parole. Sono molto contento di questa visibile comunione con il Santo Padre. Primo compleanno in questa terra e il bel regalo per me, missionario: siamo in piena comunione con tutta la Chiesa!
Poi, per il mio compleanno, non ci sono altre cose. È comprensibile: pensate che molte persone, da queste parti, non sanno nemmeno il giorno della loro nascita… Le feste di compleanno sono una cosa rara: qui preferiscono fare festa quando muore un anziano, ringraziando Dio perché ha potuto vivere lungamente…

23 marzo, Bissau
Ci pensa Giusi a completare il mio compleanno… italiano: la “sacra” torta! (Ed io che speravo di aver passato il primo compleanno della mia vita senza torte…). Sono in Curia, a Bissau, perché mercoledì ho l’incontro con la Caritas nazionale (le due diocesi assieme…). Proprio così: anche in Guinea-Bissau faccio parte della Caritas diocesana, come rappresentante del mio “settore” (si chiama così il vicariato), il settore Oio, che comprende Bigene, Farim, Mansoa, Bissorã e Nhoma. Cambiano i luoghi di apostolato, ma il Signore continua a mettermi nella pastorale della carità: lo sa Lui perché, io obbedisco!
Aprendo il collegamento internet trovo tanti messaggi con gli auguri di buon compleanno. Ma come fate a ricordarvi tutti di queste ricorrenze? Io mi dimentico sempre di fare gli auguri a voi: allora, auguri a tutti! Non so bene quando sarà, ma ritenetevi “augurati”!
Per i curiosi che, a questo punto, non ce la fanno proprio più: sono cinquantatré! Vi va bene??? A me sì!
La notizia che ci lascia un po’ tristi è il ritorno del Papa in Vaticano: la sua presenza in Africa è stata motivo di grande gioia per tutti, anche per me. Mi accorgo solo ora, che abito lontano, di quanto sia meravigliosa la possibilità di “fare un salto”, da qualsiasi città italiana, per andare ad ascoltare l’Angelus del Papa, o l’udienza del mercoledì in Vaticano.
Il viaggio del Papa continuerà a coinvolgere tutta la Chiesa africana: infatti Benedetto XVI è venuto per consegnare ai Vescovi il testo dell’Instrumentum laboris della “Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi”, che si terrà a Roma nel prossimo ottobre. Il tema di questa Assemblea è “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Ne sentiremo parlare!
Grazie, Santo Padre, di essere stato tra noi! Ci vediamo a Roma…

25 marzo, Bissau
Arriva l’incontro Caritas, presieduto dal Vescovo di Bafatá, dom Pedro Carlos Zilli. Non mi sento tanto in forma. La mattinata passa nella verifica di quanto si può compiere, nei singoli settori, per sostenere e alimentare le Caritas parrocchiali. Alla sera ho la febbre. Ancora malaria??? Mi sembra che sia troppo presto per la “tre”!
26 marzo, Bissau
Ancora a Bor, alla clinica, per il controllo del sangue. Mi aspetto un esito positivo, e invece no, non è malaria. Ho solo la febbre, senza particolari dolori. Il dottore mi prescrive vitamine, antifebbrile e antibiotico: pensa che sia stata la reazione corporea al forte caldo. Succede ai missionari.
Il caldo c’è, non sto qui a parlarvene sempre, ma questa è la stagione più calda di tutto l’anno: 30 gradi di notte, 40 di giorno. In casa! E se esci fuori casa nel pomeriggio, ti devi munire di ripari adeguati per il sole e di acqua da poter bere continuamente. Cose che non sempre ho fatto. E sarà così, o anche peggio, con l’aumento dell’umidità, fino alle prime piogge, alla metà di giugno circa.
Mi riportano in Curia, nella mia stanza: non è necessario il ricovero ospedaliero. Mi stendo sul letto, stanchissimo. Ora mi gira anche la testa: meglio stare fermi, ed aspettare che arrivi qualcuno.
E poco dopo arriva il Vescovo, per vedere come sto: non vi dico la vergogna che provo! Sono steso a letto, con i sandali ai piedi, e la testa che mi gira forte. Il Vescovo afferma che devo togliere i sandali, per stare più comodo. E senza tanto pensarci, con estrema semplicità, è lui ad avvicinarsi ai miei piedi e a togliermi i sandali! Io tento di impedirglielo, mi sembra troppo quanto sta compiendo, ma non ci riesco. Lui ha già fatto tutto, senza tanti problemi e con tutta tranquillità. Io, invece, provo un forte disagio. Il Vescovo che mi toglie i sandali dai piedi! Come vi sentireste voi?
Dom José è così! E certi gesti parlano molto più di tante parole…

27 marzo, Bissau
La febbre continua, anzi aumenta: arriva a 39. Comincio a pensare che potrebbe essere un ritorno della polmonite. I sintomi sono gli stessi di ottobre: febbre, debolezza fisica, assenza di dolori particolari. Con il Vescovo decidiamo che, se la febbre continua, mettiamo in contatto diretto i dottori di Bor con i dottori di Negrar (Verona) che mi hanno curato nello scorso novembre.
Mio Signore: sono qui per fare il missionario, non l’ammalato! Non lasciare che le cose si complichino. Dài!!

28 marzo, Bissau
Non cambia niente! Ancora febbre… e brutti pensieri. O l’Africa è troppo dura per me, o io sono troppo debole per l’Africa. O tutti e due! Come dobbiamo fare???
Il Buon Padre non mi lascia nei brutti pensieri: nel pomeriggio la febbre scompare! Siamo ancora in Quaresima, ma mi scappa di cantare tutto il mio alleluia!!!

29 marzo, Bissau; quinta domenica di Quaresima
Domenica senza celebrazione eucaristica. Sono ancora troppo debole, meglio non rischiare. E spero proprio che la lezione mi sia servita: il sole africano non è come il sole di Foggia!
Mi viene in mente, per gli amici che desiderano venirmi a trovare: meglio evitare i mesi primaverili! Non vorrei che la botta di sole che ha colpito me, possa picchiare anche voi… Ma non preoccupatevi: estate, autunno e inverno possono andar bene!!! A me, per quanto riesco a vedere in questi primi mesi, piace l’estate africana. Le strade attorno a Bigene saranno ancora più difficili da praticare! Ma il fascino dei temporali estivi e la vitalità di tutta la natura rinfrescata sono uno spettacolo che infonde grande serenità nel cuore.

2 aprile, Bissau
Completamente ristabilito, e dopo avere spedito il diario 7, riprendo finalmente la strada verso Bigene! Si avvicina la Settimana Santa, e non posso assolutamente mancare! Il ponte sul fiume Cacheu è quasi completato: quando sarà pronto, ci metterò tre ore da Bissau a Bigene con la mia segezia. Ora invece, per tutte le operazioni di spostamento con il traghetto, impiego cinque-sei ore.

3 aprile, Bigene
Riprendo la mia catechesi nei villaggi. Questa mattina sono a Liman, il villaggio che si trova a sette chilometri da Bigene, in direzione di Ingoré. Ed arriva un’altra grande sorpresa! Il gruppo che frequenta la catechesi non è numeroso: sono una ventina di adulti circa. Poi ci sono i simpaticissimi bambini che mi guardano sempre con grande interesse (per i primi cinque minuti…). Io parlo in portoghese e un bravo uomo del villaggio traduce nella lingua locale, il balanta-mané. Una giovane mamma mi presenta il suo piccolo bambino, e il traduttore mi dice che la signora è la sua sposa, e che da pochi giorni è nato il loro quarto figlio.
Mi chiedono che nome poter dare al bimbo. Che bello: scegliere io il nome… è proprio una cosa meravigliosa! E subito mi viene in mente Marco! Che volete, ognuno ha i suoi santi preferiti, e a me piace san Marco! Evangelista, patrono di Venezia, nome chiaro e bello… “Ma padre”, mi dice il papà, “è una bambina, e in portoghese non esiste il femminile di Marco!”.
Non avevo capito che era una bambina… che volete: io, in queste cose, non ci arrivo subito! E senza lasciarmi il tempo di pensare ad un altro bel nome, mi chiede: “Qual è il femminile di Ivo?”. Mamma mia! Vuoi vedere che… “Ivone” affermo, senza ombra di dubbio! (Già! Ricorderete la storia del mio nome, che in tutte le lingue è maschile, ma in portoghese è femminile! E così ho dovuto ridurre Ivone a Ivo, per evitare ogni imbarazzo…). “Ivone si chiamerà!” affermano i genitori.
È fatta! Dopo il primo Ivo, del villaggio di Farea, ecco il secondo… Ivone! Se continua così, con un nuovo Ivo/Ivone al mese, faremo un bel villaggio di Ivi!!! Visto che sono io a scegliere il nome, consiglio di aggiungere un secondo nome: Maria, e affidare così la piccola alla protezione della Madre del Signore. Fatto! Ivone Maria Mané. Suona bene, non è vero? Ed è anche una bellissima bambina!
Non potete immaginare la mia gioia! Non è che voglio fare delle differenze con gli altri bambini, ma pensare al piccolo Ivo e alla piccola Ivone è così piacevole, mio Signore…

4 aprile, Bigene
Ci prepariamo alla Settimana Santa con una mattinata di “ritiro spirituale”. Le suore vanno in due villaggi dove si riuniscono i catecumeni della zona. Io rimango a Bigene, con i giovani che frequentano la catechesi per il battesimo.
Sono in 17: un buon numero. La meditazione è su san Paolo e le sue famose parole “É Cristo que vive em mim” (Galati 2,20). Prendo spunto da una catechesi del Papa fatta al mercoledì, per sottolineare che è importante ascoltare quello che il Papa dice (e non quello che gli altri dicono del Papa…).
Dopo il tempo di silenzio, trascorso da molti ad ammirare la nuova antenna telefonica in costruzione proprio vicino alla chiesa, c’è il tempo anche per la condivisione personale. Non sono in molti a condividere, ma i quattro interventi fatti dimostrano una buona partecipazione, che mi lascia contento di quest’altra mia prima esperienza in Guinea-Bissau.

5 aprile, Bigene: domenica delle Palme
I fedeli si riuniscono nel cortile della missione delle suore. Tutti hanno in mano un piccolo ramo di palma, preso dalle molte palme disperse nella campagna attorno a Bigene. Palme vere, cari amici. Ero abituato a vedere i rami di ulivo, nella domenica delle Palme. Qui invece ci sono le palme, e mi sembra che sia proprio meglio così. Se è domenica delle Palme, palme devono essere!
La processione si svolge ordinata, con canti e preghiere, fino alla chiesa della missione che dista circa mezzo chilometro dalla casa delle suore. I fedeli sono numerosi, e la chiesa si dimostra insufficiente a contenerli tutti.
Dopo la celebrazione, con le suore decidiamo di riaccompagnare nei villaggi più lontani i fedeli giunti a piedi. La macchina delle suore prende la strada di Farim. Io invece, con segezia, arrivo ai villaggi di Liman, Jambam e Bucaur, sulla strada per Ingoré. Alla fine, conto 44 chilometri percorsi su queste strade in sole due ore!

7 aprile, Bissau
Sono nella capitale per la S. Messa Crismale: è la celebrazione che si compie nelle cattedrali di tutte le diocesi del mondo, per rinnovare le promesse sacerdotali e consacrare gli Oli Santi che saranno poi usati, per i vari sacramenti, nelle parrocchie e nelle missioni. Normalmente questa celebrazione si compie nel mattino del Giovedì Santo. Qui si compie il martedì, per permettere a tutti i sacerdoti di rientrare nelle loro missioni entro il mercoledì sera.
La celebrazione è solenne: la cattedrale accoglie quasi tutti i sacerdoti che operano nella diocesi (circa 60; i sacerdoti diocesani sono solo 11), molte religiose e tanti fedeli. Nell’omelia dom José invita tutti i sacerdoti, in questo momento difficile per il paese, ad essere segno e strumento di pace e di comunione per tutto il popolo guineense. La situazione politica e sociale non è tranquilla, dopo le uccisioni del Presidente e del Capo delle Forze Armate. C’è bisogno di una grande preghiera per questo popolo, e sono necessari anche dei segnali chiari, da parte nostra, che possano aiutare non solo le nostre comunità cattoliche, ma anche tutta la popolazione, a superare questa fase delicata della storia della nazione.
Dopo la Comunione, arriva la bella sorpresa: il Vescovo vuole presentare a tutti i fedeli i nuovi missionari che operano in diocesi. E chi va a chiamare per primo??? Pe. Ivo! Tutti applaudono, io mi alzo per andare a riverire il Vescovo, che con la sua solita serenità mi indica di fermarmi davanti all’altare, perché tutti mi possano vedere bene. Per grazia di Dio non sono l’unico, e arrivano altri missionari a farmi compagnia. Poi vengono chiamate le suore, e anche i laici. Arriva il turno di Giusi: pure lei è presentata ufficialmente alla comunità diocesana. È un momento di commozione profonda: ripetutamente viene affermato che noi due (Giusi ed io) siamo un dono della Chiesa di Foggia-Bovino per la Chiesa di Bissau. Ed io mi sento pienamente inserito in questo atto tutto ecclesiale: donato con gioia dalla Chiesa di Foggia-Bovino, e ricevuto con gioia dalla Chiesa di Bissau.
Quando ritorno al mio posto, due anziani francescani provenienti dal Veneto, seduti nella fila di sedie davanti a me, commentano a voce alta: “Era ora che tu arrivassi…” dice Pe. Giorgio Della Barba, originario della Valle del Chiampo. “Noi ci siamo fatti vecchi!” risponde l’altro padre francescano. Io rimango senza parole. Mi sento solo di dire loro il mio grazie per i tanti anni di lavoro che hanno compiuto.
Nel pomeriggio ho la possibilità di conversare tranquillamente con dom José. Ho la necessità di chiedere il suo parere e il suo discernimento su alcuni episodi che incontro nella mia pastorale. Ogni volta che parlo con il Vescovo rimango sempre edificato: siamo così diversi per cultura ed esperienze pastorali, eppure mi sento sempre pienamente inserito nelle sue indicazioni preziose e puntuali. Mi viene da pensare che l’obbedienza non è solo un dovere, è anche un piacere!
Sono così felice che non posso non telefonare al Vescovo di Foggia, mons. Francesco Pio, per dire anche a lui tutta la mia gioia e la mia totale comunione in questo giorno speciale per noi sacerdoti. Avere un Vescovo che ti guida è un dono grande del Signore. Ma averne due, come sta accadendo a me in questo momento, è come camminare in discesa!

8 aprile, Bigene
La serata è dedicata alle confessioni per i pochi battezzati della comunità: una dozzina di persone in tutto. Ma non pensate che sia così semplice: devo ascoltare e parlare in portoghese, in crioulo, in francese… Sì, anche in francese, per i vicini Senegalesi che sono venuti a Bigene per la Pasqua.
Ci fosse qualcuno proveniente dalla vicina Gambia, potrei finalmente usare tutto il mio inglese (molto personalizzato) che ho potuto ripassare in questi ultimi anni, quando più volte ho accompagnato a Londra i ragazzi di Segezia. Ma niente! Come è strana la vita: uno studia (per modo di dire) una lingua, e poi ne deve usare un’altra! Comunque, cari ragazzi che leggete il diario e che frequentate la scuola: studiate bene le lingue straniere, ve ne accorgerete nella vita!!!

9 aprile, Bigene: Giovedì Santo
Completo le confessioni recandomi nei villaggi di Farea e Facam: una decina di battezzati in queste due piccole comunità, dove vengo anche a celebrare la S. Messa festiva (ogni due settimane).
Alla sera la grande celebrazione della “Cena del Signore”. Ricordiamo in tutta la Chiesa l’istituzione dell’Eucaristia nell’Ultima Cena del Signore, che prima di lasciarci questo dono di salvezza, ci lascia anche il segno della lavanda dei piedi ai suoi apostoli. Vi confesso che sono distratto dal pensiero di come sarà la lavanda dei piedi di questa sera.
Ricordo bene quanti piedi ho lavato negli anni passati, dove ero parroco. A Massa della Lucania, e poi a Segezia e a S. Ciro di Foggia. Ma erano piedi di bambini, i bambini della Prima Comunione: già lavati, a volte anche profumati e riempiti di borotalco!
Le suore mi avevano avvisato: qui si lavano i piedi di dodici catecumeni. È giusto che sia così, è una buona scelta! Ma come saranno i loro piedi? Non è che qui le persone arrivano in chiesa con la macchina, e le strade non sono asfaltate!!! Cari amici, per farla breve: questa volta lavo piedi veri! Neri neri, di uomini e di donne. Sono così neri, che non si vede nemmeno se sono sporchi poco o tanto. Ma non importa: finalmente dei bei piedi nelle mie mani, che lavo e asciugo pensando che anche i piedi degli apostoli non dovevano essere molto diversi, sulle strade polverose della Palestina di quei tempi…

10 aprile, Bigene: Venerdì Santo
Celebro l’Ufficio delle Letture e le Lodi con le suore e alcuni fedeli davanti al Santissimo Sacramento. L’angolo della chiesa che accoglie l’Eucaristia è preparato con semplicità e bellezza: fiori variopinti non mancano in Africa!
Nel pomeriggio si svolge la Via Crucis vivente per le strade di Bigene, realizzata dai giovani che sono stati preparati da suor Merione. Il caldo pomeridiano mi preoccupa. E anche la rappresentazione non mi lascia completamente tranquillo, sapendo come certe rappresentazioni viventi sono vissute in alcuni luoghi dell’Italia, dove la preoccupazione maggiore è quella di attirare i turisti, e non certo quella di vivere la fede. Inizio da semplice spettatore… e vengo pienamente coinvolto nell’azione sacra: tutto si svolge con grande serietà e raccoglimento!
Grazie, Signore, di quest’altra lezione! Ero prevenuto, e invece questi semplici fedeli, estremamente poveri nella fede per la loro fragile e iniziale esperienza di Chiesa, mi insegnano a stare davanti alla Croce!
Segue la celebrazione della Passione del Signore: nell’omelia riprendo il forte messaggio lasciato al popolo della Guinea-Bissau dai leaders religiosi delle comunità cattolica, evangelica e musulmana. È stato dom José ad invitare i vari leaders e organizzare questo messaggio. Io ho sempre avuto un mio personalissimo pensiero: a vivere l’ecumenismo siamo soprattutto noi cattolici!
Il messaggio è un chiaro invito a “rinnovare urgentemente la mente e il cuore dei Guineensi” e “passare dall’ostilità all’accoglienza fraterna” vivendo “seriamente la nostra fede in Dio”. La situazione sociale nel paese è grave, come ho già accennato. Trovo che il messaggio sia molto buono, chiaro, diretto: da diffondere a tutti.

11 aprile, Bigene: Sabato Santo
Arriva la grande Veglia Pasquale nella Notte Santa. Sono contento: mi sembra che tutto sia andato bene nei giorni passati. La chiesa si riempie nonostante l’orario inadeguato a viaggiare: alle nove di sera è difficilissimo arrivare dai villaggi con il buio e i pericoli della notte!
La solenne liturgia si svolge in modo perfetto, con piena partecipazione dei fedeli: si vede chiaramente come le suore Oblate hanno lavorato, con intensità, negli anni passati. Purtroppo non ci sono battesimi: i numerosi catecumeni che si stanno preparando non sono ancora pronti, e ci vorrà ancora molto tempo. E non ci sono nemmeno bambini da battezzare. I bambini ci sono a Bigene e nei villaggi, e tanti. Ma per ricevere il battesimo devono prima essere già battezzati i loro genitori, e sono ancora pochissime le famiglie cristiane che hanno completato con il battesimo la loro adesione a Cristo.
Tutto si svolge molto bene, con buona partecipazione dei fedeli. C’è anche la danza dei bambini nella processione delle offerte. Passi semplici, ben ritmati, seguiti con tanta attenzione dall’assemblea.
Alle undici e trenta sono già seduto a tavola con le suore per la cena di Pasqua. Ma non è per me: ottimo cibo, preparato con passione, ma mi sto addormentando sul piatto. Cristo è Risorto, alleluia… e io vado a dormire felice e contento. Amen.

12 aprile, Bigene: Pasqua del Signore
Prima Pasqua a Bigene! Il clima è così gioioso per tutti, che lungo la strada anche i fratelli musulmani mi fanno gli auguri di buona Pasqua.
La celebrazione della S. Messa vede la presenza di molti fedeli, e anche vari simpatizzanti della comunità cristiana, che provengono da tanti villaggi. Durante l’omelia chiamo i nomi dei villaggi, che ormai mi sono diventati familiari, e chi proviene da quei luoghi riceve l’applauso da tutti gli altri. Proprio una bella festa!
Dopo la celebrazione, gli amici rientrano nei loro villaggi usando un camion prenotato dalla missione. Proprio un camion! Tutti salgono nello spazio dove si trasporta la merce: funzionano così i pochi mezzi pubblici che passano per Bigene. E il camion, con i suoi 50-60 passeggeri, si mette a fare il giro dei vari villaggi.
E anche noi (le suore ed io) ci mettiamo in viaggio: andiamo a pranzare a Temento, in Senegal, assieme agli altri missionari della zona. Un ottimo pranzo multietnico condiviso all’aperto, sotto gli alberi di mango che iniziano a diffondere il profumo del frutto che matura. Tutti hanno portato qualcosa dalla loro casa, fatto secondo le usanze del proprio paese di origine. E così ci sono i piatti brasiliani, francesi, senegalesi… Indovinate qual è il piatto più gustato? Ovvio! Il dolce pasquale preparato dalla suora siciliana, quello fatto con le uova sode ricoperte di quella cosa così buona e che non so come si chiama! Vi assicuro che è una vera delizia!
Terminati i piatti (quelli italiani son finiti per primi, naturalmente), iniziano i canti. Invito i vari gruppi presenti ad allietare il nostro incontro proponendoci una canzone della propria nazione. C’è da divertirsi ad ascoltare i canti senegalesi e di altre località africane. Ma il momento più sentito, per me, è quando padre Bruno, missionario OMI che ci ospita a Temento, originario dalla provincia di Treviso, inizia con la sua voce possente ad intonare “La montanara”.
Che bella Pasqua, mio Signore! Conclusa con questa quarantina di fratelli e sorelle di varie nazionalità, e con sapori e suoni della mia amata terra. Alleluia!

13 aprile, Bigene
È il lunedì di Pasqua, e da bravo Italiano anch’io vado in gita: non si può rimanere in casa oggi!!! Con il catechista Alfredo, insegnante della scuola statale (e che, non ricevendo lo stipendio da un anno e mezzo, fa anche il guardiano notturno alla scuola delle suore), vado a visitare i villaggi della missione che ancora non conosco. A nord, verso il Senegal, arriviamo a Samojé e Mampatás. A sud, verso il fiume Cacheu, arriviamo a Sindina, Cunaiá, Sedimento, Binhif, Ganturé Porto.
Trovo quasi ovunque un’ottima accoglienza. Solo in un villaggio, dove gli abitanti sono tutti musulmani, incontro una comprensibile diffidenza. Io vado solo a salutare, a farmi conoscere, niente altro. Chiedo se i bambini possono andare a scuola, e mi rispondono che nel villaggio c’è la scuola “coranica”! Dimostro di essere contento di questa scuola, ma in realtà rimango triste nel mio animo: cosa possono imparare i bambini in questo luogo? Dopo vari minuti di conversazione, in cui cerco di dimostrare che non sono venuto per giudicare ma solo per salutare, un anziano del villaggio mi dice che ci sarebbe bisogno anche di una scuola “portoghese”! La chiamano così, per distinguerla dalla loro scuola: forse anche loro riescono a comprendere che ci sarebbe bisogno di altro per far crescere meglio i loro bambini!
Rientro nella missione con una consapevolezza: non posso accontentarmi di un buon triduo pasquale vissuto bene. Ci sono tanti villaggi e tante persone che non conoscono Cristo Signore: c’è bisogno di catechisti che vadano nei villaggi, e c’è bisogno di missionari che educhino i catechisti.
Pronto??? C’è qualcuno in linea???

23 aprile, Bigene
Per gli abitanti di Bigene è una giornata storica! Siamo collegati con il resto del mondo!!! La linea telefonica inizia a funzionare e ci permette di comunicare con i missionari dei paesi vicini, con gli amici, con i familiari sparsi per il mondo! 23 aprile 2009: anche nella piccola Bigene, da oggi, possiamo chiamare ed essere chiamati!
Siamo così felici che, io e anche le suore, comunicando a varie persone questa grande novità, esauriamo tutti la ricarica del cellulare… E così, alla sera, ci ritroviamo in attesa di vedere chi sarà il primo a chiamare!
Con il collegamento telefonico, ora posso anche usare internet da Bigene, tramite una “flycard”. Ma, capite bene, solo per le email, e solo se non contengono allegati troppo pesanti: per file con foto grandi e altro, devo aspettare di “scendere” a Bissau. E se sono veloce a rispondere in email da Bigene, è perché la connessione costa…
Ah, dimenticavo: il primo che ha chiamato è stato il solito sconosciuto che ha sbagliato numero! Fine della bella attesa e buonanotte!

25 aprile, Bigene: san Marco evangelista
Venticinque. Sono oggi venticinque! Non ho detto niente a nessuno, nemmeno alle suore. Ho voluto così, con tutta la semplicità possibile, ma nella verità profonda della mia esistenza e del mio sacerdozio.
Celebro la S. Messa nella cappellina della casa delle suore, come al solito. Dopo la preghiera a S. Marco (auguri a tutti i Veneziani…), aggiungo l’altra preghiera: “Pai santo, que, sem mérito algum da minha parte, me escolhestes para participar no sacerdócio eterno de Cristo…”, “Padre santo, che, senza alcun mio merito, mi scegliesti per partecipare al sacerdozio eterno di Cristo…”.
Un nodo mi stringe la gola, e nella commozione di tutti, mia e delle suore, comunico così, con la preghiera della Chiesa, che oggi sono venticinque. Venticinque anni di sacerdozio. Le lacrime che mi segnano il volto sono di gioia. E di profondo ringraziamento: al Signore e alla Chiesa.
Al Signore: che mi ha chiamato, e mi mi ha reso capace di rispondere.
Alla Chiesa: a mons. Giuseppe Casale, che mi ha ordinato sacerdote nella chiesa di Cervarese S. Croce (Padova). A quella comunità di Cervarese, che con il parroco di allora, don Dino Breggion, ha atteso e lodato fortemente il Signore per quel giorno. Alla Chiesa di Padova, in particolare a tanti bravi professori del Seminario Maggiore che mi hanno educato e trasmesso la passione per Cristo e la Chiesa. Alla Chiesa di Vallo della Lucania (Salerno), in particolare alla comunità di Massa della Lucania che ha condiviso con tanto affetto le mie prime e semplici esperienze di pastore.
Quanti ricordi! Molti di voi che leggete non eravate con me 25 anni fa. C’erano tutti i miei familiari: mi pare di rivedere i volti dei miei nipoti! Ora adulti nella vita, allora giovani e spensierati.
Il Vangelo di oggi parla di missione: “Ide por todo o mundo…”. E la Parola del Signore, attraverso la Chiesa, mi ha portato in Guinea-Bissau! Chi l’avrebbe mai pensato… Sono felice di essere qui, e vi chiedo la preghiera perché questa missione, che il Signore mi dona, possa portare frutti per il suo Regno. E, come termina la preghiera: “Fa’ che io sia diligente e umile messaggero del Vangelo”! Amen.
Le suore sono desolate: non hanno il necessario per cucinare una buona torta, e sono costrette ad organizzare un pranzo normale. Ma comprendono la mia scelta: non è questione di cibo o di auguri. Io ho bisogno della preghiera, anche della tua che leggi il mio diario. Mi dispiace, ma questa volta non puoi farne a meno: ci deve essere anche una tua preghiera se vuoi che i prossimi venticinque siano ancora più belli e vivi di quelli che oggi termino.

E termino anche questa puntata del mio diario. Ma devo dirvi ancora una cosa che vi farà piacere. Il caro amico Salvatore, che da ragazzo faceva il rompiscatole a Segezia, e da adulto fa… i soldi a Londra, ha fatto per me, anzi, per noi, un blog! Chi non sa che cosa è, non si preoccupi! Andate semplicemente a vedere cosa c’è in questo indirizzo internet http://diariodiunamissione.blogspot.com/ e poi mi direte se vi piace…. Potete anche lasciare i commenti, se volete, in fondo ai singoli capitoli (ma firmateli, per favore). Cercherò di inserire nel blog anche alcune foto che possano mostrare i fatti di cui parlo nel diario. Ma dovete avere la pazienza di aspettare quando io potrò aggiornare il tutto (non da Bigene, ovviamente).
Insomma, la famiglia di amici cresce, e ringraziamo Salvatore! Auguro a tutti un proficuo tempo pasquale: lo Spirito ci rinnovi per la missione che Cristo ha iniziato in noi.
Dimenticavo: dal 4 maggio sarò in Italia, fino all’11 giugno. Il diario riprenderà in piena estate, che qui è già scoppiata da un pezzo, e che ora sta portando una umidità altissima, prima della stagione delle piogge. Ma sto bene, grazie a Dio, e ho tutta l’intenzione di continuare a star bene di salute.
Ciao a tutti. Vi ricordo al Signore. Pe. Ivo

Pe. Ivo Cavraro, Curia Diocesana – Missão de Begene,
Av. 14 de Novembro, apartado 20
1001 Bissau Codex, GUINÉ-BISSAU
email: ivocav@yahoo.it
tel: 00245.6544756
il mio diario, con foto e altre notizie: http://diariodiunamissione.blogspot.com/
spedisco questo diario il giorno 3 maggio 2009 via email