La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

2 gennaio 2013

News from Bigene 1: dicembre 2012

Dicembre 2012


29 novembre 2012
Suor Rosa chiude oggi la sua presenza di missionaria a Bigene. Dopo 16 anni. Continuerà la missione a N’Dame dove le Suore Oblate del S. Cuore animano il Centro di Spiritualità. Non è facile questa partenza, dopo tanti anni donati al Signore e alla gente di questa terra. Non è facile per lei, per i cristiani di Bigene che riconoscono tanto lavoro operato a loro servizio. Nemmeno per me: una tristezza ti prende l’animo, dopo 4 anni e mezzo di apostolato condiviso in questa terra bella e impegnativa. Suor Nella è già a Bigene, arrivata da poco, e continuerà l’opera preziosa delle Suore Oblate, assieme a Suor Merione e a Suor Narliene, arrivata anche lei a Bigene da pochi giorni. Suor Nella è originaria della provincia di Taranto, le altre due Suore provengono dal Brasile.
Ciao Suor Rosa. Avremo tante altre occasioni di rivederci: N’Dame è vicina a Bissau. Però mi dispiace…. così è la nostra vita di consacrati al servizio della Chiesa. Andiamo dove Dio ci chiama attraverso i nostri Pastori.
Benvenute a Suor Nella e Suor Narliene: il lavoro in questa missione, per il Regno di Dio, non ci manca. Che lo Spirito ci dia sempre la sua forza e il suo amore!
(nella foto: Suor Rosa con Maio)

1 dicembre 2012, Villaggio di Mansacunda ovest
Prima catechesi a Mansacunda ovest. La strada che porta al villaggio è stata pulita dalle grandi erbe che la nascondevano e le buche sono state riempite di terra: sembra l’applicazione della Parola di Avvento, che inizia proprio adesso. Poi vengo a sapere che i giovani del villaggio hanno lavorato tutto il giorno per ripulire la strada, in previsione del mio arrivo. Già questo segnale spiega che cosa mi aspetto: accoglienza pura. Il villaggio è bellissimo, con le case che fanno corona ad una dozzina di alberi di mango molto grandi. Ci sediamo all’ombra di questi alberi maestosi. Sono le cinque del pomeriggio. I giovani fermano la partita di pallone e si schierano per ascoltare. Arrivano le donne con i bambini. Non sanno ancora come comportarsi: è la prima catechesi anche per loro. Non so perché, ma mi sento ispirato: parlo direttamente di Cristo, il Figlio di Dio che viene a trovarci nel Natale. Ci sono persone che non credono che Dio venga a sporcarsi con la polvere della terra. Noi cristiani sappiamo che nulla è impossibile a Dio. Racconto l’Annunciazione a Maria, la domanda all’angelo della giovane del villaggio di Nazaret, la risposta poderosa “Nulla è impossibile a Dio”. La catechesi cristiana è per conoscere il potere di Dio, un potere che è amore per le sue creature.
Con me sono venuti due uomini e due giovani che partecipano da più di un anno alle catechesi a Masasu, con suor Merione. Sapevo che Antonio era preparato a dare testimonianza. Tra qualche anno, Antonio diventerà un bravo catechista. Ma mi ha sorpreso che anche gli altri tre abbiano voluto dare testimonianza della loro vita. Il giovane Sabel (bellissimo nome maschile del femminile Isabella) ha detto che prima di ascoltare la Parola di Dio aveva gli occhi chiusi, come un ceco. Tutto era oscuro attorno a lui. Adesso ci vede: vede la sua vita che è più bella, più ricca. Lo volevo abbracciare! La loro testimonianza vale più delle mie catechesi. Avevano gli occhi sorridenti nel poter affermare di essere cristiani e invitare i giovani di Mansacunda a seguire lo stesso cammino.
Non riuscivo a trattenermi dalla gioia. Ho chiesto di terminare scherzando con i bambini: ho impiegato non più di trenta secondi ad insegnargli la mia canzone. Ma questa sera (era quasi buio) mi sono scatenato. I bambini battevano le mani e cantavano, i giovani e le donne ridevano felici. Ho visto che altri giovani e altre donne, uscivano dalle loro casette per guardare cosa succedeva, e si univano alla festa improvvisata. Poi ho coinvolto anche i giovani, che hanno subito risposto. E le donne? Anche loro! E così: al ritmo di “Oh alelè”, prima i bambini battevano le mani, come sanno fare loro, con tanta gioia e libertà, poi i giovani dovevano battere i piedi, indicando con le mani i passi da muovere, come fanno nelle loro discoteche improvvisate, poi le donne alzavano le braccia al cielo, come fanno nelle loro danze tradizionali. Mi sono stupito io stesso di come sia riuscito a costruire un concerto dal nulla. Non vi descrivo quali erano le mie mosse…. e meno male che non vi era nessun italiano a filmare…
Che giornata meravigliosa. Ho una stanchezza nelle ossa che non potete immaginare: sono andato a Ingoré due volte (a prendere e riportare due meccanici di Bissau per riparare il generatore), e poi catechesi a Saiam Balanta e Mansacunda. Circa 140 chilometri delle mie strade. Ma la gioia incontenibile di questa prima catechesi a Mansacunda è fuori dal normale: è per missionari stanchi, puzzolenti (senza acqua da 4 giorni) e, qualche volta, ispirati da Dio.
Cià, vado a lavarmi, che domani ho la formazione dei catechisti e degli animatori di catechesi nei villaggi. Saranno in 50 sotto la mia tettoia, ad ascoltarmi, mangiare riso e pesce della nostra terra, e ritornare a casa consapevoli che la chiesa di Bigene cresce. Non so se dormirò: sono troppo felice.
A te che hai letto fino in fondo: è iniziato l’Avvento! Auguro anche a te di fare un buon cammino verso il Natale. Ciao.

2 dicembre 2012
Senti senti.....
Nella Chiesa Cattolica è iniziato l'Avvento!
Io lo voglio fare bene. te lo consiglio!
Buona domenica e buon Avvento. Il Signore viene.

7 dicembre 2012
Tristezza. oggi è partita da Bigene suor Merione, per ritornare in Brasile. la sua mamma è gravemente ammalata. È necessaria la presenza della figlia accanto alla mamma Luzia. Preghiamo per loro, per mamma e figlia. Suor Merione è una missionaria instancabile e creativa. ci mancherà tanto. A Bigene rimangono suor Nella e suor Narliene. Faremo più fatica. Ma il Signore non abbandona mai i suoi missionari.
ps. ricordateci al Signore, ok?

Villaggio di Baro
Questo bambino non vi dice niente di speciale. Impossibile ricordare.... ma questo bambino si chiama Djata, aveva il volto e tutta la testa con una parassitosi spaventosa che causava dolore per le ferite sanguinanti. Guardarlo adesso, sembra irriconoscibile! si nota solo una piccolissima macchia più scura sopra il suo occhio sinistro. Ma la vedete perché ve l'ho detto io!!! Cari amici. Questa è una grande soddisfazione. La cura è stata lunga e costosa (per le medicine comprate in farmacia a Bissau, i prezzi sono impossibili per le famiglie di Bigene). Ma adesso Djata è un bambino sano e che ha perso la sua vergogna (il parassita lo aveva sfigurato!), i dolori sono passati, va all'asilo di Baro con tanta gioia e gli è ritornato il sorriso. Guardate!
Grazie a tutti gli amici. Che sia gioia per tutti voi!
(nelle due foto: Djata adesso e come era sei mesi fa)

7 dicembre 2012
Penso che facebook, a volte, sembra che mi faccia perdere tempo....
Però mi permette di tenere contatti continui con gli amici veri. E poi, come questa sera, all'improvviso ti chiede l'amicizia una persona che non conosci, ma ti senti subito in sintonia, come se il tempo e lo spazio non esistessero.
il dono della fede unisce le persone molto più delle nostre volontà o delle nostre motivazioni. La fede è veramente un dono. Grande. E pure gratis! Basta volerlo! Notte amici.
Domani anche Bigene è in festa per l'Immacolata. In Guinea-Bissau non è festa, ma nella mia missione si festeggia alla grande: tutti i cristiani in chiesa!!!!!

9 dicembre 2012
Novità! Questa sera, alla catechesi dei giovani a Bigene, si è presentato un giovane dal villaggio di Nhanea, distante quasi 4 km da Bigene. In quel villaggio non vi è mai stata nessuna catechesi, nessun contatto. Solo sono andato a presentarmi, a ottobre 2011, avevano il problema di un pozzo rovinato e ho indicato alla Caritas della Germania di inserire questo povero villaggio nella lista dei pozzi nuovi (è stato realizzato). A settembre mi sono recato a fare una visita, e una preghiera, per una anziana morente (la figlia partecipa alla catechesi a Tambadjan) e in quella occasione ho risalutato il capovillaggio, che con tanta gioia mi ha portato a visitare il pozzo nuovo. Basta. Oggi si presenta questo ragazzo di 17 anni. Gli chiedo come mai desidera iniziare la catechesi della Chiesa Cattolica, e mi risponde che domenica prossima vengono altri suoi amici del villaggio.
Grazie Signore: non sono io che li cerco, sono loro che cercano Te. Siate nella gioia anche voi, come lo sono io adesso!

10 dicembre 2012
Sorpresa! "casa foggia" e "casa italia" si sono ripopolate con questi amici che sono arrivati sabato sera. Da sinistra: Cosimo, Giacomo, Alfonsene, don Franco e Daniel. I 4 "bianchi" provengono da Castellaneta (Taranto) e rimangono a Bigene fino a dopo Natale! E' un gran dono per tutti noi: grazie di essere qui. Alfonsene è il capovillaggio di Bigene, la persona più importante della nostra comunità civile. Siamo andati a casa sua, per presentare gli ospiti, e lui ci ha accolto con tanta gioia, esprimendo la felicità che nuovi amici possano venire a conoscere Bigene e la sua gente. Intanto abbiamo già iniziato il corso di criolo. Domani ci aspetta la visita al Centro Nutrizionale e al mercato. Chi è già stato, ricorda...

11 dicembre 2012
Devo dirvi una cosa molto bella: oggi sono tornati al Centro nutrizionale 2 bambini in cura da alcuni mesi, che sembrano totalmente recuperati.....
Quasi quasi, Joakim, che gestisce il Centro insieme alle suore, mi faceva capire che non è più necessario continuare con la pappa del Centro.
Io gli ho fatto un segno, e lui ha capito al volo.... una porzione di pappa per qualche altro mese non farà male.

13 dicembre 2012
Ho un pensiero fisso nella mente che non mi permette di dormire....
E' stata una giornata non normale. beh, veramente, qui poche cose sono normali. Ma questa è troppo!
Mi chiamano alle 7 del mattino: vieni subito, una giovane mamma non riesce a partorire. Corro. La prendo. Ritorno a Bigene per lasciarla alla ostetrica dell'ospedale (nell'ospedale, in tutto, vi è una sedia per il parto e due stuoie a terra. Questo è quasi l'inventario completo!).
Poi ritorno al villaggio per la catechesi. Lo stesso villaggio. Mi spiegano della difficoltà di questa giovane mamma, e della sua famiglia. Io non sapevo niente.
Ritorno a casa. Pranzo e mi chiamano: è nato!
Vado a prendere il bimbo per riportarlo a casa. La mamma è ancora con il sangue alle caviglie, ma vuole andare a casa. La nonna del bimbo mi guarda. Il papà del bambino non c'è. Come se non esistesse. Anche il nonno mi guarda sorridente. Poi mi dice. Si chiama IVO.
Sarebbe IVO 15: ormai faccio anche fatica a contarli. Non mi impressiono più di tanto.....
E invece mi impressiono! Questi non sono cristiani. Sono musulmani!
Ditemi voi se posso dormire tranquillo....
(nella foto: Ivo 15 a due ore dal parto)

14 dicembre 2012
Natale a "casa foggia", missione di Bigene. Guardate che meraviglia che hanno composto gli amici di Castellaneta! Rientro dalla catechesi, e trovo questo spettacolo.... Mi è venuto un nodo in gola..... Vicino al presepe è Neia, la brava domestica di casa. Grazie amici: è il primo Natale che faccio a casa mia, con le statue, il panettone, il prosecco, e soprattutto loro, che l'hanno portato e rimangono con me tutto Natale. Grazie Signore che mi doni la Tua e la loro compagnia! Bon Natale, amici!

21 dicembre2012, Villaggio di Talicò
Mai avrei pensato quello che sto per descrivere in questa storia realmente accaduta.
Ieri ritorno al villaggio di Talicò. Parcheggio la macchina vicino alla chiesetta, costruita dai cristiani con le loro mani, da pochi mesi. Gli uomini e i giovani stanno litigando tra di loro. Non capisco cosa si dicono nella lingua della loro etnia, e chiedo a tutti di entrare, per la catechesi. Non posso iniziare senza prima sapere perché parlano in questo modo così animato, come non avevo mai visto prima. I volti sono molto tesi. Nessuno sorride. Solo i bambini (i bambini della Guinea-Bissau sorridono sempre: che il Signore li benedica sempre!). Dopo le prime parole in criolo, capisco che in realtà non stanno litigando tra di loro, ma stanno discutendo, molto animatamente, su quanto accaduto il giorno prima tra di loro e i musulmani presenti nello stesso villaggio.
Tento di spiegarvi velocemente, anche se non tutto mi è completamente chiaro.
Due ragazze, una musulmana e una cristiana, portano al mercato i loro piccoli strumenti realizzati dalle loro mani, e che servono per ripulire gli spazi davanti a casa. Noi chiameremmo quegli strumenti con il nome di scopettini. Povere cose, costruite con un tipo rigido di paglia. Il mercato è in un villaggio del Senegal, non lontano. Tra le due ragazze succede una discussione perché una di loro ha venduto alcuni scopettini anche dell’altra, tenendosi in mano i 4 denari di guadagno. Le ragazze litigano. Una delle due torna al villaggio, dopo ore di cammino, gridando contro l’altra per il furto subito. E così si scatena la reazione: una mamma conto l’altra mamma, il papà contro l’altro papà, e così via! Il guaio grosso è che una ragazza è cristiana e l’altra è musulmana. Diventa una guerra di religione, partita da quasi niente, da qualcosa che potrebbe costare uno o due euro al massimo. Le due comunità convivono da anni assieme, ma esplode la differenza di fondo: i musulmani accusano i cristiani di avere tradito la cultura della loro terra perché non fanno tutte le cerimonie tradizionali, i cristiani accusano gli altri di andare a rubare di notte, e gli altri rispondono che i primi vanno a rubare di giorno! E poi entra il gioco anche il vino (il vino di palma) che bevono tutti, per darsi coraggio (mi dicono che anche i musulmani lo bevono, di nascosto). I musulmani cominciano a tirare fuori i coltelli e a tenerli in mano, alcuni entrano anche nelle case dei cristiani, ordinando che se ne devono andare dal villaggio, altrimenti sarebbe la loro fine. Dovete sapere che questo coltelli sono nelle mani di tutti, anche dei ragazzi, e servono per andare a caccia, per tagliare le piante di riso, per togliere le erbe o tagliare gli arbusti della foresta. Arrivano anche a mezzo metro di lunghezza: sono degli autentici maceti che, in Italia, nessuno potrebbe usare fuori di casa. La polizia, chiamata da qualcuno più intelligente di altri, è riuscita ad arrivare in tempo prima che scoppiasse quello che non doveva accadere. Qui hanno una paura enorme della polizia, che non usa mezze misure, e che porta molto facilmente qualsiasi persona in carcere, a Bigene, in attesa di una scarcerazione pagata in denaro o galline. E vi assicuro che una notte in questo carcere non è una notte di riposo.
Passata la bufera, al mattino gli anziani del villaggio decidono di riunirsi. Passati i fumi dell’alcol e delle reciproche accuse pesanti, il capovillaggio (un bravo cristiano, un uomo veramente esemplare) riesce a farsi ascoltare e a far sedere in cerchio tutti gli anziani, cristiani e musulmani. Questo del mettersi seduti in cerchio è un gesto tipico della cultura locale, che io ammiro. Tante volte riescono a risolvere i problemi interni al villaggio in questo modo.
Mentre i grandi parlano da una parte, io inizio la catechesi in chiesa. Spiego i valori cristiani del perdono e della pace. Parlo di comunione e condivisione. Prego e guido alla preghiera. Invochiamo a lungo lo “Spirito di pace” per le nostre case, per le case dei nostri vicini, per tutto il villaggio.
Ma mi sembra che non sia sufficiente educare e pregare. Quando usciremo dalla chiesa, come potremo vivere e testimoniare tutto questo con chi non ha ascoltato le parole di Cristo e non ha invocato lo Spirito di Dio? Mi sento non completo, limitato. Potrei andare a salutare gli anziani, ma sarei un intruso, perché non invitato. E quindi mal sopportato, in questa discussione animata tra di loro.
Poi mi viene una illuminazione dal cielo. Chiedo dove si svolge il cerchio degli anziani: è proprio davanti alla casa del piccolo Ivo 15. Un lampo! Piano piano vado, da solo, verso la casa del piccolo. Vedo gli anziani seduti. I musulmani ostentano visibilmente i loro strumenti di preghiera che assomigliano a dei rosari. Con la coda dell’occhio vedo proprio il nonno di Ivo che ha la parola, e parla molto nervosamente, agitando mani e braccia. Io faccio finta di non guardarli, e comincio a mettere in esecuzione tutto il piano velocemente pensato (lo ammetto: esagero un pochino negli atteggiamenti, ma vi assicuro che non sono troppo plateale. Però, quando ci vuole un pochino di teatralità nel comunicare… ci vuole!). Arrivo davanti alla casa di Ivo, e chiedo come sta il bambino, e se lo posso vedere. La cosa curiosa è che io guardo anche il nonno, senza farmi vedere; ma anche lui guarda con la sua coda dell’occhio cosa sto combinando io, davanti a casa sua!
La nonna di Ivo, quando mi vede, corre a prendere il piccolo e me lo fa vedere tra le sue braccia. A voce alta, ma non troppo (insomma: devo ostentare indifferenza ma anche farmi sentire!) chiedo quale è il nome del bambino. La nonna mi guarda strana. Richiedo quale è il nome del bambino, e lei mi dice, con tono quasi interrogativo: “Ma lo sai che si chiama Ivo!!!”. Come per dire: lo sai benissimo come si chiama! Ottimo! (Era quello che volevo!). Chiedo se posso passare, ogni tanto, a vedere come sta il bambino, e se ha bisogno di qualcosa. (Beh, devo dire: mi sono girato un pochino verso il nonno, quando ho detto questa frase, con tono sempre più alto e passionale!!!). La nonna mi risponde che sarà felice se io passo. Poi le chiedo se posso prenderlo in braccio. Intanto arriva anche la mamma, che tenta di nascondersi dalla vista delle persone, ma io la guardo sorridendo, e lei si sente più serena. E mentre prendo il bambino tra le mie braccia, tipo scena titanic (che non so come sia, ma tutti ne parlavano allora!) lo giro visibilmente tra le braccia, e sbircio il volto del nonno. Non parla più, e mi sta guardando con attenzione, ma senza preoccupazione, quasi con piacere. Mi guardo il mio piccolo Ivo 15 (che volete fare, ci devo mettere il numero, per non confonderlo con i primi 14), tutto gioioso, dico delle parole in italiano che nessuno capisce (per la lingua) ma che tutti comprendono lo stesso (per i gesti, ora davvero plateali): “Mamma mia, quanto sei bello piccolo Ivo! Quanto sei bello!!!”. Metto il volto del piccolo Ivo in alto, all’altezza del volto del nonno: e così, sorridendo al bimbo con occhi di amore, anche il nonno si sente investito dal mio sguardo.
E il nonno si scioglie! Non parla più. Veramente non parla più nessuno. Più nessuno degli anziani parla, e tutti stanno a guardare questo bianco, capo dei cristiani, che dimostra tutto il suo affetto per un bambino musulmano che porta lo stesso nome, e che non curante della guerra di nervi in atto, dimostra che la vita è più importante di tutte le diversità tra le persone.
Gli anziani si guardano tra di loro, dicono delle cose che non capisco. Sono tutti molto sereni. Non dico che scherzano, ma forse sono tutti rimasti incuriositi, e in un certo modo attratti, dalla scena che forse hanno visto per la prima volta in vita loro. Si alzano tutti in piedi, si salutano. Il capovillaggio viene verso di me sorridendo. Chiedo come è andata, e mi risponde: “Tutto è risolto!”.
Avete visto che cosa ha fatto il piccolo Ivo, di soli sette giorni di vita?
Nel pomeriggio ripasso per il villaggio. Mi faccio sentire con il clacson, e avanzo molto lentamente. Tutti alzano le mani verso di me, in segno di saluto. Musulmani e cristiani.
Cari amici. Se un piccolo bambino, definito “figlio della vergogna”, porta la pace in un villaggio, Gesù Bambino, Figlio di Dio, porta la pace al mondo intero.
Guardiamolo e ammiriamolo! Buon Natale a tutti!
E se a casa vostra avete il dono di un piccolo bambino, guardatelo e ammiratelo: è lui la pace della vostra casa.

25 dicembre 2012
Cari amici, Natale si scrive con la ENNE maiuscola, perché è un dono di Dio, ed è un dono enorme, per sempre e per tutti.
Buon Natale! come è stato il Natale a Bigene??? fantastico!!!! un Natale di sola fede, gioia, canto, comunione.... le altre cose non ci appartengono. Grazie, mio Dio, che sei anche qui, vivo e vero, e rinnovi la nostra vita. Bigene vuole rimanere con te!
La chiesa di Bigene è insufficiente a contenere i fedeli.... forse occorre iniziare a pensare ad uno spazio più aperto...
(nella foto: la chiesa di Bigene durante la celebrazione del mattino)

26 dicembre 2012
Un Natale che si è concluso con tristezza. Ieri pomeriggio è morta la mamma di suor Merione, in Brasile. Suor Merione, delle suore Oblate del S. Cuore, è missionaria a Bigene, dove svolge un grande e importante servizio nella scuola della missione e nella catechesi. una preghiera per la sua mamma Lucia e anche per questa brava suora che dona la vita in questa missione.

27 dicembre 2012, Villaggio di Surance
Primo incontro, oggi, nel villaggio di Surance, con la comunità cristiana. Questo villaggio, già da vari anni, partecipa alla catechesi nel vicino villaggio di Bisabur (parrocchia di Ingoré). Hanno già alcuni battezzati, sono avanti nella catechesi e nella vita cristiana. Ma siccome il loro villaggio si trova nel territorio della parrocchia di Bigene, e hanno sentito che un sacco di villaggi vicini ricevono la catechesi da Bigene, anche loro vogliono vivere con Bigene. Non possiamo dargli torto. Come farò, non lo so ancora. Intanto, ho detto che ad aprile arriva don Marco Camiletti.... La foto non mi è venuta bene. Meglio così! Don Marco si preoccupa un pochino di meno....
Don Marco Camilletti: <>

Villaggio di Nhanea
Oggi ho fatto anche il primo incontro con le persone del villaggio di Nhanea, vicino a Bigene. I due giovani che hanno iniziato la catechesi a Bigene mi hanno chiesto questo incontro nel loro piccolo villaggio. Il capovillaggio (in piedi, al centro, con maglietta grigio/nera) mi ha accolto con grandissima gioia e entusiasmo, affermando che dobbiamo aiutare i nostri giovani per il loro futuro, ed entrare nella Chiesa Cattolica è per loro una possibilità grande di realizzare al meglio la loro vita!
E pensare che questo villaggio lo avevo visitato, per la prima volta, solo 14 mesi fa, assieme a Giovanni Mirenna (che si ricorderà bene la chiacchierata con il capovillaggio, sotto la veranda di casa sua).
Conclusione: i giovani devono andare alla catechesi, per il loro bene. Però, per aiutare anche le donne e gli uomini, e i bambini, sarebbe bene la catechesi anche dentro il villaggio!!!!!
Queste sono le loro richieste. Anche a loro ho detto che c'è un giovane missionario che si sta preparando.... però, non ti preoccupare assai, caro don Marco Camiletti: il lunedì e il martedì, te li mantengo liberi. Per ora.

28 dicembre 2012
Gli amici di Castellaneta (Taranto) ospiti di "Casa Foggia" e "casa italia" hanno lasciato Bigene questa mattina. Ringrazio il Signore per il dono grande della loro presenza e della loro comunione. La foto non è delle migliori, ma piace a me: sono con le suore di Bigene, davanti al "mio" cadjù.
Da sinistra: Cosimo, Giacomo, suor Narliene, suor Nella, Daniel e don Franco.

Villaggio di Djebacunda
Un bel pitone africano! Che ne dite? Il giovane, quando lo ha visto, lo ha inseguito, da solo, e gli ha tagliato testa e coda con il macete (il pitone africano ha il veleno sulla coda e dentro le narici, per immobilizzare le sue prede, e poi mangiarle con calma). Poi, tutto orgoglioso, lo ha riportato al villaggio, per far vedere a tutti la prova del suo coraggio. Io mi sono vergognato: dalla paura, nemmeno dalla macchina sono sceso, eppure è già morto, il sangue cola ancora dalla testa. E anche i bambini non sembrano per niente impauriti. Anzi: guardano la mia faccia stravolta! E dicono: "il bianco ha paura dei nostri piccoli pitoni???".

30 dicembre 2012
496. sono persone. Sono bambini e mamme. Sono bambini denutriti gravi (63), bambini gemelli bisognosi di sostegno (120), bambini orfani di mamma (22). Sono mamme in gravidanza bisognose di sostegno (163) o mamme che hanno difficoltà ad allattare il loro bambino (128). Sono persone che il Centro Nutrizionale della missione di Bigene ha aiutato distribuendo latte, pappe, vitamine, riso, olio, farine, medicine. Alla fine dell’anno mi sento di dire il mio GRAZIE a tutte le persone che hanno aiutato queste 496 persone. Un aiuto vero, reale, diretto.
Per il nuovo anno 2013 partiremo con un nuovo progetto, che comprenderà anche il sostegno agli ammalati per le loro cure e le loro visite mediche negli ospedali di Bissau o del Senegal. Del nuovo progetto sarete informati direttamente da me. Confido nella vostra collaborazione ad informare i vostri amici: possiamo continuare a salvare la vita di questi piccoli e delle loro mamme. Nell’anno 2011 le persone aiutate erano 649. Segno che la denutrizione e le difficoltà collegate stanno diminuendo. Continuiamo ad operare per superare questa emergenza. Anche un solo bambino denutrito ci interpella e ci chiede di guardare a lui.

Bilanci di evangelizzazione di fine anno???? Vi comunico con gioia che la evangelizzazione della missione di Bigene sta crescendo continuamente. Grazie a Dio, grazie ai catechisti, e grazie alla popolazione che chiede di conoscere Cristo e entrare nella Chiesa Cattolica. Posso affermare che quasi la metà dei 58 villaggi di Bigene sono toccati dalla prima evangelizzazione: 16 direttamente, con catechesi nel villaggio: Masasu, Ponta Nobo, Baro, Saiam Balanta, Indjaf, Liman, Suar, Djambam, Bucaur, Bambea, Senker Bà, Tabadjam, Talicò, Mambuloto, Facam, Farea, oltre a Bigene.
11 indirettamente, con persone che partecipano alla catechesi nel villaggio vicino: Surance, Sidif Balanta, Liberté, Djebacunda, Mansacunda ovest, Sintcham, Sarba, Binta, Indaià, Bunquilim, Nhanea.
4 altri villaggi chiedono la catechesi: Sanò 1, Sanò 2, Simbor Garandi, Udas.
Nel prossimo anno, tenteremo di organizzare la evangelizzazione in questi villaggi: Surance, Sidif Balanta, Mansacunda Ovest, Nhanea, Sanò 2 e Simbor Garandi.
Inoltre, dovremo iniziare con nuovi gruppi di catecumeni (persone che hanno già completato il percorso pre-catecumenale) a Bigene, Baro, Senker Bà, Talicò, e Mambuloto.
Don Marco avrà ampi spazi per essere un buon missionario: sono in molti ad attenderlo. Non conoscono ancora Cristo, non conoscono ancora don Marco, ma lo stanno già aspettando.

31 dicembre 2012, Villaggio di Mansacunda ovest
Ecco il mio botto di fine anno: la scuola del villaggio di Mansacunda ovest. E dove è il botto????
Ve lo spiego subito: questo villaggio è stato "adottato" dalla parrocchia di S. Giovanni Battista (Foggia), che grazie alla intraprendenza di Gaetano Nino Santoro e dei suoi amici, si sta mobilitando con varie manifestazioni per sostenere la costruzione di un nuovo pozzo in questo villaggio, e il completamento della costruzione della scuola. Alcune famiglie della parrocchia hanno adottato alcuni bambini di Mansacunda. Con l'offerta arrivata, metteremo il cemento nel pavimento della scuola e nelle pareti interne (adesso i bambini respirano polvere!). Poi, potremo anche mettere le porte, e le finestre, come una vera scuola! Da Foggia è in arrivo la lavagna e i gessi....
Nella foto vedete i bambini davanti alla scuola costruita con i blocchi di argilla dagli abitanti del villaggio. Nella foto è anche il capovillaggio: in alto, sulla sinistra, con il copricapo bianco. Si chiama Manuel: è un grande uomo che ha fatto la guerra di liberazione accanto a Amilcar Cabral, il padre della Guinea-Bissau.
Ecco il mio botto, cari amici: un esempio da seguire! Non è un rumore assordante, ma una bella prospettiva per il prossimo anno: dare più acqua e istruzione a questi bambini. Ditemi voi se non è un vero botto questo!!!! E complimenti agli amici di quella parrocchia: siete esemplari!!!!!