La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

30 settembre 2009

Testimonianza missionaria 1: don Ruggero Ruvoletto

Cari amici: questo capitolo del mio diario missionario non parla della mia missione, ma della missione, conclusasi tragicamente, di un missionario con il quale ho condiviso cinque anni di vita nel Seminario Teologico Diocesano di Padova.
In segno di riconoscenza e comunione con la Chiesa di Padova che mi ha educato, vi lascio questo capitolo di testimonianza missionaria.
Il Signore accolga nella sua dimora eterna don Ruggero e tutti i missionari defunti.
Lo Spirito di Dio doni sempre forza e coraggio a noi che continuiamo la Sua missione.



Prete italiano assassinato in Amazzonia

Due colpi di arma da fuoco, uno in volto e l’altro alla testa, esplosi da un rapinatore verso le 7 del mattino di ieri. Così è morto padre Ruggero Ruvoletto, 52 anni, sacerdote “fidei donum” della diocesi di Padova in missione in Brasile e da due anni responsabile della parrocchia di Santa Etelvina, alla periferia di Manaus, la capitale dello Stato dell’Amazzonia.
Secondo le prime ricostruzioni, padre Ruggero sarebbe stato sorpreso nel sonno da due malviventi, all’interno della casa parrocchiale di Santa Etelvina. Gli assalitori lo hanno fatto inginocchiare e poi lo hanno ucciso con due pallottole. «Lo abbiamo trovato senza vita, ancora inginocchiato – racconta commosso ad Avvenire, monsignor Mario Pasqualotto, vescovo ausiliare di Manaus, anch’egli italiano – era nella stessa posizione in cui è morto, con la testa sul cuscino. Sappiamo che i banditi hanno portato via i soldi della comunità e gli oggetti personali di don Ruggero. Si è trattato sicuramente di una rapina, fatta da delinquenti comuni: qui a Manaus il numero di tossicodipendenti è in continua ascesa e da qualche tempo, per raccattare soldi, i malviventi hanno cominciato a prendere di mira chiese, conventi, istituti religiosi». I due rapinatori, secondo le prime testimonianze, sarebbero stati visti la mattina precedente mentre dipingevano il muro vicino alla parrocchia. E sarebbero fuggiti, dopo l’omicidio, proprio scavalcando quel muro di cinta. Si tratta di dettagli importanti, che hanno permesso alla polizia, già dopo poche ore, di fermare tre persone sospette, tutte con precedenti penali.
La Chiesa di Manaus sta passando un momento di paura, dovuto all’escalation della violenza nella regione. Monsignor Pasqualotto racconta che un mese e mezzo fa un vescovo dello Stato dell’Amazzonia è stato sequestrato per un’ora e mezzo e che nelle ultime settimane un commando di sei persone ha invaso un istituto religioso facendo addirittura 25 ostaggi. «Non nascondo che tra noi sacerdoti e missionari – dice ancora il vescovo ausiliare di Manaus – in questo periodo c’è grande preoccupazione. La polizia è inefficiente, tanto è vero che oggi i fedeli, subito accorsi in parrocchia per vedere il corpo di padre Ruggero, hanno fischiato le autorità, perché non riescono a garantire nessuna protezione. Non lo fanno con noi sacerdoti, non lo fanno neppure con la gente comune».
Due anni fa don Ruggero Ruvoletto, originario di Galta di Vigovono, in provincia di Venezia, era giunto in Brasile da Padova, dove era direttore del Centro missionario diocesano. «Quando mi chiese di partire lui stesso – ha dichiarato il vescovo di Padova Antonio Mattiazzo – pensavo fosse uno scherzo invece era serissimo». «Ora – ha aggiunto il vescovo di Padova – oltre a raccomandarlo al Signore, raccogliamo il suo impegno e il testimone per proseguire il suo lavoro svolto con molta generosità». Assieme a un altro sacerdote brasiliano di recente nomina si occupava della parrocchia di Santa Etelvina, situata in un povero quartiere nella periferia di Manaus. Era parroco e collaborava anche con una comunità per il recupero dei tossicodipendenti. «Un sacerdote buono davvero – conclude monsignor Pasqualotto – di cui la Chiesa di Manaus e i fedeli sentiranno una incolmabile mancanza ». Subito dopo che si è sparsa la notizia dell’omicidio centinaia di persone si sono riunite nella parrocchia per partecipare al lutto. Dopo l’autopsia, il corpo di padre Ruggero rimarrà esposto per la veglia funebre nel vicino palazzetto dello sport. Oggi alle 11 sarà, poi, celebrato il rito funebre per il sacerdote, successivamente la salma sarà trasferita in Italia per la sepoltura.

Il desiderio di aiutare quella gente lo ha spinto a partire due anni fa

«Sono partito per collaborare col progetto “Cristo punta all’Amazzonia” e avviare la presenza missionaria nella diocesi di Pesqueira». Con queste parole padre Ruggero – che tutti in Brasile chiamavano padre Rogerio – aveva raccontato, in un’intervista sul settimanale “Revista Comunhao”, la sua decisione di trasferirsi in Brasile. Una scelta – aveva detto il missionario – maturata dopo un incontro con l’arcivescovo di Pesqueira, Francisco Biasin. «Ci rivolse un appello affinché ci trasferissimo nella sua diocesi», si legge. E padre Ruggero decise di trasferirsi senza indugio e partì per Manaus, insieme al seminarista Luis Benevaldo. Il suo compito era quello di avviare un progetto di collaborazione tra la diocesi di Pesqueira e la Chiesa di Padova.
«Dovremo fare da ponte, in merito all’unione e alla collaborazione fra due Chiese fraterne», aveva dichiarato il sacerdote che prevedeva di restare in Brasile una decina d’anni. Due pallottole gli hanno, però, impedito di portare a termine la sua missione.

Avvenire, 20 settembre 2009
da Rio De Janeiro, Gherardo Milanesi

Esequie di don Ruggero Ruvoletto

Saluto tutti voi, carissimi fedeli, che partecipate a questa Liturgia di ringraziamento, di commiato e di suffragio per don Ruggero Ruvoletto.
Sabato 19 settembre ci è arrivata come un fulmine a cielo sereno la notizia della sua morte, morte inferta con violenza omicida, al modo di un’esecuzione. È stato colpito mentre era in ginocchio, forse pregando, come una vittima sacrificale.
La sua uccisione ha suscitato vivissima e vasta commozione non solo a Manaus e nella nostra Diocesi di Padova, ma anche in Italia e in varie Nazioni, dove don Ruggero era conosciuto a motivo dell’incarico di Direttore dell’Ufficio missionario che aveva ricoperto.
Vorrei anzitutto presentare le più sincere condoglianze alle sorelle di don Ruggero e a tutti i familiari, assicurando che siamo loro vicini condividendo il loro dolore.
Desidero, inoltre, ricordare ed esprimere il più profondo ringraziamento della Diocesi a tutti coloro che, in vario modo, hanno manifestato la loro partecipazione al lutto, in primis al Santo Padre Benedetto XVI. Sono numerosissimi: Vescovi, come pure la Conferenza Episcopale del Triveneto, la CEI, Autorità, rappresentanti di Istituzioni, Organizzazioni, Uffici e moltissimi amici; impossibile nominarli tutti in questo contesto liturgico.
Un ringraziamento particolare mi è doveroso rivolgerlo ai Vescovi, Presbiteri e Comunità ecclesiale di Manaus, che ci sono stati vicini con particolare affetto e fraterno spirito di solidarietà in questo momento doloroso, come abbiamo sentito dal messaggio letto all’inizio della Celebrazione. La presenza concelebrante in questa Eucaristia di alcuni Vescovi del Brasile e di don Stefano, inviato dalla Diocesi di Manaus, è un gesto che per se stesso evidenzia i profondi legami di comunione fra la Chiesa che è in Brasile e la Chiesa che è in Padova. La morte di Don Ruggero ci ha uniti ancora di più.
Don Ruggero si era reso disponibile per la missione in Amazzonia in fraterna collaborazione con S.E. Francesco Biasin che aveva proposto il gemellaggio, realizzato insieme con i Confratelli della Diocesi di Pesqueira.
Li ringrazio di cuore.
La morte di don Ruggero è una perdita molto grave, e per il modo con cui è avvenuta ci addolora profondamente. Il suo sacrificio viene ad aggiungersi a quello di altri due Sacerdoti diocesani fidei donum: don Evaristo Mercurio e don Luigi Vaccari, presbiteri “fidei donum” morti in Ecuador. Non possiamo dimenticare inoltre P. Ezechiele Ramin, comboniano, assassinato in Brasile.
In verità, la missione avanza con la Croce. Ma noi sappiamo e crediamo, fondati sull’esempio stesso di nostro Signore Gesù Cristo, che la messe cresce quando il chicco di grano cade a terra e muore.
Non è questa uccisione quindi che fa male alla Chiesa, tutt’altro. È un segno glorioso, com’è gloriosa la Croce di Cristo.
Avevamo appena dato avvio, in Diocesi, all’Anno Sacerdotale con una solenne Celebrazione eucaristica, il 17 settembre, ed ecco che il suo inizio, due giorni dopo, è stato bagnato dal sangue di un membro del nostro presbiterio. Dovremo interpretarlo come un segno forte perché ci richiama al cuore dell’esistenza sacerdotale, che è la carità del buon pastore disposto a dare la vita per Cristo e per il gregge che gli è affidato.
Don Ruggero ha dato il meglio di sé nella missione e, nella missione, il meglio di sé l’ha dato con il dono della vita. La missione non è un “optional” per la Chiesa, ma è la risposta al mandato di Cristo, che vuole che la salvezza, il rinnovamento del mondo da Lui compiuto, sia annunciato e donato a tutti i popoli di tutti i tempi (cf. Mt 28, 19). La missione, come già annunciato dal Profeta Isaia, ha un carattere universale, deve essere portata a tutti i popoli della terra, perché Cristo è di tutti e tutti hanno diritto di conoscerlo e di accoglierlo.
Don Ruggero ha dapprima svolto il suo ministero di servizio ai missionari della Diocesi come Direttore dell’Ufficio missionario, poi ha chiesto di essere lui stesso missionario. È stata una scelta di grande generosità. È partito per il Brasile, svolgendo il ministero nel quadro della cooperazione con la Chiesa del Brasile, dapprima a Itaguaí, nello Stato di Rio de Janeiro, e quindi, in gemellaggio con la Diocesi di Pesqueira, a Manaus, uno degli avamposti della missione in Brasile.
Come ogni autentico missionario si è immedesimato con la comunità che serviva, con il popolo, con la sua lingua, la sua cultura, condividendo gioie, fatiche, speranze e sofferenze.
Don Ruggero ha messo al servizio della missione la sua fede e la sua umanità. Un’umanità ricca di cuore e di sentimento – com’è manifestato dal suo volto spesso sorridente - umanità che lo portava a relazioni cordiali e calorose, che lo faceva amare e soffrire e che poteva anche sfuggirgli di controllo. Vorrei ricordare come questa umanità l’aveva mostrata in modo particolare durante la lunga e dolorosa malattia del Vescovo Filippo, quando si prodigò ad assisterlo con amorevole cura di figlio.
Possiamo vedere riflessi in don Ruggero i tratti spirituali posti in luce dall’apostolo Paolo nel suo servizio missionario. Nella Lettera ai Tessalonicesi Paolo scrive che ha trovato “nel nostro Dio il coraggio di annunciare il Vangelo in mezzo a molte lotte” (1 Ts 2, 2). Così anche don Ruggero ha affrontato la fatica, i rischi, le tribolazioni della missione, ma con la fiducia e il coraggio che vengono dalla fede e dalla preghiera. Come San Paolo ha testimoniato un totale distacco da ogni intenzione di cupidigia del profitto materiale. Il missionario non è un colonizzatore o un manager di azienda; va a lavorare in missione non per il guadagno materiale, ma per offrire gratuitamente il bene più prezioso: Gesù Cristo e il suo Vangelo, Vangelo di giustizia, di solidarietà, di amore, di pace, di speranza. Il missionario annuncia la profezia del Regno di Dio, meta e culmine delle più alte aspirazioni dell’uomo.
Una frase proclamata nella Lettura biblica mi pare che esprima al meglio lo spirito che animò don Ruggero: “Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il Vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari” (1 Ts 2, 8). Effettivamente don Ruggero insieme col Vangelo ha donato la propria vita. Dono del Vangelo e dono della vita vanno insieme e non dovrebbero essere separati.
Il Vangelo è il dono dell’amore sconfinato di Cristo per l’umanità spinto fino al sacrificio della propria vita.
E, di conseguenza, contiene l’esigenza intrinseca di essere trasmesso con lo stesso amore gratuito e incondizionato fino al sacrificio di sé. È questa la testimonianza suprema. Don Ruggero ce l’ha offerta e il popolo l’ha capito, perché è un segno inconfondibile, ed è accorso per rendergli l’omaggio della sua stima, riconoscenza e affetto. Già abbiamo potuto vedere che realmente il chicco caduto per terra sta producendo frutti. Don Ruggero non ci ha lasciato in eredità benefici materiali; ma qualcosa di molto più prezioso. Quello che ci lascia per testamento è lui stesso, la sua testimonianza, la sua vita offerta in sacrificio, il dono di sé nel servizio del Vangelo. Che la nostra Chiesa sappia accogliere questa preziosa eredità, crescendo nella fede, nell’amore di Cristo, nella testimonianza evangelica.
Il sacrificio della vita di don Ruggero è unito a quello di Cristo in questa Celebrazione Eucaristica. Il Cristo che si innalza e ci guarda in questa Celebrazione è il Crocifisso che sacrifica la propria vita, ma è anche il Risorto penetrato dal soffio potente dello Spirito datore di vita immortale. La vita, donata per amore, non può essere distrutta dalla morte; in Cristo e per Cristo crocifisso e risorto, entra nei “nuovi cieli e nuova terra” annunciati dal Profeta Isaia, che il Signore ha creato con la sua gloriosa Resurrezione e che dureranno per sempre.
Al Signore Risorto come Comunità cristiana qui raccolta nella fede e nella speranza, consegniamo il nostro fratello don Ruggero, lo preghiamo di purificarlo da ogni peccato e di accoglierlo nel suo Regno, rivolgendogli le consolanti parole: “Vieni servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore” (Mt 25, 23)

+ Antonio Mattiazzo, vescovo
Padova – Basilica Cattedrale, 29 settembre 2009

Il messaggio della chiesa di Manaus alla comunità diocesana di Padova

Eccellenza Reverendissima Monsignore Antonio Mattiazzo e comunità Cristiana della diocesi di Padova.
“In verità, in verità vi dico: se il grano di frumento che cade nella terra non muore, rimane solo. Ma, se muore, produce molto frutto“ (Gv. 12,24).
È con profondo dolore che noi, dell´arcidiocesi di Manaus,participiamo del lutto comune per la tragica morte del nostro fratello Don Ruggero Ruvoletto, sacerdote della vostra diocesi, che in questi ultimi due anni ha dato la sua testimonianza di amore a Dio, alla Chiesa e ai Fratelli, in questa Chiesa amazzonica.
Ci ha consolato l´affetto del popolo dell´Area Missionaria Cuore Immacolato di Maria, che, appena saputa la notizia, è accorso alla casa parrocchiale, prorompendo in lacrime di grande dolore. La commozione di tutta la diocesi si è ripetuta, nella domenica 20 settembre, durante la Messa del funerale con la presenza di tre vescovi, un centinaio di sacerdoti, diaconi, molte religiose e circa 3000 fedeli. Il momento nel quale nessuno ha potuto trattenere le lacrime, è stato quando alcuni sacerdoti, nell´ora dell´offertorio, hanno alzato il corpo inerte del confratello, in gesto di offerta a Dio in quest´anno sacerdotale.
Purtroppo la nostra città sta soffrendo continue situazioni di violenza. La Chiesa Cattolica, in un solo mese, ha avuto cinque attacchi nelle sue persone o nei suoi ambienti. C´è una situazione generale di insicurezza.
La morte di Don Ruggero ci sembra sia quel grano di frumento che, morto, produrrà molto frutto. Infatti la risonanza mondiale di questa morte, crediamo che smuoverà le autorità locali e il popolo a prendere nuove misure contro la criminalità per costruire una società più umana e più giusta.
Ci ha confortato moltissimo il telegramma di solidarietà e la preghiera del Santo Padre che ci esorta a non perdere la speranza.
La presenza delle sorelle di Don Ruggero, accompagnate da Don Valentino Sguotti è stato un altro momento di commozione e ci ha portato la fraternità della Chiesa di Padova.
Alle molte sfide che la nostra chiesa in Amazzonia sta affrontando, ora si aggiunge anche questa situazione di insicurezza. Ma noi ci sentiamo nelle mani del Signore!
Chiediamo la vostra preghiera e la vostra solidarietà.
Salutiamo anche Mons. Francesco Biasin che è stato l´iniziatore di questo gemellaggio, e esprimiamo a lui il ringraziamento per il dono che è stato per noi Don Ruggero, anche se ora ne piangiamo insieme la morte.
Don Stefano Moino, che sta celebrando con voi questa Eucaristia, vuole essere un segno della nostra presenza in questa cattedrale di Padova per celebrare insieme, voi e noi, questo momento di fede e speranza.
Vi abbracciamo tutti, noi: vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose e tutto il popolo Cristiano di Manaus. Non lasciateci soli...

Dom Luiz Soares Vieira (Arcivescovo di Manaus)
Dom Mario Pasqualotto Coelho, Dom Sebastião Bandeira (vescovi ausiliari di Manaus)