La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

19 gennaio 2010

Testimonianza missionaria 2: operatori pastorali uccisi nel 2009

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Come è consuetudine, l’Agenzia Fides pubblica alla fine dell’anno l’elenco degli operatori pastorali che hanno perso la vita in modo violento nel corso degli ultimi 12 mesi. Secondo le informazioni in nostro possesso, nell’anno 2009 sono stati uccisi 37 operatori pastorali: 30 sacerdoti, 2 religiose, 2 seminaristi, 3 volontari laici. Sono quasi il doppio rispetto al precedente anno 2008, ed è il numero più alto registrato negli ultimi dieci anni.
Analizzando l’elenco per continente, quest’anno figura al primo posto, con un numero estremamente elevato, l’AMERICA, bagnata dal sangue di 23 operatori pastorali (18 sacerdoti, 2 seminaristi, 1 suora, 2 laici), seguita dall’AFRICA, dove hanno perso la vita in modo violento 9 sacerdoti, 1 religiosa ed 1 laico, dall’ASIA, con 2 sacerdoti uccisi e infine dall’EUROPA, con un sacerdote assassinato.
Il conteggio di Fides non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. Non usiamo di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimone”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che, nella maggior parte dei casi, si riescono a raccogliere sulla loro vita e perfino sulle circostanze della loro morte.
Come ha detto il Santo Padre Benedetto XVI nel giorno della festa del protomartire Santo Stefano, “la testimonianza di Stefano, come quella dei martiri cristiani, indica ai nostri contemporanei spesso distratti e disorientati, su chi debbano porre la propria fiducia per dar senso alla vita. Il martire, infatti, è colui che muore con la certezza di sapersi amato da Dio e, nulla anteponendo all’amore di Cristo, sa di aver scelto la parte migliore. Configurandosi pienamente alla morte di Cristo, è consapevole di essere germe fecondo di vita e di aprire nel mondo sentieri di pace e di speranza. Oggi, presentandoci il diacono Santo Stefano come modello, la Chiesa ci indica, altresì, nell’accoglienza e nell’amore verso i poveri, una delle vie privilegiate per vivere il Vangelo e testimoniare agli uomini in modo credibile il Regno di Dio che viene” (Angelus del 26 dicembre 2009).
Dalle poche note biografiche di questi fratelli e sorelle uccisi, possiamo leggere l’offerta generosa e senza condizioni alla grande causa del Vangelo, senza tacere la limitatezza della fragilità umana: è questo ciò che li ha uniti nella vita e anche nella morte violenta, pur trovandosi in situazioni e contesti profondamente diversi. Per annunciare l’amore di Cristo, morto e risorto per la salvezza dell’uomo, testimoniandolo in opere concrete di amore ai fratelli, non hanno esitato a mettere quotidianamente a rischio la propria vita in contesti di sofferenza, di povertà estrema, di tensione, di violenza generalizzata, per offrire la speranza di un domani migliore e cercare di strappare tante vite, soprattutto giovani, al degrado e alla spirale della malvivenza, accogliendo quanti la società rifiuta e mette ai margini.
Alcuni sono stati vittime proprio di quella violenza che stavano combattendo o della disponibilità ad andare in soccorso degli altri mettendo in secondo piano la propria sicurezza. Molti sono stati uccisi in tentativi di rapina o di sequestro, sorpresi nelle loro abitazioni da banditi alla ricerca di fantomatici tesori che il più delle volte si sono dovuti accontentare di una vecchia automobile o del telefono cellulare delle vittime, portandosi via però il tesoro più prezioso, una vita donata per Amore. Altri sono stati eliminati solo perché nel nome di Cristo opponevano l’amore all’odio, la speranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso.
Ricordare i tanti operatori pastorali uccisi nel mondo e pregare in loro suffragio “è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa e uno stimolo per ciascuno di noi a testimoniare in modo sempre più coraggioso la nostra fede e la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto per sempre il potere dell’odio e della violenza con l’onnipotenza del suo amore” (Benedetto XVI, Regina Coeli, 24 marzo 2008).
A questo elenco provvisorio stilato annualmente dall’Agenzia Fides, deve comunque essere sempre aggiunta la lunga lista dei tanti di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche con la vita la loro fede in Cristo. Si tratta di quella “nube di militi ignoti della grande causa di Dio” - secondo l’espressione di Papa Giovanni Paolo II - a cui guardiamo con gratitudine e venerazione, pur senza conoscerne i volti, senza i quali la Chiesa e il mondo sarebbero enormemente impoveriti.

CENNI BIOGRAFICI E CIRCOSTANZE DELLA MORTE

P. Giuseppe Bertaina, italiano, dei Missionari della Consolata, è stato ucciso la mattina del 16 gennaio 2009, nel suo ufficio a Langata, nell'Istituto di Filosofia dei Missionari della Consolata, a Nairobi, capitale del Kenya. P. Bertaina era rettore e amministratore dell'Istituto. Alcune persone sono entrate di nascosto nell'istituto durante l'orario delle lezioni, mentre studenti e insegnanti erano nelle aule. I malviventi hanno sorpreso p. Giuseppe, lo hanno picchiato, legato e imbavagliato, provocandone la morte per insufficienza respiratoria. P. Bertaina, ordinato sacerdote nel 1951, era in Kenya dagli anni '60. Ha sempre svolto la sua missione in quel Paese, tranne un periodo in Sudafrica, dove si era recato per motivi di studio. Gli omicidi a scopo di rapina sono un fenomeno in continua crescita e colpiscono con frequenza allarmante anche gli istituti religiosi e le altre opere della Chiesa.

Il corpo senza vita del sacerdote spagnolo Eduardo de la Fuente Serrano, è stato rinvenuto la mattina del 14 febbraio 2009, in una zona a nord ovest de L’Avana (Cuba). Secondo le indagini, il sacerdote sarebbe morto in seguito ad un accoltellamento, subito in una strada alla periferia della capitale. La sua automobile è stata ritrovata nel comune di Bauta, a circa 20 chilometri dal luogo in cui era stato abbandonato il suo corpo. Il sacerdote, 61 anni, era nativo di Guadalix de la Sierra, in provincia di Madrid (Spagna), e lavorava da tre anni a Cuba come Parroco nella chiesa di Santa Chiara di Assisi, dove era impegnato soprattutto in opere umanitarie. Le testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto mettono in evidenza la sua attenzione verso tutti: i bambini, gli anziani, ed in modo particolare gli adolescenti e i giovani, che aveva coinvolto in un vivo ed impegnato gruppo parrocchiale. Attraverso un intenso e concreto lavoro pastorale era riuscito a ridare vita ad una comunità che risentiva della mancanza di un sacerdote permanente da alcuni anni. Don Eduardo, che a Madrid svolgeva il ministero pastorale nella Parrocchia del Rosario nel quartiere di Carabanchel, aveva cominciato a lavorare a L’Avana circa dieci anni fa, quando tutti gli anni, nel mese di luglio, vi si recava per sostituire un sacerdote. Poi decise di trasferirvisi definitivamente tre anni fa, soprattutto per aiutare le persone più bisognose.

Don Juan Gonzalo Aristizabal Isaza, sacerdote colombiano di 62 anni, è stato assassinato il 22 febbraio 2009: il suo cadavere è stato trovato all’interno dell’automobile di sua proprietà, abbandonata sull’autostrada regionale, nei pressi dell’Università di Antiochia. Il sacerdote era parroco della parrocchia “San Giovanni Apostolo” e cappellano dell’Hotel Intercontinentale di Medellin (Colombia). Inoltre si distingueva per il suo spirito di carità verso i più bisognosi, la sua dedizione pastorale, l’intelligenza, e la donazione agli altri. Nato a Medellin nel 1946, Don Juan Gonzalo Aristizabal Isaza era stato ordinato presbitero il 10 giugno 1973. Laureato in Educazione, aveva conseguito anche il titolo di psicologo e di maestro in psico orientamento. Dopo la sua ordinazione sacerdotale aveva ricoperto diversi incarichi pastorali nelle parrocchie e in diversi istituti scolastici come cappellano, inoltre era stato Rettore della Scuola Ozhanam e Cappellano del Governo di Antiochia (1993-1996). Dal 2 febbraio 2006 era parroco di San Giovanni Apostolo.

Don Daniel Matsela Mahula, della diocesi di Klerksdorp (Sudafrica), è stato ucciso mentre era alla guida della sua auto, da quattro banditi di strada, vicino a Bloemhof, il 27 febbraio 2009. Nato il 6 giugno 1975 era stato ordinato sacerdote il 22 dicembre 2002. Svolgeva il suo servizio presso la Peter’s Catholic Church di Jouberton.

Don Lionel Sham, 66 anni, parroco di Mohlakeng (Arcidiocesi di Johannesburg, Sudafrica), è stato ucciso il 7 marzo 2009, dopo essere stato rapito dalla sua casa a Mohlakeng. Il corpo è stato recuperato dalla polizia domenica 8 marzo, poche ore dopo la scomparsa del sacerdote dalla sua parrocchia. P. Sham Lionel era noto per essere aperto a tutti e generoso con le persone nel bisogno.

Domenica 8 marzo è stato ucciso don Révocat Gahimbare, parroco della parrocchia di Karuzi, in Burundi. Il sacerdote è stato ucciso da 4 banditi travestiti da poliziotti che avevano rapinato il monastero delle Suore “Bene Maria”. Avendo saputo dell'assalto, don Gahimbare si era precipitato al soccorso delle religiose, ma i banditi gli hanno teso un agguato lungo la strada. Il sacerdote è stato raggiunto da una pallottola che lo ha ucciso.

Due sacerdoti redentoristi, padre Gabriel Fernando Montoya Tamayo (40 anni) e padre Jesús Ariel Jiménez (45 anni), sono stati uccisi la notte del 16 marzo 2009 nel municipio di La Primavera (Vichada), in Colombia. I tragici fatti sono avvenuti nel settore di La Pasqua, giurisdizione del municipio di La Primavera, nel dipartimento di Vichada, ad oltre 500 chilometri da Bogotà e ai confini con il Venezuela. Il doppio crimine è stato commesso da un uomo che la sera del 16 marzo ha fatto irruzione nell'alloggio dei sacerdoti nel Collegio di La Pasqua, molto probabilemte alla ricerca di denaro, uccidendoli entrambi con un’arma da fuoco mentre questi erano connessi ad Internet. P. Gabriel Fernando Montoya era da sette anni direttore del Collegio e stava per passare l’incarico a P. Jesús Ariel Jiménez, che era arrivato da poco come nuovo responsabile.

Il sacerdote spagnolo Ramiro Ludeña, 64 anni, è stato ucciso il 20 marzo 2009 a Recife, nordest del Brasile, dove lavorava da 34 anni in un'associazione di sostegno ai bambini di strada. Secondo le informazioni diffuse dalla polizia, don Ludeño è stato ucciso con un colpo di fucile mentre stava uscendo con il suo veicolo da un parcheggio. Lo sparo lo ha raggiunto al braccio e gli ha perforato il torace. La polizia brasiliana ha fermato un giovane di 15 anni che ha confessato il crimine e si è anche trovata l'arma utilizzata, un fucile. L'adolescente ha spiegato che voleva rapinare il sacerdote mentre si trovava nella sua automobile, e ha sparato perché pensava che stesse cercando un’arma per difendersi. Il sacerdote spagnolo, originario di Toledo, risiedeva in Brasile da 34 anni e lavorava con il Movimento di Appoggio ai Meninos de Rua (Mamer), rivolto ad adolescenti della località di Jaboatao dos Guarapes, nell'area metropolitana di Recife. Secondo gli amici del religioso, don Ludeño era molto affettuoso ed apprezzato da tutti, e non aveva mai ricevuto minacce. Lo descrivono come un uomo tranquillo, ma "energico e determinato" quando si tentava di difendere l'Ong. Era "un sacerdote dotato di una grande sensibilità sociale, che cercava di strappare i bambini e gli adolescenti dalla povertà e dalla tentazione di entrare nella criminalità".

Il sacerdote statunitense Lorenzo Rosebaugh, 74 anni, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI), è rimasto ucciso in Guatemala il 18 maggio 2009 in seguito ad un assalto avvenuto nel Parco Nazionale Laguna Lachuá, ad Alta Verapaz, una comunità rurale a nord del Guatemala, lungo una strada di campagna che unisce la comunità di Chisec con Ixcán. Due uomini armati di fucile e con il viso coperto hanno fermato l’automobile guidata da p. Rosebaugh nella quale viaggiavano altri quattro sacerdoti, tutti Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI), i quali erano diretti a Laguna Lachuá per una riunione. Dopo aver sottratto loro ciò che possedevano, i delinquenti hanno sparato contro i religiosi, uccidendo p. Rosebaugh e ferendo gravemente p. Jean Claude Nowama, originario della Repubblica Democratica del Congo, mentre gli altri sono usciti illesi dall’attentato. Ai sacerdoti è stato sottratto denaro, un cellulare e degli oggetti liturgici. P. Rosebaugh era in Guatemala dal 1993. Era stato parroco a Chicaman, una parrocchia di montagna popolata dai Maya, e poi nella comunità di Ixcán, una regione al nord del Paese, nota per l’alta concentrazione di criminalità, dove rimase fino al 2000. Dopo essere rientrato in patria per assistere la madre, tornò in Guatemala nel 2005, occupandosi degli ammalati, dei poveri e dei carcerati.

Padre Ernst Plöchl, austriaco di 78 anni, della Congregazione dei Missionari di Mariannhill è stato ucciso nella Provincia Sudafricana del Capo. Il corpo del missionario, in Sudafrica da oltre 40 anni, è stato trovato la mattina di domenica 31 maggio 2009, nell’isolata stazione missionaria di Maria Zell. In un primo momento le autorità locali avevano affermato che il missionario fosse stato ucciso a colpi di armi da fuoco, poi che fosse stato strangolato. P. Ploechl gestiva una scuola di 400 alunni a Matatiele,una città nel sud del Paese. P. Ploechl era nato a Neumarkt im Mühlkreis, nel distretto austriaco di Freistadt, dove aveva conservato dei forti legami ed era ammirato per il suo impegno per i poveri.

Jorge Humberto Echeverri Garro, 40 anni, professore ed operatore pastorale, l’11 giugno 2009 si trovava a Colonos, Panama di Arauca (Colombia), per partecipare ad una riunione di Pastorale Sociale incentrata sui progetti della Chiesa nella zona a favore del rinvigorimento comunitario, in accordo con la Caritas della Germania. Nel corso dell’incontro, un gruppo di guerriglieri ha invaso il centro urbano e si è diretto fino al luogo della riunione dove, senza dare alcuna spiegazione, ha colpito a morte il docente. Secondo il comunicato diffuso da Mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, Direttore del Segretariato Nazionale di Pastorale Sociale, “Jorge Humberto, oltre ad essere riconosciuto per la sua leadership era anche catechista e membro della rete di docenti nell’ambito di un’altra proposta di Pastorale Sociale con i Centri Educativi Gestori di Pace e Convivenza, che viene attivata in questa stessa zona in accordo con l’ACNUR”.

Il sacerdote messicano Habacuc Hernández Benítez, 39 anni, ed i giovani seminaristi Eduardo Oregón Benítez, 19 anni, e Silvestre González Cambrón, 21 anni, entrambi di Ajuchitlán (Guerrero), sono stati assassinati mentre si dirigevano ad una riunione di pastorale vocazionale, la sera di sabato 13 giugno 2009, nel municipio di Arcelia, a Tierra Caliente (Guerrero). Il sacerdote era Coordinatore della pastorale vocazionale nella diocesi di Ciudad Altamirano (Messico). Secondo la ricostruzione della Polizia, il sacerdote ed i seminaristi sono stati raggiunti dai colpi sparati da alcuni individui intorno alle sette di sabato pomeriggio, 13 giugno, mentre viaggiavano a bordo di un camioncino. Stavano percorrendo una delle strade centrali di Arcelia, quando improvvisamente un altro veicolo li ha raggiunti, sono stati fatti scendere dal camioncino e colpiti con vari colpi di arma da fuoco. L’Arcivescovo di Acapulco, Mons. Felipe Aguirre Franco, ha segnalato che in quella regione del Paese prevale la logica di risolvere tutto con la pistola, la logica del regolamento di conti, dello spargimento di sangue. Allo stesso tempo “le forze armate non bastano a risolvere il problema complessivo del narcotraffico e della violenza”.

Il 15 giugno 2009 è stato ucciso P. Gisley Azevedo Gomes, CSS, 31 anni, Assessore nazionale della Sezione Giovani della Conferenza Episcopale Brasiliana (CNBB). Il cadavere del sacerdote è stato trovato il giorno dopo, 16 giugno, in prossimità di Brazlândia, città satellite di Brasilia (DF), all’interno della sua automobile, presentava un colpo al viso e due alla testa. La polizia ha arrestato alcuni giovani, autori del crimine: saliti sulla sua vettura, lo hanno prima derubato e poi ucciso. Originario di Morrinhos, p. Gisley era entrato nella Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo ed era stato ordinato sacerdote nel maggio 2005. Era Assessore nazionale della Sezione Giovani della CNBB da appena due anni. Impegnato con i giovani, organizzava insieme alla Pastorale Giovanile del Brasile la Campagna Nazionale sul tema “Gioventù in marcia contro la violenza”. “In maniera deplorevole – hanno affermato i Vescovi - è stato vittima di quella violenza che desiderava combattere”.

Don Mariano Arroyo Merino, originario della Spagna, 74 anni, è stato trovato morto nella sua parrocchia presso il Santuario di Nostra Signora della Regola a Cuba, il 13 luglio 2009. Il corpo del sacerdote è stato rinvenuto dai vigili del fuoco intorno alle 6.10 del mattino (ora locale), dopo che la guardia notturna aveva visto del fumo uscire dalla parrocchia. Gli assassini hanno pugnalato p. Arroyo e successivamente gli hanno dato fuoco. Il suo corpo era ammanettato, imbavagliato e parzialmente bruciato. Il sacerdote aveva prestato servizio a Cuba negli ultimi 12 anni nella zona residenziale de L’Avana, svolgendo un intenso lavoro pastorale attraverso un carisma particolare verso la religiosità popolare ed il sincretismo religioso. D. Mariano Arroyo era nato il 20 febbraio 1935, a Cabezón de la Sal, Cantabria (Spagna). Era stato ordinato sacerdote il 17 aprile 1960. Poco dopo, nel 1962, era partito come missionario per Santiago dal Cile, dove era rimasto fino al 1968. Dal 1969 al 1979 ha lavorato nuovamente a Madrid (Spagna) come parroco e formatore in Seminario. Nel 1980 era ritornato in Cile e aveva prestato servizio in varie parrocchie della Diocesi di Copiapó. A L’Avana era giunto il 19 gennaio 1997. Nel marzo successivo, era stato nominato parroco di Nostra Signora del Pilar, a L’Avana, e nel dicembre del 2004, Rettore e Parroco del Santuario Nazionale di Nostra Signora della Regola. E’ stato anche consulente del Movimento dei Lavoratori Cristiani e Direttore dell’Istituto di Scienze religiose “Padre Félix Varela”. Padre Arroyo apparteneva all’Opera Cooperazione Sacerdotale Ispanico-Americana (OCSHA).

Il giovane congolese Ricky Agusa Sukaka, 27 anni, operatore della Caritas, è stato ucciso nel pomeriggio del 15 luglio 2009 a Musezero, nel nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo. Secondo una ricostruzione dell’omicidio, il giovane, che lavorava da un anno come ingegnere agricolo in un progetto di Secours Catholique-Caritas Francia, è stato avvicinato da due uomini che indossavano uniformi dell’esercito mentre rientrava a casa. Successivamente è stato ritrovato il suo cadavere, cui era stata sottratta la maglietta di Secours Catholique che indossava e il portafoglio. La Caritas internationalis ha condannato “l’omicidio brutale di un giovane che lavorava coraggiosamente in una zona di guerra per aiutare gli altri a ricostruire la propria vita”.

Don James Mukalel, 39 anni, è stato trovato morto nei pressi di Mangalore, stato del Karnataka, nell’India meridionale. Il suo cadavere è stato rinvenuto nelle campagne da alcuni parrocchiani il 30 luglio 2009, dopo che il giovane sacerdote non aveva fatto ritorno alla sua parrocchia, nella diocesi siro-malabarese di Belthangady. Il 29 luglio, nelle ore immediatamente prima della morte, secondo i consueti impegni pastorali, il sacerdote aveva visitato alcune famiglie, pranzato in un convento, celebrato un funerale. Il giovane sacerdote era benvoluto da tutti, era sempre sorridente e zelante nel lavoro pastorale. Tra le ipotesi, potrebbe essersi trattato di un caso di violenza anticristiana, dato che lo scorso anno nell’area si erano verificati alcuni casi di attacchi di integralisti.

Il corpo senza vita del redentorista salvadoregno p. Leopoldo Cruz, di cui non si erano avute più notizie dalla metà di agosto, è stato ritrovato il 24 agosto 2009 in un canale di una zona rurale di El Salvador. Dal momento che il cadavere era già in avanzato stato di decomposizione, risulta difficile stabilire con esattezza le cause e la data della morte. E’ stato arrestato un giovane trovato alla guida dell’automobile di padre Cruz.

Don Cecilio Lucero, filippino di 48 anni, è stato ucciso il 6 settembre 2009 da un gruppo di uomini armati, nella provincia del Nord Samar, a sud della capitale Manila (Filippine). Secondo la polizia locale, il sacerdote viaggiava sulla sua auto quando è stato fermato da oltre 30 persone che hanno aperto il fuoco, uccidendolo all’istante. Altre due persone che erano a bordo del veicolo insieme con lui sono rimaste gravemente ferite. D. Lucero, parroco nella città di Catubig, era ritenuto da tutti un difensore dei più deboli e un attivista per la tutela dei diritti umani. Era responsabile della Commissione per i Diritti Umani della diocesi di Catarman, cui apparteneva, e aveva avviato diverse iniziative e progetti per difendere i poveri e denunciare gli abusi di potere. Aveva inoltre parenti fra i politici della provincia di Nord Samar: fatto, questo, che, secondo gli investigatori, potrebbe essere legato all’omicidio, in una sorta di vendetta o di avvertimento trasversale di tipo politico. Nella regione di Nord Samar sono numerosi gli omicidi di politici, giornalisti, operatori sociali e pastorali che hanno osato alzare la voce per difendere i diritti umani delle categorie più deboli o accusare di corruzione i potenti.

Don Ruggero Ruvoletto, missionario Fidei donum italiano di 52 anni, è stato ucciso il 19 settembre 2009, nella sua parrocchia dedicata al “Sagrado Corazon de Maria” nel barrio Santa Etelvina, quartiere periferico di Manaus (Brasile). Intorno alle ore 7 di mattina (ora locale), il diacono della parrocchia, sentiti degli spari, è accorso e ha trovato il corpo senza vita di don Ruggero, inginocchiato vicino al letto, con il capo reclinato, colpito alla nuca da un proiettile. Da testimonianze raccolte sul luogo, pare siano stati rubati una cinquantina di Real (circa diciannove Euro), lasciando molto altro denaro nell’abitazione. Don Ruggero Ruvoletto era nato a Galta di Vigonovo il 23 marzo 1957, in provincia di Venezia, diocesi di Padova. Era stato ordinato sacerdote nel 1982. Dopo aver studiato ecclesiologia a Roma, era rientrato in diocesi nell’agosto 1994, dove si occupò per circa un anno di Pastorale sociale e del lavoro, quindi fu nominato Direttore del Centro Missionario Diocesano, incarico che ricoprì dal 1995 al 2003. Il 6 luglio 2003 partì per il Brasile, come missionario fidei donum, per la diocesi di Itaguaì a Mangaratiba. L’anno seguente partecipò ad un progetto di presenza missionaria alla periferia di Manaus, voluto dalle diocesi locali. Un luogo di confine tra la città e la foresta dove la criminalità è particolarmente aggressiva. Lo stesso don Ruggero aveva recentemente partecipato a una manifestazione per chiedere maggiore sicurezza.

Un sacerdote di 33 anni, don Evaldo Martiol, della diocesi di Cacador (Brasile), è stato assassinato a Santa Caterina la sera del 26 settembre 2009 da due giovani, di 21 e 15 anni, rispettivamente zio e nipote. Il sacerdote è rimasto vittima di un furto finito in omicidio. Infatti, dopo aver lasciato una cappella ed essere passato a casa di un altro sacerdote, don Evaldo ha dato un passaggio sulla sua automobile ai due giovani che lo hanno ucciso. Il giorno seguente la polizia ha identificato i criminali, che avevano ancora con sé la macchina, il cellulare ed i documenti del sacerdote. I due hanno confessato ed hanno indicato il luogo dove trovare il corpo del sacerdote: 5 chilometri fuori della zona urbana di Cacador, colpito da quattro proiettili. Don Evaldo, originario di Timbò Grande, era stato ordinato sacerdote il 26 aprile 2003. “Il suo metodo di evangelizzare era l’amicizia” ha ricordato commosso il Vescovo diocesano, Mons. Luiz Carlos Eccell, durante i funerali celebrati nella Cattedrale in cui il sacerdote lavorava, e che era colma di fedeli commossi e affranti, perché “padre Evaldo era un figlio amato che faceva amicizia con tutti”.

Il corpo senza vita di don Oscar Danilo Cardozo Ossa è stato ritrovato nella canonica della parrocchia San Luigi Maria de Montfort a Villavicencio (Colombia), di cui era parroco dal 2003, nel pomeriggio di domenica 27 settembre 2009. Alcuni fedeli, vedendo che il sacerdote non arrivava per celebrare la Santa Messa vespertina, sono andati a cercarlo in canonica e hanno trovato il suo corpo senza vita. Secondo quanto comunicato dalle autorità di polizia, non sono stati trovati segni di scasso o di forzatura, per cui molto probabilmente gli assassini erano conosciuti dal sacerdote. Sul posto sono stati ritrovati un bavaglio e alcune corde. Padre Oscar Danilo Cardozo era nato il 7 aprile 1952 a Toro (Valle). Era stato ordinato sacerdote il 10 giugno 1983. E’ stato Vice-Rettore del Seminario Minore San Pio X di Restrepo, vicario cooperatore di S. Giuseppe Lavoratore, fondatore e parroco della parrocchia Maria Ausiliatrice, cappellano della Colonia Penale Acacias, parroco di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso del distretto di Grass, a San Jose Obrero, quartiere di Nuevo Ricaute, a St. Louis Marie de Montfort (dal 2003), e Delegato Arcivescovile per la radio e il giornale "Eco Llanero”.
(Vedi Agenzia Fides 29/9/2009)

Il giovane William Quijano, 21 anni , della comunità di Sant'Egidio in El Salvador, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco mentre rientrava a casa, la sera del 28 settembre 2009. Gli assassini facevano parte di una delle tante gang violente organizzate che assoldano i giovani poveri nelle periferie del Centro America. Da cinque anni William era impegnato nella Scuola della Pace ai bambini poveri del quartiere di Apopa, nei sobborghi della capitale, San Salvador. La sua vita pacifica e buona, al servizio dei giovani e dei più bisognosi era nota e rappresentava un'alternativa alle bande violente.

Il corpo di don Ed Hinds, parroco della chiesa di San Patrizio a Chatham, nel New Jersey (USA), a circa 10 miglia da Newark, è stato ritrovato sabato mattina, 24 ottobre 2009, nella cucina del Rettorato adiacente alla chiesa, coperto da numerosi traumi e ferite provocate da un’arma da taglio. Nel mattino di sabato, poco dopo le 8, un diacono ed una persona della manutenzione lo sono andati a cercare, dato che non si era presentato per la Messa del mattino, ed hanno scoperto l’assassinio. Il sacerdote, 61 anni, era stato visto per l’ultima volta la sera precedente, intorno alle ore 23, durante un incontro comunitario nei locali della rettoria, e stava bene. Molto impegnato nel sostegno agli oppressi, il sacerdote era considerato l’anima e il cuore della comunità di San Patrizio, dove era parroco da 7 anni.

Don Louis Jousseaume, sacerdote originario della diocesi di Lucon (Francia) è stato aggredito e assassinato la sera del 26 ottobre 2009 nella canonica di Egletons, diocesi di Tulle, dove era parroco dal 1981 oltre che cappellano del movimento “Chrétien en monde rural” (CMR) e responsabile della Pastorale liturgica e sacramentale. Il sacerdote, 70 anni appena compiuti, da oltre 40 prestava servizio pastorale nella diocesi di Tulle, dove tra l’altro era stato cappellano del liceo di Breeve ed impegnato nel mondo dell’handicap. Da quanti lo hanno conosciuto è stato descritto come un uomo affettuoso, aperto, che aveva messo tutta la sua vita sotto il segno del Vangelo, occupandosi in modo particolare dei più poveri e dei più deboli, soprattutto handicappati. Proprio uno di questi emarginati squilibrati lo ha aggredito ed ucciso.

Suor Marguerite Bartz, 64 anni, delle Suore del Santissimo Sacramento per gli Indiani e i Negri (SBS), con sede a Bensalem, Pennsylvania, è stata uccisa nel suo convento di Saint Berard, nella zona dei Navajo, nel Nuovo Messico, domenica 1 novembre. Dal momento che la religiosa non era presente alla Messa domenicale, un collaboratore è andato a cercarla ed ha trovato il suo corpo. Secondo l’FBI la suora è stata assassinata nella notte tra sabato 31 ottobre e la mattina di domenica 1 novembre 2009. La religiosa era conosciuta per essere una donna da sempre appassionata della ricerca della giustizia e della pace. Nata a Plymouth, Wisconsin, nel 1945, suor Marguerite era entrata tra le Suore del Santissimo Sacramento (SBS) nel 1966, a Beaumont, nel Texas, aveva emesso i voti perpetui nel 1974. Dopo la laurea in Lettere ed un Master in educazione religiosa, per oltre 40 anni suor Marguerite era stata in missione in luoghi diversi. Le Suore del Santissimo Sacramento per gli Indiani e Negri (SBS) sono state fondate nel 1891 da Santa Caterina Drexel (1858-1955) per diffondere il messaggio evangelico e la vita eucaristica in mezzo agli Indiani e agli Afro-Americani.

Padre Hidalberto Henrique Guimaraes, 48 anni, parroco della chiesa della Madonna delle Grazie nel comune di Murici alla periferia di Maceió (AL), in Brasile, è stato trovato ucciso il 7 novembre 2009, due giorni dopo la sua scomparsa. Sabato 7 novembre aveva in programma la celebrazione di una Santa Messa nella città di Branquinha, e proprio a causa della sua assenza un amico si è recato a casa sua per cercarlo. Entrato, ha trovato il corpo insanguinato del sacerdote sul pavimento della cucina, con molti tagli su tutto il corpo. Padre Hidalberto era stato ordinato sacerdote nella chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Trapiche, a Maceió, il 14 dicembre 1992. Recentemente si era laureato in giornalismo. Il sacerdote era molto amato dai suoi parrocchiani

E’ stato trovato ucciso in una provincia della parte orientale del Guatemala il sacerdote cappuccino guatemalteco p. Miguel Angel Hernandez, 45 anni, da quattro anni responsabile di una parrocchia di Ocotepeque (Honduras), scomparso da alcuni giorni. Fonti della polizia dell’Honduras avevano comunicato infatti che padre Hernandez era stato rapito mentre andava da Ocotepeque verso la città orientale di Chiquimula (Guatemala). Il corpo del sacerdote è stato trovato all'interno di una piccola pensione nella città di Esquipulas, a circa 222 chilometri a est della capitale, colpito da diverse coltellate. La morte sarebbe avvenuta l’8 novembre 2009. I Cappuccini lavorano da molti anni nella zona di frontiera fra Honduras e Guatemala, dove contano diverse comunità. P. Miguel era stato preside di una scuola cattolica ed era molto amico dei giovani. E’ stato definito un uomo molto impegnato nel lavoro, semplice, chiaro nella predicazione, sempre molto sincero e coerente.

Don Jean Gaston Buli è stato ucciso nella notte tra il 9 e il 10 novembre 2009 da banditi armati introdottisi nella canonica della sua parrocchia di Nyakasanza, a Bunia, nell’Ituri (R.D.Congo). Intorno alle 2,30 del mattino, i malviventi hanno forzato la porta dell’ufficio e hanno ferito mortalmente il sacerdote, che, trasportato ad un vicino ospedale, è purtroppo deceduto poco dopo a causa delle forte emorragia. Don Jean Gaston, 24 anni di sacerdozio, era stato da poco nominato vicario-economo della parrocchia di Nyakasanza.

Don Daniel Cizimya Nakamaga, 51 anni, da 12 sacerdote a Bukavu (R.D. Congo) è stato ucciso nella sua parrocchia di Kabare domenica 6 dicembre 2009 intorno alle due del mattino. Alcuni sconosciuti hanno assalito la casa parrocchiale nella notte, e dopo aver divelto le sbarre di una finestra sono entrati in casa. Don Daniel ha tentato di rifugiarsi nella sua camera ma è stato raggiunto dai malviventi e ucciso a sangue freddo.

Padre Louis Blondel, dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi), è stato ucciso nella notte tra domenica 6 e lunedì 7 dicembre 2009, a Diepsloot, una della township di Pretoria, in Sudafrica. Nella notte tre giovani sono penetrati nell’abitazione dei missionari. Dopo aver svegliato un confratello di p. Louis e un'altra persona che dormiva nella casa, e aver rubato i loro telefoni cellulari, hanno chiesto di aprire la porta principale dell’abitazione. È entrato così un altro ragazzo, che ha chiesto se vi fossero altre persone nella casa. Si sono diretti quindi verso la camera di p. Louis Blondel, che ha aperto la porta ed è stato subito ucciso con un colpo di arma da fuoco. P. Louis Blondel aveva 70 anni ed era originario del nord della Francia. Aveva insegnano filosofia in Tanzania per 15 anni. Dal 1987 si era trasferito in Sudafrica. Nel giugno 2009 aveva terminato il suo secondo mandato come Superiore della Provincia dell’Africa Australe (Malawi, Mozambico e Sudafrica) dei Padri Bianchi. Ha insegnato filosofia al St. Peter’s Seminary, Hammanskraal. Dopo aver fondato “Cordis”, un centro Emmaus, e aver lavorato allo sviluppo di Orange Farm, un’immensa township di Johannesburg, nel 2008 p. Blondel si era trasferito a Diepsloot, un’altra township di circa 300mila persone che si trova tra Johannesburg e Pretoria. A Diepsloot, p. Blondet aveva aperto una nuova parrocchia.

La sera del 7 dicembre 2009 è stata uccisa suor Denise Kahambu Muhayirwa, 44 anni, monaca trappista, da uomini armati in uniforme entrati nel monastero di “Notre Dame de la Clarté” a Murhesa, 20 chilometri da Bukavu, nel territorio di Kabare, nella Repubblica Democratica del Congo. La religiosa, responsabile dell’accoglienza e della portineria del monastero, è stata uccisa intorno alle ore 20, mentre, dopo aver cantato i vespri con la comunità, si stava recando a sparecchiare i tavoli dove avevano mangiato gli ospiti venuti da Goma per partecipare alla vestizione delle loro figlie che avrebbero dovuto cominciare il noviziato il giorno dopo, 8 dicembre. Accorgendosi della presenza di ospiti non desiderati, la suora si è messa a correre, urlando per avvertire le consorelle, inseguita dai malviventi che le hanno sparato ad una gamba, provocandone la morte.

P. Jeremiah Roche, irlandese, della Società di S. Patrizio per le Missioni Estere, è stato assassinato nella notte tra il 10 e l’11 dicembre 2009 da alcuni sconosciuti che sono entrati nella sua casa a Kericho, 250 chilometri da Nairobi (Kenya). Il corpo del missionario, che viveva da solo, è stato scoperto da alcuni parrocchiani allarmati dal fatto che p. Roche non si fosse presentato a celebrare la Messa delle 6 del mattino. Il missionario aveva le mani legate e ferite di machete alla testa. P. Roche prestava il suo servizio in Kenya dal 1968 e da poco tempo aveva completato una nuova chiesa. Aveva promosso diversi progetti di sviluppo, grazie anche alla sua incessante attività di raccolta di fondi, che era sostenuta dalla sua numerosa famiglia. Probabilmente alcuni giovani del posto, come ha raccontato il comandante della polizia locale, avranno pensato che il missionario avesse chissà quale tesoro e si sono introdotti in casa per una rapina, finita tragicamente. Dall’abitazione sono scomparsi vestiti, poi ritrovati abbandonati in strada, un lettore cd ed il telefono cellulare.

Il sacerdote brasiliano don Alvino Broering, 46 anni, è stato accoltellato all'alba del 14 dicembre nello stato meridionale di Santa Catarina (Brasile) da un uomo che poi ha rubato la sua macchina, secondo le informazioni diffuse dalla polizia. Il sacerdote, colpito con diverse coltellate alla schiena, all’addome e al viso, è stato trasportato all'ospedale Marieta Konder Bornhausen, dove lo hanno sottoposto ad intervento chirurgico, ma purtroppo è morto poco dopo. Don Alvino era Cappellano dell'Università di Vale do Itajai e direttore-amministratore della Radio Comunitaria Conceição FM. La radio nel 2010 compirà 10 anni di vita, e padre Alvino aveva già cominciato a fare i preparativi per l’anniversario da festeggiare. E’ stato anche membro dell'Accademia delle Lettere di Itajai, ed era un sacerdote molto attivo nella città e nella regione. Era un sacerdote molto alla mano, di carattere gioviale, carismatico e amato da tutti.

Il sacerdote colombiano Emiro Jaramillo Cardenas è stato ucciso la sera di domenica 20 dicembre 2009 nella sua abitazione, situata a Santa Rosa de Osos, a 74 km dalla città di Medellin. Secondo alcuni conoscenti del sacerdote, che era responsabile della Cappella "Nostro Signore dell'Umiltà", padre Jaramillo non aveva ricevuto alcuna minaccia contro la sua vita. Il suo corpo è stato trovato da una parente che, sorpreso dal fatto che non fosse arrivato in cappella, è andato a cercarlo. La porta del suo appartamento era aperta ed entrando ha trovato il corpo del sacerdote con delle ferite da coltello. Don Emiro Jaramillo era nato nel 1936 ed è stato ordinato sacerdote nel 1966. Dal 1999 ha lavorato presso la cappella dedicata a "Nostro Signore dell'Umiltà", un luogo ricco di storia e di spiritualità, molto frequentato dai fedeli di questa città.

3 gennaio 2010

Dicono di noi, 1: Ivone, un cuore a forma d'Africa

Dicono di noi: perché se sono missionario, non lo sono da solo. Sono missionario perché tanti amici mi sostengono con la loro preghiera, con la loro solidarietà dai mille aspetti, con la simpatia, forse solo con la curiosità di conoscere cosa è una missione in Africa oggi.
Non mi piace quando scrivono di me, ma sono felice di condividere con voi questa pagina apparsa oggi su "La Gazzetta del Mezzogiorno", uno dei maggiori quotidiani del sud Italia:
+ perché questi due articoli parlano di noi, parlano anche di te che stai leggendo in questo momento, e descrivono la nostra partecipazione alla missione;
+ perché oggi, proprio oggi, è la Festa dell’Epifania in Guinea-Bissau (il 6 gennaio non è giorno festivo in questa nazione), e dopo aver predicato alla mia gente che oggi è la festa dei missionari, scopro questa bella pagina ben costruita dai giovani giornalisti di Foggia;
+ perché il male fa sempre rumore, ma il bene, per grazia di Dio, è più grande di ogni male, e non lo dobbiamo nascondere.
Grazie ad Enza e Davide: siete stati troppo generosi nei miei confronti, ma siete anche giustamente generosi verso questa città di Foggia che sa sempre rimboccarsi le maniche.


IVONE, UN CUORE A FORMA D'AFRICA

Da Segezia a Bigene, don Cavraro l’eroe semplice

di Enza Moscaritolo


Per i numerosi bambini della comunità di Bigene, in Guinea-Bissau, il 2010 porterà tante novità. Sta viaggiando verso l’Africa, infatti, un container che arriverà verso la fine di gennaio contenente colorati maglioncini per ripararsi dal freddo invernale, quaderni, matite, gomme e temperini per la scuola.



Sono regali frutto della generosità dei foggiani che attraverso il passaparola hanno raccolto e riempito un container partito nello scorso mese di dicembre alla volta della missione guidata da don Ivone Cavraro, ex parroco di Segezia e missionario fidei-donum dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino. È stata proprio la comunità rurale che ha lanciato questo appello, prodigandosi per la raccolta del materiale, la selezione, la confezione di ben 88 pacchi di quaderni, 73 pacchi di indumenti, 16 pacchi di matite, gomme e temperini per un totale di 177 confezioni. Non tutto è entrato in questo container che viaggia con il suo carico di doni e di speranza: lo spazio era limitato per la presenza di altro materiale da usare nella casa dei missionari. Ma per fortuna i 50 pacchi che non sono partiti saliranno nel convoglio che partirà da Foggia nei prossimi mesi.
«Rivolgo il mio grazie agli amici che hanno raccolto il materiale e organizzato la spedizione del container – dichiara Don Ivone – siete stati meravigliosi. Adesso il container è in mare, arriverà a Bissau per fine gennaio, e poi a Bigene. Il materiale per i bambini sarà distribuito nella scuola della missione e nei villaggi di Bigene. Sarà un buon anno per tanti bambini che vi diranno un grande grazie, al termine di un Natale meraviglioso, vissuto con tanta gioia nelle celebrazioni, amicizia nel pranzo con tutti i missionari della zona e carità nel viaggiare per ore ad accompagnare a casa i fedeli lontani».
Bigene, dove ha sede la missione del sacerdote padovano, è un piccolo paese con ben 43 villaggi sparsi nella foresta, al confine con il Senegal, da raggiungere, magari anche dopo ore in auto lungo strade sterrate, per il lavoro di evangelizzazione. Don Ivone è stato accolto con grande calore e affetto dalla popolazione dei villaggi (tra i bambini ultimi nati si registra un ‘Ivo tre’ e un ‘Angelo’, in onore del padre del missionario), muovendosi anche con relativa autonomia grazie ad una maggiore dimestichezza con il creolo, una lingua simile al portoghese, e con i suoi dialetti.



Ma il ponte tra Foggia e Bigene è ulteriormente destinato a consolidarsi.
L’Arcivescovo di Foggia-Bovino mons. Francesco Pio Tamburrino, infatti, ha annunciato nel corso del suo messaggio augurale rivolto prima delle festività natalizie che nella prossima primavera si preparerà a raggiungere la Guinea-Bissau per l’erezione a parrocchia della missione di Bigene. «Sono soddisfatto dell’indipendenza di don Ivone, che ormai è diventato padrone della lingua e riesce a muoversi anche da solo - ha argomentato alla Gazzetta il vescovo Francesco Pio Tamburrino - così come soddisfatto del bilancio di questa missione umanitaria tutta foggiana, un bilancio che parla chiaro sia per quanto riguarda i risultati sia per quanto riguarda il grande seguito che sta riscuotendo. Vedrò come organizzarmi, ma l’auspicio è quello di raggiungere don Ivone quanto prima. Magari già nella prossima primavera, per assistere da vicino a tutte le conquiste della sua missione».





PER QUINDICI ANNI HA "IMPROVVISATO" UN CAMPO EXTRACOMUNITARI A SEGEZIA

Pasta, olio, sale e alimenti donati dalla città: un miracolo che si reggeva sulla carità

di Davide Grittani

Magari non proprio ben accolto dai residenti - che speravano in un po’ più di tranquillità - ma certamente un esempio concreto, di umana carità e di concreta solidarietà. Il precedente più significativo che riguarda, appunto, don Ivone Cavraro non può che essere quello di borgo Segezia. Per oltre 15 anni don Ivone si è letteralmente inventato un campo di rifugio, ritrovo e accoglienza per gli extracomunitari che andavano a lavorare nei campi limitrofi. Un esperimento senza precedenti, un tentativo di andare oltre ogni autorizzazione, oltre ogni adesione e in alcuni casi anche oltre ogni pazienza visto che - per diverse estati - il campo ha fatto a meno delle autorizzazioni necessarie aspettandole strada facendo. «Ospitalità e umanità - amava ripetere don Ivone tutte le volte che la Gazzetta l’ha incontrato a Segezia - questo offriamo a chi bussa alla nostra porta, per cui tutti sono ben accetti a patto però che rispettino le regole del vivere sereno e in comunità». Concetti che ribadiva puntualmente, anche quando ci scappava qualche violenta rissa tra bulgari e macedoni, tra romeni e albanesi e lui era costretto a intervenire con tutte le armi di dialogo e di persuasione di cui è dotato. «Nessuno ha mai detto di ospitare dei santi - ripeteva spesso - ma abbiamo sempre detto che facciamo di tutto per far sentire queste persone un po’ meno estranee di quello che in realtà sono. Certo, chi sbaglia non può più stare qui». Ogni anno, ogni estate, il campo cominciava a fine giugno e terminava a fine agosto: solitamente arrivava a ospitare fino a 500 persone, tutto grazie alla preziosa collaborazione della Diocesi Foggia-Bovino e dei 50 volontari che ogni anno regolamentavano la vita del campo.

da "La Gazzetta del Mezzogiorno"
3 gennaio 2010