proverbio locale: SOMBRA DI SIBI KA TA SOMBRIA BAS DEL, SON LÁ FORA
traduzione letterale: L’ombra della palma non ombreggia sotto la palma, ma lontano
interpretazione: Non pensare solo a te stesso, ma anche a chi è lontano
Cari amici, familiari e conoscenti, questa volta sono più veloce nel redigere la puntata del mio diario. Il periodo estivo mi permette di avere più tempo per dedicarmi alla stesura di queste mie esperienze. Quando riprenderanno le evangelizzazioni, tra poco, avrò minore possibilità di fermarmi a scrivere. Non ho la pretesa di insegnare qualcosa a voi che leggete. Ho solo il desiderio di trasmettere quanto il Signore mi dona di vedere, di toccare con mano, di sentire in questa missione che vivo da tre anni, sapendo che alcuni di voi leggono con piacere le mie note. Alcune vostre conferme sono così sentite da lasciarmi stupito: possibile che le mie povere esperienze siano così importanti per qualcuno di voi?
Luisa (Perugia): “Da quando ho fatto la mia piccolissima esperienza in Guinea Bissau, un grande dubbio mi turba e si alimenta ogni volta che leggo le tue parole e quelle di chi lavora nelle missioni: da dove viene questo forte sentimento che mi invade il cuore, la mente e l'anima e non mi abbandona mai, che mi farebbe lasciare la mia vita e le persone che amo e partire anche domani? Perché è così invadente che a volte devo fare finta di non sentirlo? Don Ivo il tuo diario mi mette sempre in crisi!!!”.
N. N.: “Devi sapere che per un po’ avevo perso la fede in Dio. Un giorno ho iniziato a leggere il tuo diario e piano piano ho iniziato a riacquistare ciò che avevo perso... per questo ti chiedo di non smettere di scrivere!”.
Maria Libera (Foggia): “Leggendo il tuo diario 14, ho pianto quando ho letto dell'evangelizzazione nel villaggio di Ponta Novo. Il bisogno di Dio che è dentro l'anima dell'essere umano, grazie a te, si risveglia negli abitanti di questi villaggi. Dio ha bisogno di te e ti aiuterà in questa bella ma difficile missione”.
Clara (Foggia): “Ero lì mentre leggevo: i capitribù saggi e puntuali e desiderosi di conoscere la parola di Dio assieme alla loro gente, le brutte giornate dove anche tu protesti, la gioia della richiesta di catechesi e la tua saggezza nel saper ponderare le parole con il capovillaggio musulmano in pieno rispetto di chi non ha lo stesso Credo... Beh, mi hai emozionata e allo stesso tempo riempito il cuore di dolcezza e serenità! Un bellissimo regalo!”.
Ringraziando Dio per le vostre testimonianze, e non sono solo queste trascritte, riprendo il mio diario dall’inizio di aprile, da quando sono ritornato in missione dopo il veloce viaggio a Foggia.
9 aprile 2011
Rientro a Bissau, dall’Italia, con la febbre. Una brutta infiammazione alla gola. Forse tornare in Italia mi fa male, non è per me: ogni volta mi succede un guaio! Dovrò restare in Africa per il resto della mia vita???
12 aprile
Dopo alcuni giorni di forzato riposo a Bissau arrivo a Bigene, finalmente. Viaggio buono, che diventa bellissimo quando le persone dei miei villaggi mi rivedono. Commoventi: vogliono sapere del viaggio, dei miei familiari, del "Vescovo bianco", della mia gente della "terra dei bianchi". I bambini che scoppiano in sorrisi immensi sono come una benedizione del Signore. Non canto con loro, la mia gola è ancora in cura. Che bello tornare a casa, e sentirsi a casa, pur così lontano dalla mia terra!
Le previsioni meteo della temperatura dicono domani 38°, dopodomani 39° e il giorno seguente 40°. Ragazzi, a Bigene arriva il caldino! Dopo il freddo di Foggia, ci voleva questo tepore!
13 aprile
La scorsa notte mi sono addormentato al suono dei tamburi di una festa tradizionale vicino a casa. Una soddisfazione e una pace immensa.... Ho dormito alcune ore, non tutta la notte, ma sono in chiara ripresa dall’infiammazione. L’insonnia dei giorni passati sembra superata. Oggi i suoni dei tamburi continuano: forse proprio di questo avevo bisogno! Cari amici, l'Africa mi benedice con i suoi bambini, il suo sole e i suoi suoni… e benedica anche voi che mi leggete!
In Italia invece, esattamente a Foggia, ci sono amici che oggi spostano centinaia di pacchi dal magazzino della parrocchia di Segezia al magazzino “Manocchio trasporti”, sulla tangenziale di Foggia, da dove dopodomani partirà il container per Bissau. Mi permetto di segnalare questo magazzino di trasporti: Manocchio è un vero “amico” della missione, poiché offre i suoi spazi e il suo lavoro per caricare il container che partirà a breve.
Gli amici che hanno trasportato i pacchi devono essere tanto stanchi, ma anche tanto felici per l’opera missionaria che stanno compiendo nella loro terra. Sono i pacchi con quaderni, matite, colori e altro, raccolti in tutta Italia, frutto della raccolta organizzata dalla nuova onlus “Amici di Bissau” di Foggia.
15 aprile
A Foggia il container con il materiale scolastico per i bambini è pieno. Lascio a una delle persone che hanno svolto questo importantissimo (e faticoso) lavoro la condivisione di quello che accade:
Rosa (Segezia, Foggia): “Oggi il container è stato caricato ed è partito per Napoli, da lì partirà per l'Africa ed entro un paio di mesi i nostri bimbi avranno quaderni, penne, matite, sapone e spero tanta gioia! Abbiamo tutti firmato il container con un pennarello indelebile, come sarà indelebile per me ogni singolo minuto di fatica per fare i pacchi, caricarli, scaricarli, ricaricarli, riscaricarli e ricaricarli.... Sono avanzate 4 pedane pronte per il prossimo container: le abbiamo già ricaricate e scaricate!!! Fatica ma gioia!!! Ci siamo fatti sentire anche nel magazzino e il grido di soddisfazione, quando siamo riusciti a riempire anche il più piccolo spazio e il container è stato chiuso, si è sentito fino a Bigene! Bimbi, non conosco i vostri nomi né i vostri volti, ma già immagino il sorriso che farete quando vi saranno consegnati questi doni! Spero di poter venire, un giorno, per conoscervi, per capire come, con poco, riuscite, a volte, a essere più felici di noi che abbiamo molto di più! Oggi, però, sono felice anch’io!!!”.
Sergio (Foggia): “Carissimi benefattori, oggi 15 aprile 2011, il container carico di materiale didattico… e speranze è partito alla volta di Bigene (Guinea-Bissau). Mi sento in dovere, a nome della Onlus “Amici di Bissau” che rappresento e di cui sono presidente, di ringraziarvi per la collaborazione ed il sostegno che, in vari modi, avete espresso nei confronti della scuola della missione di Bigene e villaggi limitrofi, dove opera la Diocesi di Foggia-Bovino, attraverso padre Ivo Cavraro, missionario fidei-donum, e le Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù. Bigene si trova nel centro-nord della Guinea Bissau, stato dell’Africa Occidentale tra i più poveri al mondo con una persistente precarietà politica-amministrativa, al confine con il Senegal, in una zona senza energia elettrica, con strade percorribili solo con il fuoristrada, all’interno della foresta sub-sahariana, in cui l’unica attività di sostentamento è la pesca nei fiumi e la coltivazione di riso. L’azione formativa intrapresa nella missione cattolica, accanto all’azione sanitaria, all’educazione agricola e all’evangelizzazione, è di primaria importanza per un possibile futuro sviluppo di questa popolazione. Un grazie di cuore da parte di padre Ivo Cavraro e dei tanti bambini della Diocesi di Bissau che troveranno grande aiuto da questa raccolta. Il presidente di “Amici di Bissau” onlus, Sergio Triglione”.
19 aprile
Nella Cattedrale di Bissau partecipo alla Messa Crismale, con il rinnovo delle promesse sacerdotali, assieme a tutti i sacerdoti e i missionari della diocesi di Bissau. Ho rinnovato! Non mi servono gli auguri, ma una preghiera perché sia sempre fedele.
Daniela (Foggia): “Considerando che le preghiere non devi chiederle, perché già le hai, chiedi pure gli auguri.... AUGURI!!!”.
379! Sono i pacchi di quaderni, matite, colori, gomme, temperini, sapone che sono stati confezionati a Segezia, per essere spediti alle scuole dei villaggi del nord Guinea-Bissau. Gli “Amici di Bissau” hanno compilato anche una lista dettagliata: 79 pacchi di sapone, 24 di matite, 16 di penne, 8 di gessi, 20 di colori, 11 di gomme, 15 di album e righelli, 6 di temperini, 8 di astucci, zaini e palloni, 58 di quaderni a righe, 26 di quaderni a quadretti, 78 di quaderni tagliati, 17 di quadernoni a righe, 13 di quadernoni a quadretti. Un grazie particolare va a Mara Tomaiuolo per la precisa opera di catalogazione.
21 aprile
GIOVEDÌ SANTO: i miei auguri a tutti gli amici sacerdoti che oggi rinnovano le promesse sacerdotali e celebrano la Cena del Signore. Il nostro sacerdozio è il sacerdozio di Cristo in questo mondo: lo Spirito ci renda fedeli e forti.
Oggi ho anche una bellissima notizia bella e una brutta notizia brutta.
La bellissima notizia bella è che ad agosto verranno a trovarmi due seminaristi di Foggia (non so ancora da chi accompagnati, ma vi lascio immaginare...). È una gioia grande! La brutta notizia brutta è che segezia (la mia macchina) oggi si è distratta, e invece di camminare per la sua strada, è andata a "baciare" un albero!!!! I danni sono rilevanti. Non ero io a guidare, ma suor Merione, che non si è fatta niente, grazie a Dio. Come si dice, visto che anche le suore (quelle di Bigene) appartengono al genere umano femminile, “donna al volante....”.
24 aprile
PASQUA DEL SIGNORE. Celebrare la Pasqua con la maggioranza di non battezzati presenti in chiesa (più di 9 su 10 non sono battezzati), e poi uscire dalla chiesa e incontrare il capo-villaggio di Bigene, uomo-anziano e musulmano, che mi aspetta per farmi gli auguri di Pasqua… è proprio una bella Pasqua, cari amici! La Pasqua a Bigene!
25 aprile: ventisette anni
27 anni oggi. Sono 27 anni di offerta della mia vita nelle mani di Gesù, il Signore. Ringrazio profondamente mio papà Angelo e mia mamma Michelina: sono stati loro a trasmettermi la fede dentro le mura di casa. Ringrazio le famiglie di Cervarese S. Croce (Padova) che mi hanno alimentato dei valori cristiani, sotto la guida sapiente dei parroci don Angelo e don Dino. Ringrazio gli educatori salesiani del Don Bosco di Verona, in particolare don Giovanni, per la formazione umana e cristiana che hanno trasmesso alla mia gioventù. Ringrazio gli educatori del Seminario di Padova e i miei compagni di Seminario: anni intensi d’insegnamenti, di preghiera, di condivisione. Ringrazio mons. Giuseppe Casale e don Francesco che hanno completato, con la loro amicizia e il loro esempio, la mia ultima preparazione. Il 25 aprile 1984, a Cervarese S. Croce, in un clima di grande fede e gioia, sono diventato sacerdote. Sono 27 anni vissuti a Vallo della Lucania (Salerno), a Foggia e ora a Bigene (Guinea-Bissau). Che il Signore benedica le comunità dove mi ha collocato come pastore: S. Maria delle Vittorie (Massa della Lucania), Immacolata di Fatima (Segezia), S. Ciro (Foggia), ancora Immacolata di Fatima, e adesso Sacro Cuore a Bigene. Che il Signore possa continuare a benedire il mio sacerdozio in questa missione africana. Che il Signore benedica te che stai leggendo. Il Signore è fedele: aiutami a rispondere con fedeltà al suo amore.
Mario (Foggia): “Ringraziamo Iddio per l'ispirazione che ha messo nel tuo cuore. Grazie ai tuoi genitori per la fede che ti hanno inculcato e grazie a te che hai seguito la vocazione scaturita nel tuo animo”.
Felicia (Barlassina, Milano): “Ringraziamo Gesù, che ti ha chiamato a condividere il suo sacerdozio. Ringraziamo te, che rispondi di sì. La tua vita continui, sicura e forte, a spendersi per il Vangelo, per il bene di tutti noi”.
Emanuela (Segezia, Foggia): “Tanti auguri perché il tuo cuore continui a rispondere sì alla Persona più grande alla quale l'hai detto 27 anni fa. Un abbraccio ai "bambini del sorriso"”.
Rita (Segezia, Foggia): “Auguri don Ivo, il Signore ti ha fatto missionario dall'inizio e continua a benedire il tuo sacerdozio forse oggi più che mai”.
Sandra (Foggia): “Tu hai ringraziato tante persone che ti hanno portato a essere sacerdote. Noi ringraziamo il Signore per il dono che ci ha fatto di averti avuto come nostro pastore e per tutto quello che ci hai insegnato che noi custodiamo nel nostro cuore. Il Signore ti doni la forza e ti sostenga col suo immenso amore di Padre per rispondere sempre con fedeltà alle sue chiamate. Che il Signore benedica te e la tua missione africana”.
1 maggio: GIOVANNI PAOLO II BEATO
Questo è un giorno speciale per tutta la Chiesa. Speciale per tutta l’umanità. Oggi è un giorno speciale anche per me, uno dei giorni più belli della mia vita. Giovanni Paolo II è proclamato Beato. Il Papa della mia maturità cristiana: ero da poco entrato nel Seminario Teologico di Padova quando è stato eletto Papa. Ha segnato la mia vita come pochi altri. Posso affermare con assoluta certezza che le sue parole, oltre al suo esempio di vita, mi hanno guidato con precisione nel cammino cristiano e sacerdotale, e se adesso sono missionario in Africa, è anche per la precisione delle sue esortazioni, come quella sulla “permanente validità del mandato missionario” della Chiesa: “La missione è un problema di fede, è l'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi” (Redemptor missio, 11).
Devo rinunciare a vedere qualsiasi immagine della grande celebrazione in piazza San Pietro: la mancanza di collegamento televisivo, e la linea internet debole, non mi permettono di contemplare quanto sta accadendo. Forse oggi posso dire, per la prima volta, che la televisione mi manca (sarà solo per oggi!). Ma ho tanti amici che sono lì, in San Pietro, e che certamente, in qualche modo, mi rendono presente davanti a questo evento mondiale. Grazie amici. E grazie soprattutto a Giovanni Paolo II. Il Signore l’ha mandato!
2 maggio
Chiedo agli amici ritornati da Roma, dopo la beatificazione di Giovanni Paolo II: “Come ti senti?”. Le risposte mi donano tanta gioia e pace.
N. N.: “Non mi crederai, ma ho pianto come un bambino e sono tornato ancora più consapevole che non c'è salvezza alcuna fuori della Chiesa di Cristo!”.
Pino (Foggia): “Anch’io ho pianto quando è stato scoperto il quadro. Come se una persona tanto amata fosse di nuovo in mezzo a noi... come se si fosse manifestato a tutti per ringraziarci di essere li, per dire ai giovani: “Forza, perché siete il futuro del mondo!”. Come se Cristo, attraverso il suo volto, in quel quadro, avesse voluto dirci quanto ci ama”.
Monica (Foggia): “Non ho visto quasi niente perché le bandiere polacche hanno invaso Roma. Non ho sentito quasi niente perché in piazza Risorgimento l'amplificazione ha lasciato molto a desiderare. Ma è stata un’emozione senza pari, indescrivibile. Ho percepito tutto l'amore, la gratitudine, la letizia, la passione, la fede di cui era pieno Giovanni Paolo II. Ho visto il popolo che lui ha generato mettendosi completamente nelle mani della Madonna. Questa è la cosa che mi sono portata a casa. Tanti tanti tanti, una città come Roma invasa da gente di tutte le età che, in maniera sorprendentemente composta, era lì per rendere testimonianza di ciò che la passione a Cristo può generare. Giovanni Paolo II è proprio l'esempio di un uomo che non è stato impotente di fronte al potere, ma, rivestito, ricolmo di Cristo, ha cambiato il mondo. Questo ho visto a Roma ieri”.
6 maggio
Nel villaggio di Barro sono nati Ivo (9) e Ivo (10). Immaginate la mia gioia.... sono già 10!!!!
Ho chiesto al papà di Ivo 10 perché ha scelto questo nome, visto che da poco è nato Ivo 9 e che nei villaggi non si usa mettere un nome che un’altra persona già porta. Sapete che cosa mi ha risposto il papà?
Clara (Foggia): “Per colpa di don Ivo... stanno cambiando le tradizioni”.
Nina (Foggia): “E vabbè, ma mò basta! Scusa, ma se poi uno chiama al figlio, va a finire che rispondono 10 bambini!... No, non è vero, sono invidiosa!”.
Don Ivo: “Il papà ha risposto: "Mio figlio è nato il giorno anniversario che tu sei diventato Padre: deve chiamarsi Ivo per forza!!!!". Bella risposta, vero?”.
14 maggio
Il primo temporale africano è previsto fra tre giorni (in ritardo di due giorni): lo aspetto come si attende un carissimo amico che viene a ristorare con la sua presenza...
Questi temporali africani creano notevoli problemi alla praticabilità delle strade (alcuni dei miei villaggi rimangono totalmente isolati per tutta l'estate), ma l'acqua che arriva (non piove da ottobre) è una reale benedizione: il riso, cibo fondamentale in Guinea-Bissau, ha bisogno di tanta acqua, e tutta la natura, e gli animali, hanno bisogno di quest’acqua. E poi, dovresti vederlo: quando sta per arrivare, lo senti sulla pelle! Cominci a sudare forte, per l’umidità che diventa altissima, e capisci che lui sta arrivando… e quando arriva, tutto riprende vita. È una meraviglia della natura.
22 maggio
Alle 4.20 di questa notte arriva la prima pioggia.... bella, fresca, amorevole.... Arriva con sette giorni di ritardo, ma arriva finalmente!!! Ringrazio tutti gli amici che hanno dimostrato la loro condivisione con i loro riti propiziatori, in modo particolare Francesca e Mario. Se stanno ancora facendo le piroette, ditegli di fermarsi!
Oggi termino di compilare le schede di adozione dei bambini della scuola della missione di Bigene e delle scuole dei villaggi di Farea e Suar. In tutto sono 120 adozioni !!!! Un grande grazie a tutti gli amici che hanno aderito. Non è un lavoro semplice: fotografare i bambini, compilare le schede con le foto e i dati personali, spedire in email ai benefattori che hanno chiesto l’adozione richiede molto tempo. Però, è una bella soddisfazione!!!
Maria (Foggia): “La mia piccola amica si chiama Maisa, è una bella brunetta, occhi vispi e sorriso disarmante... inutile dirvi l'emozione che ho provato nel vedere la sua foto... già le voglio un gran bene”.
27 maggio
Il container con il materiale raccolto per i bambini arriverà a Bissau il 4 giugno! Oggi distribuisco a più di 100 bambini della scuola di Ponta Nobo (dove ho iniziato da poco l’evangelizzazione) matite, temperini e gomme (i quaderni li ho finiti): sono stupefatti nel vedere i colori variopinti di questi semplici strumenti scolastici. Anche i loro genitori! Vorrei farvi vedere la loro gioia...
Nicola (Potenza): “Immagino. Le persone semplici si stupiscono con poco, e quel poco è grande cosa per loro. Noi non apprezziamo abbastanza ciò che abbiamo!”.
2 giugno
Dopo la S. Messa nella cappellina delle suore, mi gira la testa e sento che perdo le forze. Immediatamente mi butto su di un letto. Malaria. Malaria 3. Non forte come le prime due, ma sempre una brutta bestia!
Questa volta non vado in ospedale, rimango a Bigene. Non ho né la forza né la voglia di farmi portare in macchina fino a Bissau. I sintomi sono chiari: è proprio malaria, non occorrono le analisi. Inizio subito la cura Rosa, niente dottori!!!! In realtà, suor Rosa si mette subito in contatto con suor Romana di Ingoré, grande esperta di cure contro la malaria. Senza offesa per tutti i miei amici dottori d’Italia, ma ne sanno più loro di malaria! La febbre mi sale altissima in pochi minuti, le suore mi ricoprono con cinque-sei coperte perché ho freddo (non ci crederete, ma ho proprio freddo, nonostante il caldo africano di questi giorni!), iniziano altri segnali malarici che vi risparmio…. Insomma, dopo più di due anni, è tornata a trovarmi questa brutta bestia. Ma questa volta sono più preparato: passerà più velocemente! Ho troppe cose importanti a cui pensare in questo mese, prima della pausa estiva.
3 giugno
Questa mattina vado meglio. Sono anche riuscito a dormire un poco, durante la notte. La febbre è diminuita. Ci vorrà tempo ..... Grazie a tutti per la vostra "variegata" partecipazione alla mia terza malaria!
Giuseppe (Segezia, Foggia): “Ma come devo fare con te! Hai combattuto contro i cobra e ti sei fatto fregare dalle “zambane”! Ti facevo un eroe! Vieni a Segezia, ti curo io: ho una terapia a base di verdure e ortaggi: fa miracoli! Scherzi a parte don, questa malattia è per la salvezza, per l'amore gratuito, per quel bimbo che hai in braccio”.
Continuo a recuperare. La medicina antimalarica che prendo è il "Coartem 20/120". Ma la cura completa si chiama "cura Rosa": l'esperienza di suor Rosa, assieme alle altre suore Oblate di Bigene, si dimostra una cura potente assai!!!!!
Mara (Foggia): “Suor Rosa santa subito!”.
4 giugno
La cura prosegue e continuano anche i miglioramenti.
Il vero dramma della malaria è che ci sono persone che muoiono a causa di questa infezione. E tante! Dove arriviamo con l’evangelizzazione, spieghiamo continuamente che bisogna usare la zanzariera, soprattutto per proteggere i bambini e le partorienti. Quanti bambini nascono morti.... E se arriva la febbre, subito urge arrivare alla missione, o ai centri autorizzati, dove si distribuiscono quasi gratis (grazie alla Caritas Internazionale) le medicine che provengono dalla Svizzera, come quelle che sto prendendo io. Ma nei villaggi dove non arrivano questi messaggi, si affronta la malaria con le cure tradizionali, che a volte sono efficaci, altre volte no. E dopo settimane di febbre, le persone muoiono. Io ho avuto la febbre solo per due giorni, e pericolosa solo il primo giorno. Quanto sarebbe importante spingere tutti verso la ricerca del vaccino antimalarico. Sappiamo anche che la malaria esiste soprattutto nei paesi poveri...
5 giugno
La ripresa continua: riesco anche a celebrare la S. Messa nella festa dell'Ascensione. Alla fine sono stanchissimo, e senza voce, ma va bene così. La malaria mi ha lasciato un senso di nausea nel corpo: è come se avessi bevuto un secchio di caffè!
Inter (Roma): “Com'è l'effetto d’aver bevuto un secchio di caffè? Io, una quindicina al giorno, me li bevo. Quasi quasi mi faccio pungere anch'io da qualche zanzara malarica!”.
7 giugno
La malaria 3 sembra quasi superata. Il recupero procede più veloce del previsto, e domani, se le forze tengono, andrò al villaggio di Bambea (è vicino) per l’evangelizzazione. Devo incontrare i catecumeni che non vedo da mesi.
8 giugno
Niente uscita: la batteria di segezia ha detto che è stanca, e si vuole riposare. Domani uscirò con l'asino!
Arriva una notizia importantissima: “La Guinea-Bissau proibisce la mutilazione genitale femminile”. È il Parlamento che ha approvato questa legge: ora si tratta di vedere come applicarla, dato che questa mutilazione è normalmente praticata nei riti di iniziazione che quasi tutte le donne compiono.
Pensate che in questo Parlamento vi sono parlamentari analfabeti (compreso quello di Bigene). Questo è un passo grandissimo. Forzato dalle indicazioni degli organismi internazionali (ogni tanto si fanno sentire sui diritti dell'umanità) che minacciavano di tagliare alcuni aiuti. L’applicazione? Impossibile! Chi andrà mai a pagare la polizia per far applicare questa nuova legge? Nessuno! (È il caso di Bigene: la polizia si muove se è pagata dal privato. Dallo Stato non riceve nulla: e quindi, immaginate la corruzione...) La mutilazione avviene all'interno dei riti del “fanado”: nessun estraneo può parteciparvi, e non cambierà nulla. Solo l’evangelizzazione e la comunicazione dei valori della vita potranno cambiare qualcosa, in tanti anni.... Comunque sono molto felice di questa legge. È un punto di partenza reale!
Per quanto riguarda la scelta dei valori della vita, non dimentichiamo che noi Europei, in un passato che non è lontanissimo (e il Portogallo di allora fa parte dell’Europa di adesso), non siamo stati maestri!
11 giugno
Sono arrivate le cicale!!!! Hanno iniziato il loro concerto: simpatici i primi 5 minuti, poi capisco che mi devo preparare ad una notte in bianco! Vivranno alcuni giorni, finché gli altri animali le stermineranno.... Io amo gli animali, ma fino ad un certo limite: queste sono migliaia!
20 giugno
Il container con il materiale per le scuole, arrivato al porto di Bissau il 4 giugno, è finalmente sdoganato e trasportato nella Curia di Bissau! Dio sia lodato! Ora devo organizzare il trasporto da Bissau a Bigene: non è cosa da poco!
21 giugno: il piccolo Amidu e il Paradiso
Amidu gioca dietro casa, con altri bambini del villaggio di Facam. È un bravo bambino di tre anni, con il papà e la mamma partecipa sempre alla catechesi dei catecumeni e alla S. Messa del villaggio. Riceverà anche lui il battesimo, tra qualche mese, quando anche i suoi genitori riceveranno il sacramento.
Vede che qualcosa si muove dentro il tronco di un albero secco. Curioso, come sono curiosi tutti i bambini del mondo, infila la mano….
Il cobra lo morde su due punti del braccio. Amidu corre a casa gridando: “Adesso muoio! adesso muoio!”. I genitori, nell’agitazione del momento, si lasciano prendere dalle parole di un conoscente che consiglia con forza di trasportare il bambino da un “curandero” del villaggio vicino. Questi “curanderi”, molto diffusi in Guinea-Bissau, mischiano medicine tradizionali con tanta superstizione. A volte le medicine tradizionali funzionano. Ma per il veleno che un cobra inietta nel sangue, ci vuole solo la medicina che si trova nei centri di salute, dopo aver bene applicato la pietra nera sulla ferita (una pietra ricavata da un osso di bue bruciato, che ha particolari capacità di assorbire il veleno dal sangue). La cura tradizionale non dà alcun effetto, Amidu perde conoscenza e dopo poche ore lascia questa terra.
Informato, mi reco a Facam per portare la mia parola di conforto. Hanno già compiuto la cerimonia del funerale (quando muore un bambino, il funerale si fa subito, senza aspettare). Il papà mi accompagna sul luogo dove il suo bambino è stato sepolto, per una preghiera. Poi mi fa vedere il tronco dove era nascosto il cobra, e anche il cobra, che è stato preso e ucciso dagli uomini del villaggio.
Ritorno alla loro casa, e chiedo di parlare a tutti. La mamma esce di casa: si vede che ha pianto a lungo, nascosta agli occhi degli altri (non si piange in pubblico, per la mia gente sarebbe segno di grande debolezza). Mi viene la voglia di alzare la voce e di accusare tutti gli adulti di mancato soccorso verso Amidu. Sarebbe bastata una telefonata a Bigene, e sarei corso con l’antidoto. Sarebbe bastato mettere il bambino su una bicicletta, dopo aver stretto forte il braccio con un laccio, e arrivare a Bigene. Sarebbe bastato ricordare tutti gli avvisi che tante volte lasciamo ai cristiani: “I “curanderi” non possono curare tutto, dovete praticare le cure con le medicine distribuite dalla missione…”.
La mamma di Amidu tiene la testa bassa, con i suoi occhi non vuole incrociare lo sguardo di nessuno. È il suo atteggiamento sofferente che mi fa misurare le parole. A che serve, adesso, arrabbiarmi? Chiedo ai presenti di pregare con me, chiedo ai musulmani di ascoltare le parole della mia preghiera e di pregare nel loro cuore. Così, quasi sottovoce, inizio una preghiera in cui chiedo a Dio di confortare i genitori di Amidu, e i suoi due piccoli fratelli. Arrivano persone anche dalle altre case, tutti ascoltano in un profondo silenzio. Il catechista Uié è sconfortato: lui non era presente quando è successo. Se fosse stato al villaggio, il bambino sarebbe arrivato di sicuro a Bigene. Gli dico di aspettare domenica, prima di parlare. Noto che si è formato un clima di profonda comunione tra le persone, unite nel conforto ai genitori e nel dispiacere per la scomparsa del bambino. Noto anche che vi è una grande rassegnazione, come una offerta dolorosa, ma sentita, a Dio, della vita di Amidu. Adesso è nelle mani di Dio. Non ha più dolori.
Invito i cristiani alla prossima celebrazione della S. Messa domenicale, nel villaggio: faremo una preghiera speciale per tutti i bambini, chiederemo assieme che tutti i bambini siano protetti dal Signore! Sono tutti d’accordo, anche i musulmani affermano che è una cosa buona.
La domenica seguente la piccola chiesetta del villaggio è piena di fedeli: hanno portato tutti i loro bambini! Durante l’omelia cerco di spiegare come la vita sia ininterrottamente nelle mani di Dio. Mi sento sempre inadeguato a predicare durante i funerali, avverto che le mie parole non trasmettono sufficientemente quella fiducia piena che dobbiamo avere in Dio che ci è Padre.
Dopo la Comunione, chiedo ai genitori di Amidu di avvicinarsi all’altare assieme agli altri due piccoli figli. Prego sui due bambini, chiedendo la protezione di Dio sulla loro vita, e che Dio li possa allontanare da ogni pericolo e da ogni male. Lo faccio con parole molto semplici, affinché tutti possano comprendere, usando alcune espressioni del “Padre Nostro”. Poi invito gli altri genitori ad avvicinarsi, presentando i loro figli per la stessa preghiera. Si forma una specie di processione dentro la chiesetta: con ordine, senza fretta, tutti i genitori si avvicinano con profonda partecipazione alla preghiera che tutti assieme ripetiamo su ogni bambino.
Quando tutti i genitori hanno presentato i loro figli, mi accorgo che ci sono anche altri bambini che non hanno ricevuto questa particolare benedizione. Il catechista mi fa capire che i loro genitori non sono in chiesa perché non sono cristiani, ma hanno ugualmente mandato i loro bambini a ricevere la preghiera del sacerdote. Mi viene da pensare che alcuni di questi bambini, forse, sono figli di musulmani. Ma che importa? Dio è Padre di tutti, e una preghiera per loro la faccio volentieri. Se loro sono qui, sarà pure per un desiderio buono verso Dio!
Terminata la celebrazione, chiedo a tutti i presenti di fermarsi in chiesa: con me è venuto Joaquim, che lavora nel Centro di Recupero Nutrizionale della missione di Bigene. Alcune mamme stanno per scappare fuori, ma trattengo tutti gli adulti, solo i bambini possono uscire. Tutti devono ascoltare con grande attenzione le parole di Joaquim su come ci si deve comportare quando una persona è morsa da un cobra. Dovrebbero già conoscere queste informazioni, ma è meglio ripeterle con maggiore forza, proprio adesso che è accaduto il grave fatto al piccolo Amidu. Le parole di Joaquim trovano tutti i presenti molto attenti e partecipi. I consigli dati, con l’esperienza di Joaquim, sono certamente più efficaci delle mie raccomandazioni.
Terminata quest’attenta informazione, quelle mamme che stavano uscendo in fretta al termine della S. Messa scappano di corsa. Immagino che abbiano fretta per andare a cucinare il riso, la celebrazione è stata più lunga del solito. Invece, con mio grande stupore, dopo pochi istanti rivedo le stesse mamme ritornare in chiesa, ma con in braccio altri bambini piccoli. Sono andate a prenderli di corsa nelle proprie abitazioni, dove li avevano lasciati a dormire. Non vogliono perdersi la benedizione!
Quando finalmente esco dalla chiesetta del villaggio, una luce forte e intensa mi riempie. È normale, siamo in Africa! Ma in questo momento è come se ci fosse una luce diversa: vedo tantissimi bambini felici, anche i genitori di Amidu sono più sereni, e nessuno scappa verso casa per cucinare il riso, mi vogliono salutare e ringraziare. Mi sembra quasi di vedere una nuova luce nel villaggio. Forse è la luce di Amidu, che dal Paradiso vuole anche lui, in qualche modo, proteggere i suoi piccoli amici di Facam!
Cari amici che leggete: avrei voluto raccontarvi questa storia quando è accaduta, a giugno, e trascriverla su facebook. Non ci sono riuscito allora: era troppo forte il mio coinvolgimento in questi fatti. Ci sono riuscito adesso, ma a fatica. Anch’io ho un cuore di carne. Che gioisce quando c’è da gioire, che soffre quando c’è da soffrire.
Amidu! Tu stai di sicuro in Paradiso, perché sempre venivi alle catechesi e alla S. Messa, anche se, a soli tre anni, non potevi capire. Adesso che comprendi tutto, cerca di far qualcosa, anche tu, per proteggere non solo i tuoi piccoli amici di Facam, ma anche tutti i bambini di Bigene, e della Guinea-Bissau. Anche i bambini che sono nelle case di chi sta leggendo la tua storia in questo momento!
26 giugno
Ho terminato adesso l'ultima catechesi di quest’anno ai giovani di Bigene. Dovrei essere felice di aver terminato un lungo anno di annuncio, ma mi rimane una vena di tristezza: sono qui per annunciare Cristo Salvatore delle genti, e rimanere fino ad ottobre senza evangelizzare non mi lascia contento.
29 giugno
Buone notizie! Sono riuscito a organizzare il trasporto del container da Bissau a Bigene per lunedì prossimo, 4 luglio. Non è stato semplice, ma ci sono riuscito (leggi: bisognava oliare qualcuno, pratica mondiale...). Adesso viene il difficile: sarebbe cosa buona che le piogge si fermassero. Ma chiedere questa grazia al buon Dio, in tempo di grandi piogge africane..... Mi sa che non ascolta....
Altra buona notizia: dopo la visita del Primo Ministro a Bigene (!?!), sono iniziati i lavori per livellare la strada da Ingoré a Bigene!!! Mi sembra quasi un miracolo. La prossima volta inviterò a pranzo il Primo Ministro..... spaghetti al pesto, pesce al forno con olio del Tavoliere e insalata di mango in succo di pesca. Mi sto specializzando per gli amici che ospito a foggia (il nome della mia casa...)!
Francesca (Foggia): “Dovresti mandare questa notizia al Consiglio Comunale di Foggia... magari si vergogneranno per come tengono le nostre strade!”.
1 luglio
Oggi è la festa del Sacro Cuore di Gesù: festa della missione di Bigene. Arrivano i cristiani da tutti i villaggi che ricevono l’evangelizzazione, e dalle missioni vicine di Samine e Temento (Senegal). È la festa anche delle Suore Oblate presenti a Bigene. Fateci gli auguri!
Viviamo una bellissima celebrazione, con sette sacerdoti, presieduta da Padre Domingos Cá, Vicario Generale della diocesi di Bissau. Ed è una gioia profonda vedere i nuovi fedeli provenienti dai villaggi che ho iniziato a evangelizzare quest’anno! I giovani di Bigene offrono il pranzo agli altri giovani, e i nuovi amici cristiani vengono a casa mia, in cerca di una Croce da portare sul loro petto. Sono cristiani, e lo vogliono far vedere!
3 luglio
Alcuni amici mi chiedono come funzionano i container per Bigene. Per prima cosa occorrono i soldi per l’acquisto del container e la spedizione (Foggia-porto italiano-Bissau-Bigene: circa 6.000 euro). Il container viaggia pieno di materiale: nel secondo container arrivato a Bissau, oltre ai mobili per la casa dei volontari, sono entrati anche molti pacchi di materiale personale (cibo, indumenti), e soprattutto materiale per le scuole dei bambini. Nel prossimo container potrà entrare ancora materiale utile alla missione: cibo per i bambini delle scuole, lavagne, biciclette e altro. A tutt’oggi non posso dire quando sarà realizzato il prossimo container: speravo di poter progettare la spedizione per la fine dell’anno 2011, ma mi mancano, come dire…. gli euri necessari!!! Non perdiamo le speranze: in tante occasioni, quando mi servivano degli aiuti per il mio prossimo, il Signore mi ha fatto trovare quello che mi serviva. Sono certo che anche per il prossimo container troverò il necessario. Se qualche amico ha qualche idea….
Giovanni (Torino): “Ma i 6000 euro del container in dirittura d'arrivo come sono stati pagati?”.
Don Ivo: “Bella domanda di Giovanni: sono stati pagati con le offerte ricevute dagli amici.... e così è stato anche per la casa, il suo arredo, la macchina e altro. Le offerte ricevute sono state usate per tutto questo”.
Ieri il buon Dio non ha ascoltato le mie preghiere (vado a prendere il container a Bissau; chiedevo che non piovesse…), ma le preghiere della mia gente: è scesa una pioggia così forte che si sono allagate tutte le strade. Non posso più andare a celebrare nei villaggi. Dove non arriva segezia, per l’acqua, potrò ritornare solo a fine ottobre. Mi dispiace non incontrare queste persone per tanto tempo. Così è la vita a Bigene.
6 luglio
Finalmente, dopo tanti tentativi per trovare chi fosse disponibile a trasportare il container da Bissau a Bigene, posso arrivare a Bigene con il container! Il viaggio va bene fino all’ultimo chilometro: il camion con il container riesce a superare tutti gli ostacoli, incluse alcune buche con tantissimo fango. Poi, sulla discesa dell’ultimo villaggio, il percorso accidentato crea un movimento scomposto che rompe i ganci che bloccano il container al camion. Il container fuoriesce di una ventina di centimetri dal camion, che si è bloccato in pendenza e in discesa. Il conduttore non vuole proseguire: ha troppa paura. Figuratevi io… La soluzione potrebbe essere quella di svuotare il container in mezzo al bosco, e poi spostare il container con la piccola gru del camion. Ma non può essere una soluzione: sotto l’acqua, perderei tutti i quaderni per i bambini, e rovinerei tutto il resto. E come recuperare, poi, il materiale e il container stesso?
Fingo di essere un esperto camionista spiegando al conduttore che si deve “imbragare” il container al camion, e procedere molto lentamente. Mi crede! Signore perdonami…. mi devo pure confessare mò! Chiamo i ragazzi del villaggio che mi danno una mano a spalare la terra e il fango e a legare il container al camion. Poi, piano piano, ripartiamo. Ho il cuore in gola e gli occhi fissi sullo specchietto retrovisore: l’imbragatura tiene!
Arrivati a Bigene, attraversiamo il paese molto lentamente: ho il terrore che un piccolo sobbalzo possa provocare un disastro, con le tante persone che vivono normalmente sulla strada. Sembra una processione da funerale: io davanti, che non ho certo una faccia sorridente, e tutta la gente che guarda seriamente il container legato al camion. È vero che qui se ne vedono di tutti i colori… ma questa, è una strana novità.
Quando entriamo nel terreno della missione, mi viene da scoppiare a piangere per la contentezza. Il pensiero che tanto lavoro, compiuto da tanti amici, potesse andare tutto disperso in un attimo, mi aveva creato una tale preoccupazione che mi sentivo di esplodere per la tensione. Non esplodo io (che diamine! sono un missionario: devo contenermi!!!) ma esplode l’autista del camion: scende dal posto di guida e mi vuole abbracciare (proprio a me, che sono “allergico” a queste cose!) dicendomi: “Dio ti ha illuminato, Dio ti ha illuminato!”. Se sapesse la verità…. Però mi lascia un dubbio: vuoi vedere che il buon Dio sa usare anche gli asini come me???
7 luglio
Quando ti arriva un container in casa, le vacanze sono già finite....
Le ventoline per raffreddare il computer funzionano!!! E la pasta biologica? Chi mi ha spedito questa novità? Per non parlare dei biscotti foggiani: freschi e abbondanti! Ne darò anche alle suore e ad altri missionari. E che dite della crema di mele con cannella e brandy della ROLUEMA? (pubblicità poco occulta....). Incredibile, ma vero..... c'è anche una scatola intera di asparagi.... cosa ne devo fare?
Lo devo dire che lo devo dire! Come confeziona i pacchi zia Giovannina, non esiste nessuno! L’amore si trova lì dentro.
8 luglio
Come faccio a dirvelo? Mi sento quasi in imbarazzo. Io ci provo! Dunque: nel villaggio di Bambea è nato IVO UNDICI ........ (la squadra è fatta!!!!!)
Secondo giorno di apertura di scatole... Ma quante me ne avete mandate? un container?
Che carini..... Sapete cosa mi hanno spedito per le lunghe e fredde (diciamo fredde....) serate invernali? L'Amaro Lucano! Per chi viene a Natale: ce lo beviamo assieme....
9 luglio
Terzo giorno da apriscatole: mi aspetto sorprese..... Cominciamo con un bellissimo Crocifisso astile, per la chiesa di Bigene: ci voleva! Poi apro la terza scatola di zia Giovannina: che vi posso dire? Nessuna come lei!
Mara (Foggia): “Ma le scatole mie non le apri mai??? Sono tutte di Giovannina????”.
10 luglio
I bambini della scuola del villaggio di Farea sono preoccupati e dispiaciuti. Avevano ricevuto una bellissima lavagna, proveniente da Foggia, e ne erano orgogliosi: la prima lavagna della loro vita! La scorsa notte una mucca è entrata nell'aula (la porta non si chiude), e quando ha capito che la scuola non era la sua casa, si è girata malamente ed ha tirato giù la lavagna, rompendola completamente. Questi sono i problemi delle nostre scuole!
11 luglio
Quarto giorno di apriscatole: comincio ad annoiarmi, ho scatole in tutta la casa....
Bar Gabbiano (Capri): “Mi raccomando, fatemi avere informazioni per altre raccolte: siamo felicissimi di collaborare!”.
15 luglio
Termino di montare le scansie nel magazzino della cucina e nel vano batterie: l'esperienza del "campo" di Segezia è servita!
Non ci crederete: c'è anche una scatola con le migliori mostarde d'Italia.... inizio a fare il menù per Natale! E poi, senza aspettarmelo, da una scatola mi salta fuori una bottiglia di Prosecco di Conegliano! Continua il menù per Natale: chi viene???
20 luglio
Un temporale violentissimo si è abbattuto su Bigene la scorsa notte: due ore terribili. Tanti amici hanno avuto danni sui poveri tetti delle loro case. L’acqua è entrata anche nel salone della scuola della missione, dove sono depositati i pacchi del container: non vi dico che sconforto.... Con i ragazzi rimuovo i pacchi rimasti asciutti. Tanti pacchi di quaderni sono bagnati. Che desolazione! Non vorrei scrivere questa notizia, pensando a quanto lavoro c'è stato dietro questi pacchi di quaderni... mi dispiace tantissimo.
Spostiamo le scatole bagnate sotto il sole: l'acqua ha bagnato la parte a terra di una ventina di pacchi. Voglio provare a recuperare il loro contenuto. Non penso che tutto sia andato rovinato. Per le scatole con i saponi non mi preoccupo: il sapone liquido dovrebbe essere tutto in contenitori di plastica. Contiamo 35 scatole rovinate dall'acqua, ma non tutto è andato perso! Una scatola con 16 confezioni di 100 colori, ad esempio, non ha perso niente del suo contenuto. Discorso diverso per le scatole dei quaderni.... domani comincio ad aprire e selezionare. Questi pacchi di materiale scolastico saranno i primi da consegnare già alla scuola della missione di Bigene. Vi terrò aggiornati sulla distribuzione dei vari pacchi, statene certi.
Daniela (Foggia): “Piove sul bagnato! Ne faremo altri di container, forza e coraggio! L’importante è che stiate tutti bene!”.
26 luglio 2011
Oggi sono già tre anni di Guinea-Bissau. Il mio bilancio dopo tre anni? Sono all'inizio!
Fra altri tre anni, spero di potervi dire che ho fatto qualche passo….
La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
30 settembre 2011
6 settembre 2011
storie di Bigene 4: miracoli a Bigene
Domenica 4 settembre 2011. Uno dei giorni più belli della mia missione. Dopo la Messa nel villaggio di Barro, incontro una delegazione del villaggio di Saiam Balanta, guidata dal suo capovillaggio.
Aspettavo questo incontro. Ho fatto visita per la prima volta al loro villaggio solo pochi giorni fa, in compagnia di don Marco, Sergio e Francesco.
Il villaggio si trova a nord di Barro, su una delle tante stradine che portano verso la frontiera con il Senegal. È stato un incontro meraviglioso: tutti gli abitanti che erano in quel momento nel villaggio si erano riuniti sotto il grande mango. Un cerchio interno per noi ospiti, i nostri accompagnatori di Barro e gli uomini anziani del villaggio; un cerchio esterno, più grande, con i giovani, le donne, i bambini. È stato un incontro di prima conoscenza, nel quale mi sono presentato, ho spiegato che vengo ogni settimana a Barro per l’evangelizzazione; ho chiesto qualcosa su di loro, in particolare sui bambini: se si curano all’ospedale di Barro (qui, lo chiamano ospedale! Vi lavora un bravo infermiere che fa di tutto, con pochissimi attrezzi e qualche medicina), e dove vanno a scuola.
Mi hanno raccontato che avevano ricevuto una evangelizzazione iniziale, dieci anni fa, aiutati dalla missione di Ingoré. Ma è durata poco, non è continuata per mancanza di catechisti. Abbiamo terminato l’incontro con una preghiera: alcuni di loro ricordavano il segno della Croce e alcune parole del Padre Nostro. Prima di salutarci, un uomo anziano mi ha chiesto se la missione può aiutare il villaggio a costruire la scuola e organizzare le lezioni. I loro bambini vanno a scuola a Barro, facendo ogni giorno sette chilometri a piedi, oppure vanno a Sano 4, in Senegal, che è ancora più lontano. Ho assicurato che la missione risponderà a questa esigenza, si farà presente per offrire tutto l‘aiuto necessario. Ho chiesto che questa richiesta fosse discussa tra di loro in assemblea, per una verifica con tutti gli abitanti del villaggio, e poi avrei aspettato una loro visita a Barro, dove vado per la Messa domenicale. Nel mio cuore sentivo che non finirà così: se iniziamo la scuola, poi mi chiederanno anche l’evangelizzazione. Non sono mai io che mi offro di iniziare un’evangelizzazione, devono essere loro a chiedermelo, deve partire dal loro cuore!
Bene. Terminata la celebrazione, facciamo un piccolo cerchio, proprio attorno all’altare. Sono presenti anche alcuni responsabili della comunità di Barro. Da queste parti, tutte le cose importanti si fanno assieme, in cerchio, ascoltandosi vicendevolmente con calma e interesse. Il capovillaggio di Saiam Balanta prende la parola: “Ci siamo riuniti nel villaggio, e abbiamo tutti concordato che desideriamo riprendere le catechesi della Chiesa Cattolica. Se Padre Ivo e la missione di Bigene ci possono aiutare, noi vorremmo diventare cristiani”.
A sentire queste parole, il cuore mi scoppia di gioia! Per questo sono qui, per annunciare Cristo Signore! Concordo con loro che è necessaria un’altra mia visita nel loro villaggio, assieme alle suore e a qualche catechista. La loro domanda è enorme, e merita una risposta adeguata, in comunione con tutta la missione. Non mi dicono niente della scuola (che faremo comunque!), ma spostano il loro interesse verso la fede e la conoscenza di Dio.
Ma non finisce qui! All’incontro è presente anche un uomo che non conosco, del villaggio di Indjaf (tra Liman e Barro). Mi chiede di diventare cattolico (ha partecipato ad alcuni incontri della “Chiesa Nuova Apostolica”, una setta di origine brasiliana che ha qualche adepto in zona, ma è rimasto deluso dalle loro promesse non mantenute) e mi chiede anche di andare a incontrare la gente del suo villaggio, perché è sicuro che altre persone la pensano come lui. Indjaf è a un solo chilometro da Barro, potrebbe facilmente partecipare agli incontri di Barro. Domenica prossima mi fermerò a casa sua e ne riparleremo.
Ma ancora non finisce qui, cari amici! Nel pomeriggio vado a Liman: il villaggio ha organizzato una bella festa per inaugurare le nuove divise di calcio che sono arrivate per i suoi giovani da Foggia. Sono presenti tanti giovani dei villaggi vicini che mi salutano con tanta allegria. Li capisco: prima o poi, mi chiederanno di procurare le divise di calcio anche per loro!!!! Durante la partita (Liman contro una selezione dei villaggi confinanti), mentre i giovani di Liman fanno mostra orgogliosi delle nuove maglie color blu e bianco, con calzettoni rossi, si avvicina il capovillaggio di Sano 2. Avevamo visitato questo villaggio con gli amici di Foggia nello stesso giorno della visita a Saiam Balanta. Ma le persone presenti erano poche: il giorno prima erano avvenuti dei furti al villaggio di Sano 4, e i giovani avevano accompagnato gli uomini a visitare e consolare quelle persone che avevano subito i danni. Il capovillaggio si scusa per la sua assenza di quel giorno, e poi subito mi chiede di ritornare nel suo villaggio perché vogliono anche loro diventare cristiani!
Ma cosa sta succedendo a Bigene? Per me è un miracolo!!!! Questa gente vuole conoscere Gesù Cristo, ed io non ho ancora fatto niente per loro... Cari amici: questi sono veri miracoli. Non conoscono Gesù Cristo ma vogliono diventare cristiani. Non conoscono la Chiesa Cattolica e chiedono di fare il cammino della Chiesa Cattolica (espressione tipica della lingua criola). Non conoscono me, e mi chiedono di andare a trovarli. Questi sono miracoli. Questa gente ha un cuore puro, sereno, libero, nonostante le tante povertà che vive da sempre. E chiede di conoscere quel Dio che non comprende, ma che è già dentro il suo cuore. Penso che lo Spirito Santo stia compiendo la sua opera: non mi spiego come possa accadere questa santa epidemia tra i villaggi che chiedono di conoscere Cristo. Ho iniziato la catechesi a Barro lo scorso dicembre (erano seguiti da Ingoré, e poi per due anni sono rimasti privi dell’incontro settimanale). Poi il villaggio di Ponta Novo mi ha chiesto aiuto ed ho iniziato, da zero, la prima evangelizzazione da loro. Poi sono venuti a chiedermi la catechesi anche i villaggi di Sindjan, Massasu, Djebacunda e Liberté, e da marzo evangelizzo anche da loro, tutti assieme (i 4 villaggi sono abbastanza vicini). Adesso si aprono anche queste nuove prospettive di evangelizzazione. Che devo dire? “Grazie, Signore!”.
Aspettavo questo incontro. Ho fatto visita per la prima volta al loro villaggio solo pochi giorni fa, in compagnia di don Marco, Sergio e Francesco.
Il villaggio si trova a nord di Barro, su una delle tante stradine che portano verso la frontiera con il Senegal. È stato un incontro meraviglioso: tutti gli abitanti che erano in quel momento nel villaggio si erano riuniti sotto il grande mango. Un cerchio interno per noi ospiti, i nostri accompagnatori di Barro e gli uomini anziani del villaggio; un cerchio esterno, più grande, con i giovani, le donne, i bambini. È stato un incontro di prima conoscenza, nel quale mi sono presentato, ho spiegato che vengo ogni settimana a Barro per l’evangelizzazione; ho chiesto qualcosa su di loro, in particolare sui bambini: se si curano all’ospedale di Barro (qui, lo chiamano ospedale! Vi lavora un bravo infermiere che fa di tutto, con pochissimi attrezzi e qualche medicina), e dove vanno a scuola.
Mi hanno raccontato che avevano ricevuto una evangelizzazione iniziale, dieci anni fa, aiutati dalla missione di Ingoré. Ma è durata poco, non è continuata per mancanza di catechisti. Abbiamo terminato l’incontro con una preghiera: alcuni di loro ricordavano il segno della Croce e alcune parole del Padre Nostro. Prima di salutarci, un uomo anziano mi ha chiesto se la missione può aiutare il villaggio a costruire la scuola e organizzare le lezioni. I loro bambini vanno a scuola a Barro, facendo ogni giorno sette chilometri a piedi, oppure vanno a Sano 4, in Senegal, che è ancora più lontano. Ho assicurato che la missione risponderà a questa esigenza, si farà presente per offrire tutto l‘aiuto necessario. Ho chiesto che questa richiesta fosse discussa tra di loro in assemblea, per una verifica con tutti gli abitanti del villaggio, e poi avrei aspettato una loro visita a Barro, dove vado per la Messa domenicale. Nel mio cuore sentivo che non finirà così: se iniziamo la scuola, poi mi chiederanno anche l’evangelizzazione. Non sono mai io che mi offro di iniziare un’evangelizzazione, devono essere loro a chiedermelo, deve partire dal loro cuore!
Bene. Terminata la celebrazione, facciamo un piccolo cerchio, proprio attorno all’altare. Sono presenti anche alcuni responsabili della comunità di Barro. Da queste parti, tutte le cose importanti si fanno assieme, in cerchio, ascoltandosi vicendevolmente con calma e interesse. Il capovillaggio di Saiam Balanta prende la parola: “Ci siamo riuniti nel villaggio, e abbiamo tutti concordato che desideriamo riprendere le catechesi della Chiesa Cattolica. Se Padre Ivo e la missione di Bigene ci possono aiutare, noi vorremmo diventare cristiani”.
A sentire queste parole, il cuore mi scoppia di gioia! Per questo sono qui, per annunciare Cristo Signore! Concordo con loro che è necessaria un’altra mia visita nel loro villaggio, assieme alle suore e a qualche catechista. La loro domanda è enorme, e merita una risposta adeguata, in comunione con tutta la missione. Non mi dicono niente della scuola (che faremo comunque!), ma spostano il loro interesse verso la fede e la conoscenza di Dio.
Ma non finisce qui! All’incontro è presente anche un uomo che non conosco, del villaggio di Indjaf (tra Liman e Barro). Mi chiede di diventare cattolico (ha partecipato ad alcuni incontri della “Chiesa Nuova Apostolica”, una setta di origine brasiliana che ha qualche adepto in zona, ma è rimasto deluso dalle loro promesse non mantenute) e mi chiede anche di andare a incontrare la gente del suo villaggio, perché è sicuro che altre persone la pensano come lui. Indjaf è a un solo chilometro da Barro, potrebbe facilmente partecipare agli incontri di Barro. Domenica prossima mi fermerò a casa sua e ne riparleremo.
Ma ancora non finisce qui, cari amici! Nel pomeriggio vado a Liman: il villaggio ha organizzato una bella festa per inaugurare le nuove divise di calcio che sono arrivate per i suoi giovani da Foggia. Sono presenti tanti giovani dei villaggi vicini che mi salutano con tanta allegria. Li capisco: prima o poi, mi chiederanno di procurare le divise di calcio anche per loro!!!! Durante la partita (Liman contro una selezione dei villaggi confinanti), mentre i giovani di Liman fanno mostra orgogliosi delle nuove maglie color blu e bianco, con calzettoni rossi, si avvicina il capovillaggio di Sano 2. Avevamo visitato questo villaggio con gli amici di Foggia nello stesso giorno della visita a Saiam Balanta. Ma le persone presenti erano poche: il giorno prima erano avvenuti dei furti al villaggio di Sano 4, e i giovani avevano accompagnato gli uomini a visitare e consolare quelle persone che avevano subito i danni. Il capovillaggio si scusa per la sua assenza di quel giorno, e poi subito mi chiede di ritornare nel suo villaggio perché vogliono anche loro diventare cristiani!
Ma cosa sta succedendo a Bigene? Per me è un miracolo!!!! Questa gente vuole conoscere Gesù Cristo, ed io non ho ancora fatto niente per loro... Cari amici: questi sono veri miracoli. Non conoscono Gesù Cristo ma vogliono diventare cristiani. Non conoscono la Chiesa Cattolica e chiedono di fare il cammino della Chiesa Cattolica (espressione tipica della lingua criola). Non conoscono me, e mi chiedono di andare a trovarli. Questi sono miracoli. Questa gente ha un cuore puro, sereno, libero, nonostante le tante povertà che vive da sempre. E chiede di conoscere quel Dio che non comprende, ma che è già dentro il suo cuore. Penso che lo Spirito Santo stia compiendo la sua opera: non mi spiego come possa accadere questa santa epidemia tra i villaggi che chiedono di conoscere Cristo. Ho iniziato la catechesi a Barro lo scorso dicembre (erano seguiti da Ingoré, e poi per due anni sono rimasti privi dell’incontro settimanale). Poi il villaggio di Ponta Novo mi ha chiesto aiuto ed ho iniziato, da zero, la prima evangelizzazione da loro. Poi sono venuti a chiedermi la catechesi anche i villaggi di Sindjan, Massasu, Djebacunda e Liberté, e da marzo evangelizzo anche da loro, tutti assieme (i 4 villaggi sono abbastanza vicini). Adesso si aprono anche queste nuove prospettive di evangelizzazione. Che devo dire? “Grazie, Signore!”.
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