Italia, 29 agosto 2012
Carissimi amici,
Come molti di voi sapranno io sono in Italia e in questo momento sono in treno perché sto andando a Roma per incontrare il mio superiore generale del P.I.M.E. e alcuni amici . Ne approfitto per scrivere questa lettera e per stare con voi.
Tale desiderio è presente dentro di me già da qualche tempo, soprattutto da quando ho iniziato questo mio viaggio in Italia, il 12 agosto, e in aereo mi sono tornate in mente le parole della canzone “La strada” di Claudio Chieffo: “porto con me le mie canzoni e una storia incominciata… È veramente grande Dio, è grande questa nostra vita”. E cantando questa musica dentro di me, cambiavo la parola "canzoni" con la parola "amici", e così cantavo: porto con me i miei amici e una storia incominciata. Ciascuno di voi, anche se molte volte non lo riconosco per causa della mia distrazione e del mio chiudermi, è una canzone creata da Dio perché la mia vita diventi grande, questa è la ragione di questa lettera.
Rimaniamo sulla linea della musica. Domenica scorsa 26 agosto, stavo in un piccolo borgo di campagna nella valle Trebbia, Donceto, a pochi chilometri di Piacenza, nella casa di mio fratello Edoardo dove sta passando alcuni giorni di vacanza con la sua moglie e i suoi 4 figli, e stavo sul balcone pregando e ammirando la bellezza della natura che mi stava di fronte: i campi coltivati, alcuni verdi e alcuni gialli, e una montagna. All´improvviso a rompere il silenzio di quel paesaggio il suono delle campane della chiesa del paese vicino che mi ha fatto ricordare Neide, un´amica della parrocchia di Salvador che durante un incontro aveva detto che il suono delle campane non indicano l´orario ma la presenza di Dio nel nostro quartiere. Mi sono chiesto quali sono le vere campane della mia vita, sicuramente non quelle che rimangono appese nelle torre delle nostre chiese, ma invece quelle persone e quei fatti che mi richiamano alla dolce e fedele presenza di Gesù e in questo dialogo voglio raccontarvi alcune di queste campane che fanno della mia vita una sinfonia, una canzone: “Porto con me le mie canzoni e una storia incominciata, è veramente grande Dio è grande questa nostra vita”.
La prima campana si chiama Jaciara, una signora della parrocchia, che vive con il proprio nipote in una piccolissima e povera casa e di professione fa la collaboratrice domestica in una famiglia guadagnando 570 reais che in euro sono 230 al mese e 65 li dona per la parrocchia (a voi scoprire la percentuale). Un giorno dopo aver guardato alla televisione un documentario sulla chiesa in Etiopia e specialmente sulla situazione difficile di un sacerdote mi diceva: “P. Ignazio, desidero donare 100 reais al mese per quel sacerdote perché anche lui è mio fratello” in quell´istante Jaciara è diventata una campana suonata per Gesù, che mi ha fatto vibrare, e quel suono riverbera ancora nelle mie viscere, nelle mie vene e mi fa dire che cuore grande sia a livello di generosità ma anche di dimensioni, lei è un esempio evidente che la fede ci apre al mondo.
La seconda campana è don Emilio e c´è un momento particolare dove il suono di questa campana è evidente. È la domenica sera dove insieme condividiamo e giudichiamo i fatti della settimana partendo dall´amicizia con Gesù, per esempio qualche domenica fa (era il 5 agosto) mi sono riempito di ammirazione quando diceva di come molte volte noi cerchiamo la perfezione negli amici e non trovandola rimaniamo scandalizzati e invece diceva: “Gesù non fa così con noi, al contrario entra nella nostra imperfezione e ci abbraccia”. Durante queste cene diventa evidente una sua caratteristica che mi affascina che consiste nella sua passione per Gesù che lo porta a non perdere tempo, a cercare tutte le maniere per coinvolgere nuove persone. Una domenica sera sottolineavamo quanto nella nostra situazione siamo sollecitati a sfruttare al massimo la nostra fantasia per incontrare le persone, perché possa accadere l´incontro con Cristo.
A questo punto apro una lunga parentesi.
Tale creatività, alla quale siamo chiamati, mi ha spinto per esempio a decidere di non usare la macchina in parrocchia e andare a piedi ed è interessante di quanti incontri imprevisti accadono. Per esempio una domenica visitando la signora Jaciara (della quale vi ho parlato precedentemente) vengo a sapere che la notte prima avevano ammazzato il figlio di una signora che abitava là vicino e così ne approfitto e la vado visitare, entrando vedo questa mamma che sta annusando l´ultima maglietta che suo figlio aveva indossato e continuava a dirmi: “Padre, questo è il suo ultimo sudore” e da quel momento è nato un rapporto con lei.
Tale fantasia mi ha spinto a organizzare una festa per i bambini nel giorno di Pasqua, 7 aprile, alla quale abbiamo invitato un pagliaccio e anche in quell´occasione padre Emilio e io abbiamo percorso le strade del quartiere per invitare più ragazzi possibile. Dovevate proprio vedere, sembravamo due marines in azione …
Un altro frutto di tale fantasia è l'organizzazione una volta al mese i giochi dei bambini non più in parrocchia ma in una piazza pubblica del quartiere e questo è bello perché partecipano più bambini e si incontrano nuovi adulti come quel genitore che l´ultima volta, 11 agosto, si è alzato dalla sua sedia, stava bevendo birra, e si è messo a giocare con noi. Tale iniziativa indica di come Cristo non sta in una parte separata ma sta dentro alla vita, al quartiere questa è l´incarnazione, e ci porta a stare vicino al popolo.
Con questo desiderio siamo invitati a sottolineare le processioni come quella della festa della parrocchia, la domenica seguente della Pasqua, 15 aprile, durante la quale padre Emilio ha usato tutta la voce che aveva perché tutti anche i passanti potessero vedere che cosa stavamo celebrando. Quest´anno per la prima volta abbiamo fatto anche la processione del Corpus Domini, 7 giugno, è stato interessantissimo passare per le vie del quartiere con il Santissimo Sacramento. È stato bello vedere per esempio un uomo che stava bevendo e quando ha visto l´Eucaristia ha buttato fuori la sua birra e sul finire è accaduto un piccolo miracolo: una motocicletta per causa di un incidente sbanda e si ferma a pochi centimetri dalla processione, non vi dico il battito del mio cuore … penso proprio che Gesù ci abbia protetto.
Chiudo questa lunga parentesi.
Parlando dell´amicizia vorrei raccontarvi della terza campana che è Otoney, che ho già menzionato in altre lettere. È impressionante la passione che ha per il suo lavoro di avvocato (immaginate che coppia io prete e lui avvocato, chi è il più furbo tra noi due, a voi la scelta …), per la sua famiglia (ha tre bambini) per gli amici con i quali cerca la verità delle situazioni. Un giorno diceva durante un incontro (era il 31 luglio): “Il miglior amico è colui che il Signore ti pone a fianco e non quello che immagini tu”. Pensate che queste parole non escono dalla bocca di un sacerdote ma di un padre di famiglia, di un avvocato che tutti i giorni deve affrontare i suoi “problemi”.
Continuando su questa onda dell´amicizia, passiamo a Jean (quarta campana) che è un giovane di 17 anni il quale è cambiato partecipando alle vacanze degli studenti del movimento. Durante un pranzo con me e con altri studenti raccontava di come è stata significativa una gita nella quale il gruppo aveva perso il sentiero, così invece di camminare 4 ore ha camminato 9. Ci diceva che in quell´occasione aveva imparato che nella vita non possiamo dare per scontato niente e desiderare sempre qualcosa di grande, e alla sera di quello stesso giorno (quello della gita) ci raccontava di come ricevendo l´Eucaristia si era chiesto: “Ma chi sono io per meritare di incontrare Gesù”. Tale fatto diventa una campana che suona più forte se consideriamo il quartiere nel quale viviamo dove i giovani sono vittima della violenza. Veramente le campane di Cristo suonano forte anche dove risuona il suono dei proiettili.
Parlando dei giovani voglio citare la quinta campana che sono due sorelle Denise e Carla, quest´ultima cieca da quando aveva 9 anni, che stanno partecipando della cresima. È un vero spettacolo vedere in azione l´affetto che esiste tra le due, toccato con mano già nel primo incontro durante il quale avendo fatto una grande gaffe, avendo mostrato un video, e in quanto il documentario stava andando sentivo nell´oscurità una vocina, e per questo ho cercato di capire chi era e cosa vedo: Denise che spiegava le scene a Carla e quest´ultima partecipava come se stesse vedendo e era bello udire le sue risate quando c´erano scene comiche è proprio vero l´amore fa vedere anche nel buio. Dovete vedere anche la loro casa povera ma pulitissima.
Continuando su questo filone dei giovani desidero condividere una iniziativa che è iniziata per la disponibilità di una professoressa che si chiama Oliva, la sesta campana, la quale tutti i giovedì dalle quattro alle cinque gratuitamente aiuta alcuni ragazzi nello studio (per adesso sono tre). Un'altra novità di quest´anno è un pranzo che organizziamo una volta al mese di domenica durante il quale i “giovani” amici possono condividere le provocazioni che stanno vivendo. Durante uno di questi momenti una ragazza che si chiama Geisa raccontava di come la nostra amicizia l´aiuta a prendere sul serio esigenze profonde della vita che in altre parti verrebbero ignorate. Una volta avevo pronunciato la parola banale ma lei mi ha corretto dicendo nella vita niente è banale.
Prima ho parlato della professoressa Oliva, adesso vi parlo di sua sorella Barbara e del suo sposo Uelson i quali sono la settima campana. Hanno infatti deciso di sposarsi dopo 9 anni di convivenza. Il matrimonio l´ho celebrato il 14 luglio ed era evidente per il modo con il quale hanno partecipato alla celebrazione che quel avvenimento faceva parte di un cammino di conversione iniziato qualche mese fa´. Sono veri amici. Con loro e con altre persone abbiamo organizzato il 16 giugno una festa popolare con quasi 500 persone.
Tra le campane non posso non ricordare il signor João, 92 anni, l´ottava campana, che il primo venerdì del mese aspetta di ricevere la comunione e tutte le volte mi accoglie con una grande festa preparando anche un buon pranzetto dicendo che quella è la sua visita più importante perché riceve la confessione e l´eucaristia.
Un'altra campana è la signora Antonia, responsabile di una cappella della parrocchia che una sera, durante un incontro, diceva di come affrontando alcune difficoltà incontrate nella festa della comunità le ha offerte a Gesù. Come lei ci sono altre nella parrocchia …
La decima campana sono le suore di Madre Teresa che ho citato nell´ultima lettera e vi racconto un fatto interessante. Un giorno mi chiamano dicendo che c´era un ragazzo ammalato di cancro che si doveva battezzare urgentemente in ospedale e di fronte a una richiesta simile difficilmente mi faccio indietro perciò avevo cambiato tutto il programma di quel giorno a tal punto che non avevo pranzato. Andiamo insieme all´ospedale che non era vicino, facciamo un “casino” per entrare e finalmente arriviamo alla stanza dell´ammalato e cosa vedo il giovane in piedi giocando; dentro di me è sorto un nervosismo, naturalmente battezzo il giovane ma appena usciti dall´ospedale mi sono sfogato con quelle due povere suore indiane che di fronte alla mia rabbia erano diventate bianche, perché gli dicevo che non potevano trattarmi in quel modo. Ma cosa è accaduto … Il giorno dopo mi hanno chiamato avvisandomi che durante la notte il giovane era morto, non vi dico cosa ho provato dalla rabbia del giorno prima sono passato alla gratitudine per la loro perseveranza, veramente la vita non appartiene a noi, sempre dobbiamo essere disponibili a essere strumenti della grazia di Dio.
E adesso passiamo all´ultima campana che è il nostro cuore che io chiamo “nostalgia di Gesù“. In questi ultimi mesi sto provando questa nostalgia che consiste nella sete di Lui e concretamente si esprime per esempio nel mio risveglio. Subito prima di fare qualsiasi cosa infatti mi rivolgo a Cristo con l´Angelus, con altre preghiere, con l´adorazione eucaristica, iniziando il giorno cercando la Sua presenza, sentendo il suo dolce abbraccio che si manifesta donandomi un nuovo giorno. Iniziando così posso riconoscere con facilità tutte le altre campane che formano la grande sinfonia della vita. E molte volte tale sinfonia si realizza sotto un bellissimo arcobaleno che per me è suggestivo perché nella Bibbia esso rappresenta l´alleanza di Dio con il popolo di Israele.
Cari amici è giunta l´ora di terminare questo duetto tra me e voi per dare spazio ad altri brani della grande sinfonia della vita ringraziando per la vostra attenta disponibilità nei miei confronti. Vi chiedo inoltre preghiere perché abbia il coraggio di non seguire i miei sogni ma seguire il suono delle varie campane che il Signore pone nella mia vita per far parte della sua sinfonia.
Un sincero abbraccio
In Cristo
P. Ignazio
Nessun commento:
Posta un commento