ELENCO DEGLI OPERATORI PASTORALI VESCOVI, SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE E LAICI, UCCISI NELL’ANNO 2010
“Il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo”
Papa Benedetto XVI, 26 dicembre 2010)
GLI OPERATORI PASTORALI UCCISI NELL’ANNO 2010
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Come è consuetudine, l’Agenzia Fides pubblica alla fine dell’anno l’elenco degli operatori pastorali che hanno perso la vita in modo violento nel corso degli ultimi 12 mesi. Secondo le informazioni in nostro possesso, nell’anno 2010 sono stati uccisi 23 operatori pastorali: 1 Vescovo, 15 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 2 seminaristi, 3 laici.
Analizzando l’elenco per continente, anche quest’anno figura al primo posto, con un numero estremamente elevato, l’AMERICA, bagnata dal sangue di 15 operatori pastorali: 10 sacerdoti, 1 religioso, 1 seminarista, 3 laici. Segue l’ASIA, con 1 Vescovo, 4 sacerdoti e 1 religiosa uccisi. Infine l’AFRICA, dove hanno perso la vita in modo violento un sacerdote ed un seminarista.
Il conteggio di Fides non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. Non usiamo di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimone”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che, nella maggior parte dei casi, si riescono a raccogliere sulla loro vita e perfino sulle circostanze della loro morte. A tale proposito registriamo, nell’anno che si conclude, l’apertura del processo di beatificazione del sacerdote Fidei donum don Daniele Badiali, originario della diocesi di Faenza (Italia), ucciso in Perù nel 1997, e la beatificazione del polacco p. Jerzy Popieluszko, martire, ucciso in odio alla fede il 20 ottobre 1984 nei pressi di Wroclawek, in Polonia.
Il martirio è “una forma di amore totale a Dio”, si fonda “sulla morte di Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla croce affinchè noi potessimo avere la vita”, e la forza per affrontarlo viene “dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa, e così al mondo” (Benedetto XVI, udienza generale 11 agosto 2010).
Le scarne note biografiche di questi fratelli e sorelle uccisi ci fanno comprendere come abbiano offerto tutta la loro vita, quasi sempre nel silenzio e nell’umiltà del lavoro quotidiano, “per amore a Cristo e alla Chiesa, e così al mondo”. Il loro impegno radicale e totale era l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, fatto non solo a parole ma con la testimonianza della propria vita, in situazioni di sofferenza, di povertà, di tensione, di violenza… senza discriminazioni di alcun tipo, ma con l’unico obiettivo di rendere concreto l’amore del Padre e promuovere l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio.
Alcuni sono stati vittime di quella violenza che combattevano o della disponibilità ad aiutare gli altri nelle piccole difficoltà quotidiane, mettendo in secondo piano la propria sicurezza. Anche quest’anno molti sono stati uccisi in tentativi di rapina o di sequestro finiti male, sorpresi nelle loro abitazioni da banditi alla ricerca di tesori immaginari. Altri ancora sono stati eliminati solo perché nel nome di Cristo opponevano l’amore all’odio, la speranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso.
“Il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo” ha detto Papa Benedetto XVI (Angelus del 26 dicembre 2010), ricordando come “la terra si è macchiata di sangue” in diverse parti del mondo, colpendo persino le comunità cattoliche riunite in preghiera nei luoghi di culto. A questo elenco provvisorio stilato annualmente dall’Agenzia Fides, deve quindi essere sempre aggiunta la lunga lista dei tanti di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche con la vita la loro fede in Cristo. Si tratta di quella “nube di militi ignoti della grande causa di Dio” - secondo l’espressione di Papa Giovanni Paolo II - a cui guardiamo con gratitudine e venerazione, pur senza conoscerne i volti, senza i quali la Chiesa e il mondo sarebbero enormemente più poveri.
PANORAMA DEI CONTINENTI
AMERICA
In America sono stati uccisi 15 operatori pastorali: 10 sacerdoti, 1 religioso, 1 seminarista, 3 laici. Sono stati uccisi in Brasile (5), Colombia (3), Messico (2), Perù (2), Venezuela, Haiti, Ecuador.
In Brasile, che anche quest’anno conta il maggior numero di operatori pastorali uccisi, hanno trovato la morte Don Dejair Gonçalves de Almeida e il laico Epaminondas Marques da Silva, aggrediti nella canonica da banditi in cerca di denaro; Don Rubens Almeida Gonçalves, assassinato nella sua parrocchia probabilmente per un diverbio con una persona a cui avrebbe negato l’affitto della sala parrocchiale; il seminarista Mario Dayvit Pinheiro Reis, ucciso da rapinatori che volevano impossessarsi della sua automobile; Don Bernardo Muniz Rabelo Amaral, aggredito da un uomo a cui aveva dato un passaggio.
In Colombia hanno trovato la morte Don Román de Jesús Zapata, ucciso durante la notte nella canonica della sua parrocchia; Don Herminio Calero Alumia, morto durante una discussione ad un posto di blocco della polizia; Luis Enrique Pineda, coadiutore salesiano, che è stato derubato e poi accoltellato.
In Messico sono morti Don José Luis Parra Puerto, assassinato dopo essere stato derubato del furgoncino su cui viaggiava; Don Carlos Salvador Wotto, trovato nella sua parrocchia imbavagliato e legato, con bruciature di sigaretta sulle braccia e segni di tagli in diverse parti del corpo.
In Perù sono stati vittime di malviventi entrati nel convento per rubare Fra Linán Ruiz Morales, OFM, ed il suo collaboratore, Ananias Aguila: il corpo del primo è stato rinvenuto nella sua camera da letto, messa a soqquadro, il secondo nella cucina a fianco della chiesa, dove c'è la mensa per i poveri.
In Venezuela ha trovato la morte Don Esteban Robert Wood: l'omicidio è stato attribuito ad una rapina perpetrata da sconosciuti e finita con l'assassinio. In Ecuador il corpo del missionario polacco P. Miroslaw Karczewski è stato rinvenuto nella canonica della sua parrocchia, con ferite sul collo e su altre parti del corpo. Dopo averlo ucciso, colpendolo con un grande crocifisso, i malviventi hanno rubato cellulare e computer. Ad Haiti l’operatore della Caritas Julien Kénord, è stato ucciso in seguito ad un tentativo di rapina. Aveva infatti appena riscosso un assegno in una banca locale, quando è stato aggredito a colpi di arma da fuoco da sconosciuti.
ASIA
Nel 2010 si registrano in Asia 6 operatori pastorali uccisi: 1 Vescovo, 4 sacerdoti, 1 religiosa. Hanno trovato la morte in Iraq (2), Cina (2), India, Turchia.
In Turchia è stato assassinato a coltellate dal suo autista, mentre era nella sua abitazione a Iskenderun, Sua Ecc. Mons. Luigi Padovese, Vicario apostolico dell'Anatolia e Presidente della Conferenza Episcopale Turca. In Iraq Don Wasim Sabieh e Don Thaier Saad Abdal sono rimasti uccisi durante l’ attentato nella Cattedrale siro-cattolica di Bagdad, che ha causato decine di morti e feriti fra i fedeli che erano riuniti per la Santa Messa domenicale.
In Cina Don Joseph Zhang Shulai, vicario generale della diocesi di Ningxia, e Suor Maria Wei Yanhui, della stessa diocesi, sono stati uccisi nella Casa per anziani a Wuhai, distretto di Wuda, nella Mongolia interna, da un laico che si era voluto vendicare in quanto era stato licenziato.
In India Don Peter Bombacha è stato assassinato da sconosciuti nell’ashram da lui fondato a Baboola, a circa un chilometro dalla residenza del Vescovo di Vasai, antico centro abitato vicino a Mumbai (India). Il suo corpo era in un lago di sangue, aveva una corda al collo e un paio di forbici infilzate nella gola.
AFRICA
Un sacerdote ed un seminarista sono rimasti uccisi in Africa, entrambi nella Repubblica Democratica del Congo. Don Christian Bakulene stava tornando, insieme ad un amico, nella sua parrocchia nel nord Kivu quando due uomini armati, in uniforme militare, lo hanno bloccato e ucciso dopo aver sottratto il denaro al suo amico. Il seminarista gesuita di nazionalità togolese, Nicolas Eklou Komla, è stato ucciso alla periferia della capitale, Kinshasa, mentre stava rientrando allo scolasticato con alcuni amici. Un uomo armato e mascherato li ha fermati, probabilmente per rapinarli, e nella discussione che ne è nata il bandito ha sparato alcuni colpi di arma da fuoco che hanno colpito a morte il seminarista.
CENNI BIOGRAFICI E CIRCOSTANZE DELLA MORTE
Don José Luis Parra Puerto, 50 anni, è stato assassinato in Messico il 17 febbraio 2010, mercoledì delle ceneri, dopo essere stato derubato del furgoncino su cui viaggiava. Padre José Luis Parra e un suo accompagnatore sono stati costretti da alcuni sconosciuti a uscire da un negozio dove si trovavano. Durante l’aggressione il sacerdote è stato ferito alla testa, subito dopo i malviventi hanno portato via il furgoncino con il sacerdote ferito, mentre l'accompagnatore è stato fatto scendere, così ha chiesto aiuto alle forze di sicurezza. Il cadavere di don Parra Puerto è stato rinvenuto all'interno del furgoncino in località Netzahualcóyotl. Originario di Merida, era vicario della Chiesa del Sagrario Metropolitano di Città del Messico e Cappellano dei Cavalieri di Colombo. Mons. Antonio Ortega Franco, Vescovo ausiliare dell'Arcidiocesi di Mexico, durante l'omelia ai funerali ha ricordato don José Luis Parra come un sacerdote esemplare e un buon samaritano, che per tutta la sua vita si è dedicato a costruire con gli altri sacerdoti un progetto vivo di pastorale sociale.
Don Dejair Gonçalves de Almeida, 32 anni, è morto martedì 16 marzo 2010 alle ore 7 del mattino presso l'Ospedale San Giovanni Battista a Volta Redonda, circa 80 km da Rio de Janeiro (Brasile), per le conseguenze di una aggressione. Domenica 14 marzo, il sacerdote era stato aggredito mentre tornava a Volta Redonda dalla Comunità ecclesiale “Signore Buon Gesù”, nel quartiere Agua Limpa. Insieme a lui era l'ex-seminarista Epaminondas Marques da Silva, 26 anni, che è morto colpito alla testa. Secondo le informazioni della Diocesi di Barra do Pirai a Volta Redonda, padre Dejair e Epaminondas erano stati rapiti e portati in canonica nelle prime ore di domenica 14 marzo. I rapitori volevano soldi e, poiché non hanno trovato nulla, hanno colpito alla testa i due. L'ex seminarista è morto all'istante e il sacerdote ha subito un intervento chirurgico, cui però non è sopravvissuto. L'ex seminarista era stato coordinatore della Comunità Ecclesiale di Santa Cruz. Padre Dejair Gonçalves de Almeida era nato ad Arantina (MG), era Cancelliere della Diocesi e assessore dell'Apostolato Diocesano della Preghiera. Aveva svolto il ministero sacerdotale nella zona Nostra Signora delle Grazie, aveva servito otto Comunità Ecclesiali.
Sabato 20 marzo 2010, Luis Enrique Pineda, coadiutore salesiano dell’Ispettoria “San Pietro Claver” di Colombia-Bogotá (COB), è stato assassinato nella capitale, Bogotà, alle 8 di sera. Mentre si recava a far visita ai suoi familiari è stato aggredito da tre malfattori che lo hanno derubato e poi accoltellato, lasciandolo a terra. Nonostante le ferite, è riuscito a fermare un taxi e a chiedere di essere portato al pronto soccorso dove poi è deceduto. Luis Enrique Pineda era nato il 24 maggio 1953 ad Otanche–Boyacá, ed aveva emesso la prima professione religiosa a Rionegro, Antioquia, il 24 gennaio 1977. Per essere professionalmente competente e mettersi al servizio dei giovani, si era laureato in Psicologia. E’ stato autore di varie ricerche e di studi da lui realizzati per aiutare i ragazzi ad elaborare un progetto di vita coerente.
Il corpo senza vita di don Román de Jesús Zapata, colombiano, è stato trovato il 24 marzo 2010 nella canonica della parrocchia della giurisdizione di Currulao, a Turbo, a circa 500 km dalla capitale, Bogotà, dove era parroco. Il sacerdote diocesano, 51 anni, è stato trovato nel bagno, con le mani legate e con metà del corpo coperta da un lenzuolo, il che fa presumere alle autorità che sia morto per asfissia. Secondo i familiari, il religioso non aveva ricevuto minacce di morte. Il corpo senza vita del sacerdote è stato trovato dalla donna incaricata di suonare le campane, che non lo aveva visto arrivare per la Messa del mattino ed era andata a cercarlo.
Il sacerdote di origine statunitense p. Esteban Robert Wood, 68 anni, parroco della Parrocchia “Sagrada Familia” a Puerto Ordaz, è stato assassinato la sera di mercoledì 28 aprile 2010 presso la casa parrocchiale nel quartiere Unare, a Puerto Ordaz, nello stato di Bolivar, in Venezuela. Il sacerdote era originario di Vancouver, nello stato di Washington (Stati Uniti d'America) ed ha vissuto più di 23 anni in Venezuela. Uno degli operai che lavorano in parrocchia ha trovato il sacerdote morto, con delle ferite provocate da un coltello. Sia il Vescovo che la stampa locale attribuiscono l'omicidio a una rapina perpetrata da sconosciuti e finita con l'assassinio del sacerdote. Chi lo ha conosciuto ricorda p. Wood come “una persona eccellente e molto umile”, “impegnato per la comunità e lavorava molto, anche per i progetti di Ciudad Guayana”. Poche settimane prima dell’atto criminiale aveva iniziato una “Campagna per la difesa della Vita e della Pace”, contro quella violenza di cui è stato vittima.
P. Peter Bombacha, 74 anni, è stato assassinato da sconosciuti nella notte del 28 aprile 2010 nell’ashram da lui fondato a Baboola, a circa un chilometro dalla residenza del Vescovo di Vasai, antico centro abitato vicino a Mumbai (India). Il corpo di p. Peter era in un lago di sangue, aveva una corda al collo e forbici infilzate nella gola. Secondo il Vescovo, Mons. Felix Machado, “P. Peter aveva creato e gestiva, grazie alla collaborazione di alcuni laici, una casa di recupero per alcolisti. Era originario di Vasai e veniva da una comunità di pescatori: per questo il suo nome era ‘Pietro’. Era ben voluto e stimato da tutti. Non abbiamo idea dei motivi dell’assassinio: forse un furto o forse qualcuno ce l’aveva con lui” dice il Vescovo, escludendo la pista delle violenze dei fondamentalisti indù: “Non pensiamo a gruppi estremisti indù. Prima di tutto perché in questa zona non ve ne sono. Anzi, le relazioni con la comunità indù sul territorio sono ottime. Molti fedeli indù sono venuti oggi a manifestare sconcerto e solidarietà”.
Padre Rubens Almeida Gonçalves, 35 anni, è stato assassinato mentre si trovava nella sua parrocchia di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione, nella città di Campo Belos (GO), diocesi brasiliana di Porto Nacional. Secondo la ricostruzione, padre Rubens de Almeida Gonçalves è stato colpito a morte con un colpo di pistola sparato alla testa il 20 maggio ed è spirato il giorno dopo a Brasilia, dove era stato ricoverato. Sercondo alcuni testimoni all’origine del delitto ci sarebbe la richiesta di affitto della sala parrocchiale che il sacerdote avrebbe negato all’uomo che poi gli ha sparato uccidendolo. Noto per il suo impegno tra i poveri e gli emarginati “p. Rubens è morto nel pieno esercizio del suo ministero sacerdotale, che è sempre stato segnato dallo zelo missionario e dalla fede nel Cristo risorto. Tutte le comunità per le quali egli ha lavorato, hanno offerto la loro testimonianza sull'impegno appassionato con cui ha esercitato la sua missione di evangelizzazione” afferma la nota firmata da P. Paulo Sérgio Maya Barbosa, Cancelliere della Curia Diocesana.
Sua Ecc. Mons. Luigi Padovese, Vicario apostolico dell'Anatolia e Presidente della Conferenza Episcopale Turca, è stato assassinato a coltellate dal suo autista nella sua abitazione a Iskenderun (Turchia), il 3 giugno 2010. Nato a Milano il 31 marzo del 1947, Padovese era entrato nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini il 3 ottobre 1964. Ordinato sacerdote il 16 giugno 1973, era stato professore titolare della cattedra di Patristica alla Pontificia Università dell'Antonianum e per sedici anni direttore dell'Istituto di Spiritualità nella medesima università. Ha ricoperto una cattedra anche alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Accademia Alfonsiana. Per 10 anni è stato poi visitatore del Collegio Orientale di Roma per la Congregazione delle Chiese Orientali. L’11 agosto 2004 era stato nominato Vicario apostolico dell'Anatolia e consacrato Vescovo.
Il Seminarista Mario Dayvit Pinheiro Reis, 31 anni, dell’Arcidiocesi di Sao Luis (Brasile), è stato ucciso nella capitale la sera del 4 luglio 2010, colpito da un proiettile che lo ha raggiunto all’addome. Intorno alle ore 20,30 si trovava di fronte alla abitazione della famiglia, in macchina con sua nonna, quando è stato avvicinato da due rapinatori, che li hanno costretti ad uscire fuori dalla macchina. Dopo aver consegnato le chiavi, all’improvviso è stato raggiunto dal colpo di arma da fuoco sparato da uno dei malviventi che gli ha reciso l’aorta e raggiunto un polmone. Trasportato in ospedale, è morto intorno alle 21,30. Studente del quarto anno di teologia, sarebbe stato ordinato diacono l’anno prossimo ed avrebbe dovuto recarsi in Francia per gli studi biblici. Durante la messa funebre, l’Arcivescovo José da Silva Belisario, nella sua omelia ha sottolineato che pur essendo ancora piuttosto giovane, Mario ha dato una vera testimonianza di fede e di impegno per il sacerdozio, e attendeva con grande trepidazione l’ordinazione diaconale.
Don Joseph Zhang Shulai, 55 anni, vicario generale della diocesi di Ningxia, e suor Maria Wei Yanhui, 32 anni, della stessa diocesi, sono stati uccisi nella Casa per anziani a Wuhai, distretto di Wuda, nella Mongolia interna. I loro corpi sono stati trovati la mattina del 6 luglio 2010 dal personale della casa: non avendoli visti arrivare per la Santa Messa, sono andati a cercarli nelle loro stanze e li hanno trovati in un lago di sangue. Il corpo del sacerdote, trovato nella sua stanza al piano terreno, presentava numerose ferite da arma da taglio e c’erano evidenti i segni di una lotta, mentre la suora è stata uccisa nella sua camera al piano superiore, con un solo fendente, al petto. La religiosa era la direttrice della Casa per anziani, che accoglie una sessantina di persone, uomini e donne. La polizia ha arrestato nei giorni seguenti l’assassino: un laico che era stato licenziato dalla Casa per anziani e per questo si era voluto vendicare.
Don Carlos Salvador Wotto, 83 anni, parroco della chiesa di Nuestra Señora de las Nieves, nello stato di Oaxaca al sud del Messico, è stato trovato morto nella sua parrocchia la sera del 28 luglio 2010. Il sacerdote era stato imbavagliato e legato, aveva bruciature di sigaretta sulle braccia e segni di tagli su diversi parte del corpo, ma la morte è avvenuta per soffocamento perché aveva una busta di plastica sul viso. Il sagrestano della parrocchia, scoperto il corpo, ha chiamato un’ambulanza, ma i soccorsi sono stati inutili perché il parroco era già morto. La città di Oaxaca è spesso scenario di scontri delle diverse bande tra i cartelli del narcotraffico e le autorità statali del Messico.
In una situazione molto confusa è morto il sacerdote Herminio Calero Alumia, 36 anni, nativo di Buenaventura, parroco della chiesa di Santiago de la Atalaya, nella città di Bosa (Colombia). L'incidente è avvenuto intorno alle 03.00 di venerdì 20 agosto 2010 sulla strada tra Bogotà e Soacha, nella zona chiamata Quintanares. Ci sono diverse versioni del fatto, secondo alcune fonti il sacerdote viaggiava in un taxi con altre persone, quando il veicolo è stato fermato ad un posto di blocco della polizia ed è nato un diverbio tra una delle persone e un agente di polizia, l'agente ha tirato fuori la pistola ed è partito un colpo accidentalmente, che ha ucciso il sacerdote all'istante. Secondo altre versioni, gli uomini che viaggiavano con il sacerdote erano ubriachi, e nel tafferuglio seguito al controllo della polizia hanno cercato di aggredire l'agente e rubargli la pistola quando è accaduto il tragico evento. Padre Reynaldo Vargas, Cancelliere della diocesi di Soacha, ha ricordato che padre Calero era “un uomo molto tranquillo”.
Fra Linán Ruiz Morales, OFM, 80 anni, è stato trovato morto la mattina di venerdì 27 agosto 2010 nella sua camera da letto, situata al primo piano del convento di San Francisco, ubicato nel centro della capitale peruviana, con una serie di tagli sul collo. Il corpo del suo collaboratore, Ananias Aguila, 26 anni, è stato trovato nella cucina a fianco della chiesa, dove c'è una mensa per le persone bisognose, anch’egli colpito da numerose coltellate. Secondo il rapporto della polizia, quando i delinquenti sono entrati nella casa parrocchiale molto probabilmente il sacerdote si è accorto della loro presenza, la stanza del sacerdote infatti era a soqquadro e la cassaforte aperta e vuota. Padre Ruiz, di nazionalità portoricana, nel 1978 giunse in Perù a proporre il Movimento "Encuentros de Promoción Juvenil" ai giovani, un tipo di pastorale giovanile che lo fece conoscere ed amare da molti giovani dell'Arcidiocesi di Lima. Negli ultimi anni si era dedicato in particolare ai più poveri: la mensa della quale era incaricato dava da mangiare a 1.200 fra bambini e anziani molto bisognosi che venivano da diverse parti della città.
Julien Kénord, 27 anni, operatore della Caritas svizzera, è stato ucciso a Port-au-Prince, la capitale di Haiti, l’8 ottobre 2010, in seguito ad un tentativo di rapina. Aveva infatti appena riscosso un assegno di 2.000 dollari in una banca locale, quando è stato aggredito a colpi di arma da fuoco da sconosciuti mentre era nella sua macchina. Trasportato in ospedale, è morto poco dopo a causa delle ferite riportate. La Segretaria generale di Caritas Internationalis, Lesley-Anne Knight, ha affermato che era “un collaboratore molto leale e dedito al suo lavoro. Aveva aiutato le vittime del terremoto a ricostruire la loro vita”. La Caritas lavora ad Haiti da molto tempo, e subito dopo la tragedia del terremoto del 12 gennaio 2010 ha fornito viveri, acqua, medicine, assistenza sanitaria e sostegno alla popolazione disastrata. Julien aveva perso la sorella nel terremoto del 12 gennaio.
D. Wasim Sabieh e d. Thaier Saad Abdal, sono rimasti uccisi la sera del 31 ottobre 2010 durante il gravissimo attentato compiuto nella Cattedrale siro-cattolica di Bagdad, che ha causato decine di morti e feriti fra i fedeli che erano riuniti per la Santa Messa domenicale. Un terzo sacerdote è rimasto gravemente ferito. Secondo il racconto dei testimoni, p. Thaier ha detto ai terroristi che hanno fatto irruzione in chiesa: “uccidete me, non questa famiglia con bambini” facendo loro scudo col suo corpo. I due sacerdoti morti, nemmeno trentenni, erano molto attivi nell’apostolato biblico, nel dialogo interreligioso e nella carità. P. Thaier era responsabile di un Centro di Studi Islamici, mentre p. Wasim era molto impegnato nell’aiuto alle famiglie povere.
Don Christian Bakulene, parroco di Saint Jean-Baptiste de Kanyabayonga a sud di Butembo, nel territorio di Lubero, nel nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, è stato assassinato l’8 novembre 2010. Il sacerdote stava tornando in motocicletta, insieme ad un amico, nella sua parrocchia quando, all’altezza del villaggio di Mapere, due uomini armati, in uniforme militare, lo hanno bloccato. Il malfattore in uniforme ha domandato: “Chi di voi è il parroco”. Don Bakulene ha risposto “Sono io”. Dopo aver sottratto del denaro all’accompagnatore del sacerdote, il bandito ha ucciso con diversi colpi don Bakulene. Prima della moto di don Bakulene, l’assassinio aveva fermato altre motociclette, e agli occupanti era stata rivolta la stessa domanda: “sei tu il prete?”. Si tratterebbe dunque di un omicidio mirato, mascherato da rapina di strada degenerata in assassinio.
Don Bernardo Muniz Rabelo Amaral, 28 anni, viceparroco nella città di Humberto de Campos (Brasile), è morto verso le 21 di sabato 20 novembre 2010 nell’ospedale della città, dove era stato trasportato in seguito all’aggressione di un uomo a cui aveva dato un passaggio sulla sua automobile. Il sacerdote è stato raggiunto al collo e al torace da alcuni colpi di arma da fuoco sparati dal malvivente che si è poi impossessato del veicolo, di più di 400 dollari brasiliani e del telefono cellulare del sacerdote. Quando è stato soccorso, il sacerdote era ancora cosciente. Portato all'ospedale, non ha resistito alla gravità delle ferite. Quinto di sei fratelli, era stato ordinato sacerdote il 5 settembre di quest'anno.
Il seminarista gesuita di nazionalità togolese, Nicolas Eklou Komla, è stato ucciso domenica 5 dicembre 2010 sulla strada Belair di Mont Ngafula, alla periferia di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo. Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, il seminarista stava rientrando a piedi con alcuni colleghi allo scolasticato gesuita “St Pierre Canisius” di Kimwenza, quando un uomo armato e mascherato ha bloccato il loro cammino, probabilmente per rapinarli. Ne è una nata una discussione che è presto degenerata: il bandito ha sparato alcuni colpi di arma da fuoco che hanno colpito il seminarista, che è deceduto alcune ore dopo. Nicolas Eklou Komla era nato il 4 giugno 1985 in Togo, ed era entrato nella Compagnia di Gesù il 7 ottobre 2008. Aveva emesso i primi voti il 2 ottobre 2010. Nicolas Eklou Komla era giunto nella RDC due mesi fa per studiare filosofia.
P. Miroslaw Karczewski, 45 anni, polacco, sacerdote dei Frati Minori Conventuali (OFM conv), è stato ucciso nel pomeriggio di lunedì 6 dicembre 2010 nella canonica della parrocchia di Sant'Antonio da Padova a Santo Domingo de Los Colorados (Ecuador), nella parte nord del paese, a circa 300 km da Quito. Il sacerdote, che da cinque anni svolgeva il suo ministero presso questa parrocchia, doveva celebrare la Messa alle ore 19, ma non si è presentato, così i parrocchiani sono andati a cercarlo a casa, e lo hanno trovato morto, con ferite sul collo e su altre parti del corpo. Dopo averlo ucciso, colpendolo con un grande crocifisso, i malviventi hanno rubato cellulare e computer del sacerdote. La polizia ha riferito che il sacerdote era già stato aggredito un anno fa, in casa sua, e aveva visto in faccia i criminali che avevano minacciato di ucciderlo se li avesse denunciati.
30 dicembre 2010
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