La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

31 gennaio 2011

storie da Bigene 1: mamma Maria

Cari familiari, amici e conoscenti che seguite il mio blog dalla missione di Bigene (Guinea-Bissau): oggi inizio un modo nuovo di comunicare la mia missione. Su facebook sto per essere bloccato (sono regole interne a questo sistema di comunicazione molto buono, ma anche molto riduttivo: a qualcuno non piace tutto quello che scrivo, e allora segnala il mio nome come persona che scrive cose immorali (!) e facebook blocca il mio account).
Come posso continuare a comunicare la bellezza di questa missione? Ecco la risposta: il blog già esiste, e nessuno lo può bloccare! Inserisco brevi condivisioni in tempo reale (per quanto mi è possibile) su singoli episodi che vivo nelle mie giornate. Poi potrei riunire i singoli episodi in un unico capitolo del mio diario, in modo da conservarli con più ordine.
Su facebook la condivisione è facile da inserire, ma anche nel blog si possono inserire le condivisioni dei singoli lettori, e continuare ad arricchirci reciprocamente.
Affido questa nuovo modo di comunicazione alla protezione di San Giovanni Bosco: un uomo così completo nella sua missione da far paura! Educatore dei giovani, missionario verso terre lontane, anche giornalista e scrittore! Affido proprio a lui, di cui oggi facciamo memoria nella Chiesa, questo mio piccolo desiderio di continuare a comunicare con voi, e sono certo che don Bosco ci aiuterà!

Il titolo delle mie brevi comunicazioni è “storie da Bigene”. Non sono un giornalista, e non so nemmeno scrivere bene, quindi sono ben consapevole che tutto quello che scrivo ha tantissimi limiti, errori, mancanze, omissioni… Quello che scrivo è quello che vedo, che sento, che intuisco. Piccole storie di gioia, di dolore, di speranze, di vita. Storie vere che tocco con le mie mani, che vedo con i miei occhi, che sento con il mio cuore.
Buona lettura

Bigene, 31 gennaio 2011, San Giovanni Bosco.



Mamma Maria


La mamma del villaggio di Mambuloto non riesce a partorire: il marito corre a Talicò, per cercare aiuto. Uno degli uomini che partecipa alla catechesi mi telefona: “Vieni Padre, vieni subito”. Lascio tutto e di corsa mi avvio al villaggio: sono solo dieci chilometri, ma ci vuole quasi un’ora di macchina. Al villaggio tutti sanno che sto arrivando, e hanno fatto spazio tra gli arbusti per arrivare con segezia vicino alla casa dove aspetta la mamma, e tante donne con lei. Poi ripartiamo piano piano: il papà accanto a me, la mamma stesa sul sedile posteriore con la testa sulle ginocchia di sua sorella e i piedi fuori dal finestrino. Altre donne si sono sedute nel vano aperto per i bagagli. Un viaggio in totale silenzio, rotto solo dalle grida della mamma. Vorrei fare qualcosa, ma non so proprio cosa fare, oltre a cercare di guidare con molta calma a ogni buca, per non aumentare il dolore fisico della povera donna. In questi momenti (non è la prima volta) non riesco a essere sereno: penso a quante persone si lamentano di tutto e di tutti… vorrei che ascoltassero cosa è il dolore, cosa è la vita che ti scappa dalle mani e non puoi fare niente di niente.

Arriviamo a Bigene in questo silenzio: anche i bambini, che sempre mi salutano festanti al passaggio della macchina, vedendo quei piedi che fuoriescono, intuiscono la gravità del momento, e rimangono con il loro canto strozzato in gola. All’ospedale (lo chiamano così: ma c’è solo la sedia per partorire, e poco altro) la mamma trova accoglienza; saluto il papà. Non gli ho nemmeno chiesto se è cristiano, non mi ricordo bene di lui. Mi dice che sua moglie si chiama Maria. Gli rispondo che il Signore li aiuterà!

Ritorno a casa, sperando che il bambino possa finalmente nascere: lo affido a Maria, la madre di Gesù. Dopo pochi minuti, rivedo lo sposo di Maria fuori della porta di casa. Serio. Capisco cosa è accaduto, ma gli chiedo ugualmente la notizia. Il bambino è nato morto! È venuto per chiedermi se posso riportare a casa la sua sposa. Riprendo segezia e ci rechiamo assieme all’ospedale: tra poco scende la notte, e viaggiare su queste strade al buio non è consigliabile. Aspetto che Maria si prepari: ha coraggio, vuole andare a casa. Non si regge in piedi, perde sangue lungo le gambe, trema dal freddo (o dal dolore?) e cerco di ricoprirla con alcuni panni, mentre si distende sul sedile. Piange, batte i denti, e mi guarda fisso negli occhi.

Forse Dio si è dimenticato di lei? Mi rimane dentro questa domanda, e aumenta quando vedo la nonna con il fagottino tra le mani che nasconde il corpicino del bambino. Vorrei tirare un calcio alla macchina, ma riesco a controllarmi. Non servirebbe a nulla! Ci rimettiamo in viaggio, con il bambino morto e la mamma che si rilassa: inizia una specie di canto molto leggero, quasi impercettibile. Mi sembra quasi che sia una preghiera. Dopo alcuni chilometri non la sento più: mi preoccupo, non so quanto sangue ha perso. Invece sta dormendo. Mi fermo a chiedere alla sorella se va tutto bene, e mi risponde che possiamo continuare. La domanda che mi era rimasta in gola trova ora una risposta: Dio ha mandato me per salvare Maria. Se non ci fossi stato, se non ci fossi andato a prenderla, se non fossi potuto andare, forse sarebbe morta per il parto. Dio non si è dimenticato di lei. Arriviamo al villaggio, illuminato solo dai fuochi accesi con la legna del bosco. Sono tutti in piedi. Solo i bambini sono rinchiusi nelle capanne: loro non devono vedere il male, loro non devono vedere il funerale di un bambino. Ma gli altri, i giovani e gli adulti, gli uomini, le donne, gli anziani, sono tutti lì, ad aspettare. Se la macchina è ritornata indietro, capiscono che qualcuno è morto. Quando vedono che Maria è ancora viva, tutti si rianimano, e Maria è sollevata da forti braccia fino alla porta della sua casa. La nonna porta il bambino, da sola: è compito suo. Non mi fermo per il funerale: anche se sarà rapido, sono preoccupato per il viaggio di ritorno. Ma Dio non si è dimenticato di Maria: tutto il villaggio è in piedi per lei.



29 gennaio 2011

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