Dopo due settimane ritorno al villaggio di Ponta Novo, a più di venti chilometri da Bigene. Nel primo veloce incontro organizzato da Inasio, il giovane professore del villaggio che viene alle catechesi di Barro, avevo detto che era necessario compiere una verifica alla sua domanda di iniziare una evangelizzazione nel suo villaggio. Mi ha telefonato, avvisandomi che ha già compiuto l’incontro con il capo-villaggio e con gli anziani, e che desiderano l’insegnamento della Chiesa Cattolica. Dopo la catechesi di Barro mi avvicino felice a Ponta Novo, accompagnato da 6-7 catecumeni (i catecumeni sono coloro che hanno già ricevuto la catechesi iniziale, e che si preparano a ricevere il battesimo).
Amici: uno spettacolo!!! Non solo per la bellezza della natura che qui ha distribuito centinaia di palme, baobab e manghi, ma per le persone che mi aspettano. Nonostante l’orario poco piacevole, all’una del pomeriggio, sono tutti in attesa al centro del villaggio. I bambini cominciano a cantare la mia canzone (oh, alelé…) prima ancora che io riesca a vederli, e tutto un movimento di persone mi fa capire che c’è un grande fermento.
Ci vogliono alcuni minuti prima di organizzarci nell’incontro: intanto io faccio sfogare il centinaio di bambini con alcune variazioni del canto. Poi riesco anche a far cantare gli uomini, e poi anche le donne. I bambini rimangono stupiti nel vedere i loro genitori cantare: non se lo aspettavano! Poi inizio un gioco del silenzio… e fanno silenzio! Incredibile! Provate voi a mettere in silenzio cento bambini che stanno assieme… ed è solo la seconda volta che ci incontriamo.
Poi prendo la parola, rivolgendomi a tutti i presenti, e confermando la bellezza di quello che può accadere dentro il villaggio con l’annuncio di Cristo Signore. Racconto qualcosa della mia vita: perché sono sacerdote della Chiesa Cattolica, perché sono missionario in Guinea-Bissau, come mai sono parroco a Bigene. Mi ascoltano tutti con grande attenzione. Io stesso sono stupito: i bambini sono tutti zitti (non gli ho spiegato che il gioco del silenzio era finito…), e gli adulti, anche loro un centinaio, non si perdono una parola. Poi faccio la domanda diretta: “Io vengo in mezzo a voi solo se voi lo desiderate, se voi lo volete. Vengo in mezzo a voi se il villaggio lo chiede e se la mia presenza non crea difficoltà a qualcuno del villaggio. Desidero ascoltare da voi stessi la risposta alle mie domande”.
Prende la parola il capo-villaggio: dice che non voleva perdersi questo incontro, nonostante la febbre della malaria che obbliga a rimanere in casa. Afferma con sicurezza: “Padre, noi abbiamo bisogno di conoscere Dio. Noi abbiamo bisogno dell’insegnamento della Chiesa Cattolica. Ci siamo già riuniti, e tutti siamo d’accordo di iniziare il cammino di Dio nella Chiesa”. Una risposta più chiara e grande non ci può essere! Chiedo anche ad altre persone di intervenire, e rispondono nello stesso modo, con poche parole ma chiare: due uomini anziani, i due professori della scuola, anche una donna.
Con loro posso verificare che non vi sono difficoltà poste da altre persone non presenti all’incontro: tutti seguono la religione tradizionale africana, e sono aperti alla novità della catechesi cristiana. Riscontro che in passato hanno avuto qualche piccolissimo contatto con gli evangelici di Ingoré e con la “Chiesa Nuova Apostolica” che ha qualche aderente in Guinea-Bissau (è una setta di origine brasiliana, che conosco poco). Ma questi brevi contatti non hanno avuto alcun proseguimento: forse perché è scomodo arrivare in questo bellissimo villaggio, o forse perché una catechesi organizzata è un impegno serio, che altri non riescono ad affrontare.
Non mi pare vero quello che accade: sto per iniziare una prima evangelizzazione in un villaggio che aspetta con grande disponibilità, direi anche con gioia, certo con tanta curiosità, l’annuncio di Cristo Salvatore. Ci vorranno dei passi precisi per un’ulteriore verifica del loro desiderio: dovrò convocare una loro rappresentanza nel Consiglio Pastorale della parrocchia di Bigene. Inoltre, è un’esperienza completamente nuova per me, e dovrò farmi spiegare bene, da altri missionari, come si deve iniziare. Tutte le catechesi che sto compiendo (a Bigene, e nei villaggi di Talicò, Farea, Liman, Barro) erano già avviate prima della mia venuta a Bigene. È una cosa totalmente nuova nella mia vita di sacerdote, e vi devo confessare che mi affascina!
Non faccio nemmeno il segno della Croce, forse non lo conoscono, di sicuro non ne sanno il significato. Ma proprio da questo segno voglio iniziare, al prossimo incontro. Nel segno della Croce, che indica la nostra appartenenza a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo: da questo segno voglio iniziare questa evangelizzazione a Ponta Novo.
Sono così felice che vorrei essere qui con voi, e farvi toccare con mano cosa il Signore può compiere….
Penso che segezia si mangerà tante volte, e con soddisfazione del suo autista, questi venti chilometri che mi separano da Bigene. Magari mi aiutate anche voi: una preghierina perché lo Spirito illumini queste persone e illumini anche le mie parole verso di loro.
11 febbraio 2011
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