14
Gennaio 2014
L'anno nuovo è iniziato con
nuove prospettive di evangelizzazione: dal villaggio di Kunaià sono venute
varie persone alla S. Messa a Bigene, chiedendo di poter entrare nella Chiesa
Cattolica. E dal villaggio di Saiam Mandinga sono venute alcune persone alla
prima evangelizzazione che si tiene a Sanò 2. Sale così a 34 il numero
complessivo dei villaggi che ricevono la nostra evangelizzazione (su 58): 21 i
villaggi che accolgono il catechista in mezzo alle loro abitazioni, 13 i
villaggi che si recano a ricevere l'evangelizzazione nel villaggio vicino. Di
questi ultimi, il villaggio di Samudje in questo mese inizierà la prima
evangelizzazione al proprio interno (22 villaggi ricevono evangelizzazione
diretta e 12 si recano vicino). Mi sembra che siano segni del Signore che
rallegrano i cuori. E chiediamo forza allo Spirito: la nostra missione è, prima
di tutto, prima di noi, prima di qualsiasi persona o cosa, SUA.
La cartina geografica
aggiornata di Bigene e dei suoi 58 villaggi. Un grazie particolare a Giorgio
Parise per la realizzazione, e un saluto speciale agli amici che hanno potuto
visitare questa terra.
21 Gennaio 2014
IL CIELO TI HA MANDATO.
Come saluto ricevuto, devo dire
che è veramente bello e appassionante. Ma sentirmi dire queste parole da un
anziano capo-villaggio, dopo che lo incontro per la prima volta e mi presento
spiegandogli perché ho iniziato la prima evangelizzazione nel villaggio
accanto, e chiedendogli se non ha difficoltà se alcuni dei suoi giovani frequentano
la mia catechesi.... e sentirmi dire queste esatte parole da lui che è
musulmano.... Mi è venuta la pelle d'oca! Uno dei giorni più belli di questi
(quasi) sei anni di missione. Lo devo elaborare bene questa notte, e domani la
racconto questa storia. Intanto ringrazio Dio che continua a donarmi persone
come questo uomo grande, sofferente nel corpo poco curato, ma splendido nella
sua fraternità.
22
Gennaio 2014
Bene,
e oggi cosa è accaduto? Incredibile.
Ieri, questo bravo
capo-villaggio di Sanò 3, al termine dell'incontro con lui, mi chiedeva delle
medicine perché ha dolori nel corpo. Gli ho risposto
che deve andare a farsi una visita dall'infermiere di Baro, e solo dopo lo potrò
aiutare con le medicine. E' una frase detta tante volte, ma tante volte le
persone vanno dai loro "curanderi" e non all'ospedale. E lui che fa?
Questa
mattina, dopo la catechesi di Liman, trasporto un giovane all'ospedale di Baro.
Arrivo e mi trovo proprio lui, il capo-villaggio di Sanò 3 che, con fatica, è
arrivato a Baro con la bicicletta. Però è preoccupato: le medicine che
l'infermiere gli ha prescritto, per disinfettare l'intestino da parassiti, non
si trovano a Baro. Prendo in mano il foglietto e gli dico: "Te le trovo io
a Bigene, le abbiamo tutte al Centro Nutrizionale".
Adesso,
ditemi voi, la immaginate la sua risposta?
Io
lo so che non ci crederete, perché mi sembra tutta una storia impossibile: lui
che ha questo foglietto in mano e si dirige sconsolato verso il suo villaggio
senza medicine, e io che arrivo proprio in quel momento....
Ecco
cosa mi dice: “TE LO AVEVO GIA' DETTO IERI: IL CIELO TI HA MANDATO. NON CI
CREDI???”.
Domani
gli porto le medicine in casa: volete scommettere cosa mi dirà?
25
Gennaio 2014
Gesù
ha ribaltato Saulo e lo ha fatto diventare il più grande evangelizzatore della
storia. Ribaltaci, Signore!
Oggi,
festa della Conversione di S. Paolo, prima catechesi al villaggio di Samudje.
Non poteva mancare la foto ricordo. Il gruppo non è numeroso, ma potrà solo
crescere: hanno dimostrato la volontà di compiere bene il cammino verso il
Signore, e il catechista Uié (in piedi, il primo uomo a sinistra) è ben
preparato per accompagnare queste persone. La maggioranza della popolazione del
villaggio è di religione musulmana: ci siamo parlati con grande rispetto reciproco,
e loro stessi sono contenti che queste persone si mettano in preghiera verso
Dio (come amano dire i musulmani). Li affido alla vostra preghiera: sono
proprio all'inizio di tutto, il viaggio sarà lungo. Il viaggio sarà una
scoperta continua dell'amore del Signore!
31
Gennaio 2014
Nel
mese di gennaio 2014 presso il Centro di Recupero Nutrizionale della missione
di Bigene, abbiamo aiutato 27 bambini denutriti, 54 bambini gemelli, 8 bambini
orfani, per un totale di 89 bambini. Abbiamo aiutato anche 52 mamme in
gravidanza e 64 mamme con difficoltà di allattamento, per un totale di 116
mamme. Le persone aiutate sono in tutto 205. Grazie a tutti gli amici che ci
aiutano ad aiutare.
02
Febbraio 2014
Termino
la catechesi a Sanò. Sono le prime catechesi, siamo proprio all’inizio, al
primo anno di evangelizzazione. Queste persone di Sanò sono proprio brave:
puntuali, preparano bene il luogo dell’incontro, arrivano con gioia provenienti
a piedi anche dai villaggi vicini.
Non
sanno pregare, ovviamente. Ripetono le mie parole e i miei gesti, come dei
piccoli bambini che imparano dalla maestra. A volte sono anche commoventi nei
loro atteggiamenti, come quando metto le mani giunte durante la preghiera, e
anche loro mettono le mani giunte, guardandosi tra di loro per verificare se
compiono bene il gesto.
Mi
fermo a parlare con alcuni uomini e vedo sul fondo della “chiesa” un gruppo di
donne che rimangono sedute, in cerchio. Loro chiamano “chiesa” il luogo della
catechesi: sotto un grande mango, hanno realizzato dei divisori con delle
strisce di bambù, e dentro non c’è niente, solo lo spazio per sedersi. Ognuno
porta da casa il suo sgabellino di legno, per sé e per chi viene da fuori.
Le
donne sedute in cerchio attirano la mia attenzione. Mi accorgo che stanno
ripetendo assieme il Segno della Croce. Non sono sicure se devono portare la
mano prima sulla spalla sinistra o sulla destra. Capisco che vogliono fare bene
questo segno della fede, e fanno assieme delle prove. Poi decidono che la mano
deve essere portata prima sulla spalla sinistra. Due di loro mi guardano, come
per ricevere approvazione, e rimanendo al mio posto faccio segno che è giusto
come hanno fatto. Velocemente si comunicano che così si deve fare, e ripetono
assieme il Segno della Croce. Una, due, tre volte. Hanno capito, sono felici, e
non lo dimenticheranno più.
Nel
mio cuore le benedico, con tanta riconoscenza: mi stanno insegnando che devo
fare bene il Segno della Croce, senza fretta, pensando bene a quello che sto
dicendo e facendo.
Se
ti può essere utile questa piccolissima testimonianza che arriva da un
villaggio africano, quando fai il Segno della Croce, pensa che stai comunicando
con Dio!
10
Febbraio 2014
Villaggio
di Baro. Dentro la "nuova" scuola di Baro per i bambini piccoli dell'asilo.
Ma riuscite a leggere bene sulla lavagna? Hanno già imparato a contare fino a
30! La scuola è quello che è, ma i bambini sono bravi bravi!
18
Febbraio 2014
Quando
apro la chat, succedono sempre nuovi incontri, alcuni veramente belli e
positivi. Persone che non sento da molti anni, e che usano il profilo dei figli
per comunicare con me..... e che mi ringraziano..... E io che cerco di
ricordare i loro volti, il tono della loro voce, le espressioni dei loro
occhi.... mi sforzo di capire da ogni loro parola come potevano essere allora e
come sono adesso.... Poi succede che vado in crisi quando mi dicono, alla fine
dei saluti: "Un bacio a tutti i tuoi bambini!". Ma vi rendete conto
che dovrei mettere in fila 5.000 bambini???
21
Febbraio 2014
Che
gran dono di Dio è la vita !!!!! E' nato in macchina, davanti a me. Non sono
riuscito ad arrivare a Bigene: ha deciso di nascere per strada. Gioia e lacrime
si mischiano nel dono della vita: è nato Ivo 17.
...
Sono una bambina e mi chiamo Fatu. Sono arrivata troppo tardi
al Centro di Recupero Nutrizionale di Bigene. Ero nata il 4 gennaio 2012, nel
villaggio di Simbor. Stavo bene nei primi mesi, poi è iniziata la denutrizione.
Sempre più grave. Sono arrivata qui al Centro l'11 febbraio, dieci giorni fa.
Suor Nella ha subito organizzato il mio ricovero presso il Centro per bambini
denutriti di Ingoré, dove ho ricevuto le prime cure. Ma non sono state
sufficienti. Oggi sono salita al cielo: guarderò tutti i bambini dal Paradiso.
Io non ho più bisogno di cure, adesso. Fate una preghiera per la mia mamma e
grazie per quello che fate per tutti gli altri bambini denutriti.Ho ricevuto notizie: la mamma di Fatu ha la tubercolosi. Molto probabilmente anche la bambina aveva la tubercolosi, ma nessuno aveva pensato di farla visitare da un vero medico.
...
537. A fine febbraio possiamo fare un piccolo calcolo. 537 sono le persone, in maggioranza giovani, che ricevono la mia catechesi settimanale (non sono contati i bambini, a volte molto numerosi anche loro!). Non sono tutti presenti ogni settimana, e alcuni di loro, per motivi di scuola o di lavoro, hanno segnato poche presenze in questo anno pastorale (le catechesi iniziano a fine ottobre, dopo la Giornata Missionaria Mondiale e terminano durante il mese di giugno). Le catechesi sono molto diversificate: ci sono villaggi che sono all'inizio (come Sanò) e altri che hanno già compiuto un buon cammino. Mi sembra che il numero delle persone che hanno “segnato” il loro nome per diventare cristiani sia un bel numero. Calcolate che queste sono solo le mie catechesi, ma poi ci sono anche gli altri catechisti, che offrono altre catechesi in altri villaggi.
Nel dettaglio, ecco dove annuncio Gesù il Salvatore e le persone iscritte:
+
Liman: 52 persone al sesto anno di pre-catecumenato;
+
Baro: 107 persone al quarto anno di pre-catecumenato;
+
Bigene: 14 persone al primo anno di preparazione alla Cresima (di Bigene,
Farea, Bambea e Indaià);
+
Talicò: 90 persone al sesto anno di pre-catecumenato;
+
Bucaur: 23 persone al primo anno di catecumenato;
+
Ponta Nobo: 128 persone al secondo anno di pre-catecumenato (di Ponta Nobo,
Kubutol, Sarba e Mansacunda ovest);
+
Sanò 2: 105 persone al primo anno di pre-catecumenato (di Sanò 1, Sanò 2, Sanò
3 e Saiam Mandinga);
+
Bigene: 18 persone al primo anno di catecumenato (di Bigene, Senker Ba e
Farea).
Nelle
catechesi dei pre-catecumeni il numero globale degli iscritti continuerà ad
aumentare: a fine anno vedremo dove arriviamo.
Oltre
che segnare i numeri delle persone e dei villaggi… invochiamo lo Spirito Santo
per loro. E anche per me: annunciare Cristo è una responsabilità grande!
25
Febbraio 2014
E
chi dorme stanotte???
Ho
fatto tardi, in chat con qualcuno di voi.... Alle 23.00 vado a spegnere il
generatore, che si trova staccato dalla casa, appartato, in mezzo a una bella
vegetazione. Prima di spegnere il generatore stacco la corrente verso casa, e
non mi accorgo di nulla. Sono al buio, con la pila in mano. A terra,
nell'angolo sotto l'interruttore della corrente, ci sono dei bidoni vuoti per
l'olio del generatore e altre cose. Dopo aver staccato la corrente alla casa
spengo il generatore, e solo allora sento un leggero rumore non identificato
prima. Giro la pila verso l'angolo della corrente per la casa … e lui è proprio
là. Si è alzato "in piedi" (non so come dire meglio) e mi guarda,
abbastanza agitato.....
Quando
capisco cosa sta accadendo, mi ricordo del grande Pietro Mennea…. Ma dopo 20
metri il fiato è già finito, e Tino, una delle due guardie notturne, capisce
subito e mi ferma chiedendomi: “Dov'è??? Lo dobbiamo prendere!!!”.
L’adrenalina
che mi ha fatto saltare fuori dalla casetta del generatore mi lascia una pausa
per capire che non possiamo lasciarlo là. Ma avviso Tino: “Guarda che è grande,
è enorme, non ne ho mai visto uno così grande!!!!!". Decidiamo che Tino
rimane davanti alla casetta del generatore e io corro a chiamare l’altra
guardia, Ensa, munito di fucile. (Apprezzate il mio coraggio???? Invece di
chiudermi in casa…). Ci vuole il fucile! Ma subito capisco che non possiamo
usarlo! Arriviamo in fretta, alla Fiasconaro per intenderci, e Tino è ancora
davanti alla casa del generatore. Non è uscito, sta ancora dentro. Con le pile
cerchiamo di guardare dalle finestre per capire dove si è nascosto, e poi lo
troviamo in un altro angolo, dietro il generatore. Ma non possiamo usare il
fucile: ci sono le taniche di benzina, il contenitore del gasolio, anche le
bombole del gas! Insomma: sparare lì dentro…. vuol dire saltare tutti per aria!
Tino
ha un’idea: prendiamo la canna alta che la scuola della Missione usa per
l’alzabandiera. Sono perplesso…. Quella canna serve alla scuola…. La va a
prendere e la porta subito. È bella lunga, ma decidono di tagliarla, per
ricavarne una punta rigida. E così fanno! Non mi lasciano nemmeno il tempo per
riflettere se è la cosa migliore da fare, e subito Tino armeggia con la canna
per cercare di prenderlo, magari di ferirlo. Quello scappa da una parte
all'altra: capisce di essere in trappola, e alla fine decide di uscire dalla
porta. Apriti cielo! Anche se è notte!!! Sapete cosa fa uscendo? Viene diritto
verso di me! Quello ha capito che l’ho tradito: invece di lasciarlo nel suo
angolo tranquillo, gli ho combinato tutto questo pandemonio. Ragazzi: in due
secondi… che dico! in mezzo secondo decido da che parte scappare, e corro in
mezzo agli alberi (chi era il campione dei 110 a ostacoli???). Ma non serve.
Grazie a Tino ed Ensa, che hanno coraggio da vendere. Con la canna appuntita e
con delle pietre riescono a fermarlo. Puntano alla testa, mentre lui si dimena.
Poi arriva il colpo di grazia con quel piccolo coltellino di un metro che tengo
nel garage. Non mi viene il nome…. Fa niente. Ritorno indietro. La testa è
quasi staccata, ma il corpo continua a dimenarsi. Dicono che è normale così.
Anche
Tino ed Ensa, adesso, affermano che è veramente grande. E sono contenti di
avergli rotto l’osso del collo (ma il collo ce l’ha?) perché dicono che è
proprio pericoloso. È un grosso esemplare di …. Non lo voglio nominare! Un
metro e mezzo di lunghezza, grosso come un bicchiere. Come dicono i miei amici
a Napoli: “Se ce penso, nun ce posso pensà!”.
E
chi dorme stanotte? Mamma mia, sono arrivato a qualcosa come 10 centimetri di
distanza con la mia mano. L’adrenalina non mi è ancora passata: beato don Marco
che sta a dormire, e che non ha sentito niente del nostro chiasso. Meglio così.
Però
mi rimangono due cose in sospeso. La prima: chi di voi può andare per me al
Santo, e depositare un bel cero, grosso almeno quanto un bicchiere, per la
grazia ricevuta??? Non scherzo, lo chiedo davvero.
La
seconda: comprendo che domani riceverò una giusta ramanzina dalle suore che non
hanno più la canna lunga per l’alzabandiera alla scuola. Hanno ragione! Però,
se penso ai quasi 300 bambini che entrano nella scuola, vicino a casa mia, e
che continueranno a giocare sereni e con un pericolo in meno….. sono contento!
26
Febbraio 2014
Volevate
vedermi??? Eccomi. Io sono Ivo 17, quello che è nato dentro la macchina di
padre Ivo il 21 febbraio scorso. Che storia!!! Ve la racconto meglio tra poco.
Intanto godetevi il mio bel viso: in questo momento ho circa 6 ore di vita, e
sono avvolto dentro il panno che mia mamma ha preparato per me. Che bella cosa
vivere..... Sono contento di avercela fatta, anche se il sedile di
"segezia" (l'auto di don Ivo) non era proprio la cosa migliore! Però
ci sono! Ciao belli!!!
Eccomi
dentro "segezia" per ritornare al mio villaggio di Samodje, che
ancora non conosco! La mia mamma, che mi tiene in braccio, è ancora debole, a
sole sei ore dal parto avvenuto dentro la macchina. Dietro la mia mamma è
seduta la signora che l’ha aiutata quando, finalmente, ho voluto vedere la
luce! Al finestrino è il mio papà, tutto contento. Ma che fatica, ragazzi!!!!
Non lo so perché, forse perché io sono il primo figlio di mia mamma, forse
perché la mia bella mamma è giovane... Fatto sta che non volevo nascere a casa.
E dopo tante ore di fatica, per me e mamma, è arrivato don Ivo per portarmi al
Centro Nascite di Bigene. A metà strada mi sono deciso: volevo vedere quanto è
bianco il bianco, e ci sono riuscito!!! Padre Ivo si è preso uno spavento....
La mia mamma non ha detto niente, nemmeno "Ah", e nessuno parlava.
Mamma era seduta dietro, con la testa tra le braccia di mia nonna e le gambe
tra le braccia della brava signora che mi ha aiutato a nascere. E quando ho
messo la testa fuori..... Don Ivo si è girato un attimo e mi ha visto mezzo
dentro e mezzo fuori. Mamma mia come è diventato bianco in faccia il nostro
sacerdote!!!! Eppure sono così bello io!!!! Non ci siamo nemmeno fermati: lui
continuava a guidare, e io continuavo a spingere. Poi ci siamo fermati alla
prima casa. Di corsa, per prendere l'acqua. Don Ivo si è spaventato ancor di
più, perché non mi ha sentito piangere.... Per un attimo pensava che io non
fossi vivo. Tutte le donne dentro la casa a lavarmi, a lavare la mia mamma. Don
Ivo stava fuori, era serio serio, non ho capito se piangeva o se pregava. O
forse tutt'e due! Poi mio papà è corso fuori a dirgli: "Ivo è vivo"!.
Padre Ivo ha chiesto: "Quale Ivo?". E poi ha capito che mio papà
parlava di me, e che mi aveva messo il nome del nostro parroco. Anche se i miei
genitori sono musulmani, padre Ivo è sempre il mio parroco, e sono sicuro che mi
vuole già un mondo di bene!!!
E
poi, che volete... è vero che io sono il 17esimo.... però sono il primo che
nasce dentro "segezia", e sono convinto che il don si ricorderà a
lungo di me.... Chissà a quanti amici italiani racconterà la mia nascita!!!
28 Febbraio 2014
Questa
foto ha una storia che vi devo raccontare. Villaggio di Ponta Nobo, catechesi
sul Terzo Comandamento. Chiedo: “Quanti giorni ci sono nella settimana?”. Risponde
Monda, uno degli anziani sempre presenti, e che vedete nella foto: “Non lo so
quanti giorni ci sono. I giorni li hanno inventati i portoghesi, ma prima non
c’erano”. Rimango sorpreso e interessato, e cerco di capire meglio come
vivevano quando lui era bambino. Chiedo: “E come facevate a sapere il giorno
del mercato?” (Il mercato è un giorno importante per tutti gli abitanti dei
villaggi: al mercato si va a vendere i piccoli frutti del proprio lavoro o ad
acquistare le piccole cose necessarie per la vita).
Monda:
“Una volta non c’erano i mercati. C’era solo la grande fiera, una volta
all’anno, nelle grandi città”. Aumenta la mia curiosità: “E dove andavi a
comprarti le ciabattine?” (che adesso usano quasi tutti: delle semplici
infradito di plastica, prodotte in Senegal).
Monda:
“Una volta nessuno usava le ciabattine. Non esistevano! Camminavamo tutti a
piedi nudi”.
Io:
“E per comprare una camicia, o una maglietta, come facevi?”.
Monda:
“Una volta non c’erano le camicie. Se qualcuno doveva andare in viaggio fuori
del villaggio usava l’unica camicia in dotazione a tutto il villaggio. Quando
ritornava la riconsegnava e un altro la poteva riutilizzare. Era sempre
quella”. Capite che la mia curiosità aumenta… “E come facevi con i pantaloni?”.
Monda: “Non esistevano i pantaloni, quelli li hanno inventati i portoghesi! Una
volta tutti usavamo il lope”. E qui Monda tenta di spiegarmi cosa è il “lope”,
ma siccome lui parla poco in criolo, e io faccio fatica a capire cosa possa
essere questo “lope”, lui aggiunge con aria da professore attempato: “Quando
vieni la prossima settimana te lo faccio vedere!”.
Ed
ecco la foto: il mio amico Monda con i vestiti usati nella tradizione dalla
etnia dei “Balanta”.
Il
lope è un semplice panno che riveste i fianchi della persona, ed era l’unico
“vestito” indossato nei tempi passati. Poi Monda mi spiega che il lope, di
notte, era usato per ricoprire i bambini che avevano freddo. Poi, di primo
mattino, il papà se lo riprendeva, si cingeva i fianchi, ed usciva per iniziare
la sua giornata. Così lui ricorda il suo papà, e così faceva anche lui quando
era giovane.
L’altro
panno che vediamo nella foto è un panno “moderno”, per coprire le spalle e riparare
la testa dal sole. Il copricapo rosso in testa indica che la persona ha
terminato tutti i riti di iniziazione della sua etnia, e quindi è da
considerare un adulto della comunità, da rispettare in tutto quello che dice.
Altro
strumento antico, ma ancora attualmente molto usato, è il coltello che sta
dentro il contenitore variopinto, vicino alla mano di Monda. Con una cordicella
attorno alla vita, sempre a portata di mano! Un bel coltello serve a tante
cose: per lavorare, per mangiare, per difendersi. E poi piedi nudi, perché così
erano tutti. E questo è tutto: non c’erano altri indumenti e si risparmiava sul
sapone per il bucato!!!
Ecco
a voi la lezione del mio amico Monda. Aggiungo due considerazioni finali:
+
ammirate i colori vivi di questa gente….
+
Monda, adesso, conosce il Terzo Comandamento. Dopo tanta strada nella vita, non
lo vuole dimenticare. Vero che anche tu non l’hai dimenticato???
04
Marzo 2014
Ho avuto conferma, adesso, che
quattro carissimi amici di Cervarese S. Croce (Padova), mio paese natale, si
organizzano per venire a Bigene ad agosto. Queste sono notizie che fanno bene!
15
Marzo 2014
Baro è il villaggio più grande
della Missione di Bigene. La comunità cristiana è in continua crescita, arricchita
anche dalla presenza dei nuovi cristiani dei villaggi vicini. Necessita la
costruzione di una chiesa per le celebrazioni, per la catechesi, per la
preghiera. Sarà un’impresa consistente e importante: seguiteci per vedere le
tappe di questa realizzazione... E che il Signore ci aiuti!
Il Vescovo di Bissau, dom José,
ci aveva invitato a pensare alla costruzione della chiesa per la comunità di
Baro. E noi vogliamo pensarci con lui! Fatte le verifiche all'interno della
comunità cristiana, individuato il terreno da acquistare, adesso dobbiamo
definire bene quanto terreno serve, pensando anche ai tempi futuri: Baro
potrebbe diventare una nuova Missione, bisognosa di spazi per realizzare non
solo la chiesa, ma anche altri edifici come la scuola, la casa per i
missionari, il Centro di Salute.... Guardare ai tempi futuri è indispensabile
per compiere bene i primi passi. Qui il Vescovo effettua la visita del terreno
individuato dalla comunità, accompagnato da alcuni adulti della comunità
cristiana. Desideriamo accogliere il suo discernimento.
Dom José ci indica un esempio
concreto: la confinante Missione di Ingoré (a 22 km da Baro). Quando fu
acquistato il terreno per quella Missione, circa 30 anni fa, si pensava fosse
più che sufficiente. Invece, nel tempo, le suore hanno dovuto costruire molte
opere al di fuori del loro terreno, ed opere importanti come il Centro
Nutrizionale con un piccolo Ospedale per i bambini denutriti, il Liceo per gli
studenti. Il consiglio del Vescovo è di acquistare un terreno più esteso, se
possibile, per non pensare solo alla chiesa da costruire, ma per pensare a
quello che potrebbe essere utile ad una futura Missione in questo villaggio,
posto al centro di molti villaggi che hanno iniziato la prima evangelizzazione
da pochi anni, e che continueranno a crescere. L'invito del Vescovo, dunque, è
quello di pensare non solo a noi, ma anche ai nostri figli, e ai figli dei
nostri figli. Le parole illuminate di dom José hanno trovato tutti i presenti
molto attenti e concordi su questo discernimento. In questo mese abbiamo
verificato come poter allargare l’area del terreno da acquistare, e i
confinanti sono disposti a cedere i loro terreni per il bene di tutta la
comunità. Un bel segno di comunione!
La foto del gruppo che si è riunito
con il Vescovo di Bissau. In basso, il legno verticale infisso nel terreno
segna uno dei quattro angoli della sua superficie. Lo spazio individuato arriva
in fondo fino alla coltivazione del cadjù. Attualmente il terreno non è
lavorato: è pronto per essere acquistato.
16 Marzo 2014
È già
ripartita per l’Italia, ma la sua visita alla Missione di Bigene è stata
importante per tutti noi. Suor Gdlan, originaria del Brasile, delle Suore
Oblate del S. Cuore di Gesù, è rimasta con noi una decina di giorni,
condividendo con semplicità le nostre attività. Di poche parole, ma attenta a
guardare la nostra vita, in modo particolare delle sue consorelle Oblate.
Solo
quattro domande, con risposte molto brevi e precise, che lasciano il segno
anche a noi missionari di Bigene.
Questa Missione
è importante. Vedo molta evangelizzazione, ma vedo anche molta promozione umana
che è necessaria per accompagnare l’evangelizzazione.
2. Le suore Oblate sono a Bigene da più di 21 anni.
Come le hai trovate?
Molto
impegnate nella missione. Non è una missione facile, ma vedo che sono ben
animate nel lavoro della missione.
3. La comunità cristiana di Bigene è piccola e ancora
all’inizio del suo cammino. Come vedi questa nostra comunità?
Non ho
visto molto, ma ho incontrato un bel numero di adulti che partecipa alla Messa
quotidiana. Per me è un segno di un buon lavoro pastorale che dà già i suoi
frutti.
4. Adesso che torni in Italia, cosa ti porti da
Bigene?
La
povertà di questo popolo, per me, è molto forte. Vedo che le persone vivono con
il minimo indispensabile: questo sta segnando molto la mia sensibilità.
Grazie
suor Gdlan, buon viaggio, e buon lavoro a Roma. Anche il lavoro nel Consiglio
Generale delle Suore Oblate e nella formazione delle Juniores è una bella
missione nel Regno del Signore. E un saluto grande alle 14 Juniores (sono le
suore che hanno già emesso i voti temporanei, in preparazione ai voti perpetui,
provenienti da Italia, India e Nigeria): racconta loro della nostra Missione,
in attesa di nuove collaborazioni per i tempi futuri!
Nella
foto, assieme a suor Merione (a destra).
19 Marzo 2014 (Festa del papà)
Grazie,
papà ! Mi
hai trasmesso la vita e la fede. Non c'è niente di più grande che potevi fare
per me.... E grazie anche a mamma. La stessa cosa....
22
Marzo 2014
Un pensiero particolare a mamma
Michelina e papà Angelo, alle mie sorelle e a mio fratello. Alla mia Cervarese
S. Croce (Padova) e al Don Bosco di Verona. Agli amici di Padova, Verona,
Vicenza, Salerno, Roma, Milano, Foggia che hanno condiviso con me un pezzo
della mia vita. Alle comunità cristiane delle parrocchie Madonna delle Vittorie
(Massa della Lucania, Salerno), Immacolata di Fatima (Segezia, Foggia) e S.
Ciro (Foggia) che mi hanno sopportato come parroco. Vi mando la mia
benedizione.
A 58 sono arrivato. Se il
Signore vuole, arriverò anche a 59!
26 Marzo 2014
Villaggio
di Liman. Sono rimasto impressionato dalla scelta di Adama, il giovane che ha
dipinto sui muri esterni della sua casa queste due scritte molto significative,
copiandole da alcune in lingua francese (che si parla nel vicino Senegal). A
parte gli errori (che qui non fanno problema), sulla sinistra della sua
finestra ha scritto: "CREDERE, SPERARE, AMARE COME MARIA". E a
destra: "CRISTO PAROLA, PANE DI VITA PER UNA NUOVA AFRICA".
A me
piace assai questa scelta di dipingere la sua casa comunicando la sua fede.
28 Marzo 2014
Villaggio
di Bucaur. La foto non riguarda una liturgia, ma esprime uno spirito di offerta
a Dio. L'uomo più anziano di Bucaur è morto, improvvisamente, senza apparente
malattia. Dopo il funerale partono le danze, che le donne iniziano toccando un
bidone di plastica e battendo le mani, con il canto tradizionale. Così si
ringrazia Dio per la lunga vita che ha concesso all'uomo anziano. Non ci sono
lacrime, ma c’è un senso di festa generale. Una vita lunga, è un dono di Dio.
Perché piangere?
...
A commento della mia foto di
donne in festa dopo il funerale di un uomo anziano, e comprendendo la fatica
che in Europa può creare questa esperienza, ho condiviso questa mia
riflessione. Molto libera e personale. Parla della morte e della vita. Molto
più della vita che della morte.
Nella cultura della Guinea-Bissau c'è una consapevolezza che
non ho trovato presso altri popoli, a riguardo della vita benedetta da Dio. La
mortalità, qui, è altissima: si muore al parto, per parto, per denutrizione,
per malaria, per un sacco di malattie non curate o trascurate. L'età media di
vita è di circa 41 anni, la metà di quella italiana. Quando una persona vive a
lungo, come questo vecchietto che, probabilmente, aveva superato gli 80, tutti
respirano una situazione culturale e umana molto distante dalla nostra
mentalità europea.
Cerco di essere sintetico: se
una persona vive a lungo, vuol dire che ci sono due elementi fondamentali che
si intrecciano tra di loro.
1.
La persona vive a lungo perché gli spiriti buoni vegliano sulla sua vita.
Metti assieme questi due elementi,
e ti rimane l'idea che un anziano è una persona protetta da Dio, ed è protetta
da Dio perché se lo merita. Ovviamente questo è il loro pensiero. Sappiamo
bene, nella stessa storia della spiritualità cristiana, che ci sono dei santi
morti da ragazzi, o da giovani (Domenico Savio, Pier Giorgio Frassati, per
esempio). E sappiamo che ci sono persone con età avanzata che non sono proprio
dei testimoni di vita.... Ma ti posso dire che qui, questa consapevolezza,
produce due effetti molto buoni:
1. L'anziano sa di essere
benedetto da Dio, e vive con serenità, e si impegna ad essere testimone di vita
per i giovani. E succede veramente così!
2. Tutti rispettano gli
anziani: mancare di rispetto a un anziano sarebbe una gravissima colpa, causa
di disonore.
Allora, con tutto questo,
quando muore un anziano c'è un grande clima di festa: è come se tutti volessero
esprimere la loro gioia per essere stati in compagnia di una persona brava e
benedetta da Dio. Esperienza lontanissima dalla nostra mentalità, ma ti posso
dire, personalmente, che io vorrei morire qui!
Spero di diventare più anziano
(lo sono già per loro), ma spero anche di guadagnarmi la benedizione del
Signore per il mio comportamento. E poi, quando finisce la mia vita qui, tutti
a fare festa! Perché, se entro in Paradiso (perdonami l'ardire, e prega per la
mia conversione!!!!), chi non fa festa è come se volesse mandarmi al Purgatorio
(e quanto ne dovrò fare!!!!!).
Fate festa quando muoio, e mi
mandate direttamente in Paradiso!
Se vengo a morire a Foggia,
tutti a piangere, tutti a dire le solite cose scontate.... "quanto eri
bravo..... nessuno come te..... ci mancherai per sempre...." (le dicono
solo quando uno muore).
Io vorrei veramente morire a
Bigene. Non scherzo. Una bella festa, con canti e danze e gioia per tutti, e
anche un buon vino di palma, per stare allegri (ci sta!).
E' solo il mio pensiero, che
nasce dall'incontro con queste persone. Alla fine, ieri sera, nel mio cuore
dicevo: “Grazie, Signore, per questo vecchietto: gli hai dato una lunga vita, e
adesso prendilo con te in cielo!”.
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