La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

16 aprile 2014

Diario 26: Cristo Parola per una nuova Africa


14 Gennaio 2014
L'anno nuovo è iniziato con nuove prospettive di evangelizzazione: dal villaggio di Kunaià sono venute varie persone alla S. Messa a Bigene, chiedendo di poter entrare nella Chiesa Cattolica. E dal villaggio di Saiam Mandinga sono venute alcune persone alla prima evangelizzazione che si tiene a Sanò 2. Sale così a 34 il numero complessivo dei villaggi che ricevono la nostra evangelizzazione (su 58): 21 i villaggi che accolgono il catechista in mezzo alle loro abitazioni, 13 i villaggi che si recano a ricevere l'evangelizzazione nel villaggio vicino. Di questi ultimi, il villaggio di Samudje in questo mese inizierà la prima evangelizzazione al proprio interno (22 villaggi ricevono evangelizzazione diretta e 12 si recano vicino). Mi sembra che siano segni del Signore che rallegrano i cuori. E chiediamo forza allo Spirito: la nostra missione è, prima di tutto, prima di noi, prima di qualsiasi persona o cosa, SUA.
La cartina geografica aggiornata di Bigene e dei suoi 58 villaggi. Un grazie particolare a Giorgio Parise per la realizzazione, e un saluto speciale agli amici che hanno potuto visitare questa terra.









21 Gennaio 2014
IL CIELO TI HA MANDATO.
Come saluto ricevuto, devo dire che è veramente bello e appassionante. Ma sentirmi dire queste parole da un anziano capo-villaggio, dopo che lo incontro per la prima volta e mi presento spiegandogli perché ho iniziato la prima evangelizzazione nel villaggio accanto, e chiedendogli se non ha difficoltà se alcuni dei suoi giovani frequentano la mia catechesi.... e sentirmi dire queste esatte parole da lui che è musulmano.... Mi è venuta la pelle d'oca! Uno dei giorni più belli di questi (quasi) sei anni di missione. Lo devo elaborare bene questa notte, e domani la racconto questa storia. Intanto ringrazio Dio che continua a donarmi persone come questo uomo grande, sofferente nel corpo poco curato, ma splendido nella sua fraternità.

22 Gennaio 2014
Bene, e oggi cosa è accaduto? Incredibile.
Ieri, questo bravo capo-villaggio di Sanò 3, al termine dell'incontro con lui, mi chiedeva delle medicine perché ha dolori nel corpo. Gli ho risposto che deve andare a farsi una visita dall'infermiere di Baro, e solo dopo lo potrò aiutare con le medicine. E' una frase detta tante volte, ma tante volte le persone vanno dai loro "curanderi" e non all'ospedale. E lui che fa?
Questa mattina, dopo la catechesi di Liman, trasporto un giovane all'ospedale di Baro. Arrivo e mi trovo proprio lui, il capo-villaggio di Sanò 3 che, con fatica, è arrivato a Baro con la bicicletta. Però è preoccupato: le medicine che l'infermiere gli ha prescritto, per disinfettare l'intestino da parassiti, non si trovano a Baro. Prendo in mano il foglietto e gli dico: "Te le trovo io a Bigene, le abbiamo tutte al Centro Nutrizionale".
Adesso, ditemi voi, la immaginate la sua risposta?
Io lo so che non ci crederete, perché mi sembra tutta una storia impossibile: lui che ha questo foglietto in mano e si dirige sconsolato verso il suo villaggio senza medicine, e io che arrivo proprio in quel momento....
Ecco cosa mi dice: “TE LO AVEVO GIA' DETTO IERI: IL CIELO TI HA MANDATO. NON CI CREDI???”.
Domani gli porto le medicine in casa: volete scommettere cosa mi dirà?

25 Gennaio 2014
Gesù ha ribaltato Saulo e lo ha fatto diventare il più grande evangelizzatore della storia. Ribaltaci, Signore!
Oggi, festa della Conversione di S. Paolo, prima catechesi al villaggio di Samudje. Non poteva mancare la foto ricordo. Il gruppo non è numeroso, ma potrà solo crescere: hanno dimostrato la volontà di compiere bene il cammino verso il Signore, e il catechista Uié (in piedi, il primo uomo a sinistra) è ben preparato per accompagnare queste persone. La maggioranza della popolazione del villaggio è di religione musulmana: ci siamo parlati con grande rispetto reciproco, e loro stessi sono contenti che queste persone si mettano in preghiera verso Dio (come amano dire i musulmani). Li affido alla vostra preghiera: sono proprio all'inizio di tutto, il viaggio sarà lungo. Il viaggio sarà una scoperta continua dell'amore del Signore!

31 Gennaio 2014
Nel mese di gennaio 2014 presso il Centro di Recupero Nutrizionale della missione di Bigene, abbiamo aiutato 27 bambini denutriti, 54 bambini gemelli, 8 bambini orfani, per un totale di 89 bambini. Abbiamo aiutato anche 52 mamme in gravidanza e 64 mamme con difficoltà di allattamento, per un totale di 116 mamme. Le persone aiutate sono in tutto 205. Grazie a tutti gli amici che ci aiutano ad aiutare.

02 Febbraio 2014
Termino la catechesi a Sanò. Sono le prime catechesi, siamo proprio all’inizio, al primo anno di evangelizzazione. Queste persone di Sanò sono proprio brave: puntuali, preparano bene il luogo dell’incontro, arrivano con gioia provenienti a piedi anche dai villaggi vicini.
Non sanno pregare, ovviamente. Ripetono le mie parole e i miei gesti, come dei piccoli bambini che imparano dalla maestra. A volte sono anche commoventi nei loro atteggiamenti, come quando metto le mani giunte durante la preghiera, e anche loro mettono le mani giunte, guardandosi tra di loro per verificare se compiono bene il gesto.
Mi fermo a parlare con alcuni uomini e vedo sul fondo della “chiesa” un gruppo di donne che rimangono sedute, in cerchio. Loro chiamano “chiesa” il luogo della catechesi: sotto un grande mango, hanno realizzato dei divisori con delle strisce di bambù, e dentro non c’è niente, solo lo spazio per sedersi. Ognuno porta da casa il suo sgabellino di legno, per sé e per chi viene da fuori.
Le donne sedute in cerchio attirano la mia attenzione. Mi accorgo che stanno ripetendo assieme il Segno della Croce. Non sono sicure se devono portare la mano prima sulla spalla sinistra o sulla destra. Capisco che vogliono fare bene questo segno della fede, e fanno assieme delle prove. Poi decidono che la mano deve essere portata prima sulla spalla sinistra. Due di loro mi guardano, come per ricevere approvazione, e rimanendo al mio posto faccio segno che è giusto come hanno fatto. Velocemente si comunicano che così si deve fare, e ripetono assieme il Segno della Croce. Una, due, tre volte. Hanno capito, sono felici, e non lo dimenticheranno più.
Nel mio cuore le benedico, con tanta riconoscenza: mi stanno insegnando che devo fare bene il Segno della Croce, senza fretta, pensando bene a quello che sto dicendo e facendo.
Se ti può essere utile questa piccolissima testimonianza che arriva da un villaggio africano, quando fai il Segno della Croce, pensa che stai comunicando con Dio!

10 Febbraio 2014
Villaggio di Baro. Dentro la "nuova" scuola di Baro per i bambini piccoli dell'asilo. Ma riuscite a leggere bene sulla lavagna? Hanno già imparato a contare fino a 30! La scuola è quello che è, ma i bambini sono bravi bravi!





18 Febbraio 2014
Quando apro la chat, succedono sempre nuovi incontri, alcuni veramente belli e positivi. Persone che non sento da molti anni, e che usano il profilo dei figli per comunicare con me..... e che mi ringraziano..... E io che cerco di ricordare i loro volti, il tono della loro voce, le espressioni dei loro occhi.... mi sforzo di capire da ogni loro parola come potevano essere allora e come sono adesso.... Poi succede che vado in crisi quando mi dicono, alla fine dei saluti: "Un bacio a tutti i tuoi bambini!". Ma vi rendete conto che dovrei mettere in fila 5.000 bambini???

21 Febbraio 2014
Che gran dono di Dio è la vita !!!!! E' nato in macchina, davanti a me. Non sono riuscito ad arrivare a Bigene: ha deciso di nascere per strada. Gioia e lacrime si mischiano nel dono della vita: è nato Ivo 17.
...
Sono una bambina e mi chiamo Fatu. Sono arrivata troppo tardi al Centro di Recupero Nutrizionale di Bigene. Ero nata il 4 gennaio 2012, nel villaggio di Simbor. Stavo bene nei primi mesi, poi è iniziata la denutrizione. Sempre più grave. Sono arrivata qui al Centro l'11 febbraio, dieci giorni fa. Suor Nella ha subito organizzato il mio ricovero presso il Centro per bambini denutriti di Ingoré, dove ho ricevuto le prime cure. Ma non sono state sufficienti. Oggi sono salita al cielo: guarderò tutti i bambini dal Paradiso. Io non ho più bisogno di cure, adesso. Fate una preghiera per la mia mamma e grazie per quello che fate per tutti gli altri bambini denutriti.




Ho ricevuto notizie: la mamma di Fatu ha la tubercolosi. Molto probabilmente anche la bambina aveva la tubercolosi, ma nessuno aveva pensato di farla visitare da un vero medico.
...
537. A fine febbraio possiamo fare un piccolo calcolo. 537 sono le persone, in maggioranza giovani, che ricevono la mia catechesi settimanale (non sono contati i bambini, a volte molto numerosi anche loro!). Non sono tutti presenti ogni settimana, e alcuni di loro, per motivi di scuola o di lavoro, hanno segnato poche presenze in questo anno pastorale (le catechesi iniziano a fine ottobre, dopo la Giornata Missionaria Mondiale e terminano durante il mese di giugno). Le catechesi sono molto diversificate: ci sono villaggi che sono all'inizio (come Sanò) e altri che hanno già compiuto un buon cammino. Mi sembra che il numero delle persone che hanno “segnato” il loro nome per diventare cristiani sia un bel numero. Calcolate che queste sono solo le mie catechesi, ma poi ci sono anche gli altri catechisti, che offrono altre catechesi in altri villaggi.
Nel dettaglio, ecco dove annuncio Gesù il Salvatore e le persone iscritte:
+ Liman: 52 persone al sesto anno di pre-catecumenato;
+ Baro: 107 persone al quarto anno di pre-catecumenato;
+ Bigene: 14 persone al primo anno di preparazione alla Cresima (di Bigene, Farea, Bambea e Indaià);
+ Talicò: 90 persone al sesto anno di pre-catecumenato;
+ Bucaur: 23 persone al primo anno di catecumenato;
+ Ponta Nobo: 128 persone al secondo anno di pre-catecumenato (di Ponta Nobo, Kubutol, Sarba e Mansacunda ovest);
+ Sanò 2: 105 persone al primo anno di pre-catecumenato (di Sanò 1, Sanò 2, Sanò 3 e Saiam Mandinga);
+ Bigene: 18 persone al primo anno di catecumenato (di Bigene, Senker Ba e Farea).
Nelle catechesi dei pre-catecumeni il numero globale degli iscritti continuerà ad aumentare: a fine anno vedremo dove arriviamo.
Oltre che segnare i numeri delle persone e dei villaggi… invochiamo lo Spirito Santo per loro. E anche per me: annunciare Cristo è una responsabilità grande!

25 Febbraio 2014
E chi dorme stanotte???
Ho fatto tardi, in chat con qualcuno di voi.... Alle 23.00 vado a spegnere il generatore, che si trova staccato dalla casa, appartato, in mezzo a una bella vegetazione. Prima di spegnere il generatore stacco la corrente verso casa, e non mi accorgo di nulla. Sono al buio, con la pila in mano. A terra, nell'angolo sotto l'interruttore della corrente, ci sono dei bidoni vuoti per l'olio del generatore e altre cose. Dopo aver staccato la corrente alla casa spengo il generatore, e solo allora sento un leggero rumore non identificato prima. Giro la pila verso l'angolo della corrente per la casa … e lui è proprio là. Si è alzato "in piedi" (non so come dire meglio) e mi guarda, abbastanza agitato.....
Quando capisco cosa sta accadendo, mi ricordo del grande Pietro Mennea…. Ma dopo 20 metri il fiato è già finito, e Tino, una delle due guardie notturne, capisce subito e mi ferma chiedendomi: “Dov'è??? Lo dobbiamo prendere!!!”.
L’adrenalina che mi ha fatto saltare fuori dalla casetta del generatore mi lascia una pausa per capire che non possiamo lasciarlo là. Ma avviso Tino: “Guarda che è grande, è enorme, non ne ho mai visto uno così grande!!!!!". Decidiamo che Tino rimane davanti alla casetta del generatore e io corro a chiamare l’altra guardia, Ensa, munito di fucile. (Apprezzate il mio coraggio???? Invece di chiudermi in casa…). Ci vuole il fucile! Ma subito capisco che non possiamo usarlo! Arriviamo in fretta, alla Fiasconaro per intenderci, e Tino è ancora davanti alla casa del generatore. Non è uscito, sta ancora dentro. Con le pile cerchiamo di guardare dalle finestre per capire dove si è nascosto, e poi lo troviamo in un altro angolo, dietro il generatore. Ma non possiamo usare il fucile: ci sono le taniche di benzina, il contenitore del gasolio, anche le bombole del gas! Insomma: sparare lì dentro…. vuol dire saltare tutti per aria!
Tino ha un’idea: prendiamo la canna alta che la scuola della Missione usa per l’alzabandiera. Sono perplesso…. Quella canna serve alla scuola…. La va a prendere e la porta subito. È bella lunga, ma decidono di tagliarla, per ricavarne una punta rigida. E così fanno! Non mi lasciano nemmeno il tempo per riflettere se è la cosa migliore da fare, e subito Tino armeggia con la canna per cercare di prenderlo, magari di ferirlo. Quello scappa da una parte all'altra: capisce di essere in trappola, e alla fine decide di uscire dalla porta. Apriti cielo! Anche se è notte!!! Sapete cosa fa uscendo? Viene diritto verso di me! Quello ha capito che l’ho tradito: invece di lasciarlo nel suo angolo tranquillo, gli ho combinato tutto questo pandemonio. Ragazzi: in due secondi… che dico! in mezzo secondo decido da che parte scappare, e corro in mezzo agli alberi (chi era il campione dei 110 a ostacoli???). Ma non serve. Grazie a Tino ed Ensa, che hanno coraggio da vendere. Con la canna appuntita e con delle pietre riescono a fermarlo. Puntano alla testa, mentre lui si dimena. Poi arriva il colpo di grazia con quel piccolo coltellino di un metro che tengo nel garage. Non mi viene il nome…. Fa niente. Ritorno indietro. La testa è quasi staccata, ma il corpo continua a dimenarsi. Dicono che è normale così.
Anche Tino ed Ensa, adesso, affermano che è veramente grande. E sono contenti di avergli rotto l’osso del collo (ma il collo ce l’ha?) perché dicono che è proprio pericoloso. È un grosso esemplare di …. Non lo voglio nominare! Un metro e mezzo di lunghezza, grosso come un bicchiere. Come dicono i miei amici a Napoli: “Se ce penso, nun ce posso pensà!”.
E chi dorme stanotte? Mamma mia, sono arrivato a qualcosa come 10 centimetri di distanza con la mia mano. L’adrenalina non mi è ancora passata: beato don Marco che sta a dormire, e che non ha sentito niente del nostro chiasso. Meglio così.
Però mi rimangono due cose in sospeso. La prima: chi di voi può andare per me al Santo, e depositare un bel cero, grosso almeno quanto un bicchiere, per la grazia ricevuta??? Non scherzo, lo chiedo davvero.
La seconda: comprendo che domani riceverò una giusta ramanzina dalle suore che non hanno più la canna lunga per l’alzabandiera alla scuola. Hanno ragione! Però, se penso ai quasi 300 bambini che entrano nella scuola, vicino a casa mia, e che continueranno a giocare sereni e con un pericolo in meno….. sono contento!

26 Febbraio 2014
Volevate vedermi??? Eccomi. Io sono Ivo 17, quello che è nato dentro la macchina di padre Ivo il 21 febbraio scorso. Che storia!!! Ve la racconto meglio tra poco. Intanto godetevi il mio bel viso: in questo momento ho circa 6 ore di vita, e sono avvolto dentro il panno che mia mamma ha preparato per me. Che bella cosa vivere..... Sono contento di avercela fatta, anche se il sedile di "segezia" (l'auto di don Ivo) non era proprio la cosa migliore! Però ci sono! Ciao belli!!!










Eccomi dentro "segezia" per ritornare al mio villaggio di Samodje, che ancora non conosco! La mia mamma, che mi tiene in braccio, è ancora debole, a sole sei ore dal parto avvenuto dentro la macchina. Dietro la mia mamma è seduta la signora che l’ha aiutata quando, finalmente, ho voluto vedere la luce! Al finestrino è il mio papà, tutto contento. Ma che fatica, ragazzi!!!! Non lo so perché, forse perché io sono il primo figlio di mia mamma, forse perché la mia bella mamma è giovane... Fatto sta che non volevo nascere a casa. E dopo tante ore di fatica, per me e mamma, è arrivato don Ivo per portarmi al Centro Nascite di Bigene. A metà strada mi sono deciso: volevo vedere quanto è bianco il bianco, e ci sono riuscito!!! Padre Ivo si è preso uno spavento.... La mia mamma non ha detto niente, nemmeno "Ah", e nessuno parlava. Mamma era seduta dietro, con la testa tra le braccia di mia nonna e le gambe tra le braccia della brava signora che mi ha aiutato a nascere. E quando ho messo la testa fuori..... Don Ivo si è girato un attimo e mi ha visto mezzo dentro e mezzo fuori. Mamma mia come è diventato bianco in faccia il nostro sacerdote!!!! Eppure sono così bello io!!!! Non ci siamo nemmeno fermati: lui continuava a guidare, e io continuavo a spingere. Poi ci siamo fermati alla prima casa. Di corsa, per prendere l'acqua. Don Ivo si è spaventato ancor di più, perché non mi ha sentito piangere.... Per un attimo pensava che io non fossi vivo. Tutte le donne dentro la casa a lavarmi, a lavare la mia mamma. Don Ivo stava fuori, era serio serio, non ho capito se piangeva o se pregava. O forse tutt'e due! Poi mio papà è corso fuori a dirgli: "Ivo è vivo"!. Padre Ivo ha chiesto: "Quale Ivo?". E poi ha capito che mio papà parlava di me, e che mi aveva messo il nome del nostro parroco. Anche se i miei genitori sono musulmani, padre Ivo è sempre il mio parroco, e sono sicuro che mi vuole già un mondo di bene!!!

E poi, che volete... è vero che io sono il 17esimo.... però sono il primo che nasce dentro "segezia", e sono convinto che il don si ricorderà a lungo di me.... Chissà a quanti amici italiani racconterà la mia nascita!!!


28 Febbraio 2014
Questa foto ha una storia che vi devo raccontare. Villaggio di Ponta Nobo, catechesi sul Terzo Comandamento. Chiedo: “Quanti giorni ci sono nella settimana?”. Risponde Monda, uno degli anziani sempre presenti, e che vedete nella foto: “Non lo so quanti giorni ci sono. I giorni li hanno inventati i portoghesi, ma prima non c’erano”. Rimango sorpreso e interessato, e cerco di capire meglio come vivevano quando lui era bambino. Chiedo: “E come facevate a sapere il giorno del mercato?” (Il mercato è un giorno importante per tutti gli abitanti dei villaggi: al mercato si va a vendere i piccoli frutti del proprio lavoro o ad acquistare le piccole cose necessarie per la vita).
Monda: “Una volta non c’erano i mercati. C’era solo la grande fiera, una volta all’anno, nelle grandi città”. Aumenta la mia curiosità: “E dove andavi a comprarti le ciabattine?” (che adesso usano quasi tutti: delle semplici infradito di plastica, prodotte in Senegal).
Monda: “Una volta nessuno usava le ciabattine. Non esistevano! Camminavamo tutti a piedi nudi”.
Io: “E per comprare una camicia, o una maglietta, come facevi?”.
Monda: “Una volta non c’erano le camicie. Se qualcuno doveva andare in viaggio fuori del villaggio usava l’unica camicia in dotazione a tutto il villaggio. Quando ritornava la riconsegnava e un altro la poteva riutilizzare. Era sempre quella”. Capite che la mia curiosità aumenta… “E come facevi con i pantaloni?”. Monda: “Non esistevano i pantaloni, quelli li hanno inventati i portoghesi! Una volta tutti usavamo il lope”. E qui Monda tenta di spiegarmi cosa è il “lope”, ma siccome lui parla poco in criolo, e io faccio fatica a capire cosa possa essere questo “lope”, lui aggiunge con aria da professore attempato: “Quando vieni la prossima settimana te lo faccio vedere!”.
Ed ecco la foto: il mio amico Monda con i vestiti usati nella tradizione dalla etnia dei “Balanta”.
Il lope è un semplice panno che riveste i fianchi della persona, ed era l’unico “vestito” indossato nei tempi passati. Poi Monda mi spiega che il lope, di notte, era usato per ricoprire i bambini che avevano freddo. Poi, di primo mattino, il papà se lo riprendeva, si cingeva i fianchi, ed usciva per iniziare la sua giornata. Così lui ricorda il suo papà, e così faceva anche lui quando era giovane. 
L’altro panno che vediamo nella foto è un panno “moderno”, per coprire le spalle e riparare la testa dal sole. Il copricapo rosso in testa indica che la persona ha terminato tutti i riti di iniziazione della sua etnia, e quindi è da considerare un adulto della comunità, da rispettare in tutto quello che dice.
Altro strumento antico, ma ancora attualmente molto usato, è il coltello che sta dentro il contenitore variopinto, vicino alla mano di Monda. Con una cordicella attorno alla vita, sempre a portata di mano! Un bel coltello serve a tante cose: per lavorare, per mangiare, per difendersi. E poi piedi nudi, perché così erano tutti. E questo è tutto: non c’erano altri indumenti e si risparmiava sul sapone per il bucato!!!
Ecco a voi la lezione del mio amico Monda. Aggiungo due considerazioni finali:
+ ammirate i colori vivi di questa gente….
+ Monda, adesso, conosce il Terzo Comandamento. Dopo tanta strada nella vita, non lo vuole dimenticare. Vero che anche tu non l’hai dimenticato???

04 Marzo 2014
Ho avuto conferma, adesso, che quattro carissimi amici di Cervarese S. Croce (Padova), mio paese natale, si organizzano per venire a Bigene ad agosto. Queste sono notizie che fanno bene!

15 Marzo 2014
Baro è il villaggio più grande della Missione di Bigene. La comunità cristiana è in continua crescita, arricchita anche dalla presenza dei nuovi cristiani dei villaggi vicini. Necessita la costruzione di una chiesa per le celebrazioni, per la catechesi, per la preghiera. Sarà un’impresa consistente e importante: seguiteci per vedere le tappe di questa realizzazione... E che il Signore ci aiuti!
Il Vescovo di Bissau, dom José, ci aveva invitato a pensare alla costruzione della chiesa per la comunità di Baro. E noi vogliamo pensarci con lui! Fatte le verifiche all'interno della comunità cristiana, individuato il terreno da acquistare, adesso dobbiamo definire bene quanto terreno serve, pensando anche ai tempi futuri: Baro potrebbe diventare una nuova Missione, bisognosa di spazi per realizzare non solo la chiesa, ma anche altri edifici come la scuola, la casa per i missionari, il Centro di Salute.... Guardare ai tempi futuri è indispensabile per compiere bene i primi passi. Qui il Vescovo effettua la visita del terreno individuato dalla comunità, accompagnato da alcuni adulti della comunità cristiana. Desideriamo accogliere il suo discernimento.

Dom José ci indica un esempio concreto: la confinante Missione di Ingoré (a 22 km da Baro). Quando fu acquistato il terreno per quella Missione, circa 30 anni fa, si pensava fosse più che sufficiente. Invece, nel tempo, le suore hanno dovuto costruire molte opere al di fuori del loro terreno, ed opere importanti come il Centro Nutrizionale con un piccolo Ospedale per i bambini denutriti, il Liceo per gli studenti. Il consiglio del Vescovo è di acquistare un terreno più esteso, se possibile, per non pensare solo alla chiesa da costruire, ma per pensare a quello che potrebbe essere utile ad una futura Missione in questo villaggio, posto al centro di molti villaggi che hanno iniziato la prima evangelizzazione da pochi anni, e che continueranno a crescere. L'invito del Vescovo, dunque, è quello di pensare non solo a noi, ma anche ai nostri figli, e ai figli dei nostri figli. Le parole illuminate di dom José hanno trovato tutti i presenti molto attenti e concordi su questo discernimento. In questo mese abbiamo verificato come poter allargare l’area del terreno da acquistare, e i confinanti sono disposti a cedere i loro terreni per il bene di tutta la comunità. Un bel segno di comunione!

La foto del gruppo che si è riunito con il Vescovo di Bissau. In basso, il legno verticale infisso nel terreno segna uno dei quattro angoli della sua superficie. Lo spazio individuato arriva in fondo fino alla coltivazione del cadjù. Attualmente il terreno non è lavorato: è pronto per essere acquistato.


16 Marzo 2014
È già ripartita per l’Italia, ma la sua visita alla Missione di Bigene è stata importante per tutti noi. Suor Gdlan, originaria del Brasile, delle Suore Oblate del S. Cuore di Gesù, è rimasta con noi una decina di giorni, condividendo con semplicità le nostre attività. Di poche parole, ma attenta a guardare la nostra vita, in modo particolare delle sue consorelle Oblate.
Solo quattro domande, con risposte molto brevi e precise, che lasciano il segno anche a noi missionari di Bigene.
1. Cosa pensi della Missione di Bigene?
Questa Missione è importante. Vedo molta evangelizzazione, ma vedo anche molta promozione umana che è necessaria per accompagnare l’evangelizzazione.
2. Le suore Oblate sono a Bigene da più di 21 anni. Come le hai trovate?
Molto impegnate nella missione. Non è una missione facile, ma vedo che sono ben animate nel lavoro della missione.
3. La comunità cristiana di Bigene è piccola e ancora all’inizio del suo cammino. Come vedi questa nostra comunità?
Non ho visto molto, ma ho incontrato un bel numero di adulti che partecipa alla Messa quotidiana. Per me è un segno di un buon lavoro pastorale che dà già i suoi frutti.
4. Adesso che torni in Italia, cosa ti porti da Bigene?
La povertà di questo popolo, per me, è molto forte. Vedo che le persone vivono con il minimo indispensabile: questo sta segnando molto la mia sensibilità.
Grazie suor Gdlan, buon viaggio, e buon lavoro a Roma. Anche il lavoro nel Consiglio Generale delle Suore Oblate e nella formazione delle Juniores è una bella missione nel Regno del Signore. E un saluto grande alle 14 Juniores (sono le suore che hanno già emesso i voti temporanei, in preparazione ai voti perpetui, provenienti da Italia, India e Nigeria): racconta loro della nostra Missione, in attesa di nuove collaborazioni per i tempi futuri! 
Nella foto, assieme a suor Merione (a destra).

19 Marzo 2014 (Festa del papà)
Grazie, papà ! Mi hai trasmesso la vita e la fede. Non c'è niente di più grande che potevi fare per me.... E grazie anche a mamma. La stessa cosa....













22 Marzo 2014
E la torta è arrivata !!!! E anche il Vescovo di Bissau ! E anche i vostri auguri ! Grazie a tutti.
Un pensiero particolare a mamma Michelina e papà Angelo, alle mie sorelle e a mio fratello. Alla mia Cervarese S. Croce (Padova) e al Don Bosco di Verona. Agli amici di Padova, Verona, Vicenza, Salerno, Roma, Milano, Foggia che hanno condiviso con me un pezzo della mia vita. Alle comunità cristiane delle parrocchie Madonna delle Vittorie (Massa della Lucania, Salerno), Immacolata di Fatima (Segezia, Foggia) e S. Ciro (Foggia) che mi hanno sopportato come parroco. Vi mando la mia benedizione.
A 58 sono arrivato. Se il Signore vuole, arriverò anche a 59!

26 Marzo 2014
Villaggio di Liman. Sono rimasto impressionato dalla scelta di Adama, il giovane che ha dipinto sui muri esterni della sua casa queste due scritte molto significative, copiandole da alcune in lingua francese (che si parla nel vicino Senegal). A parte gli errori (che qui non fanno problema), sulla sinistra della sua finestra ha scritto: "CREDERE, SPERARE, AMARE COME MARIA". E a destra: "CRISTO PAROLA, PANE DI VITA PER UNA NUOVA AFRICA".
A me piace assai questa scelta di dipingere la sua casa comunicando la sua fede.

28 Marzo 2014
Villaggio di Bucaur. La foto non riguarda una liturgia, ma esprime uno spirito di offerta a Dio. L'uomo più anziano di Bucaur è morto, improvvisamente, senza apparente malattia. Dopo il funerale partono le danze, che le donne iniziano toccando un bidone di plastica e battendo le mani, con il canto tradizionale. Così si ringrazia Dio per la lunga vita che ha concesso all'uomo anziano. Non ci sono lacrime, ma c’è un senso di festa generale. Una vita lunga, è un dono di Dio. Perché piangere?
...
A commento della mia foto di donne in festa dopo il funerale di un uomo anziano, e comprendendo la fatica che in Europa può creare questa esperienza, ho condiviso questa mia riflessione. Molto libera e personale. Parla della morte e della vita. Molto più della vita che della morte.
Nella cultura della Guinea-Bissau c'è una consapevolezza che non ho trovato presso altri popoli, a riguardo della vita benedetta da Dio. La mortalità, qui, è altissima: si muore al parto, per parto, per denutrizione, per malaria, per un sacco di malattie non curate o trascurate. L'età media di vita è di circa 41 anni, la metà di quella italiana. Quando una persona vive a lungo, come questo vecchietto che, probabilmente, aveva superato gli 80, tutti respirano una situazione culturale e umana molto distante dalla nostra mentalità europea.
Cerco di essere sintetico: se una persona vive a lungo, vuol dire che ci sono due elementi fondamentali che si intrecciano tra di loro. 
1. La persona vive a lungo perché gli spiriti buoni vegliano sulla sua vita. 
Metti assieme questi due elementi, e ti rimane l'idea che un anziano è una persona protetta da Dio, ed è protetta da Dio perché se lo merita. Ovviamente questo è il loro pensiero. Sappiamo bene, nella stessa storia della spiritualità cristiana, che ci sono dei santi morti da ragazzi, o da giovani (Domenico Savio, Pier Giorgio Frassati, per esempio). E sappiamo che ci sono persone con età avanzata che non sono proprio dei testimoni di vita.... Ma ti posso dire che qui, questa consapevolezza, produce due effetti molto buoni:
1. L'anziano sa di essere benedetto da Dio, e vive con serenità, e si impegna ad essere testimone di vita per i giovani. E succede veramente così! 
2. Tutti rispettano gli anziani: mancare di rispetto a un anziano sarebbe una gravissima colpa, causa di disonore. 
Allora, con tutto questo, quando muore un anziano c'è un grande clima di festa: è come se tutti volessero esprimere la loro gioia per essere stati in compagnia di una persona brava e benedetta da Dio. Esperienza lontanissima dalla nostra mentalità, ma ti posso dire, personalmente, che io vorrei morire qui!
Spero di diventare più anziano (lo sono già per loro), ma spero anche di guadagnarmi la benedizione del Signore per il mio comportamento. E poi, quando finisce la mia vita qui, tutti a fare festa! Perché, se entro in Paradiso (perdonami l'ardire, e prega per la mia conversione!!!!), chi non fa festa è come se volesse mandarmi al Purgatorio (e quanto ne dovrò fare!!!!!). 
Fate festa quando muoio, e mi mandate direttamente in Paradiso!
Se vengo a morire a Foggia, tutti a piangere, tutti a dire le solite cose scontate.... "quanto eri bravo..... nessuno come te..... ci mancherai per sempre...." (le dicono solo quando uno muore).
Io vorrei veramente morire a Bigene. Non scherzo. Una bella festa, con canti e danze e gioia per tutti, e anche un buon vino di palma, per stare allegri (ci sta!). 

E' solo il mio pensiero, che nasce dall'incontro con queste persone. Alla fine, ieri sera, nel mio cuore dicevo: “Grazie, Signore, per questo vecchietto: gli hai dato una lunga vita, e adesso prendilo con te in cielo!”.

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