SI BÚ OJA KABESSA PIRDI, PUNTA BARIGA
(proverbio locale: se ti gira la testa, chiedi il perché allo stomaco)
20 agosto 2008
La tristezza. La malaria ti rende triste dentro, nel cuore. Ti chiedi cosa stai a fare qui, a che cosa serve, perché sei qui a perdere tempo… Non guarisci subito. Il corpo è tutto appesantito, non riesci a muoverti velocemente, ed anche la mente diventa stanca. Anche questo produce la malaria. Sto provando tutto questo. Non capivo bene cosa fosse, ma mi è diventato più chiaro dopo aver parlato con suor Dina (del Portogallo), al corso di criuolo. Lei ha preso la malaria ogni mese, per i primi 9 mesi trascorsi in Mozambico! La tristezza la senti dentro, non la puoi spiegare. È un sentimento che non ricordo di aver provato prima. Ti senti incapace di reagire. È come se tutto quello che sei, e che stai facendo, perdesse il suo motivo, la sua ragione. La stanchezza del corpo ti entra nell’anima.
Voi non potete immaginare quanto mi siano state salutari, per superare questa emozione negativa, le chiacchierate fatte in questi giorni attraverso Messenger (anche il computer aiuta…) con alcuni di voi. Ringrazio Franco e Mara, Edoardo e Silvana, Lucia (Foggia), Antonio e Marianna (Ravenna), Pierangelo, Flora e Rosa (Montecchio Maggiore - Vicenza), Stan (Harlow - England): le “chattate” con voi, carissimi, mi hanno fatto molto bene! E mi ha fatto molto bene anche parlare con suor Elisa Baù, delle Piccole Figlie di San Giuseppe, durante la scuola. Lei ha qualche anno più di me, ma soprattutto è nativa di Gallio (Vicenza): come dire, ci capiamo al volo! Le comuni origini venete creano un’intesa naturale… Lei viene dal Brasile, e opera a Blom, in una casa accogliente vicino al mare. Mi ha invitato a trascorrere da lei qualche giorno di riposo. Quasi quasi…
21 agosto 2008
Oggi mi alzo alle 6.00. Voglio riprendere la mia giornata abituale. Lodi, S. Messa, colazione, e poi con Max vado alla clinica di Bor, per il controllo. Tutti i medici e gli infermieri mi accolgono con grande gioia, direi con entusiasmo: vedono che sto in piedi da solo!!! Il dottor Mario, che più mi ha seguito durante il ricovero della scorsa settimana (anche lui laureato a Cuba), esegue su di me un accurato controllo: pressione, cuore, polmoni. Facciamo una bella chiacchierata (grazie, Signore, che sono finiti gli interrogatori!). La stanchezza è normale, passa con il riposo e l’alimentazione.
Non è normale, invece, l’insonnia: non riesco a dormire. Vado sempre a letto prima delle 11.00 (quando si stacca il generatore): sistemo per bene la zanzariera, termino le mie preghiere (la compieta), spengo la luce a batteria, e poi comincio a girarmi da una parte, e poi dall’altra. Non ci sono abituato: io dormo sempre di notte (non ditelo ai ladri…). Il dottore mi chiede se sono preoccupato per la malaria, se ho nostalgia dell’Italia, se avverto che mi manca qualcosa… A me sembra che vada tutto bene. Anzi, sono contento che tutto stia passando (a parte la tristezza). Forse mi manca… sapete cosa??? Non ve lo dico, così imparate a non essere curiosi!?! (Mi sembra di vedere la faccia di Pina di Segezia, quando dico e non dico, e lei si “sfastidisce”, come dicono a Foggia).
Ho la piena consapevolezza che io sono qui felice di rispondere al Signore e alla Chiesa! Il dottore mi prescrive compresse di Valium: due alla sera, dopo cena, per 10 giorni. Non so se le prenderò! Per il resto, va tutto bene, e posso riprendere tutte le mie attività. Era quello che desideravo sentirmi dire!
Telefono ad uno dei miei dottori “personali”: Claudio, esperto in malattie “clericali” (non preoccupatevi, non sono contagiose…). Mi dice che due compresse sono troppe, meglio una sola, altrimenti dormo tutto il giorno seguente... Farò così.
Invece alla sera, prima di coricarmi, prendo solo mezza pastiglia di Valium. Vediamo.
22 agosto 2008
Non è servito a niente: la notte in bianco! A scuola non combino un granché, e all’intervallo rientro in camera. Mi metto a fare le pulizie della stanza, per scaricare la tensione.
Alla sera prendo una compressa intera. Signore, fammi dormire!!!
23 agosto 2008
Ho dormito tutta la notte. Grazie a Dio o grazie al Valium, mi sento un leone! Beh, proprio un leone, no. Diciamo che mi sento un animale abbastanza sveglio!
Oggi è un giorno speciale: con i ragazzi di Foggia facciamo una gita. Il desiderio era di raggiungere con loro Bigene, ma le piogge abbondanti di questi giorni hanno reso impraticabile l’ultimo pezzo di strada che collega con Bigene. Un camion è rimasto impantanato, e non passa più nessuno. Chissà per quanti giorni Bigene rimarrà isolata, perché sta piovendo tutti i giorni. E non pioggerelle italiane, questi sono temporali africani! Che strano: a Foggia non piove da mesi e fa molto caldo, qui piove tutti i giorni e non fa caldo… A me i conti non tornano. E a voi?
Andiamo tutti a Cacheu, percorrendo i 100 chilometri sulla strada più bella di tutta la Guinea-Bissau. È la strada internazionale che si inserisce nel collegamento tra il Senegal e la Guinea Conakry (i due stati che confinano con la G-B: ma l’avete guardata, questa parte dell’Africa Occidentale, nei vostri atlanti geografici?). La strada è tutta asfaltata, con pochissime buche, e ci sono i ponti sui fiumi (meglio dire: sulle rientranze dell’oceano). Lo spettacolo del verde intenso ti avvolge, trasmettendoti un senso di infinito. L’andata è molto piacevole, direi distensiva per la mente (non per il corpo: siamo in 13 persone su due macchine, quella di suor Nella e quella del Vescovo).
Arriviamo alla missione “Nª Sª da Natividade” di Cacheu. Si chiama missione, e non parrocchia, perché non c’è ancora la presenza stabile dei sacerdoti (abitano a 30 chilometri da qui) e la comunità cattolica deve crescere ancora, diventare adulta, con l’inserimento di famiglie cristiane (la stessa situazione di Bigene). Siamo ospiti delle “Franciscanas de Nossa Senhora Aparecida”, una congregazione nata in Brasile. La cosa assai piacevole è che la superiora, suor Solange de Fátima Lussi, aveva i nonni nativi di Feltre: lei non parla la lingua italiana, ma parla bene in dialetto veneto!!! Davanti a queste simpatiche scoperte, è come se il buon Dio mi dicesse: “Vedi? Non è poi così grande l’umanità che ho messo in questo mondo che ho fatto: la devi solo scoprire e amare!”.
Pranzo al sacco: mi mangio il più buon panino con frittata di tutta la mia vita! (non vedevo una frittata da un mese…). E poi le suore ci spiegano il loro servizio in quella missione. Rimango stupefatto: stanno distribuendo ai poveri, cioè alla maggioranza delle persone dei villaggi qui attorno, un alimento chiamato “multimistura”, totalmente costruito con prodotti locali, e di alte capacità nutritive. Lo distribuiscono nel centro di alimentazione per i bambini, che si trova dentro la missione. E stanno anche istruendo altre comunità per la produzione di questo alimento straordinario, utilissimo per affrontare il grave stato di denutrizione infantile in cui versa questa nazione. I bambini mangiano poco e male. E questo provoca tutta una serie di malattie pericolose. Qui, i bambini arrivano anche a morire, perché non sono sufficientemente nutriti!
“La mortalità infantile è di oltre il 200 per 1.000 - un bambino su 5 muore prima del quinto compleanno - quella materna è di 1.100 donne morte ogni 100.000 parti. La malaria è la principale causa di mortalità infantile: la metà dei casi e il 54% dei decessi riguardano bambini sotto i 5 anni. Diarrea, morbillo, polmonite e infezioni respiratorie acute sono le altre principali cause di malattia e mortalità infantile, in combinazione con la malnutrizione: il 24% dei piccoli sotto i 5 anni è sottopeso, il 41% ha ritardi nella crescita, solo l'1% delle famiglie consuma sale iodato”. (fonte: UNICEF)
Sembra una cosa impossibile anche a me. Ma li ho già visti, a Bigene, lo scorso anno, e anche altrove, i bambini magri e con la pancia, perché sono alimentati male. Non vi so dire bene perché hanno la pancia, ma mi par di capire che se l’alimentazione è insufficiente, si creano i vermi…
Vedere i bambini denutriti, mi fa venire in mente i campi di concentramento della seconda Guerra Mondiale. Io auguro a tutti voi di andare, almeno una volta nella vostra vita, a Gerusalemme, la città che considero la più bella al mondo. E se avrete tempo, andate a Yad Vashem, appena fuori città, per una visita al Museo dell’Olocausto. Ricordare e “rivedere” il passato, per non ripetere gli errori e le omissioni! Tutto il mondo, eccetto qualche stato guidato da incoscienti ed ignoranti, riconosce che in quella guerra, la sofferenza causata ad Auschwitz (e in molti altri luoghi), in particolare ai bambini, ha costituito un crimine dell’umanità. È vero. E questo cosa è? I bambini denutriti adesso, nel terzo millennio, qui in G-B, cosa sono???
Questo nutrimento eccezionale, creato sul posto con le piante del posto, è una reale possibilità per affrontare questa vergognosa mancanza di cibo. È una questione di educazione e di mentalità: le mamme non pensano a nutrire in modo più efficace i loro bambini. Visitiamo i macchinari per produrre questa farina alimentare. Il loro intento è non solo di distribuire il “multimistura”, controllondo la adeguata somministrazione ai bambini, ma di insegnare alle altre comunità come si può produrre questo cibo, che è una autentica salvezza!
Quando sarò a Bigene, farò il possibile per costruire questi macchinari e produrre, assieme alle suore Oblate, il “multimistura” per quei bambini. Ci vorrà tempo per imparare bene la lingua locale e per predicare. Ma per chi ha fame, non si può aspettare. Le suore hanno già attivo, da anni, il Centro Nutrizionale, ma le necessità sono tante. Ti prego, mio Signore, fa’ che possa presto dare da mangiare ai bambini dei villaggi attorno a Bigene. E ti chiedo anche un’altra cosa: manda qualcuno che mi aiuti, perché quei bambini sono tanti…
Il viaggio di ritorno è tutto sotto l’acqua. Prendo la mia pastiglietta e dormo tutta la notte.
24 agosto 2008, domenica del Signore, XXI domenica ordinaria
Una pastiglia però è troppo: mi alzo dal letto con gran fatica, e mi sento addormentato. Rimango come assopito tutto il giorno.
S. Messa festiva alla parrocchia “S. Francisco de Assis" ad Antula. Ci sono anche i giovani di Foggia, che hanno animato i giochi per centinaia di ragazzi della parrocchia. La pioggia si è fermata per alcune ore e il sole picchia forte in questo momento. L’equatore non è poi così lontano…
La solita celebrazione viva e giovane! Da provare dispiacere quando termina, perché vorresti sentire ancora questi canti. Fa un caldo intenso e umido, il tetto della sala è di lamiera, non ci sono ventilatori. Il sudore è su tutti i volti. Ma ancor più forte è il calore che sento dentro l’anima: mio Signore, quanto è bello e soave vivere questa Eucaristia! Se fossimo in Italia, con questo caldo-umido le nostre sale sarebbero vuote (ma noi sappiamo come fare: aria condizionata, ventilatori, orari serali…). Qui è normale: la sala è piena piena. Non è una chiesa, non l’hanno costruita (e chissà quando lo potranno fare…). È una sala polivalente, usata per la S. Messa, per gli incontri, i giochi, la scuola di alfabetizzazione.
Al termine della celebrazione il parroco proclama direttamente un avviso (di solito sono i catechisti a dare gli avvisi della settimana). Il suo tono è molto severo e preoccupato. Prima della S. Messa, un bambino si è sentito male: vomito e diarrea improvvisi e forti. È subito stato portato all’ospedale pubblico: i segni manifestati dal bambino sono inequivocabili. È colera.
Provo vergogna a dirlo. Qui c’è anche il colera! Ogni tre anni si sviluppa una epidemia di colera in questa regione. In troppi pensano che il colera sia scomparso dalla faccia della terra. Qui le persone muoiono anche di questa infezione. Mi vergogno perché, in questi giorni, in questo mese, tantissime persone hanno avuto ben altre preoccupazioni… e qui c’è un parroco che grida ai suoi fedeli: “Ho disposto l’acqua con il disinfettante all’ingresso della parrocchia: tutti ci dobbiamo lavare le mani con il disinfettante quando entriamo e quando usciamo dal recinto della parrocchia. Perché molti non lo fanno? Dobbiamo fare la massima attenzione a queste norme igieniche, soprattutto per i bambini, che facilmente portano le mani alla bocca. Se non facciamo questo, non siamo bravi cristiani!”.
Il colera non si trasmette per un semplice contato fisico. Ma l’epidemia in corso obbliga ad un’attenzione maggiore: disinfettare l’acqua, non toccare il cibo avariato, non toccare le persone ammalate di colera, e soprattutto non toccare i morti per colera. Ma come si fa? I funerali sono partecipati da tutta la famiglia e diventano occasione di contagio. I bambini, tutti i bambini di questo mondo, portano alla bocca le loro mani. E se hanno toccato una persona infetta, il contagio continua.
Non sono un medico e non posso dirvi più precisamente come avviene questo contagio, come si sviluppa, cosa accade nell’organismo umano. Però ho capito che sia il colera che la lebbra hanno una comune base di partenza: le insufficienti, o totalmente assenti, condizioni igieniche. Oltre ad una alimentazione insufficiente e inadeguata. Noi missionari non corriamo pericoli: perché sappiamo come alimentarci e come educare all’igiene. Non ho mai sentito dire che un missionario si sia preso il colera o la lebbra. La malaria, invece, non guarda in faccia a nessuno, come già sapete…
Sono almeno 3160 le persone contagiate e 73 i morti causati dall’epidemia di colera, in corso dal mese di luglio in alcune zone della G-B: lo ha riferito il ministro della Sanità, Camilo Simoes, precisando che la maggior parte delle vittime si è registrata nella capitale Bissau, dove si conta anche il maggior numero di contagi, 2301. Il ministro ha sottolineato che la situazione è difficile “in tutto il paese” e che solo le isole Bijagos sono state risparmiate. La scorsa settimana il governo aveva chiesto urgentemente l’aiuto internazionale per contenere l’epidemia, precisando che date le “proporzioni allarmanti” raggiunte, le autorità nazionali non erano più “in grado di contenerla”. Giorni fa anche le Nazioni Unite, attraverso l’ufficio locale del Fondo per l’infanzia (Unicef), avevano espresso preoccupazione per la rapidità di diffusione dell’epidemia che, oltre a Bissau, si sta espandendo anche nelle regioni di Quinara (sud) e Biombo (ovest). In G-B il colera è considerato una malattia endemica; secondo stime internazionali, nel 2005 l’ultima epidemia ha provocato 400 morti.
Con queste notizie, ti passa l’appetito. Ma pranziamo a N’Dame, con i giovani di Foggia: siamo una bella tavolata proveniente da 5 nazioni e 3 continenti: Guinea-Bissau, Senegal, Angola, Brasile e Italia. Come si fa a non gustare questo pranzo, che inizia con una ottima lasagna al forno, assieme a tanti amici? Io sono stanco, meglio: sono addormentato. Una pastiglia intera di Valium è troppo, e nel pomeriggio non vedo l’ora di buttarmi a letto. Alla sera non prendo la pastiglia.
25 agosto 2008
E allora non dormo! Tutta la notte. Mi alzo al mattino e mi sento come dice “zio” Eugenio, anche lui con qualche problema di insonnia: “Sto in piedi come un sacco di patate!”. Decido di non andare a scuola (bambini, non leggete….), tanto sarebbe inutile.
Sono in difficoltà: se prendo mezza pastiglia non serve a niente, se ne prendo una dormo anche il giorno seguente, se non la prendo dormo lo stesso durante il giorno…
Ehi, lassù!!! Fate qualcosa! Magari mandatemi un altro Angelo custode, quello del riposo notturno… E fatelo presto. Grazie!
26 agosto 2008
Ho dormito bene! Ho preso mezza pastiglia, mi sono bevuto una ottima camomilla, ed è arrivato anche l’Angelo giusto! Grazie Signore! E, per favore, continua a mandarmeli sempre, quelli giusti!!!
Pomeriggio intenso: con padre Giancarlo andiamo alla rivendita della Toyota. La concessionaria è a Dakar, in Senegal, e le macchine provengono dalla Francia. Comincio a pensare per i miei prossimi viaggi a Bigene. Ci vuole per forza il fuoristrada per arrivare là, e la Toyota è l’unica rivendita di auto. Comprare la Toyota in Italia e spedirla in conteiner sarebbe una spesa eccessiva. Qui, per i missionari ci sono delle facilitazioni, il risparmio è notevole. Non me la danno gratis, ci vogliono sempre quei… XY mila €uro (chi desidera saperlo, me lo chieda direttamente!). A ottobre, quando sarò in Italia, penso che potrò recuperare la somma necessaria, gli amici non mancano…
Ma la cosa speciale, che renderà il pomeriggio indimenticabile, è la festa di chiusura dei giochi per bambini e ragazzi, organizzati nella parrocchia di “Santa Luzia” dai giovani di Foggia, in collaborazione con gli animatori locali. È stato semplicemente commovente!
Ci sono delle sensazioni così forti e vere, che mi dispiace di viverle senza gli amici: avrei voluto tutti voi qui, a vedere cosa sanno fare questi bambini. Non ho mai visto bambini così piccoli ballare, tutti assieme, e così bene! Liberi, genuini, al ritmo dei tamburi suonati dai grandi. Uno spettacolo totale, che ti fa vibrare tutto il corpo, degno del miglior teatro d'Europa. E non hanno niente: a piedi nudi sulla terra battuta, con i sonagli alle caviglie e i vestitini di paglia sopra i pantaloncini, e la maglietta colorata della squadra (portata da Foggia). Piccoli anche di 4-5 anni, e ballare tutti, ma tutti, al ritmo dei tamburi. Non hanno niente, ma sono pieni di fascino. Mi sono chiesto perché i nostri bambini italiani non sono così... e questi bambini africani, cosa hanno più dei nostri? Come mangiano, come vestono, come vanno a scuola? Eppure sono così belli, belli dentro e belli fuori, e la danza li rende ancor più belli....
Non so se la malaria mi ha creato emozioni esagerate, ma ho assistito ad uno spettacolo che mi ha tolto il respiro. Più di quando ho visto, da giovane, la grande Carla Fracci ballare il Bolero di Ravel su di un piccolo tavolo, all'Arena di Verona. E la cosa incredibile è che tutti, ma proprio tutti i bambini, di tutte le squadre, ballavano al ritmo. E i più piccoli davanti, a dare il ritmo ai più grandi. Non è che qualcuno si tirava indietro, non era capace, si vergognava, non aveva voglia… Tutti lì, a ballare. Alla premiazione finale, anche chi era arrivato ultimo era contento e gioioso, senza musi lunghi. Quante lezioni di vita sto imparando. E questa volta, dai bambini! Voglio tanto ringraziare i compagni di liceo di Verona: la macchina fotografica, che mi avete donato, mi ha permesso di immortalare questa grande felicità.
Salutiamo gli amici di Foggia, che rientrano in Italia fra due giorni. Sono pieni di un entusiasmo incontenibile. È una grande gioia incontrare giovani così…
Alla sera mi addormento con il suono dei tamburi, e centinaia di bambini e ragazzi che ballano: prima in fila, poi in cerchio, poi tutti a terra, poi saltando... Mi sento così bene! La tristezza causata dalla malaria è finita, passata, sepolta. La serenità, la gioia, la libertà di questi bambini, poveri di cose e ricchi di umanità, ha guarito l’ultimo segno della malattia. La gioia di essere qui è piena.
27 agosto 2008
Sono invitato a pranzo dalle suore Francescane di Cristo Re a Brá, vicino alla Curia. Ottimo pranzo coronato da torta al cioccolato e Prosecco di Valdobbiadene! Io lo immagino, qualcuno pensa che scrivo bugie…. Venite a vedere!!! Abbiamo conversato a lungo in portoghese, in italiano e in dialetto veneto: le suore sono di Venezia e di Treviso! E mi hanno spiegato che una bella confezione di bottiglie, assieme ad altre cose, è arrivata nel conteiner che i Francescani organizzano periodicamente a Monselice (Padova). Il conteiner parte da Olmo di Creazzo, sulla strada che da Vicenza va verso Verona. La cosa mi interessa assai. Interessa anche ai Veneti che leggono??? Non vi pare???
29 agosto 2008
Ultimo giorno di scuola! Forse. Perché ho perso troppi giorni di lezione, e dovrò riprendere tutto il corso di lingua locale dall’inizio. Il tempo non mi mancherà, perché il mio inserimento nella pastorale, a Bigene, sarà prolungato nei mesi e graduale. Inoltre, a Bigene non c’è la linea telefonica, non si può usare internet, e quindi… avrò tempo, e mi metterò a giocare con i bambini: con loro si impara molto bene. Magari io insegno l’italiano a loro, e loro insegnano il criuolo a me.
Dopo l’ultima lezione, terminiamo con una bella preghiera ecumenica (ci sono alcuni fratelli delle Chiese evangeliche tra gli studenti) e un pranzo comunitario. E poi, spazio alle espressioni nazionali dei vari gruppi. Tutti si aspettavano che i brasiliani, numerosi e accalorati, fossero i vincitori della nostra piccola manifestazione. Il samba non è stato proprio travolgente… Ha vinto una suora indiana, che da sola ha ballato sulla musica di un canto indiano registrato. Le parole del canto esprimevano un ringraziamento a Dio per la nascita di un figlio. Non avevo mai assistito ad una danza del folclore indiano: i movimenti della danza esprimevano una grande armonia. Anche i particolari, le espressioni trasmesse con le mani, gli occhi, il sorriso, sono stati di una grande dolcezza, coinvolgente tutta l’assemblea internazionale. Cose che capitano qui: studenti di quattro continenti, in un piccolo e povero stato dell’Africa, per imparare una lingua che si parla solo in questo piccolo stato…
Purtroppo, con la fine delle lezioni, dobbiamo salutare suor Augustine, che ritorna in Senegal. Una suora molto brava, piena di luce e di amore. Giusi ed io abbiamo fatto una bella amicizia con lei. Ci rivedremo a Bigene: la sua comunità, in Senegal, è a pochi chilometri dalla mia prossima comunità. Ma prima di andarsene, ci lascia una gustosissima sorpresa: a cena ci prepara la polenta del Senegal, quella fatta con il miglio. Mi dispiace per gli amici di Foggia e di Salerno, che non possono comprendere bene, ma gli amici veneti sì: una polenta autentica, in Africa!!! Il colore, a dire il vero, non è proprio invitante: un grigio-marrone che non avevo mai visto per una polenta… ma il gusto, miei cari, è proprio quello!!! Che delizia!!!
30 agosto 2008
Facciamo un bellissimo incontro con il Vescovo, per una verifica sul mese trascorso e per programmare il mese di settembre. Giusi inizierà a dare il suo servizio in Curia, nell’Ufficio dell’Economato, ed io mi muoverò verso Farim, ospite dei missionari dell’OMI (Oblati Maria Immacolata), che hanno attualmente la cura pastorale di Bigene. Il Vescovo è molto contento della nostra presenza e delle prospettive future per aiutare questa diocesi di Bissau. E anche noi siamo felici di servire il Signore in questa Chiesa, mandati dalla diocesi di Foggia-Bovino. Che il Signore ci aiuti… e anche voi, cari amici, aiutateci con le vostre preghiere, ogni tanto.
Organizziamo con il Vescovo per l’arrivo imminente di Matteo e Marco. Matteo è un mio parrocchiano di Segezia, carissimo amico con il quale abbiamo condiviso grosse gioie (la ricostruzione del tetto della chiesa, il restauro del campanile, le cellule di evangelizzazione) e grossi dolori (la scomparsa terrena di un suo figlio e della sua cara sposa, Maria Rosaria). Marco è suo figlio. Il loro arrivo sarà una grande gioia per tutti noi. Arrivano venerdì notte. Il Vescovo decide di andare tutti assieme, sabato, a Bigene, e di celebrare la S. Messa domenicale nella mia futura comunità. Mi sembra la cosa più bella che il Vescovo potesse decidere: sono pieno di attesa e di gioia! Il Vescovo mi presenterà alla comunità cristiana, e spiegherà che occorre costruire una casa per i sacerdoti vicino alla chiesa (grazie a Dio, e ai missionari del PIME, la chiesa c’è!). E avrò anche i rappresentanti di Segezia accanto a me!
1 settembre 2008
Mi cerca don Pasquale, Direttore dell’Ufficio Missionario di Foggia: dobbiamo pensare per la Veglia Missionaria Diocesana di ottobre. Organizzo il contatto telefonico tra Mons. José e Mons. Francesco Pio. Il Vescovo di Foggia desidera capire se la malaria è superata e se ci sono conseguenze. Gli rispondo che… “Adesso sono così forte, con tutto quel chinino che mi hanno iniettato nel sangue, che quando le zanzare mi vedono scappano impaurite!!!”.
I due Vescovi si parlano, e valutano positivamente il nostro inserimento missionario in questa terra. Il 25 ottobre si farà la Veglia Missionaria a Foggia, nella quale Giusi ed io riceveremo il “mandato” della Chiesa di Foggia-Bovino come missionari per la Chiesa di Bissau. Questa notizia è ancora ufficiosa, avrà bisogno di ulteriori verifiche. Ma intanto, cari amici e familiari, segnatevi la data. Vi aspetto il sabato 25 ottobre a Foggia!!! Potete venire tutti, sia chiaro: a Segezia, sappiamo bene come organizzare l’accoglienza…
Ringrazio tanti amici che mi hanno scritto: la lettera più bella l’ha spedita don Dino, il “mio” parroco degli anni giovanili a Cervarese S. Croce (Padova). Molto simpatico anche Marco di Firenze: “È sempre molto piacevole leggere le tue storie fantasiose, scrivi talmente bene che sembrano vere!”. Che volete, Firenze è sempre stata città di illustri personaggi, molto creativi…
Claudio e Laura, da Cervarese, mi chiedono: “Quando torni, portaci un piccolo cobrino! Mi raccomando, molto piccolo!”. Vedrò di fare il possibile!
Grazie anche delle preghiere. La più “spirituale” me la poteva mandare solo il caro Bruno da Borgoricco (Padova): “Lo Spirito Santo ti apra la strada nella foresta, e ti faccia costruire le sue meraviglie... e magari trattenga per la coda i cobra!”.
Molte altre note “colorite” non le trascrivo: diventerebbe troppo lunga questa terza puntata del diario. Ma lo sapete che siete tutti troppo simpatici??? Vi voglio bene! A lode del Signore, che mi ha scelto per la sua missione. Vi saluto tutti con gioia e pace
Pe. Ivo Cavraro, Curia Diocesana, Av. 14 de Novembro, apartado 20
1001 Bissau Codex, GUINE'-BISSAU
Email: ivocav@yahoo.it spedisco questo diario il giorno 3 settembre 2008 via email
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