La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

12 aprile 2010

Dicono di noi 3: Il pugliese don Ivone primo parrocco di Bigene (Guinea Bissau)

La missione cristiana di Bigene, in Guinea Bissau, diventa parrocchia. Oggi alle 10 ora locale Dom José Camnate na Bissign, vescovo di Bissau presiederà la solenne celebrazione eucaristica per l’erezione della missione a parrocchia del Sacro Cuore di Gesù. Pe. Ivo Cavraro, ex parroco della chiesa BMV Immacolata di Fatima a Segezia, missionario fidei-donum della diocesi di Foggia-Bovino, farà il suo ingresso come primo parroco della neonata comunità. Qui Don Ivone lavora insieme a Suor Miris, Suor Teresa e Suor Rosa delle Oblate del Sacro Cuore di Gesù. Alla celebrazione sarà presente anche l’arcivescovo di Foggia, Mons. Francesco Pio Tamburrino, insieme ad alcuni sacerdoti della diocesi foggiana, che benedirà la nuova casa per i missionari di Bigene.

L’emozione è palpabile in Africa per questo evento, ma anche a Foggia sono in tanti a fare il tifo per Don Ivone, a sostenerlo con le preghiere e con le offerte. Il ponte tra Foggia e Bigene è ormai consolidato (in Guinea Bissau sono presenti alcune attività dell’Ong foggiana “Solidaunia”) e si alimenta ogni giorno grazie anche ai social network, a facebook per fornire aiuti.

«La missione di Bigene si trova al nord della Guinea-Bissau, e confina al nord con lo stato del Senegal (a 10 chilometri), a est con la città di Farim (a 40 chilometri), a sud con il fiume Cacheo (a tre chilometri) e a ovest con la città di Ingorè (a 30 chilometri). In questo territorio, oltre al paese di Bigene, vi sono 42 villaggi sparsi nella foresta sub-sahariana », spiega don Ivone che fornisce anche alcuni particolari sulla cerimonia di oggi: «La missione di Bigene sarà eretta a parrocchia da Mons. José Câmnate, vescovo di Bissau ed io sarò nominato parroco: il primo parroco nella storia della comunità cattolica di Bigene. Inoltre il Vescovo di Foggia-Bovino inaugurerà la casa dei sacerdoti a Bigene, in via di completamento. Una missione diventa parrocchia quando vi è una stabilità di presenza della comunità cristiana nel territorio. I battezzati sono pochissimi, una dozzina di persone, ma la presenza stabile delle suore Oblate e del missionario, con una catechesi organizzata e che promette sviluppi positivi, ha fatto decidere il Vescovo di Bissau che la missione può diventare parrocchia. E tutti ne sono ben felici».

Prima di diventare parrocco, don Ivone ha studiato a lungo anche la situazione del territorio e ne fornisce un quadro complessivo: «Non esiste un censimento, e i bambini sono registrati solo quando vanno a scuola e per coloro che ci vanno: molti sono gli analfabeti, e solo il 40 % frequenta la scuola. La situazione scolare è grave. Vi sono anche le scuole coraniche: poveri bambini, costretti ad imparare una lingua che non servirà alla loro vita in questa terra. Lodevole è l’impegno delle suore Oblate con la scuola della missione, frequentata da 170 bambini, e 70 di questi bambini sono adottati dai miei amici di Foggia. Il numero degli abitanti dovrebbe aggirarsi tra i 20 e i 25 mila, calcolando Bigene e i 42 villaggi. La maggioranza è di religione musulmana, ma senza rigidità: non conoscono le leggi islamiche di altri stati come la Mauritania dove è proibita ogni forma di evangelizzazione. Con i musulmani il rapporto è sereno e tranquillo: loro mi fanno gli auguri di buon Natale. Posso dire che il 50 % è di religione musulmana, il 45 % è di religione tradizionale africana e il 5 % di religione cristiana. La catechesi cattolica è organizzata in 14 villaggi, per un totale di 700/800 persone che vi partecipano: le prospettive di crescita della presenza cristiana sono dunque ben fondate. Le attività per vivere sono soprattutto la pesca sul fiume e corsi d’acqua collegati, produzione di riso e frutta: mango, banane, cadjù, pastorizia. Il piccolo commercio quotidiano per il cibo quotidiano. Non esiste la corrente elettrica, e quindi niente deposito di cibo per il domani».

Insomma, un parrocco molto bene «integrato» su costumi, tradizioni, economie del luogo. Ma per quanto tempo don Ivone sarà parrocco missionario? «Sono qui dal 25 luglio 2008, come sacerdote fidei-donum, con una convenzione che si può rinnovare ogni tre anni, per un massimo di 12 anni. Se il Signore lo vuole, se la salute lo permette se la Chiesa lo chiede, spero e penso di farmi tutti questi 12 anni. Certo una cosa: non avrei mai pensato che fare il missionario fosse così bello.

di ENZA MOSCARITOLO su "La Gazzetta del Mezzogiorno", 11 aprile 2010



GUINEA-BISSAU: NASCE LA PARROCCHIA DI BIGENE, ALLA SUA GUIDA UN SACERDOTE FIDEI-DONUM


Domani, la missione cattolica del Sacro Cuore di Gesù a Bigene, nella diocesi di Bissau, verrà eretta a parrocchia. L’atto solenne sarà presieduto dal vescovo di Bissau, mons. José Camnate na Bissign, e sarà presente anche l’arcivescovo di Foggia-Bovino (Italia), mons. Francesco Pio Tamburrino, dal momento che il primo parroco della nuova parrocchia sarà un missionario fidei donum italiano, don Ivo Cavraro, inviato a Bigene dallo stesso mons. Tamburrino. Al termine della celebrazione, l’arcivescovo di Foggia-Bovino benedirà i locali della nuova casa per i missionari.

Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides dalla curia di Bissau, don Ivo è missionario nel Paese africano dal 2008 e in occasione della sua nomina a primo parroco della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù ha espresso, unitamente a tutta la comunità cristiana locale, il suo ringraziamento al Signore per i tanti benefici ricevuti negli anni passati, per la presenza dei missionari del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) e degli Omi (Oblati Missionari di Maria Immacolata) e per l’arcidiocesi di Foggia-Bovino che assicura attualmente la sua presenza nel paese africano.

La comunità cristiana della missione di Bigene, ora parrocchia, vede anche la presenza delle Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù, che sono sul posto dal 1990 e gestiscono una scuola. L’assistenza spirituale nella zona dell’attuale parrocchia è iniziata nel 1948, grazie alla generosità dei sacerdoti di Farim, la comunità più vicina a Bigene.

da RADIO VATICANA, 10 aprile 2010

4 aprile 2010

Camminare con la Chesa 3: Messaggio per la Pasqua 2010 del Papa Benedetto XVI

“Cantemus Domino: gloriose enim magnificatus est”.
“Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!” (Liturgia delle Ore, Pasqua, Ufficio di Lettura, Ant. 1).





Cari fratelli e sorelle!

Vi reco l’annuncio della Pasqua con queste parole della Liturgia, che riecheggiano l’antichissimo inno di lode degli ebrei dopo il passaggio del Mar Rosso. Narra il Libro dell’Esodo (cfr 15,19-21) che quando ebbero attraversato il mare all’asciutto e videro gli egiziani sommersi dalle acque, Miriam – la sorella di Mosè e di Aronne – e le altre donne intonarono danzando questo canto di esultanza: “Cantate al Signore, / perché ha mirabilmente trionfato: / cavallo e cavaliere / ha gettato nel mare!”. I cristiani, in tutto il mondo, ripetono questo cantico nella Veglia pasquale, ed una speciale preghiera ne spiega il significato; una preghiera che ora, nella piena luce della Risurrezione, con gioia facciamo nostra: “O Dio, anche ai nostri tempi vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi: ciò che facesti con la tua mano potente per liberare un solo popolo dall’oppressione del faraone, ora lo compi attraverso l’acqua del Battesimo per la salvezza di tutti i popoli; concedi che l’umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo e partecipi alla dignità del popolo eletto”.

Il Vangelo ci ha rivelato il compimento delle antiche figure: con la sua morte e risurrezione, Gesù Cristo ha liberato l’uomo dalla schiavitù radicale, quella del peccato, e gli ha aperto la strada verso la vera Terra promessa, il Regno di Dio, Regno universale di giustizia, di amore e di pace. Questo “esodo” avviene prima di tutto dentro l’uomo stesso, e consiste in una nuova nascita nello Spirito Santo, effetto del Battesimo che Cristo ci ha donato proprio nel mistero pasquale. L’uomo vecchio lascia il posto all’uomo nuovo; la vita di prima è alle spalle, si può camminare in una vita nuova (cfr Rm 6,4). Ma l’“esodo” spirituale è principio di una liberazione integrale, capace di rinnovare ogni dimensione umana, personale e sociale.

Sì, fratelli, la Pasqua è la vera salvezza dell’umanità! Se Cristo – l’Agnello di Dio – non avesse versato il suo Sangue per noi, non avremmo alcuna speranza, il destino nostro e del mondo intero sarebbe inevitabilmente la morte. Ma la Pasqua ha invertito la tendenza: la Risurrezione di Cristo è una nuova creazione, come un innesto che può rigenerare tutta la pianta. E’ un avvenimento che ha modificato l’orientamento profondo della storia, sbilanciandola una volta per tutte dalla parte del bene, della vita, del perdono. Siamo liberi, siamo salvi! Ecco perché dall’intimo del cuore esultiamo: “Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!”.

Il popolo cristiano, uscito dalle acque del Battesimo, è inviato in tutto il mondo a testimoniare questa salvezza, a portare a tutti il frutto della Pasqua, che consiste in una vita nuova, liberata dal peccato e restituita alla sua bellezza originaria, alla sua bontà e verità. Continuamente, nel corso di duemila anni, i cristiani – specialmente i santi – hanno fecondato la storia con l’esperienza viva della Pasqua. La Chiesa è il popolo dell’esodo, perché costantemente vive il mistero pasquale e diffonde la sua forza rinnovatrice in ogni tempo e in ogni luogo. Anche ai nostri giorni l’umanità ha bisogno di un “esodo”, non di aggiustamenti superficiali, ma di una conversione spirituale e morale. Ha bisogno della salvezza del Vangelo, per uscire da una crisi che è profonda e come tale richiede cambiamenti profondi, a partire dalle coscienze.

Al Signore Gesù chiedo che in Medio Oriente, ed in particolare nella Terra santificata dalla sua morte e risurrezione, i Popoli compiano un “esodo” vero e definitivo dalla guerra e dalla violenza alla pace ed alla concordia. Alle comunità cristiane, che, specialmente in Iraq, conoscono prove e sofferenze, il Risorto ripeta la parola carica di consolazione e di incoraggiamento che rivolse agli Apostoli nel Cenacolo: “Pace a voi!” (Gv 20,21).

Per quei Paesi Latino-americani e dei Caraibi che sperimentano una pericolosa recrudescenza dei crimini legati al narcotraffico, la Pasqua di Cristo segni la vittoria della convivenza pacifica e del rispetto per il bene comune. La diletta popolazione di Haiti, devastata dall’immane tragedia del terremoto, compia il suo “esodo” dal lutto e dalla disperazione ad una nuova speranza, sostenuta dalla solidarietà internazionale. Gli amati cittadini cileni, prostrati da un’altra grave catastrofe, ma sorretti dalla fede, affrontino con tenacia l’opera di ricostruzione.

Nella forza di Gesù risorto, in Africa si ponga fine ai conflitti che continuano a provocare distruzione e sofferenze e si raggiunga quella pace e quella riconciliazione che sono garanzie di sviluppo. In particolare, affido al Signore il futuro della Repubblica Democratica del Congo, della Guinea e della Nigeria.

Il Risorto sostenga i cristiani che, per la loro fede, soffrono la persecuzione e persino la morte, come in Pakistan. Ai Paesi afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni sociali o religiose, Egli conceda la forza di intraprendere percorsi di dialogo e di convivenza serena. Ai responsabili di tutte le Nazioni, la Pasqua di Cristo rechi luce e forza, perché l’attività economica e finanziaria sia finalmente impostata secondo criteri di verità, di giustizia e di aiuto fraterno. La potenza salvifica della risurrezione di Cristo investa tutta l’umanità, affinché essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una “cultura di morte” che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta.

Cari fratelli e sorelle! La Pasqua non opera alcuna magia. Come al di là del Mar Rosso gli ebrei trovarono il deserto, così la Chiesa, dopo la Risurrezione, trova sempre la storia con le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce. E tuttavia, questa storia è cambiata, è segnata da un’alleanza nuova ed eterna, è realmente aperta al futuro. Per questo, salvati nella speranza, proseguiamo il nostro pellegrinaggio, portando nel cuore il canto antico e sempre nuovo: “Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!”.