La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

29 luglio 2013

Diario 21: Il mio "viaggio" (di Maria Antonietta Basta)

Il mio “VIAGGIO”
di Maria Antonietta Basta.
aprile 2013

Ciò che leggerete non è il racconto completo dei giorni trascorsi a Bigene nè il diario del mese vissuto in qualla parte dell’Africa, si tratta solo di “STRALCI del mio VIAGGIO” una delle esperienze più belle della mia vita.

Mi chiamo Maria Antonietta Basta, sono un medico e precisamente un ginecologo, e voglio presentarmi attraverso le risposte date a tutte le domande che mi sono state rivolte.
Perché vai in Africa?
- Per realizzare un progetto che è nel mio cuore e nella mia mente fin da bambina, e rafforzato quando, studentessa in medicina, mi sono avvicinata alle problematiche di salute del cosiddetto “terzo mondo” ed è poi cresciuto ancora di più quando, diventata madre di tre splendidi figli, pensavo ai bambini più sfortunati.
Dove?
- In Guinea-Bissau, nella missione di padre Ivo e delle suore Oblate.
Perché proprio in Guinea-Bissau?
- Le forze trainanti in questa parte dell’Africa sono state due:
1) Padre Ivo Cavraro, che conosco da quando è venuto a Foggia, cioè 22 anni fa, padre spirituale mio e della comunità di cui faccio parte, il suo esempio ha rafforzato il mio desiderio di poter essere utile a chi ha più bisogno.
2) Mia figlia Luisa che mi ha preceduta in questa esperienza, è venuta in Guinea-Bissau 4 anni fa; con il suo racconto dettagliato delle emozioni vissute, la sua testimonianza, l’amore donato e quello ricevuto, ha accresciuto Quando?
-Ora.
Perché ora ?
- Ogni cosa a suo tempo, è arrivato il mio momento. Il Signore ha permesso solo ora che io potessi realizzare questo desiderio sopito, anzi soffocato dalle esigenze della vita e del lavoro. Finalmente eccomi qua (alin lì) con la gioia di condividere questi giorni con la mia amica Francesca Brotzu, Gaetano Santoro, Padre Ivo e don Marco che abbiamo avuto il piacere di accompagnare a Bigene dove rimarrà a prestare la sua opera di missionario.
Non hai paura?
- No, ovviamente ho preso tutte le precauzioni necessarie, e mi sono sottoposta alle vaccinazioni d’obbligo.
Cosa ti aspetti ?
- Nulla, sono venuta per donare a questi figli di Dio più poveri quello che posso, cioè il mio amore attraverso la pratica della mia professione. Oltre a tutto ciò comporta il mio lavoro, terrò in particolare un” Corso di formazione per le Matronas” che sono donne che assistono le mamme al parto. La formazione è in collaborazione con il progetto “Maternità Sicura” della onlus “Solidaunia” di Foggia. Intraprendo con gioia e anche con un po’ di trepidazione in questo impegno ma so già che riceverò tanto, molto di più di ciò che io avrò dato a loro.

Siamo pronti, si parte…….

Nel caso qualcuno pensasse che abbiamo visto elefanti, leoni, giraffe ecc., o che abbiamo fatto un safari fotografico, si sbaglia, quegli animali sono nella savana. Qui ci sono risaie, foreste pluviali bellissime, boschetti di palme, mangrovie, alberi di mango ,cadjù, papaia e per la fauna: molti tipi di uccelli ( ogni mattina alle 6 precise mi faceva da sveglia il canto particolare e ritmico di un uccellino che veniva sul davanzale della mia finestra, avrei voluto portarlo con me, ma ho solo registrato il suo canto e spesso lo riascolto) qualche raro coccodrillo, serpenti e scimmie (si vedono soprattutto nel periodo delle piogge) noi non ne abbiamo visto nemmeno una. Abbiamo solo visto un bellissimo cerbiatto nel giardino delle suore.
La vegetazione è lussureggiante, i suoi colori sono brillanti e tanti sono gli aspetti bellissimi di questa terra ma purtroppo molti sono gli aspetti tristissimi. Facciamo alcuni numeri, è indispensabile per comprendere questa realtà:
- Aspettativa di vita: 43-44 anni
- Prima gravidanza a circa 14 anni
- Ogni donna ha da 10 a 15 gravidanze
- 1 donna su 10, durante la gravidanza o al parto, muore per malaria, denutrizione, AIDS, colera, infezioni varie; le condizioni igieniche sono terribili anche per la scarsa disponibilità di acqua.
- Su 100 bambini nati vivi, 50 ne muoiono; nei primi 5 anni di vita muore un bambino su 5
Sono numeri assurdi, ma purtroppo veri ,ed io lo posso testimoniare. A Bigene non c’è nulla e sottolineo NULLA, ma c’è tutto ciò che occorre per una vita vera, senza il superfluo a cui noi occidentali diamo tanta importanza. Cosa vuol dire non c’è nulla? Non c’è l’elettricità, non c’è la rete idrica e fognaria, le case o meglio le capanne sono costruite con argilla e tetti di paglia. I trasporti sono difficili perché le strade tra un villaggio (tabanka) e l’altro sono sentieri tracciati nella vegetazione e se volessimo fare un paragone con un nostro tratturo di campagna, sembrerebbe che ci sia appena stato un terremoto, ci sono infatti crepe profondissime, fossi e buche percorribili solo con un fuoristrada e durante il periodo delle piogge nemmeno con questi mezzi. Si, è proprio così, NON C’è NULLA ………………….. ma c’è la VITA !
Persone povere con una grande dignità, gente splendida che né la fame ,né le malattie, né le guerre, sono riuscite a sottomettere; bambini meravigliosi che non fanno capricci, sorridono e sono felici con poco,e che pur essendo già cresciuti per la vita che fanno, sono allegri e giocano senza bisogno di giocattoli.
In questa realtà operano i “Missionari di Bigene”.
La loro opera è impagabile, portano aiuto a tutti, senza nessuna distinzione.
A tal proposito riporto le parole del capo villaggio di Bigene, un musulmano con 10 mogli e circa una ottantina di figli: (l’uomo con il velo bianco): “Ringrazio Dio per aver donato a Bigene don Ivo 5 anni fa e per l’arrivo di don Marco, con la vostra presenza e la vostra opera, dormiamo più tranquilli“.
Questo dimostra che l’amore senza confini che i nostri missionari donano, senza distinzione di religione o di etnie, è in piena comunione con la parola di Dio “……ama il prossimo tuo…”.
In questa missione esistono già una scuola mattutina, pomeridiana e serale.
Il” Centro nutrizionale” dove sono stati avviati programmi alimentari rivolti in particolare a neonati, bimbi e mamme (perché la denutrizione inizia già nel grembo materno), per ridurre la mortalità materno-infantile contrastando il grave stato di malnutrizione.
Al centro vengono distribuiti farmaci e alimenti specifici, e vengono controllate i bimbi e le donne in gravidanza ed è in atto un progetto per la costruzione di un “Punto Nascita“ che consiste in una sala parto attrezzata e un ambulatorio attiguo, nell’ambito del progetto “MATERNITA’ SICURA”, in collaborazione con la onlus Solidaunia e il Rotary International, Club” Umberto Giordano “ di Foggia.
La necessità di questo punto nascita è primaria, a Bigene c’è un cosiddetto ospedale con una fatiscente sala parto, un letto da parto logoro, con un rivestimento lacerato in più parti, da cui fuoriesce la spugna sottostante imbrattata (immaginate le condizioni igieniche), una rete di un vecchio letto su cui si poggiano i teli che portano le donne stesse e alcuni elementari strumenti per l’assistenza, infine una bacinella d’acqua.
Non ci sono teli sterili, non ci sono guanti sterili, non ci sono camici, non ci sono cord-clamp, non ci sono medici, non ci sono infermieri……….
Insomma non c’è nulla, solo un tecnico di laboratorio che ha a sua disposizione pochi strumenti da museo della medicina.
Sono stata chiamata in questo “ospedale” la prima volta per una emergenza: una emorragia post-partum, se non avessi avuto con me il necessario, cioè oxitocina e antiemorragici, non so come sarebbe finita.
Successivamente mi hanno chiamata per un parto complicato, tralascio i dettagli sanitari, è stata una impresa ardua per la condizioni in cui si lavora, indispensabile è stato l’aiuto della bravissima irma Nella, utilissimo quello di Feliciano, il tecnico di laboratorio , quello di Joaquim l’addetto al centro nutrizionale, quello di una donna del luogo che sta seguendo il ”corso di formazione per le matronas” che sto tenendo a Bigene, e quello di Mustafà l’addetto al Pronto Soccorso. Il pronto soccorso è una sala per la prima accoglienza, medicazione e smistamento verso gli ospedali veri della capitale Bissau e qualche altra città, comunque abbastanza lontane; anche Mustafà non ha alcuna competenza né strumenti sanitari ,se non esperienza e buona volontà.

Mi è stato chiesto di tenere un “Corso di Formazione per le Matronas“ presso la missione di Bigene.
Vi chiederete, chi sono le matronas? Sono donne che senza alcuna preparazione, solo con l’esperienza, aiutano le altre donne al momento del parto, come da noi avveniva almeno un secolo fa. Ho accettato, pur sapendo che non sarebbe stato semplice entrare in contatto con la loro realtà, cercando di immergersi in essa, nella loro storia, nelle loro tradizioni e convinzioni, affrontare le patologie più frequenti delle loro etnie, senza contare le difficoltà di comunicazione; infatti, pur essendo il portoghese la lingua ufficiale, quasi nessuno la conosce, parlano il criolo, lingua parlata non scritta, che è derivata dalla fusione del portoghese con la loro lingua originaria. Mi sono armata di buona volontà, nei mesi precedenti alla partenza mi sono documentata e con l’aiuto di un testo in portoghese, ho preparato, seguendo il programma fornitomi dal dott. Scopelliti, le lezioni e filmati pensando che le immagini sarebbero state più incisive di tante parole. Sapevo inoltre di poter contare sul valido sostegno di suor Nella, missionaria in quella terra da 20 anni, sia per la sua opera di traduttrice simultanea sia per la organizzazione e su quello di Francesca Brotzu, che mi ha assistito in questo impegno. L’esperienza di questo corso è stata meravigliosa, pensavamo di svolgerlo in 15 giorni dalle 8,30 alle 12,30, ma abbiamo deciso di condensarlo in una settimana di “full immersion”, dalle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 18, perché le matronas si spostano a piedi dai loro villaggi e sarebbe stato più agevole per loro fare questo sacrificio per una sola settimana piuttosto che per due, pensate che la tabanka più vicina è a circa 5 km.
Ognuna di loro, per venire alla missione, doveva percorrere a piedi molti chilometri, e la sera tornare sempre a piedi a casa, con tutto il caldo africano (dai 38 a 41 gradi ).
Ma loro, incuranti delle difficoltà e sostenute da un grande desiderio di apprendere cose nuove,alle 8,30 del mattino erano già nel patio antistante l’aula della scuola della missione in cui si teneva il corso, sempre tutti presenti, 40 persone!
Una signora veniva con il marito e portava con sé il bimbo che aveva un problema di salute e che visitavo e medicavo ogni mattina.
Frequentava anche un infermiere (unico diplomato) della etnia mandinga che desiderava rendersi utile nei villaggi; la sua presenza è stata importante anche perché traduceva dal criolo al mandingo, così che potevano capire anche alcune matronas che parlavano quel dialetto; inoltre mi hanno chiesto di partecipare al corso il tecnico di laboratorio Feliciano e il fatidico Joaquim, tutto fare al centro nutrizionale e, dopo essermi consultata con suor Nella, abbiamo accettato, trattandosi di persone veramente motivate.
Dopo il saluto e gli auguri di don Ivo per l’inizio del corso, alle 9 iniziavamo l’incontro con la preghiera cattolica e subito dopo quella musulmana! Qui, infatti, c’è un grande rispetto reciproco e una tolleranza tra la diverse religioni compresa quella originaria, la animista, che chiamerei fratellanza, anche se nei loro comportamenti e nel modo di pensare sono radicate idee di matrice religiosa che si ripercuotono poi su alcuni aspetti etici e sulla salute. Si proseguiva fino alle 11 quando suor Nella offriva loro un panino con quello che loro chiamano burro, ma che in realtà è margarina ed una bevanda a base di frutta, insomma una specie di “coffe break” e dopo un breve intervallo ristoratore si riprendeva fino alle 13 circa, e le allieve seguivano tutto sempre con grande attenzione e interesse.
Terminata la sessione mattutina, le matronas si recavano per il pranzo a casa (più corretto chiamarla capanna) di una signora di fronte alla scuola che, sempre a spese della missione e sotto la sorveglianza di suor Nella, preparava l’immancabile riso con un po’ di pesce o un po’ di carne.
Subito dopo aver mangiato, ritornavano alla missione e si riposavano sul pavimento del patio su teli che avevano con sé, con naturalezza, perché per loro è normale dormire a terra, sulle stuoie.
Appena arrivavamo però, suor Nella ed io, si attivavano facendoci prima delle richieste come ad esempio una medicazione per un morso di serpente (non velenoso, in questo caso). Una di loro mi ha chiesto qualcosa per un fastidioso bruciore agli occhi dovuto al caldo, alla stanchezza e alla polvere e le ho somministrato qualche goccia di collirio lenitivo, mentre le altre osservavano con scetticismo ciò che faceva la dottora (mi chiamavano così)!
Visto che la matronas che aveva provato il medicamento, ne aveva tratto beneficio, le trovavo costantemente ogni pomeriggio tutte pronte per la somministrazione del collirio che ovviamente dava loro un po’ di sollievo.
Per fortuna avevo portato un buon quantitativo di gocce in monodosaggio per me ma sono stata felicissima di darla a loro; i loro sguardi mi ripagavano della privazione, sguardi che esprimevano gioia e ringraziamento. Si, con lo sguardo queste persone dicono tutto.
Non è possibile rendere a parole il vissuto di questi giorni ricchissimi di eventi, l’interesse e la meraviglia per ciò che mostravo, dalle nozioni più elementari di igiene come far bollire l’acqua, come tagliare il cordone ombelicale (pensate che lo tagliano con lamette usate già molte volte, causa spesso del tetano neonatale), ad argomenti più complessi come la menopausa. Poche donne raggiungono l’età della menopausa, l’aspettativa di vita è in media di 43 anni, e quindi la menopausa con la sua problematica o non la conoscono proprio oppure non è considerata un problema. Il programma prefissato era vasto ma loro non si stancavano mai e se non avessimo dovuto smettere perché le matronas dovevano tornare a casa, (bisognava evitare il buio della sera, non c’è l’elettricità) avremmo continuato oltre l’orario stabilito. Alla fine della giornata chiedevamo cosa fosse rimasto impresso degli argomenti trattati e se avessero della domande da fare. Quello era il momento più bello perché ci rendevamo conto che avevano seguito tutto con attenzione, per non parlare poi dell’interesse suscitato dai video, in particolare quello che riguarda il “Miracolo della vita” che mostra dal vivo, con tecniche ultramoderne, l’inizio della vita, dalla fecondazione al parto. Lo abbiamo mostrato per la prima volta a pezzi per la necessità della traduzione di Suor Nella, e poi, su loro richiesta, ripetuta più volte. Interesse notevole ha suscitato anche il video della simulazione del parto nelle varie fasi.
Per non parlare poi delle esercitazioni! Imparare ad ascoltare il battito cardiaco fetale con lo stetoscopio è stato per loro una novità che le ha coinvolte, in verità ho deciso di cercare di comprare alcuni stetoscopi, (non so se li troverò, se sono ancora in vendita) per portarli se dovessi tornare o inviarli, come ho già fatto con il centimetro che serve loro per valutare l’epoca gestazionale (misurando la distanza dal pube al fondo dell’utero) che ho comprato in Italia prima di partire e che abbiamo distribuito l’ultimo giorno. Tralascio volutamente il susseguirsi delle esperienze legate allo svolgimento del programma e gli aspetti didattici. Non basterebbero ore ed ore per cercare di rendervi partecipi degli avvenimenti di questi giorni. Ma voglio raccontarvi 1 evento che da solo è sufficiente a spiegare la gioia che abbiamo provato.

Questa ragazza si chiama Sabato ed ha circa 19 anni, (qui non esiste l’anagrafe) vedendola sempre in disparte, silenziosa e triste, ho chiesto il motivo a suor Nella, che mi ha raccontato la sua storia. Sabato aveva partorito lo scorso anno un bambino malformato morto subito dopo e questo è un evento che segna la vita di una persona perché nelle loro credenze religiose si ritiene che un bambino non sano ha in sé uno spirito maligno, e quindi è impuro per cui, se non dovesse morire, si deve abbandonare.
Avevo preparato una lezione che riguardava le malformazioni fetali, che però avevo deciso di non fare, ma una mattina sono stata spinta da un impulso interiore a parlare dell’argomento e, dopo essermi consultata con Joaquim e irma Nella, ho parlato dell’origine delle malformazioni cercando di sfatare le loro credenze circa gli spiriti maligni, la nascita di creature per metà uomini e metà animali e della gemellarità.
La gemellarità ha una frequenza maggiore in Africa rispetto agli altri continenti, ma questo argomento merita un trattamento a parte, perché carico di credenze popolari e religiose ataviche.
L’interesse è salito alle stelle, molte di loro hanno preso la parola anche contestando. Non vi nascondo che ho creduto di non essere riuscita nel mio intento. E Sabato, vi chiederete, quale è stata la sua reazione? Nessuna reazione, SILENZIO assoluto. Il corso è poi continuato regolarmente nei giorni successivi ma il comportamento di Sabato è stato sempre lo stesso. L’ultimo giorno ho portato in aula l’ecografo, che apparteneva al caro collega dott. D’Errico, scomparso alcuni anni fa, donato alla missione da sua moglie, ho spiegato loro l’uso (ovviamente non ne avevano mai visto uno )e la maggior parte non ne conosceva nemmeno l’esistenza, ho cercato di mostrare loro qualche immagine chiedendo la partecipazione di suor Nella, (della sua mano e del suo polso).
E poi di Joaquim di perché potessi mostrare l’attività del suo cuore, in quanto immagine in movimento.
Visto che vicino c’era il centro nutrizionale con una stanza che funge da ambulatorio, ho chiesto a Francesca di andare a chiamare una donna in stato di gravidanza per eseguire un’ecografia fetale. A questo punto si è fatta avanti Sabato dicendo che non era necessario chiamare nessuno perché lei stessa a spettava un bambino ed era circa al sesto mese di gravidanza e che si sarebbe sottoposta volentieri all’esame.
Non vi dico la meraviglia di tutti, infatti nessuno era a conoscenza della gravidanza che Sabato aveva, per vergogna, tenuto nascosta.
Ad un certo punto Sabato, con una espressione raggiante negli occhi, mi ha chiesto se fosse possibile sapere il sesso del nascituro. Ed io, dopo aver chiesto a lei il permesso di dirlo in pubblico, le comunico che si tratta di una femminuccia.
Terminato l’esame le abbiamo chiesto le sue impressioni e lei ha detto di essere molto contenta che andasse tutto bene e di aspettare una bambina.
Avevamo di fronte a noi un’altra persona, una donna viva e felice, senza più traccia di quella vergogna che la faceva isolare.
A questo punto Suor Nella le ha chiesto come la chiamerà e Sabato guardandomi negli occhi mi dice: la chiamerò Maria Antonietta.
Per concludere il Corso abbiamo consegnato a ciascuno di loro un opuscolo con gli argomenti più rilevanti (soprattutto in immagini) preparato con l’aiuto di Francesca e don Marco, un centimetro da sarta e una busta con una somma, che in verità non conosco, per aiutare le partecipanti. Qui la povertà è severa.
Mi è rimasto impresso la serietà , con la quale hanno seguito il corso, il coinvolgimento, l’attenzione, la partecipazione,
Mi ha commosso la richiesta di quasi tutte le MATRONAS ormai ufficializzate, di poter continuare questo percorso con me, chiedendomi di ritornare periodicamente. Non ho fatto promesse, ma spero nel mio cuore di poter tornare.
L’ultimo giorno abbiamo avuto la presenza di un giornalista della radio “Sol Mansi” che già aveva intervistato suor Nella e me il primo giorno del corso e spesso presente nei giorni successivi, che ci ha chiesto quale fosse l’obiettivo del corso ,cosa mi aspettassi. Si è mostrato molto interessato alla nostra iniziativa che ha dichiarato molto utile ed importante per la popolazione locale, ha poi intervistato due delle matrone chiedendo loro cosa avessero appreso, suor Nella e me chiedendoci considerazioni finali, trasmessa poi dalla radio.

GRAZIE A TUTTI
Un ringraziamento particolare a don Ivo che con la sua opera ha permesso tutto ciò e tanto altro ancora.
Per le tante altre meravigliose esperienze vissute in questo mese trascorso nella missione di Bigene da Gaetano, Francesca e me, insieme a don Ivo, don Marco, suor Nella e suor Merione, vi invito a leggere il “Diario di un mese speciale” di Francesca.

28 luglio 2013

Camminare con la Chiesa 15: Omelia di Papa Francesco alla S. Messa per la GMG, Rio de Janeiro, 28 luglio 2013

SANTA MESSA PER LA XXVIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO


Lungomare di Copacabana, Rio de Janeiro
Domenica, 28 luglio 2013

Cari fratelli e sorelle,
cari giovani!

“Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Con queste parole, Gesù si rivolge a ognuno di voi, dicendo: “È stato bello partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù, vivere la fede insieme a giovani provenienti dai quattro angoli della terra, ma ora tu devi andare e trasmettere questa esperienza agli altri”. Gesù ti chiama ad essere discepolo in missione! Oggi, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, che cosa ci dice il Signore? Che cosa ci dice il Signore?Tre parole: Andate, senza paura, per servire.


1. Andate. In questi giorni, qui a Rio, avete potuto fare la bella esperienza di incontrare Gesù e di incontrarlo assieme, avete sentito la gioia della fede. Ma l'esperienza di questo incontro non può rimanere rinchiusa nella vostra vita o nel piccolo gruppo della parrocchia, del movimento, della vostra comunità. Sarebbe come togliere l'ossigeno a una fiamma che arde. La fede è una fiamma che si fa sempre più viva quanto più si condivide, si trasmette, perché tutti possano conoscere, amare e professare Gesù Cristo che è il Signore della vita e della storia (cfr Rm 10,9).

Attenzione, però! Gesù non ha detto: se volete, se avete tempo, andate, ma ha detto: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Condividere l’esperienza della fede, testimoniare la fede, annunciare il Vangelo è il mandato che il Signore affida a tutta la Chiesa, anche a te; è un comando, che, però, non nasce dalla volontà di dominio, dalla volontà di potere, ma dalla forza dell’amore, dal fatto che Gesù per primo è venuto in mezzo a noi e non ci ha dato qualcosa di Sé, ma ci ha dato tutto Se stesso, Egli ha dato la sua vita per salvarci e mostrarci l’amore e la misericordia di Dio. Gesù non ci tratta da schiavi, ma da persone libere, da amici, da fratelli; e non solo ci invia, ma ci accompagna, è sempre accanto a noi in questa missione d'amore.

Dove ci invia Gesù? Non ci sono confini, non ci sono limiti: ci invia a tutti. Il Vangelo è per tutti e non per alcuni. Non è solo per quelli che ci sembrano più vicini, più ricettivi, più accoglienti. E’ per tutti. Non abbiate paura di andare e portare Cristo in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali, anche a chi sembra più lontano, più indifferente. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti sentano il calore della sua misericordia e del suo amore.

In particolare, vorrei che questo mandato di Cristo: “Andate”, risuonasse in voi giovani della Chiesa in America Latina, impegnati nella missione continentale promossa dai Vescovi. Il Brasile, l’America Latina, il mondo ha bisogno di Cristo! San Paolo dice: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16). Questo Continente ha ricevuto l’annuncio del Vangelo, che ha segnato il suo cammino e ha portato molto frutto. Ora questo annuncio è affidato anche a voi, perché risuoni con forza rinnovata. La Chiesa ha bisogno di voi, dell'entusiasmo, della creatività e della gioia che vi caratterizzano. Un grande apostolo del Brasile, il Beato José de Anchieta, partì in missione quando aveva soltanto diciannove anni. Sapete qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane. Questa è la strada da percorrere da parte di tutti voi!


2. Senza paura. Qualcuno potrebbe pensare: “Non ho nessuna preparazione speciale, come posso andare e annunciare il Vangelo?”. Caro amico, la tua paura non è molto diversa da quella di Geremia, abbiamo appena ascoltato nelle lettura, quando è stato chiamato da Dio a essere profeta. «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Dio dice anche a voi quello che ha detto a Geremia: «Non avere paura [...], perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,7.8). Lui è con noi!

“Non avere paura!”. Quando andiamo ad annunciare Cristo, è Lui stesso che ci precede e ci guida. Nell’inviare i suoi discepoli in missione, ha promesso: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20). E questo è vero anche per noi! Gesù non lascia mai solo nessuno! Ci accompagna sempre.

Gesù poi non ha detto: “Va’” , ma “Andate”: siamo inviati insieme. Cari giovani, sentite la compagnia dell’intera Chiesa e anche la comunione dei Santi in questa missione. Quando affrontiamo insieme le sfide, allora siamo forti, scopriamo risorse che non sapevamo di avere. Gesù non ha chiamato gli Apostoli perché vivessero isolati, li ha chiamati per formare un gruppo, una comunità. Vorrei rivolgermi anche a voi, cari sacerdoti che concelebrate con me quest'Eucaristia: siete venuti ad accompagnare i vostri giovani, e questo è bello, condividere questa esperienza di fede! Certamente vi ha ringiovanito tutti. Il giovane contagia giovinezza. Ma è solo una tappa del cammino. Per favore, continuate ad accompagnarli con generosità e gioia, aiutateli ad impegnarsi attivamente nella Chiesa; non si sentano mai soli! E qui desidero ringraziare di cuore i gruppi di pastorale giovanile ai movimenti e nuove comunità che accompagnano i giovani nella loro esperienza di essere Chiesa, così creativi e così audaci. Andate avanti e non abbiate paura!


3. L’ultima parola: per servire. All’inizio del Salmo che abbiamo proclamato ci sono queste parole: «Cantate al Signore un canto nuovo» (Sal 95,1). Qual è questo canto nuovo? Non sono parole, non è una melodia, ma è il canto della vostra vita, è lasciare che la nostra vita si identifichi con quella di Gesù, è avere i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni. E la vita di Gesù è una vita per gli altri, la vita di Gesù è una vita per gli altri. È una vita di servizio.

San Paolo, nella Lettura che abbiamo ascoltato poco fa, diceva: «Mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero» (1 Cor 9,19). Per annunciare Gesù, Paolo si è fatto “servo di tutti”. Evangelizzare è testimoniare in prima persona l'amore di Dio, è superare i nostri egoismi, è servire chinandoci a lavare i piedi dei nostri fratelli come ha fatto Gesù.


Tre parole: Andate, senza paura, per servire. Andate, senza paura, per servire. Seguendo queste tre parole sperimenterete che chi evangelizza è evangelizzato, chi trasmette la gioia della fede, riceve più gioia. Cari giovani, nel ritornare alle vostre case non abbiate paura di essere generosi con Cristo, di testimoniare il suo Vangelo. Nella prima Lettura quando Dio invia il profeta Geremia, gli dona il potere di «sradicare e demolire, distruggere e abbattere, edificare e piantare» (Ger 1,10). Anche per voi è così. Portare il Vangelo è portare la forza di Dio per sradicare e demolire il male e la violenza; per distruggere e abbattere le barriere dell'egoismo, dell'intolleranza e dell’odio; per edificare un mondo nuovo. Cari giovani: Gesù Cristo conta su di voi! La Chiesa conta su di voi! Il Papa conta su di voi! Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, vi accompagni sempre con la sua tenerezza: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Amen.

9 luglio 2013

Camminare con la Chiesa 14: Omelia di Papa Francesco a Lampedusa (8 luglio 2013)

Camminare con la Chiesa 14:
Omelia di Papa Francesco a Lampedusa
(8 luglio 2013)

Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore. Prima però vorrei dire una parola di sincera gratitudine e di incoraggiamento a voi, abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni, ai volontari e alle forze di sicurezza, che avete mostrato e mostrate attenzione a persone nel loro viaggio verso qualcosa di migliore. Voi siete una piccola realtà, ma offrite un esempio di solidarietà! Grazie! Grazie anche all’Arcivescovo Mons. Francesco Montenegro per il suo aiuto, il suo lavoro e la sua vicinanza pastorale. Saluto cordialmente il sindaco signora Giusi Nicolini, grazie tanto per quello che lei ha fatto e che fa. Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi: o’scià!

Questa mattina, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, vorrei proporre alcune parole che soprattutto provochino la coscienza di tutti, spingano a riflettere e a cambiare concretamente certi atteggiamenti.

«Adamo, dove sei?»: è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. «Dove sei Adamo?». E Adamo è un uomo disorientato che ha perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere. E Dio pone la seconda domanda: «Caino, dov’è tuo fratello?». Il sogno di essere potente, di essere grande come Dio, anzi di essere Dio, porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il sangue del fratello!

Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito.

«Dov’è il tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare.

«Dov’è il tuo fratello?» Chi è il responsabile di questo sangue? Nella letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della città di Fuente Ovejuna uccidono il Governatore perché è un tiranno, e lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: «Chi ha ucciso il Governatore?», tutti rispondono: «Fuente Ovejuna, Signore». Tutti e nessuno! Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: «Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?». Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!

Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto.

«Adamo dove sei?», «Dov’è il tuo fratello?», sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: «Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?», Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: «Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi… Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo?

Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!

Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: «Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?».

5 luglio 2013

Diario 20: Diario di un mese speciale (di Francesca Brotzu)

DIARIO DI UN MESE SPECIALE

L’ ANTEFATTO!


Aprile 2013 –
Mi chiamo Francesca Brotzu, sono nata 62 anni fa nell’isola più bella ed affascinante del mondo: la Sardegna, dove ho vissuto per 28 anni. Avevo circa 16 anni, ero molto vivace e chiacchierona (so che vi riesce difficile crederci!!!) e come tutte le ragazze della mia età...sognavo!!! Sognavo di diventare medico, di incontrare il mio Principe azzurro… medico anche lui!! Sognavo un principe dal camice bianco e il cuore generoso, con cui dedicare la vita ai bimbi denutriti e agli ammalati (pensavo in particolare ai lebbrosi dell'Africa… forse un po’ condizionata da alcuni bellissimi film dell'epoca!!) Ma il Signore, che tutto sa e ci ama infinitamente, aveva altri progetti per me. Ha permesso che lasciassi la mia amata Sardegna per seguire il marito foggiano e che, 2 anni dopo, ricevessi il dono più grande che Lui aveva in serbo per me: il mio meraviglioso figlio Enzo! Nel 1986 ho iniziato, insieme a mio marito, il cammino di crescita spirituale nel Rinnovamento nello Spirito, che rappresenta tuttora la mia seconda famiglia!
Con l’aiuto di Dio ho vissuto una vita piena e ricca di soddisfazioni (anche di dolori, certo, ma anch'essi fanno parte della vita) in famiglia e nel lavoro, non sono diventata medico, ma insegnante elementare e ho insegnato felicemente e con passione, per più di 35 anni. A Foggia e al Gruppo Maria del RnS, circa 23 anni fa, è arrivato un sacerdote speciale, anch'egli del RnS, DON IVONE CAVRARO. Siamo diventati amici e abbiamo condiviso tante esperienze umane e spirituali. Oh, quante meraviglie ha compiuto il Signore nel corso di questi anni, servendosi di lui!... 5 anni fa Don Ivone ha deciso di lasciare le comodità dell’Italia per dedicarsi totalmente ai fratelli meno fortunati. Da quando è partito, ho seguito tutti i momenti della sua missione, e quest’anno ho deciso di dimenticare le mie piccole paure (malaria, serpenti…) per andare a vedere di persona, con la certezza interiore che tornerò in Italia “diversa”, più ricca spiritualmente e umanamente. Certo sentir parlare di Africa e di fratelli bisognosi è un conto, conoscerli e condividere la loro esistenza, seppure per poco tempo, è tutt’altra cosa! Oggi, dopo circa 45 anni da quando sognavo il Principe Azzurro col camice bianco... solo ora LUI, il mio Gesù, ha deciso di realizzare il mio sogno...seppure in misura più adatta alla mia attuale età… senza principe azzurro, ma con tanta esperienza e consapevolezza in più!! Martedì partirò per la Guinea-Bissau, insieme alla "principessa col camice bianco”, la mia amica dottoressa M. Antonietta Basta, questo passa il convento e… chi si accontenta gode!!! Andrò a raggiungere Don Ivo col quale desidero condividere questa esperienza...anche se solo per un mesetto... ma poi, chissà!!! Io sono felice, emozionata, sicura di andare lì non solo per mia decisione ma per seguire la voce di Colui che, amandomi alla follia, realizza tutti i miei sogni... secondo il Suo cuore i Suoi tempi che spesso sono tanto distanti dai nostri!! Ieri, all'incontro di preghiera, i fratelli del mio Gruppo “Gesù Luce” hanno pregato per me e mi sono commossa, soprattutto sentendo il brano del profeta Isaia 49,3 e seg. che il Signore ha voluto donarmi!! So che non vado da sola, ma sono "mandata" e porterò con me tutti i fratelli e le sorelle che amano Gesù, Don Ivone e i fratelli più sfortunati per i quali lui sta spendendo la sua vita!!
GRAZIE, SIGNORE, PER QUESTA NUOVA TAPPA DELLA MIA VITA!!! IO VADO!!!
Non so cosa aspettarmi, so solo che il mio cuore è pronto ad accogliere tutto ciò che Tu vorrai fare in me e attraverso di me, ormai GRANDETTA e ACCIACCATELLA ma sempre vivace, chiacchierona e sognatrice come quando avevo 17 anni!!

INIZIA L’AVVENTURA AFRICANA
9 aprile 2013
Il giorno della partenza il suono della sveglia, nel cuore della notte, le 6,00, mi trova già in piedi!! Ho dormito pochissimo per l’eccitazione di affrontare un’avventura che sicuramente il Signore aveva preparato per me da sempre!!! Eh sì, un mese da trascorrere nella missione di Bigene, in Guinea-Bissau, dove Don Ivone mi aspettava! Con me sono venuti anche M. Antonietta , Gaetano e un amico speciale, Don Marco Camiletti che ha fatto il biglietto di sola andata! Il Signore, infatti, lo ha chiamato ad un compito davvero speciale: affiancare Don Ivone nella cura di una delle vigne più povere e perciò più care al Suo cuore! La mamma e il papà di don Marco lo hanno accompagnato all’aeroporto e nei loro occhi ho letto, insieme al dispiacere del distacco, l’orgoglio di avere un figlio così coraggioso e capace di dire SÌ a una chiamata tanto impegnativa!!
L’aereo è decollato in perfetto orario e fra letture, preghiere, sonnellini e spuntini, sono passate ben 14 ore (9 di volo e 5 di soste). Grazie a Dio tutto è filato liscio e finalmente è iniziata la grande avventura africana!!!
Sono quasi le 6,00 quando finalmente incontro il mio amico-fratellone che ci accoglie con gioia e addirittura regala a me e a M. Antonietta una bellissima collana artigianale africana, fatta di semi e legno. E’ un pensiero meraviglioso!! Con Don Ivone è venuta ad accoglierci anche Giusi, una signora foggiana che venne in Guinea-Bissau insieme a lui, circa 5 anni fa, lasciando le comodità del mondo occidentale per servire il Signore ed i fratelli più sfortunati. Da allora lavora nella Curia di Bissau, dove arriviamo verso le 7,00, dopo aver percorso l’unico tratto di strada asfaltata ed illuminata della Guinea-Bissau. Troviamo ad accoglierci il Vescovo Dom Josè Cammate, P. Giancarlo, un altro missionario italiano che lavora vicino alla capitale, qualche altro sacerdote e… un invitante e ristoratore caffè italiano che, insieme a una porzione, o due… dell’ottima “torta di rose” che ci ha regalato Mara prima di partire, e al latte (in polvere, naturalmente, perché è l’unico disponibile qui), costituisce la nostra prima colazione africana. Quanto mi piace questo Vescovo, si trattiene a fare colazione con noi, ci serve il caffè e chiacchiera amabilmente in Italiano, lingua che parla fluentemente!!! Più tardi lo incontriamo nel suo studio, dove ci racconta della situazione attuale della Guinea-Bissau e condivide con noi le sue preoccupazioni ed aspettative di Pastore in una terra così provata (che è la sua terra!!). Ci parla delle priorità degli interventi educativi e delle difficoltà di attuazione dovute soprattutto all’analfabetismo che, se nella capitale e nelle cittadine più grandi è tuttora presente, nei villaggi intorno a Bigene interessa la quasi totalità della popolazione. Sottolinea il suo desiderio di formare, oltre ai singoli catechisti, “famiglie catechiste” per poter meglio penetrare in ogni strato del tessuto sociale. Si dice felicissimo dell’arrivo di Don Marco che definisce una “bombola di ossigeno” in questa realtà boccheggiante e una valida compagnia per P. Ivo (così tutti lo chiamano qui) che finalmente dormirà sonni più tranquilli, non essendo più solo! P. Ivo lo invita alla festa per il 3° anniversario della Parrocchia Sacro Cuore di Bigene e lui promette che sarà presente la domenica successiva!
P. Ivo e Don Marco concelebrano la S. Messa nella bellissima cappellina della Curia e verso le 9,30 andiamo a visitare le grandi opere della Chiesa cattolica in questa terra e la prima tappa è Cumura: l’Ospedale-Lebbrosario!
Questo ospedale, fondato da Mons. Settimio Ferrazzetta, è tuttora sostenuto dalla Chiesa Cattolica e dall’associazione Raul Follerau. Esso era, in origine, solo un lebbrosario, ma oggi accoglie anche, in diverse ali della costruzione, i malati di AIDS e quelli che soffrono di Tubercolosi! È sconvolgente l’incontro con alcuni lebbrosi, soprattutto perché, nel nostro mondo, la lebbra è considerata una malattia ormai debellata. Purtroppo, invece, constatiamo che esiste ancora, ed è causata da un’alimentazione totalmente inadeguata e carente degli elementi essenziali al buon funzionamento dell’organismo umano, e da un’igiene spesso completamente sconosciuta quindi assente. Parliamo con un signore seduto su una sedia a rotelle perché ormai privo della maggior parte di un piede, di alcune dita dell’altro e delle dita delle mani…
Accanto a lui c’è Seni, un bimbo di circa 5 anni, vicino alla sua mamma, una donna coraggiosa che, sfidando le usanze della sua gente, ha deciso di non portare il figlio dal “curandero”, ma si è fidata della medicina dei bianchi e l’ha ricoverato qui ai primi sintomi della malattia (macchie bianche sulla pelle).
La lebbra, se in terapia, non è contagiosa e, se presa al primo manifestarsi dei sintomi, è perfettamente curabile quindi Seni guarirà completamente!
Chiediamo il permesso di fare qualche foto, poi salutiamo e andiamo via. Vediamo dall’esterno la palazzina dove vengono curati gli ammalati di tubercolosi, malattia contagiosa e diffusissima, causata dall’eccessiva umidità delle capanne che sono anche mal areate e quindi malsane e dalla brutta abitudine di sputare sempre e dovunque, comune a uomini e donne. Anche gli ammalati di AIDS sono tantissimi, grandi e piccini, ma qui a Cumura, vengono curati gratuitamente e amorevolmente da medici preparati (pochi ed estremamente generosi) e da Suor Valeria che, con altri operatori, vive ed opera qui da tanti anni. La salutiamo di corsa (è tanto indaffarata) e riprendiamo il nostro cammino.
Arriviamo all’Ospedale Pediatrico di Bor, dove conosciamo il Dottor Dionisio, medico africano che ha studiato a Padova, che chiede a M. Antonietta di fare l’ecografia a due donne incinte che hanno qualche problema. BOR è un altro fiore all’occhiello della Chiesa cattolica, qui vengono curati i bambini provenienti da ogni parte della Guinea-Bissau e noi incontriamo, in una stanza, il piccolo Nahui, il bimbo di cui tempo fa ci parlò P. Ivo, perché, essendo nato con qualche problema (ritardo di deambulazione e di linguaggio), è stato rifiutato dalla famiglia. Si pensa che se un bimbo nasce malato esso è inviso agli spiriti e quindi da allontanare. L’unica ad averlo accettato con amore è la sua mamma che, coraggiosamente, si è opposta al desiderio del marito di abbandonarlo e lo sta aiutando in tutti i modi, confortata e sostenuta da P. Ivo. Notiamo con gioia che il bimbo comincia a camminare spingendo una sedia che gli fa da girello… ride ed è così carino! Come si fa a pensare che in lui dimori uno spirito cattivo???
Padre Ivo chiede di incontrare la segretaria della clinica e, una volta accomodati in ufficio, compila un assegno di 1200 €, soldi donati dagli amici italiani che sostengono, con le loro offerte, i progetti che scelgono fra quelli che P. Ivo ritiene di volta in volta prioritari.








Risaliamo sul fuoristrada che, dopo un breve percorso, si ferma di fronte a una bella costruzione, dove leggiamo:
CASA DI ACCOGLIENZA – BAMBARAN
scritto con lettere grandi e colorate!!
Il “Bambaran” è il rettangolo di stoffa con cui le mamme legano i figli alla loro schiena.
È un orfanotrofio e subito incontriamo tanti bellissimi bambini che, scopriamo dai racconti di P. Ivo, sono stati abbandonati dai genitori perché malati e quindi posseduti dagli spiriti cattivi, (come Nahui…) oppure orfani. Conosciamo solo gli ospiti più piccoli perché i grandetti sono a scuola. Che commozione invade il nostro cuore nel vedere queste braccine protese verso di noi, nella speranza di ricevere una carezza, un abbraccio, una coccola… un po’ di quell’amore che è stato loro negato da una sorte troppo crudele!!!
MA NON DOVREBBE ESSERE UN DIRITTO DI OGNI BAMBINO QUELLO DI ESSERE AMATO?
Prendo in braccio una bimba bellissima e affettuosissima, poi un maschietto con la faccina furbetta, tutti noi li coccoliamo un po’ e ci chiniamo ad accarezzare anche i più piccoli che stanno coricati su un materassino e giocano sotto lo sguardo amorevole di una signora italiana che, col marito, ha lasciato l’Italia chiedendo un anno sabatico al datore di lavoro, per dedicarsi totalmente a queste creature. Che esempio di altruismo!! Scattiamo tante foto e andiamo via, ma il mio cuore è triste, vorrei portarmeli via tutti!!!
Torniamo in Curia e pranziamo insieme a Dom José, a Giusi e a tutti i sacerdoti che solitamente dormono e mangiano lì.
Dopo pranzo riposiamo un po’, abbiamo tanto sonno arretrato e una grande stanchezza, ma siamo felicissimi di essere qui!!! Nel pomeriggio, con la nostra preparatissima e paziente guida P. Ivo, facciamo un giro a Bissau, andiamo a visitare la Cattedrale e infine, col vescovo e Giusi, andiamo a cena dalle suore, a N’ Dame, dove ci aspetta la pizza e altre cose buone preparate con amore da Suor Rosa, Suor Ausiliadora, Suor Marisa e Suor Irene. Incredibile!!! C’è un televisore, l’unico che vediamo qui in Guinea-Bissau, ma praticamente non si vede niente… finché Gaetano, bravissimo, riesce a farlo funzionare e così gli uomini, durante la cena, riescono a vedere un po’ di una importante partita di calcio… Torniamo in Curia dove, appena poggiata la testa sul cuscino, cado in un profondo sonno ristoratore.

11 aprile 2013
Mi alzo riposata e felice, con M. Antonietta ci prepariamo e facciamo colazione col vescovo e gli altri ospiti e, dopo aver fatto qualche foto-ricordo con Dom José, ripartiamo alla volta di Bigene.
Ora capisco ciò che P. Ivo ci diceva: per percorrere 10 Km si impiega più di un’ora!! Dopo un paio di Km, infatti, l’asfalto finisce e comincia la “strada” che è in realtà un susseguirsi di buche e dislivelli… e se per caso si incontra una delle rarissime auto della zona… quanta polvere si ingoia!!! (quando non piove, naturalmente, perché in quei mesi non ci si può proprio avventurare).
Durante il viaggio facciamo una sosta per ammirare il Ponte costruito dalla Comunità Europea nel 2009 e che, maestoso ed elegante, consente di attraversare il grande fiume (in realtà, è formato dall’acqua del mare che penetra formando questo fiume e rende meraviglioso il paesaggio) senza dover attendere le barche che, fino a qualche anno fa, erano l’unico mezzo per poter arrivare dall’altra parte, con un viaggio che durava, se tutto andava bene, un giorno intero.
Qui vediamo per la prima volta alcuni avvoltoi, sono proprio brutti ma sono utilissimi perché liberano dalla presenza di carogne che potrebbero causare malattie anche gravi. Notiamo un mucchio di rifiuti che biancheggiano accanto a una baracchina dove un paio di persone siedono con l’aria di vendere qualcosa. Ci avviciniamo e scopriamo che la loro mercanzia è costituita da ostriche e quel mucchio di rifiuti altro non è che le valve delle ostriche consumate dagli avventori.
Più tardi ci fermiamo nel villaggio di Baro, dove pochi giorni fa è morto un catechista molto caro al nostro amico missionario che si avvicina ai familiari del defunto e, dopo averci presentati, chiede di poter fare una preghiera sulla tomba del suo amico Luberu. Io resto un po’ sconcertata nel constatare che la tomba di Luberu, altro non è che un buco profondo nella terra, accanto alla capanna dove ha sempre vissuto. Qui, infatti, non esistono i cimiteri, in quanto si pensa che il defunto non lascia la sua abitazione ma, essendo sepolto praticamente in casa, continua a vivere con i suoi cari. Salutiamo le sue due mogli, di cui una incinta, e gli altri familiari, poi riprendiamo il cammino per fermarci, qualche Km dopo, a Liman, un altro villaggio dove, per la prima di innumerevoli volte, sento i canti di benvenuto di decine di bimbi. Quanti sono??!! Da noi si vedono solo anziani, qui soprattutto bimbi che, non appena sentono il motore della macchina del loro amico bianco, corrono cantando OOOO ALLELEEEEE!!!.. Che spettacolo, sono sporchissimi perché vivono, giocano, mangiano fuori casa, nella terra… ma tanto belli e allegri! Non hanno giocattoli, ma si divertono comunque E NON SI ANNOIANO MAI! Ci viene incontro il capo-villaggio e ci accompagna in chiesa (in realtà della chiesa ci sono solo i muri esterni e il tetto, ma fra non molto sarà completata). Essa è stata costruita con i soldi raccolti da don Marco due anni fa nel Seminario diocesano di Foggia. Seminaristi, genitori, insegnanti, sacerdoti, hanno contribuito alla realizzazione di questa importante costruzione! E qui è successo un fatto davvero simpatico: P. Ivo saluta tutti, presenta loro Don Marco e noi, i suoi amici italiani, e facciamo un momento di preghiera comunitaria. Subito dopo, si avvicina la moglie del capo-villaggio che ha in braccio un neonato di circa 10 giorni, avvolto in una copertina azzurra. Lo mette fra le braccia del loro amico missionario che chiede loro: «Come si chiama??» Risponde il papà. «Non ha ancora un nome!» P. Ivo propone di trovargli un nome, e guardandomi, (forse perché sto facendo sorrisi e smorfie al piccino da mezz’ora) il capo-villaggio dice che vorrebbero chiamarlo come me. P. Ivo si mostra contento della scelta e aggiunge: «Sapete che anche l’“Uomo grande della chiesa cattolica”, il Papa, si chiama Francesco? Papa Francesco! Dunque Francesco è davvero un bel nome!» A questo punto il padre afferma con convinzione: «Perfetto, mio figlio si chiamerà PAPA FRANCESCO!!!»
No, non avete capito male, il bimbo si chiama davvero Papa Francesco! Pensate, esistono al mondo due Papa Francesco!!! Siamo un po’ dispiaciuti perché il piccolo ha qualche problema di salute che però M. Antonietta risolverà con un po’ di antibiotico e della pomata! Andiamo via seguiti dai cori dei variopinti bambini che continuano a cantare OOO ALLELEEEEEEEE..
Dopo un’altra oretta di scossoni ed esclamazioni di stupore e ammirazione di fronte al panorama selvaggio e bellissimo che ci circonda, arriviamo a Bigene e, finalmente, a casa Foggia! Abbiamo appena il tempo necessario per lavarci e prepararci perché c’è la S. Messa di ringraziamento per il 3° anniversario dell’inaugurazione della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù, la prima di Bigene, il cui parroco è il nostro P. Ivo!
Che Celebrazione sentita e partecipata! Canti ritmati, danze e tanta attenzione da parte dei tantissimi partecipanti! P. Ivo presenta ai parrocchiani Don Marco, che è già stato qui un paio d’anni fa, e spiega che ora è venuto per restarci ed affiancarlo nel suo lavoro. Viene accolto con applausi calorosi e poi veniamo presentati anche noi: M. Antonietta, Gaetano ed io, gli amici italiani. Che gioia e che emozione!!!
Dopo la messa rientriamo a casa con le torce accese perché qui, e ora capisco cosa significa, non esiste la corrente elettrica e c’è il buio più profondo che si possa immaginare. Ma è stupendo!!! Il cielo stellato è vicinissimo… mi sembra di poter toccare le stelle con la mano!.. Oh, che spettacolo!!! Come si può dubitare dell’esistenza di Dio?? Siamo tanto stanchi e dopo aver cenato, ci infiliamo sotto le lenzuola…(in verità sopra le lenzuola perché ci sono 30 gradi a quest’ora…) e sotto la zanzariera che ci proteggerà, per tutta la permanenza a Bigene, dalle zanzare e da altri eventuali ospiti… indesiderati!!!

Sabato 13 aprile 2013
Buongiornooooooooooo Bon diaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!! Ma cosa succede? Chi è che osa svegliarmi nel cuore della notte??? Ah, già, sono in Africa! E’ Don Ivo che allegramente ci ricorda che alle 6,30 dobbiamo andare dalle suore per celebrare con loro, nella loro bellissima quanto semplice cappellina, la Santa Messa! Abbiamo già conosciuto suor Nella, tarantina, e suor Merione, brasiliana, che, come quelle che vivono a N’Dame, appartengono alle Suore Oblate, quelle che hanno il “Piccolo Seminario” a Foggia, le “Suore Bianche”. E’ molto bello vivere con loro il momento più importante di ogni giornata! Dopo la messa le suore ci offrono un’ottima colazione a base di latte in polvere, caffè italiano, pane e marmellata casalinga fatta da suor Ausiliadora a N’Dame (io non mangiavo mai marmellata, ma ho assaggiato quella di cadjù e… mai l’avessi fatto… per l’ennesima volta dico addio al mio proposito di dimagrire!!!)
Dopo colazione torniamo a casa per lavarci e prepararci a una nuova fantastica avventura!!!
Alle 9.00 siamo già sulla macchina, diretti a SAIAM BALANTA, un villaggio dove P. Ivo si reca settimanalmente per la catechesi, e che dista circa … un’ora di salti e sballottamenti! Ci accorgiamo di essere arrivati, dal ritornello che sta già diventando familiare, con cui veniamo accolti da decine di bambini allegri e bellissimi… Oooooo alleleeee…
Una moltitudine variopinta di adulti, giovani e bambini e pochi vecchi (ma forse hanno la mia età!!) ci aspetta con espressione un po’ curiosa e un po’ felice!! P. Ivo non delude le aspettative dei suoi fans più piccoli e li fa divertire con il famoso tormentone che ormai tutto il mondo conosce!!!
Riesce a far cantare e ballare anche le attempate signore, i seri “omi garandi”, gli anziani e i timidi e un po’ vergognosi giovanotti!!!
Appena P. Ivo dà inizio alla sua catechesi, è calato un silenzio fatto di trepidante attesa della parola di Dio che il loro Missionario, con parole semplici, ma molto profonde ed incisive, offre loro.
Il tema di oggi è: “il 5° comandamento” e non mi soffermerò a ripetervi ciò che lui ha detto, ma mentre parlava, io ringraziavo Dio per come si serve del mio amico per far sapere anche a questi fratelli più bisognosi, che il Suo Amore è anche e soprattutto per loro!!! Sì, il Signore gli ha donato tanti carismi ma lui non li ha sotterrati… anzi, con coraggio e dedizione sta mettendoli a frutto! E che frutto!!!
Dopo la catechesi alcune mamme mi porgono i lori bimbi, è un segno di accettazione, un onore!!! Io li prendo in braccio, ci gioco, li faccio ridere (in verità uno piange disperatamente.. ha paura del bianco! ten medu du BRANKU ).
Ad un tratto mi si avvicina una bella signora sorridente che mi posa in grembo una bellissima bimba, una neonata che avrà circa 10 giorni e P. Ivo le chiede: «Come si chiama?» La signora risponde indicando me e lui comprende che vuole darle il mio nome. Glielo chiede e le dice che io mi chiamo Francesca e lei conferma : «Sì, Francesca!!!»
Che gioia provo, che emozione!!! Oltre a Papa Francesco ora c’è una bimba che porta il mio nome!!! Grazie, Signore, per questo regalo!!!

14 Aprile Domenica
Oggi abbiamo un ospite speciale, il Vescovo Dom José, che ha celebrato una bellissima Messa durante la quale ha accolto ufficialmente Don Marco come missionario della Diocesi e ha rivolto i suoi auguri a lui e al Parroco, ricordando il 3° anniversario della fondazione della Parrocchia!
Dopo la Messa siamo tornati a casa per l’incontro mensile dei catechisti della parrocchia (per parrocchia si intendono tutti i villaggi della zona, alcuni dei quali lontanissimi!!!). Appena arrivata mi ha colpito una cosa da noi inconcepibile. Tanti giovani sono chini vicino alla porta della cucina… che fanno? Guardando meglio, noto che dalla cucina escono dei fili elettrici a cui sono attaccate alcune ciabatte (quelle prese multiple a cui si possono collegare più apparecchi) e i catechisti collegano i carica batteria dei loro cellulari (di quelli che da noi si danno ai bimbi piccoli per giocare… molti regalati dagli amici italiani che li avevano messi via perché troppo antichi… altro che I-Pad o simili…!). Loro vivono in villaggi isolati dove non c’è corrente elettrica e certo non ci sono telefoni e P. Ivo ha voluto che almeno una persona, in ogni villaggio, avesse la possibilità di comunicare con lui in caso di necessità. Quante volte, in questi giorni, sono arrivate telefonate di SOS!! Una ragazza che abita in un villaggio piuttosto lontanuccio, doveva partorire e aveva dei grossi problemi… hanno avvisato il Padre che è corso (per quanto sia possibile correre in quelle strade!!) a prenderla con “segezia”, il suo provvidenziale fuoristrada per portarla a Bigene dove M. Antonietta ha potuto intervenire con successo e salvare mamma e figlia!! Il problema è ricaricare i cellulari perché non c’è corrente! I fortunati possessori dei mezzi di comunicazione, dunque, devono raggiungere i rarissimi punti dove, essendoci un piccolo generatore di corrente, si vende la ricarica. P. Ivo offre gratuitamente anche questo servizio…
Bene, comincia l’incontro con i catechisti, P. Ivo presenta al vescovo ognuno di essi e legge il brano degli Atti degli Apostoli dove si racconta la conversione di San Paolo. Dom José si sofferma sulla figura di Anania, chiamato da Dio ad andare incontro a Paolo per parlargli di Gesù e ridargli la vista. Dice che questo è il compito di ogni catechista: parlare di Gesù a ogni fratello che incontra e trasmettere la fede!
Conclude il vescovo :
«Il vostro compito è questo: parlare a tutti di Gesù così come l’avete conosciuto!!»
Dopo un momento di preghiera pranziamo tutti insieme, circa 40 persone, con riso, pesce e fagioli, preparati dalle suore con l’aiuto di una signora del villaggio. Bellissima mattinata!!!

15 aprile
Oggi è successo un episodio molto significativo che conservo nel mio cuore e voglio condividere con voi: siamo andati in un villaggio, Mansacunda, per consegnare i soldi che Gaetano aveva raccolto nella sua Parrocchia, S. Giovanni Battista di Foggia, e che serviranno per la costruzione di un nuovo pozzo! Gaetano Santoro è il referente, a Foggia, della “Missio giovani” un gruppo che si interessa attivamente delle missioni e soprattutto di educare i giovani a non vivere incentrati solo sui propri bisogni ma con uno sguardo attento a chi è meno fortunato di loro!! La “tabanka” di Mansacunda è governata da un anziano capo-villaggio, molto saggio, al quale P. Ivo ha parlato della generosità dei fratelli che, seppure lontani, pensano a loro e con gioia hanno voluto donare questo pozzo! Spiega anche che Gaetano è venuto in Africa soprattutto per fare il gemellaggio fra la Parrocchia di S. Giovanni Battista e il loro villaggio! Infine P. Ivo ha dato la parola al capo-villaggio! E qui ho visto attuarsi la Parola di Dio che dice che “lo Spirito Santo soffia dove, come e quando vuole…” Dopo l’introduzione del Padre, infatti, questo saggio “uomo grande” ha detto di avere visto che in altri villaggi ci sono chiesa e scuola e lui, pur essendo felicissimo e ringraziando tanto per il pozzo che è di primaria necessità, sogna per i suoi figli e nipoti, la possibilità di avere una chiesa con le catechesi e la scuola, dove i bambini possano imparare tante cose perché solo se avranno la possibilità di studiare e di conoscere le cose buone della Chiesa cattolica, potranno avere una vita migliore! «Essi saranno come un foglio bianco» dice «più istruiti e liberi!!»
Mi ha impressionato davvero la saggezza di quest’uomo che, diceva, forse non avrebbe mai visto realizzati questi sogni, ma sperava nell’aiuto del suo amico P. Ivo!! Mi sono commossa profondamente perché davvero questa è l’azione dello Spirito Santo! Subito dopo siamo andati tutti insieme nel luogo dove sorgerà il nuovo pozzo e abbiamo posato la prima pietra!! Tornati sotto il mango, P. Ivo ha distribuito quaderni, matite, vestitini e scarpette arrivati dall’Italia nell’ultimo container... che gioia negli occhi dei bimbi!! Infine a Gaetano è stato donato un pezzo di stoffa tessuta in questa regione e due bellissime signore lo hanno baciato… certo, a voi sembra normale, ma loro non usano baciarsi quindi è stato davvero un grande segno di accettazione e comunione!! Sono andata via col cuore traboccante di riconoscenza per le meraviglie del nostro Dio!!

18 Aprile
Stamattina siamo stati in un altro villaggio, Taliko, dove siamo stati accolti con gioia ed accompagnati subito alla chiesa nuova che sta per essere terminata. Con quanto orgoglio e riconoscenza mostrano il risultato delle donazioni ricevute dal loro missionario!! Dopo i saluti e le presentazioni, P. Ivo parla della funzione della Chiesa cattolica e spiega che essa non vuole assolutamente cambiare la loro cultura, ma portare la Parola di Dio che, in ogni luogo, popolo e cultura, è uguale per tutti ed è più importante di qualsiasi cultura e ci rende fratelli! Ciò che P. Ivo ha detto loro, ha chiarito anche a noi tante cose sulle usanze di questo popolo!
Racconta di un bimbo che, nato bene, dopo un anno e mezzo, non cammina e non parla (credo stia parlando di Nahui!) e i familiari si convincono che “non è completo” e come tale, bisogna liberarsene! La sua mamma, coraggiosamente, si oppone e lo porta al Centro Nutrizionale dove Joaquim le consiglia di portarlo all’ospedale di Bor (ricordate che lo abbiamo incontrato lì?) dove viene curato e, piano piano, comincia a camminare e balbettare!! P. Ivo chiede: «Ma pensate che questo bimbo possa avere gli spiriti in corpo? Che abbia fatto del male nella sua vita? Un bambino non può fare il male e non può avere gli spiriti! Solo noi adulti facciamo il male, ma Dio ci perdona!» P. Ivo chiama accanto a sé due bimbi e dice: «guardate questi bambini, se si ammalano e io dico che hanno gli spiriti in corpo, io ammazzo questi bambini con la mia bocca!!” Sono io che ho il male dentro!! Il bimbo che è ricoverato a Bor sta guarendo, è solo malato, ma i familiari non lo vogliono! Invece se un bambino si ammala dobbiamo amarlo, proteggerlo e aiutarlo di più, come Gesù ama ciascuno di noi! Se un bambino giocando si mette la terra in bocca prende i vermi e sta male, ma la colpa è dei vermi non degli spiriti!! Io stesso ho avuto tre volte il “paludismo” cioè la malaria… pensate che avessi gli spiriti in corpo?? No, mi sono curato e sono guarito!!» Ripete che:
LA PAROLA DI DIO E’ PIU’ GRANDE DI QUALSIASI CULTURA!
P. Ivo parla ora del “matrimonio forzato” che in alcune razze (loro chiamano così le diverse etnie in cui sono divisi) ancora è in uso! Loro dicono che hanno superato questa usanza ma i Mandinga, i musulmani ed altri, la conservano tuttora e P. Ivo dice che dobbiamo rispettare le diverse culture, ma fra i cristiani non può esserci una simile costrizione, non può essere che una ragazza di 15 anni sia costretta a sposare un uomo di 50!! Il matrimonio va vissuto nell’amore e nel rispetto reciproco… se c’è costrizione, dov’è l’amore?
Altro momento importante nella cultura della Guinea-Bissau è il CHURU, cioè il funerale, la sepoltura! P. Ivo spiega:
«Noi siamo abituati a un diverso modo di seppellire i nostri morti, ma non sono qui per cambiare le vostre usanze… non importa come fate il funerale, dove seppellite il vostro defunto ma la cosa più importante, per noi cristiani, è la preghiera!! Se muore un mio familiare o un mio amico, io devo innanzitutto pregare per lui, perché Dio accolga la sua anima!!
Il FANADO (l’iniziazione alla vita adulta, circoncisione e prove di forza…) è un momento fondamentale nella vita di ogni ragazzo, e P. Ivo ribadisce che assolutamente lui non è qui per abolire o cambiare le abitudini di questo popolo ma, “se il fanado è per loro il momento dell’iniziazione alla vita adulta, il BATTESIMO è il momento fondamentale della vita cristiana perché fa di ogni cristiano un «cristiano completo» e gli permette di entrare in maniera totale nella Chiesa di Dio! Fate pure il vostro “fanado”, dice P. Ivo, ma tenete presente che, per chi vuol essere cristiano, ancora più importante è il “Battesimo”.
Prendono la parola gli anziani, a cominciare dal capo-villaggio che dice di apprezzare il rispetto che il Padre ha dimostrato nei confronti della loro cultura e pensa che man mano, negli anni a venire, anche queste usanze potranno cambiare, ma comunque ritengono molto importante il Battesimo e la preghiera per i morti!
Parlano della difficoltà di accettare i matrimoni fra giovani di diversa razza perché gli usi cambiano e nessuno vuole mai accettare di rinunciare ai propri in favore di quelli del coniuge! Un “balanta”, per esempio, ha usanze diverse da un “balanta manè” o da un “mandinga”, perciò meglio sposare uno della propria gente! Si parla anche della poligamia che nella chiesa cattolica è assolutamente vietata, ma anche del dovere di non ripudiare le mogli e pensare a loro e ai figli!! Questo bellissimo dialogo continua e mi fa entrare nella vera cultura di questo popolo!! Prendono la parola, stimolate da P. Ivo, anche le donne che ripetono più o meno ciò che è stato detto dagli anziani! Dopo qualche foto e i saluti, risaliamo sul nostro fuoristrada e torniamo a casa per riposare in attesa della S. Messa e successiva adorazione che si tiene tutti i giovedì pomeriggio in Parrocchia!!

20 Aprile
Quante cose vorrei raccontarvi! Ma ho paura di annoiarvi perciò mi limiterò a riassumere ciò che è successo negli ultimi giorni! Da quando sono arrivata qui in Guinea Bissau, tutto ciò che mi sembrava importante, addirittura indispensabile in Italia (tipo la televisione!), ha assunto contorni via via più sfumati fino quasi a scomparire del tutto, di fronte a problemi ed esperienze fortissimi! Dovete sapere che qui ci sono quasi sempre 38-40 gradi... si muore di caldo (più o meno come a Foggia verso il 10 agosto!) ma ciò non ferma l'instancabile Padre Ivo che ogni santo giorno ci butta giù dal letto nel cuore della notte (e stavolta non potete dirmi che esagero!!), alle 6, perché, dopo la Santa Messa e la colazione, VIAAAA...in giro per portare la parola di Dio nelle tantissime “tabanke” dove ci aspettano uomini e donne anziani, giovani e tanti, tantissimi bimbi bellissimi che ci accolgono cantando il famoso "tormentone" Ivo: O ALLELE!! Nella scorsa settimana, Maria Antonietta non è venuta con noi nei villaggi perché impegnata a tenere un importantissimo corso alle “Matronas”, ed ha potuto rendersi utile in varie occasioni, come vi racconterà lei stessa nel suo diario. Ora ha ripreso a venire con noi e si rifarà in questa settimana! L'esperienza nei villaggi è unica; non si può immaginare, se non la si vive, l'ansia di conoscere Gesù che traspare dagli occhi di questi nostri fratelli, grandi e piccini! È con molto orgoglio che osservo la fiducia e il rispetto con cui i capi-villaggio parlano col nostro Don Ivo e quanta autorevolezza possegga ogni suo gesto e parola!! Davvero lo Spirito Santo continua a sostenerlo con tutti i suoi carismi! E che dire di P. Marco?? Ha già conquistato il cuore di tutti con il suo carattere allegro e socievole! Ieri è arrivato a casa un ragazzo che ha appena avuto un figlio e voleva comunicare a tutti noi che lo ha chiamato… come il padre giovane: MARCO!!! Pensate che bella cosa!! Credo che lui sia stato molto orgoglioso di questa prova di affetto! Inoltre si sta sforzando tanto per imparare a parlare bene la lingua della zona, in modo da poter comunicare meglio con i nuovi fratelli. Quanto ci divertiamo al corso di criolo!! Forse avete già visto la foto pubblicata poco tempo fa da Don Ivo!!
Per chi non ha Facebook, racconto questo episodio simpaticissimo! Ogni tanto ci riuniamo, nel pomeriggio, e il Prof. Ivo Cavraro ci tiene il corso di criolo, la lingua più diffusa qui in Guinea-Bissau. Ci dà anche i compiti per casa… e ieri dovevamo imparare il Padre nostro e l’Ave Maria. Don Marco e Gaetano sono già bravissimi, d’altronde sono stati qui altre volte!! Io ho imparato discretamente le due preghiere, ma M. Antonietta, impegnata in altre incombenze come medico, non aveva imparato bene la lezione e allora… che ha escogitato?? Si è scritta il Padre nostro sulla mano!! Furbetta, eh? È iniziata la lezione e il nostro prof ha interrogato prima me e gli ho detto il Padre nostro poi toccava a M. Antonietta e lei, tutta tranquilla si è preparata a leggere la mano, ma… P. Ivo le ha detto: tu dimmi… L’AVE MARIA!!!!! Ahahahahahah, quanto abbiamo riso!! Lei gli ha detto: «Ehmm, veramente… l’Ave Maria non la so benissimo!!!!» Ahahah, naturalmente lei gli ha fatto vedere la mano, abbiamo raccontato tutto e ci siamo divertiti tantissimo!!!
Oggi siamo soli, senza Don Ivo, che è andato a Farim per un incontro con i catechisti e approfittiamo della sua assenza per mangiare delle saporitissime melanzane alla parmigiana che a lui non piacciono. Le preparo io con molta gioia, per festeggiare la chiusura del Corso di formazione per le Matronas! M. Antonietta e Suor Nella, sua preziosa traduttrice, si sono davvero impegnate tantissimo, mattina e pomeriggio, incuranti del caldo e della stanchezza, per insegnare a queste sorelle sfortunate (non conoscevano neppure le fondamentali norme di igiene) come assistere le donne delle loro “tabanke” in gravidanza e durante il parto. Non racconterò altro su questo corso perché lo farà certamente la diretta interessata. A pranzo, abbiamo invitato anche suor Merione e tutti e 6, Don Marco, Gaetano, suor Merione, Suor Nella, M. Antonietta ed io, abbiamo pranzato all’italiana e abbiamo condiviso la gioia di essere insieme e di poter essere utili a coloro che il Signore ama infinitamente, ma il mondo occidentale troppo spesso dimentica!
E sapete che noi donne abbiamo avuto il tempo di farci fare un vestito nuovo? Sì, sì... è vero, abbiamo comprato al mercato del martedì un pezzo di stoffa coloratissimo e ci siamo fatte confezionare due abiti tipici africani! Visto? Le donne non perdono occasione per andare a fare shopping e per fare un salto dal famoso… stilista della zona!!
A questo proposito vi racconto cosa è successo stamattina: dopo la S. Messa celebrata da Don Marco, con Suor Nella siamo andate dal famoso sarto, anzi, “lo stilista” della zona e gli abbiamo portato la stoffa perché ci facesse i vestiti, ma… non ha potuto prenderci le misure perché si è rotto il suo metro e l’ha dato a una persona perché glielo aggiusti… capite? Se si rompe il metro lo si riattacca, e già, non c’è l’Ipercoop e neanche la merceria…niente di niente! Poi ha riavuto il suo metro ed ecco i nostri bei vestiti!!!

22 Aprile
Oggi si va in Senegal per comprare il latte vitaminizzato per i bimbi denutriti. Il confine del Senegal è a soli 8 Km da Bigene ma, come già sapete, ci vuole tanto tempo per percorrerli e ormai ci siamo abituati! Ma che sorpresa ci attende!! Appena superiamo la frontiera senegalese, (tra l’altro invisibile), ecco che cessano gli sballottamenti, ma come mai?? Oh, la strada è asfaltata!! Ma che tipo di asfalto è questo?? Anziché la ghiaia che si usa da noi l’asfalto qui è fatto con… conchiglie! Il paese più vicino a noi è Samine e qui ci fermiamo per comprare il latte, il riso ed altri generi di prima necessità per il centro nutrizionale.
Dopo aver fatto rifornimento di viveri (spendiamo 500 €.. donati da tanti amici italiani), il nostro magnifico ospite ci porta a Temento, per farci visitare il Santuario che in realtà è costituito da una semplice cappella e un monumento che ricorda un terribile incidente in mare in cui una nave naufragò con un altissimo numero di vittime. E’ situato in uno scenario naturale stupendo, in riva al mare, circondato da tantissimi alberi di cadjù e mango. Facciamo tante belle foto anche con un albero secolare dal tronco enorme, bellissimo! Vediamo due caproni che combattono con le corna… forse si contendono una bella capretta dagli occhioni neri!!!..
Torniamo a Bigene contenti di poter continuare ad aiutare, col latte e gli alimenti appena acquistati, i nostri bimbi e le loro mamme!

23 Aprile
Oggi trascorriamo la mattinata al “centro nutrizionale” dove, come tutti i martedì, si assistono i gemelli, i bambini denutriti e gli orfani! Fuori dal centro ci sono delle panche su cui aspettano pazientemente una ventina di donne con almeno un bimbo al seguito! Mi fa tanto ridere notare che le nostre usanze per evitare le code e i relativi litigi, sono arrivate fin qui, in maniera decisamente più…pittoresca!! Infatti, attaccato alle grate della finestra esterna del Centro, c’è un gancio di ferro in cui sono infilati dei rettangoli di cartoncino con i numeri da 1 a 30… le signore, man mano che arrivano, prendono il loro numero e lo riconsegnano a Joaquim non appena arriva il loro turno! Non ho mai sentito qualcuno litigare o alzare la voce né un bimbo fare capricci!! E già, mi sa che queste sono prerogative del nostro mondo “civile”!!
Pesiamo, misuriamo, consegniamo latte, vitamine, medicine (in verità noi aiutiamo Joaquim in questi compiti) insomma, assistiamo tanti bimbi gravemente denutriti o in difficoltà perché, essendo gemelli, il latte della mamma non basta per sfamare entrambi!
Mi colpisce una nonna che entra con la nipotina molto piccola e denutrita perché la sua mamma è morta subito dopo il parto! Povera donna, ha uno sguardo che contiene tutto il dolore del mondo! Ha perso la figlia e ora non sa come sfamare questa bimba che lei le ha lasciato!! Ringrazio il Signore per la possibilità che dà a questa missione, di salvare tante vite umane e ridare dignità a chi non ha davvero niente, come il vecchietto che entra per chiedere qualcosa da mangiare. È sporco, affamato, ma sa che qui riceverà un aiuto e un sorriso, si avvicina a ciascuno di noi per stringerci la mano, e ci sorride mettendo in mostra i suoi …3 denti!!!
Joaquim gli riempie il secchio di riso e gli dà dell’olio e lui va via contento!! Nella stanza attigua M. Antonietta visita, con l’aiuto di Suor Nella, alcune signore che hanno chiesto un “consulto” con lei!! Meno male che c’è anche lei! Una ragazza è venuta a far vedere suo figlio che però sembra essere sano ma lei, la mamma, tossisce e spiega di sputare del sangue quando tossisce… M. Antonietta le consiglia di andare subito a fare le analisi in un ospedale, meglio se a Cumura perché sospetta una tubercolosi!! Speriamo che sia ubbidiente e decida di andare a curarsi!!! Che tristezza constatare che le cose che per noi sono scontate e superate qui sono ancora reali e problematiche.
Potrò mai più essere indifferente o disinteressarmi dei problemi dei miei fratelli lontani??
Prima di tornare a casa andiamo a visitare la scuola della missione dove tanti bimbi hanno la possibilità di imparare a leggere, scrivere, contare ecc.. e come sono ordinati e disciplinati! Ci accolgono festosamente, incuriositi da questi ospiti così…”sbiaditi”!!!
Cantano per noi e ci toccano le mani, si fanno fotografare e quando andiamo via, ci accompagnano alla porta festosamente!!! Abbiamo portato quaderni, matite ed altra cancelleria arrivata con l’ultimo container da Foggia e che consegniamo a Suor Merione perché la distribuisca nelle diverse classi. Vicino alla scuola c’è la cucina dove una brava signora, aiutata dalle sue figlie, prepara il pasto per gli scolari, riso con gamberetti disidratati. Non so come li cucinerà ma so che essi contengono tantissime proteine necessarie alla crescita di questi bambini.

26 Aprile
Oggi don Ivo è andato a Bissau per accompagnare all’aeroporto Gaetano che torna a Foggia perché deve lavorare, poverino! Ci mancherà, è davvero un caro ragazzo, impegnato nel sociale, disponibile e intelligente! La mattina alle 8.00, P. Marcus (è il nome africano di don Marco) celebra la Messa speciale annuale per i bambini della scuola della missione, e stento a credere ai miei occhi… più di un centinaio di bimbi che assistono in perfetto silenzio a questa celebrazione e ascoltano rapiti le parole del nuovo Padre giovane che parla in una strana lingua sconosciuta... per fortuna c’è Irma Nella che traduce le sue parole! Come sono bravi e belli!!!
Subito dopo la messa, P. Marcus e Irma Merione sono partiti per Bafata, una cittadina lontana da qui, dove tantissimi giovani della Guinea-Bissau si riuniscono per il Convegno Regionale dei giovani! Che bella opportunità per P. Marco! Conoscerà tanti ragazzi e ragazze e certamente potrà, vivendo con loro per tre giorni, comprendere meglio il loro stile di vita, le loro abitudini e la loro mentalità. Inoltre farà tanta pratica di criolo!! Noi due donne restiamo da sole a riposare!!

27 Aprile
Dopo la S. Messa e la solita colazione dalle nostre care suore, siamo tornati di corsa a casa a prepararci perché P. Ivo doveva andare a Saiam Balanta per la solita catechesi settimanale ed io non vedevo l'ora di rivedere la piccola Francesca, la bimba a cui 15 giorni fa era stato dato il mio nome! La ricordate?
Bene, siamo arrivati al villaggio e abbiamo trovato tutti, uomini, bimbi e donne ad aspettarci sotto il solito mango. P. Ivo ha subito chiesto al signore che lo aiuta nella traduzione (sapete che non tutti gli abitanti dei villaggi conoscono il criolo, ma parlano solo il loro dialetto) e che è il papà di Francesca jr., se poteva farci vedere la bimba perché io avevo il desiderio di riabbracciarla!! Ho visto P. Ivo cambiare espressione e, guardandomi con aria triste mi ha detto: "Francesca è morta giovedì!" Non ho parole per spiegarvi ciò che ho sentito dentro!! Una cosa è leggere le statistiche tipo: "In Guinea-Bissau, su 5 bambini che nascono, 1 muore prima dei 5 anni!!" altra è toccare con mano la veridicità di simili affermazioni… Una bimba sana, bella e senza nessun problema, è morta senza alcun motivo apparente, forse vittima della povertà esagerata che ha costretto la sua mamma ad andare nel "mato" (foresta) a cogliere i cadjù con la bimba di 3 settimane, stretta dietro la schiena nel "bambaran!!" Cosa sarà successo? Sarà stata colpa del sole cocente, o il bambaran l’avrà soffocata… chissà! Fatto sta che dopo ore di lavoro la mamma l'ha slegata e... l'ha trovata morta!! Poverina! Non riesco ad accettare questa realtà!
Dopo la catechesi abbiamo fatto una preghiera sulla "tomba" della piccola Francesca (la tomba non è altro che un mucchietto di terra con qualche legnetto sopra) e solo allora ci ha raggiunto la sua mamma e non la stavo riconoscendo! Ricordavo una giovane donna allegra e sorridente e mi sono trovata di fronte una donna senza più luce negli occhi... le spalle curve sotto il peso di un dolore abissale ed inespresso, perché nella sua razza non si usa esprimere i sentimenti, e poi… non c'è proprio tempo per piangere!! Le ho regalato, allacciandoglielo al collo, un laccio di caucciù con una croce dorata che avevo pensato di regalare alla piccola Francesca… P. Ivo le ha spiegato il mio dispiacere e il mio desiderio di lasciarle la croce come mio ricordo! Lei ha fatto solo un cenno con la testa e, mano nella mano, ci siamo scambiate un lungo sguardo col quale spero di averle fatto capire che, a dispetto del diverso colore della pelle e del differente grado di cultura e benessere, una mamma è sempre una mamma e come tale potevo condividere il suo immenso dolore!!! L’ho lasciata col cuore stretto in una morsa e con la mente assillata da 1000 domande senza risposta!!! Un solo pensiero mi conforta:
Ora c’è un angioletto in più, lassù in Paradiso, che prega anche per me!!
Prima di andare via siamo andati a vedere la nuova scuola che sta già “prendendo forma”, e con soddisfazione abbiamo constatato che i lavori procedono velocemente... Non mi soffermo su questa notizia perché ne ha parlato su Facebook Don Ivo che ha pubblicato anche le foto relative a questa scuola! Naturalmente anch’essa è frutto della generosità degli amici della Missione!! La settimana scorsa Don Ivo ha consegnato al capo-villaggio i soldi necessari alla realizzazione di questa importantissima opera! Mi piace pensare che, con l’aiuto di Dio e, naturalmente, di ogni persona sensibile e generosa, la generazione futura dei guineensi potrà avere una vita migliore perché
la cultura è il mezzo principale con cui si può cambiare la società!!!

28 Aprile
Stamattina, durante la funzione domenicale, P. Ivo ha chiamato me e la “dottora” sull’altare perché salutassimo i parrocchiani, dato che questa è l’ultima domenica che trascorriamo con loro! Suor Nella ha tradotto le nostre parole che, a detta del nostro amico missionario, sono state un po’ troppe… beh, quando ci vuole ci vuole! Volevano trasmettere ai nuovi fratelli la gioia di averli conosciuti e la promessa di restare sempre uniti nella preghiera!! Suor Nella sta con noi e mangiamo la pasta fatta in casa da M. Antonietta e condita col ragù che ho cucinato io… lo spezzatino con le patate e tanti cadjù. Che bontà!!! La sera torna P. Marco con Suor Merione e lui ci racconta la nuova esperienza vissuta con tanti giovani! Credo proprio che il Signore gli abbia dato tanti carismi, ma uno in particolare che dovrà spendere e mettere a frutto fra questa gente: l’empatia con i più giovani, la capacità di immedesimarsi nella loro vita, di capire e condividere le loro difficoltà e aspettative… In questo periodo ho visto come si dona senza sosta per tutti, l’ho visto giocare con i bimbi dei villaggi come se fosse uno di loro…e ricevere in cambio tanto affetto!
Ci siamo divertiti tanto quando, passando in qualche villaggio, anziché il solito tormentone OOO..ALLELEE… i bimbi urlavano “Padre Marcus… Padre Marcus…” suscitando la gelosia (scherzosa, naturalmente) del missionario più anziano!!! Ahahahahhah!! L’ho visto aiutare una bimba a tirar su il secchio con l’acqua dal pozzo, partecipare attivamente a una importante partita di calcio nel campo di Bigene… È un ragazzo davvero speciale, e d’altronde il Signore sceglie per sé i migliori, no? Preghiamo perché non perda mai l’entusiasmo di questo momento!!

29 Aprile
Oggi visitiamo un nuovo villaggio: Tambadjan, e sono un po’ nervosetta perché mi si è rotta la macchina fotografica!! Come farò, io che scatto foto ovunque e a chiunque?? Dicono che sembro una giapponese.. e che è una giapponese senza la sua fotocamera? Beh, mi farò dare le foto da Don Marco e M. Antonietta! Siamo venuti qui perché tempo fa P. Ivo ha promesso che avrebbe finanziato la costruzione della scuola e oggi consegna al “tesoriere” 300.000 franchi (circa 450 euro) che, sottolinea, sono arrivati dagli amici italiani nell’ambito del progetto “una scuola per tutti” e che devono essere accuratamente giustificati perché tutti coloro che fanno queste donazioni, vogliono sapere esattamente come vengono spesi i loro soldi!! Chiede il prezzo di un sacco di cemento e puntualizza che lui dà i soldi per il materiale, ma devono lavorarci loro stessi, per quanto possibile! Loro dicono di avere già preparato il “sibi”, cioè il legno che servirà per la costruzione. Sono felicissimi e ci fanno vedere il punto in cui sorgerà la nuova scuola. Andiamo via dopo la rassicurazione, da parte del Padre, che se dovessero terminare i soldi, il professore potrà andare da lui per avere il resto.

1° Maggio: “Festa del lavoro”
Oggi anche qui in Guinea Bissau è festa grande e anche noi decidiamo di festeggiare. Padre Ivo ci fa alzare molto presto (anche oggi!!!!) per poter affrontare la lunga camminata che ci attende, senza dover patire eccessivamente il caldo. Infatti ha preparato per noi un bellissimo itinerario per farci godere delle bellezze naturali della zona!! Alle 8.00 siamo già in viaggio, P. Ivo, P. Marco, suor Nella, Suor Merione, M. Antonietta ed io!! Lasciamo la macchina nel villaggio di Ponta Nobo e…gambe in spalla.. i “giovani esploratori” partono alla scoperta delle meraviglie nascoste dell’Africa!!
Camminiamo per un bel po’ in mezzo a palme sottili ed eleganti, attraversiamo risaie che in questo periodo appaiono aride e desolate, vediamo maestosi baobab dal tronco enorme che sembrano morti, ma con le piogge si ricopriranno di foglie, ammiriamo le pittoresche mangrovie, piante tropicali che crescono sulle rive di lagune salmastre... qui, infatti, l’acqua del mare penetra unendosi a quella dolce e gli abitanti dei villaggi vicini, coloro che lavorano nella risaia, costruiscono degli argini che impediscono all’acqua salata di entrare nella risaia perché il riso cresce nell’acqua dolce. E’ curioso come, man mano che andiamo avanti, il numero dei gitanti aumenta… infatti alcuni giovani dei villaggi che attraversiamo, si uniscono a noi… è un corteo variopinto ed allegro quello che arriva a Baro Garandi, il villaggio più lontano da Bigene! Qui, da pochissimo tempo, è stata tracciata una specie di strada che prima non c’era. P. Ivo, infatti, non era ancora venuto qui perché la macchina non ci arrivava. Ci fanno sedere sotto il solito mango ed è un bel momento di socializzazione e accoglienza!! Gli anziani parlano con P. Ivo e Fernando, il catechista che conosce il loro dialetto, traduce! Il capo-villaggio dice che anche loro vorrebbero avere un bel pozzo e anche la chiesa e la scuola!! Vediamo, infatti, una bimba di circa 5 anni che tira su e porta sulla testa un secchio d’acqua attinto da un pozzo molto rudimentale e anti igienico… P. Marco si alza subito e va ad aiutarla... è molto carino! Una signora dice che questo pozzo basta a malapena per vivere, per bere e cucinare, invece, se avessero un altro pozzo, si potrebbe coltivare un orto per nutrire meglio i loro figli! Dice che sarebbe bello avere anche un piccolo ospedale perché quelli di Baro e Bigene sono lontani!!
P.Ivo li rassicura dicendo che certamente tutti gli amici italiani prenderanno a cuore le loro richieste, ma spiega che bisogna dare la priorità alla scuola e la chiesa verrà dopo... bisogna prima iniziare le catechesi e vedere se in loro c’è un reale interesse per la religione cattolica!! Sono molto contenti della visita del missionario e dei suoi amici, parlano con libertà e raccontano dei diversi rami dell’etnia dei Balanta di cui fanno parte e delle differenze fra loro! Infine ci salutiamo e, poiché sono le 12.00 e cominciamo a sentirci stanchi ed accaldati, torniamo alla macchina e riprendiamo la strada del ritorno. Che bella gita!!! Che paesaggi stupendi rallegrano la vista di chi viene in questa terra!!! Chissà come sarà bello dopo le piogge!!

2 Maggio
Stiamo per partire per Bissau da dove domani prenderemo l’aereo che ci riporterà in Italia. Sono un po’ triste e sarei rimasta volentieri un altro mese, ma per ora è finita e ringrazio Dio di questo regalo!!! Vorrei trasmettervi la gioia e l’emozione che mi ha assalito ogni volta che vedevo quei meravigliosi fratelli ascoltare con tanta attenzione le parole del loro Missionario… l’orgoglio di essere amica di questo uomo bianco, anzi ora dei due uomini bianchi che hanno lasciato tutto per servire con tanto amore e dedizione questi fratelli che hanno avuto la sfortuna di nascere quaggiù anziché altrove, magari in Italia, dove, a dispetto della crisi, viviamo senz’altro meglio!!
Come si fa a vivere senza acqua, senza luce e fogna e ad essere, nonostante tutto ciò, sempre allegri e sorridenti? Ma, a proposito della crisi, ho anche riflettuto sul fatto che chi ha un cuore missionario, chiunque, cioè, cerca di mettere in pratica le parole di Gesù (Mt 25,34-40) “Avevo fame e mi hai dato da mangiare…“, non può ignorare i bisogni di chi gli vive accanto e forse per pudore o vergogna non chiede aiuto!! Questa esperienza mi ha insegnato che ciascuno di noi deve dilatare il cuore ai bisogni altrui, senza più chiuderci nel nostro comodo guscio aprendoci alla condivisione, senza eroismi ma anche senza egoismi… senza rinunce estreme, (non tutti siamo chiamati a questo), ma con uno sguardo più ampio, più missionario, appunto!… Possiamo sostenere la missione di Bigene aderendo ai progetti in atto: “AVEVO FAME” (per i bambini denutriti), “UNA SCUOLA PER TUTTI” (vuole diffondere la cultura a tutti i villaggi dove ancora regna l’analfabetismo), si possono adottare a distanza dei bambini, dando loro la sicurezza del cibo e della scuola!!
Insomma, queste ed altre sono le aree in cui possiamo intervenire anche con piccoli aiuti e soprattutto non dimentichiamoci di pregare per la missione!!
Tutto ciò si può trovare sul sito della ONLUS “Missionari di Bigene” www.missionaridibigene.it
e ricordiamoci che:

TUTTI SIAMO CHIAMATI AD ESSERE MISSIONARI, TUTTI SIAMO CHIAMATI AD “AMARE”!!!