La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

11 aprile 2009

Capitolo 7 - Giovani italiani e bombe africane

NINGUIN KA TA PUDI KUBRI SEU KU MON
(proverbio locale: nessuno può coprire il cielo con le mani)
(interpretazione: la verità viene sempre alla luce)

31 gennaio: Bigene
Una data speciale per la mia vita. La mia gioventù è stata segnata dagli studi nei collegi salesiani, e oggi è la memoria di San Giovanni Bosco. Posso dire che don Bosco è uno dei maestri della mia vita. Grande sacerdote e grande missionario: ha mandato i suoi salesiani in missioni lontane, in terre ancora sconosciute.
Oggi, a Foggia, è anche la memoria di San Ciro, ed io sono stato per due anni parroco della parrocchia di San Ciro. Quanti ricordi in questo giorno!
E proprio oggi, per una di quelle coincidenze che mi parlano tanto di Provvidenza con la “p” maiuscola, accade un fatto meraviglioso: alcuni giovanissimi di Cervarese S. Croce (Padova), il mio paese nativo, stanno eseguendo un concerto nell’antico Oratorio del paese. Io mi trovo nella cappellina delle suore di Bigene: sono in adorazione eucaristica per loro e per i presenti al concerto. Lo avevo promesso. La cosa, ancor più incredibile, è che io non conosco questi ragazzi! I loro cognomi mi fanno ricordare i volti dei loro bravi genitori, dei loro cari nonni: Marchesan, Testolin, Ceron, Garbin, Vignaga, Faccin, Riondato… Famiglie sane, Veneti d.o.c., gente timorata di Dio e capace di creare comunione.
Con una purezza d’animo esemplare, una ragazza di loro mi aveva scritto: “Ti ricordi quel gruppetto di giovani che cantava in chiesa, il giorno del ringraziamento, quando sei venuto a trovarci a Cervarese? Abbiamo fatto solo due canzoni, eravamo con i microfoni e la tastiera davanti l'altare di San Giuseppe... Beh! Quel gruppetto si chiama "Singin'in the Church"; è già un po' di anni che cantiamo assieme, abbiamo perfino fatto un piccolo sito internet (fatto in casa come quello della parrocchia, ma carino): www.singin.it . Stiamo preparando una piccola sorpresa... abbiamo unito la nostra passione per il canto e la musica con la voglia di tutti i cervaresani di starti vicino, e così...

Sabato 31 gennaio 2009 - ore 20.45 - in Oratorio a Cervarese Santa Croce:
"SIAMO IN MISSIONE PER CONTO DI DIO" (J. Belushi) In musica per Don Ivone

È il titolo di una serata concerto che noi Singin, assieme ad altri ragazzi della parrocchia, vogliamo offrire al paese. In questi anni il nostro gruppo è cresciuto con la musica sempre più nel cuore, nelle mani e nella voce... questo vuole essere un piccolo progetto di amicizia e fraternità cristiana con te e con la tua nuova Comunità. Coglieremo l'occasione per raccontare un po' della tua missione, dei luoghi dove ti trovi ora. Stiamo ancora organizzando, ma probabilmente proietteremo dei pezzi della presentazione che hai fatto tu in Oratorio, quel sabato sera che sei venuto a trovarci, quando, mostrando diverse foto, hai parlato della bellezza dei bambini africani, di come si vive la S. Messa domenicale, etc. (Graziano Faccin aveva filmato tutta la serata)... una cosa semplice, ma crediamo carina. Ti inviamo il volantino della serata... sarai dei nostri? Un caloroso saluto da tutti noi, ciao!”.
Sono quelle cose che, quando accadono, ti riempiono di stupore e di gioia incontenibile. La mia piccola preghiera davanti al Tabernacolo africano (una tipica capanna del luogo, tutta di legno) è un sincero ringraziamento per questi nuovi giovani amici. E per la terra che mi ha alimentato, e che continua a sostenermi…
La mia preghiera, purtoppo, è breve: sono stanchissimo. È stata una settimana faticosa, avanti e indietro per i villaggi a compiere gli incontri di evangelizzazione. Le distanze non sono notevoli: 10-15 chilometri al massimo. Ma notevoli, invece, sono le buche sulle strade, che non sono più strade! E così, 10 chilometri li fai in mezz’ora! Certo, la nostra segezia tiene bene il percorso, ma alla fine della giornata la stanchezza si sente, e alla fine della settimana ancor di più. Mi dovrò abituare. Nel pomeriggio ho avuto anche qualche linea di febbre…
Stanco ma felice! Tanto felice!!! Perché non sono solo i giovani padovani a stupirmi, ma anche i giovani di Foggia! Pensate che è uscito, da poco, il cd “Buon Natale”. Contiene un inedito del maestro Angelo Gualano, cantato a due voci da don Matteo Ferro, assistente spirituale del Foggia Calcio, e da Fabio Pecchia, Capitano dell’US Foggia, e musicato in collaborazione con l’associazione sammarchese “Cuori Aperti”.
È stato proprio don Matteo, giovane sacerdote di Foggia, ad avere l’idea di questa meravigliosa iniziativa di solidarietà che coinvolge la squadra rosso-nera in un momento forte di beneficenza, proprio in occasione del Santo Natale. “In accordo con l’Arcivescovo, che ha accolto favorevolmente l’iniziativa – ha affermato don Matteo –, abbiamo deciso, con i ragazzi, di devolvere il ricavato delle vendite alla missione dei nostri sacerdoti diocesani in Guinea-Bissau”.
Nelle parole della canzone c’è un invito alla speranza, per guardare al futuro con ottimismo, e per seminare un germe di fede in chi, anche grazie alla sua passione per la squadra cittadina, riuscirà a compiere un gesto di altruismo e beneficenza.
Come faccio a non sentirmi felice pensando a questi fatti, a queste persone, alle loro intuizioni? E sapete qual è uno dei risultati ottenuti da questo cd del Foggia? Che, da ora, non posso non essere tifoso anche del Foggia!!! In tanti avevate provato (voi di Foggia) a convincermi. C’è riuscito il giovane don Matteo (il nome suona bene…): e bravo don Matteo!!! E anche un grande grazie, naturalmente!!!

2 febbraio: Farim
Al mattino sento brividi di freddo. Non è normale. Nel pomeriggio mi sale la febbre. Ci risiamo! Racconto a Pe. Carlo che anche nei giorni scorsi ho avuto qualche linea di febbre. Valutiamo che è meglio iniziare la terapia per la malaria: lui ha le medicine adatte che distribuisce nella farmacia parrocchiale. Me lo aspettavo, prima o poi sarebbe accaduto: è la “malaria due” (io metto il nome alle cose…).

3 febbraio: Farim
La febbre continua, bisogna aver pazienza. Rimango a letto tutto il giorno.

4 febbraio: Farim
Non cambia nulla: la febbre dovrebbe iniziare a scendere, ma niente! Non ho particolari difficoltà, solo la febbre. Che produce anche stanchezza e inappetenza. Tutto qui! Che volete: anche lei, la “due”, mi vuole bene, e non mi vorrebbe lasciare…

5 febbraio: Farim
Le pastiglie che prendo non sono sufficienti: la febbre, invece di diminuire, aumenta. È necessario muovermi verso Bissau. Giusi organizza il viaggio e viene a prendermi. Io mi prendo le pastiglie per abbassare la febbre, e Pe. Roberto mi accompagna nell’attraversare il fiume sulla canoa. Giusi arriva alle sette di sera, e subito ripartiamo verso la capitale. Ci vogliono più di tre ore di macchina, sulla strada per Mansoa e poi per Mansabà.
Alla clinica di Bôr mi conoscono, dall’agosto scorso (la “malaria uno”): mi hanno già preparato la stessa stanza. Che carini! Il dott. Mario ordina subito il controllo del sangue, e poi si riparte con le flebo di chinino. Sono pronto, mio Signore! Ma fa’ che non sia come l’altra volta…
Intanto arriva mezzanotte: Mario vuole due guardiani, nella mia camera, per tutta la notte. Tutti si ricordano i ripetuti svenimenti della scorsa estate… I due giovani si portano in camera il materassino ridendo, un lenzuolo a testa, e buonanotte!

6 febbraio: Bissau
Veramente fanno una buona notte. Loro! Io rimango a guardare la flebo con il chinino: la goccia scende piano piano nelle mie vene. Durerà ore! Loro dormono, e mi trovo ad essere io a guardare i miei “guardiani”!
Così scopro come dormono gli Africani: in posizione diritta, con le spalle rivolte verso terra, completamente avvolti da un lenzuolo, anche il volto, e le braccia incrociate sul petto. Insomma: come le mummie! A pensarci bene, anche gli antichi Egizi erano Africani… Come facciano a respirare, sotto il lenzuolo che non lascia alcuna apertura d’aria, non lo so. Forse sono abituati a dormire così per proteggersi dalle zanzare. E la cosa curiosa è che sono ambedue, collocati uno accanto all’altro, nella stessa posizione. Eccole, le mummie: sono uguali uguali…
La flebo termina in mattinata, ma subito me ne mettono un’altra. Chiedo che sia un po’ più veloce, e iniziano i dolori: sento entrare in vena ogni goccia. Il braccio continua a gonfiarsi. Ma tutto procede bene. Il rumore alle orecchie non è forte come l’altra volta.
Alla sera mi mettono la terza flebo. Pazienza ci vuole, deve passare! Chiedo di rimanere da solo durante la notte, non ci sono problemi questa volta, e riesco a muovermi verso il bagno senza difficoltà. Così è, e così dormo. Più o meno!

7 febbraio: Bissau
Il braccio destro non ce la fa più a ricevere il chinino della flebo. Mi fa troppo male. L’ultima flebo cercano di metterla nel braccio sinistro, ma non trovano le vene! Ma dove son finite??? Erano qui fino a ieri…
Non vi dico come si chiama l’infermiere che cerca di trovarmi la vena giusta e che, “armato” del suo ago, colpisce in più punti il mio braccio. Si chiama Guera!!! (che nome ragazzi! a me vien da ridere, mentre lui fa veramente la guerra per stanare le mie vene… ). Alla fine decide di infilare l’ago in una vena del polso. E così sia. Guerra finita!
Non è così. Nel pomeriggio non entra più niente in vena, il polso mi fa male. La flebo è quasi finita, forse può bastare anche così. Arriva Guera e comincia a toccarmi il braccio destro, facendomi male. Allora, per evitare ogni inutile discussione, gli dico chiaro e tondo: “Vuoi proprio la guerra??? Questo (e indico con gli occhi il braccio) è mio! Vattene!!!”.
Il poveretto, vista la mia severità, si allontana con un grande sorriso, dicendomi che lui non vuole sentirsi responsabile davanti ai dottori… Io continuo a indicargli la porta con i miei occhi, e lui scompare! Guerra finita per sempre, amen!!!

8 febbraio: Bissau
Rimango ancora oggi in clinica, e faccio conoscenza con i bambini ricoverati. La malaria due è sconfitta, e recupero velocemente le forze. Passo nelle camere, saluto le mamme che assistono i loro bambini. Le vedo contente della mia visita: come se il ricovero in clinica di un “bianco”, accanto ai loro piccoli, desse più tranquillità e garanzia anche a loro. Ma le sofferenze dei bambini sono ben più gravi della mia piccola malaria.
Vi invito a dare un’occhiata al sito www.progettoanna.it per conoscere e comprendere meglio questo luogo, frutto di una grande carità che proviene dall’Italia.

15 febbraio: Bigene
Dopo la S. Messa delle 9.30, mi reco con suor Rosa nel villaggio di Farea per la celebrazione di un’altra S. Messa domenicale. Dall’inizio del mese celebro una seconda Eucaristia in due villaggi, dove la catechesi è compiuta da più tempo e dove i catechisti, con le loro famiglie, assicurano una adeguata partecipazione della comunità locale alla celebrazione. I villaggi sono Farea e Facam: una domenica vado in uno, la domenica successiva nell’altro. La celebrazione è alle ore 11.30. Dunque: oggi sono a Farea. Al termine della S. Messa, il catechista Jamba mi chiede se posso benedire un bambino, nato da pochi giorni. È la prima volta che mi capita, qui, di benedire un bambino appena nato. L’ho sempre fatto tanto volentieri anche in Italia, naturalmente! La mamma viene avanti con il suo bimbo, e io le chiedo che nome gli ha dato. Mi guarda negli occhi e mi dice: “Ivo”!
Stava per venirmi un colpo! In venticinque anni di sacerdozio, è il primo Ivo che benedico. Jamba si accorge del mio stato di momentanea “apnea” e mi rassicura: “Padre, in tuo onore, la mamma ha deciso di chiamare il suo bambino con il tuo stesso nome”.
Sono qui da pochi mesi, ed è gia arrivato il “primo” Ivo! A dir la verità, a Foggia c’è una bellissima ragazza che si chiama Serena Francesca Maria Ivone (ciao, stai bene??? Hai visto che Ivone, in portoghese, è femminile? Quindi tranquilla, e continua a crescere bene…). Ma un Ivo “secco”, non mi era ancora accaduto.
Mentre continua il mio stato “confusionale”, chiedo a suor Rosa se devo fare qualcosa per il piccolo Ivo, se devo dare una offerta alla mamma, o cos’altro… “Non fare assolutamente nulla” mi dice sottovoce la suora, “altrimenti qui ti nasce un Ivo al mese!!!”.
Capito come funzionano le cose da queste parti? A me piace! Questo è il primo, ma ho tutta la sensazione che non sarà l’unico… A proposito: Ivo è un bel bambino! Proprio bello, ve lo assicuro!
Nel pomeriggio vado a Farim, e mi preparo ad una bella sorpresa. Proprio vicino alla chiesa parrocchiale e alla casa dei missionari si trova il cinema! Sì, sì: il cinema! Con tanto di biglietteria, ingresso con controllore e multisala maschile e femminile!!! Andiamo per ordine: la biglietteria è un buco nel muro. Giusto lo spazio per far entrare la mano per pagare il biglietto. Infili 150 franchi (20 centesimi di €uro) e ti danno il biglietto. Un biglietto vero! Non fai in tempo a leggere quello che c’è scritto, perché a due passi dalla biglietteria c’è l’ingresso con il controllore che te lo ritira e lo riconsegna al bigliettaio che lo ridà al prossimo cliente. Insomma: a quel povero biglietto, alla fine della serata, deve proprio girare la testa! Poi entro curioso: c’è anche l’accompagnatore che mi indica la sala per uomini… Voglio capire, e lui mi spiega che nella sala per le donne proiettano le telenovele brasiliane. Che Dio ce ne liberi!!! Ho visto qualche pezzo di queste puntate alla televisione. Alle comuni “cornificazioni” (così le chiamo io…) in serie, che appaiono nelle varie telenovele visibili in Italia, qui si aggiungono anche i “mutanti” e i “vampiri”. Cioè le persone cambiano di aspetto fisico, e i vampiri fanno… i vampiri! È chiaro che è tutta fantasia, ma è altrettanto chiaro che è tutta spazzatura che riempie la mente…
Molto meglio la sala maschile, dove si proiettano immagini reali, di fatti veri, di eventi appassionanti: le partite di calcio!!! Insomma, cari amici: molto meglio, a mio parere, una buona partita di calcio che una telenovela piena di falsità!!! E che partita!!!! C’è Inter-Milan !!!
La sala è multisala nel senso che nella stessa sala ci sono più schermi… Non riesco a descrivervi che bellissima confusione!!! I ragazzi che gestiscono il cinema hanno una grossa antenna per ricevere molti canali internazionali, dai quali si possono vedere in diretta le partite di calcio più interessanti, e che vengono proiettate in contemporanea su più televisori collocati uno accanto all’altro! Insomma: tu entri, e vedi 5 televisori con 5 partite diverse… Io sono qui per guardare Inter-Milan, ma altri guardano una partita del campionato inglese, o portoghese, o spagnolo…
Tutti assieme! È da provare. Inoltre, come se non bastasse questo incrocio di canali e di tifosi, si sente anche il rumore della trasmissione proiettata nella sala femminile: la divisione tra le due sale è fatta da una parete di vimini… Vi posso assicurare che il risultato finale, di questa esperienza, mi sembra un grande frastuono ben ordinato! Anche a me, non solo al povero biglietto, girava la testa…
Ma mi sono tanto divertito! Guardare Inter-Milan in diretta è una gioia immensa. E poi accade una cosa divertente. Mi sento “guardato” dai giovani presenti, e credo che siano contenti di vedermi in mezzo a loro. La sala è quasi piena, saranno circa duecento giovani. Poi entra un signore di mezza età, che manifesta con grande entusiasmo il suo tifo per una squadra portoghese. Alcuni giovani cominciano a chiedergli di stare zitto: hanno ragione, c’è già tanto rumore che metà sarebbe ancora troppo! Ma lui continua, noncurante delle parole dei giovani. Succede così nella vita africana: l’anziano ha sempre più rilevanza del giovane.
Ho un attimo di preoccupazione, quando mi accorgo che qualche giovane comincia a far vedere i pugni al signor “tifoso rumoroso”! E sai cosa succede? All’improvviso lui viene diritto da me, e spiega ad alta voce: “Signor padre! Io sono un tifoso vero, e non posso stare zitto davanti alle imprese della mia gloriosa squadra!”.
Incredibile: mi trovo ad essere io l’arbitro nella sala. E dovendo rispondergli, affermo che lui ha ragione! Non sapevo cosa dirgli, e come poteva reagire… Non ho avuto il tempo di riflettere, dovevo essere più “pacificatore”… Lui torna al suo posto tutto orgoglioso (ma mi accorgo che resta anche più moderato nelle sue esternazioni…). I giovani invece, che per un attimo avevano guardato me invece degli schermi, penso che da questo momento diminuiscano la loro simpatia nei miei confronti.
Mi sento a disagio. Ma, poco dopo, ci pensa un certo signor Adriano a frantumare ogni difficoltà in sala, e i giovani esplodono tutto il loro entusiasmo non solo per il gol fatto, ma anche per far vedere al signor “tifoso rumoroso” che pure loro sanno fare un grande chiasso! E siccome devo recuperare punti con loro, mi metto anch’io a fare “mosse” che non ho mai fatto in vita mia: gridando a squarciagola, battento mani e piedi proprio come fanno loro. La scenata è durata un paio di minuti, e mi sono riconquistato la simpatia di tutti i presenti.
Meno male che non mi ha visto nessun Italiano!!!
Robe da matti: è la più bella partita che vedo, non solo per la partita in se stessa, veramente affascinante, ma per tutto lo spettacolo della sala. Alla fine vince la squadra migliore. Lo so! Il mio amico Umberto, chissà quante storie avrebbe da dirmi (perché la sua squadra ha perso!): me lo vedo! Comincia a dirmi tutte le sue teorie senza lasciarmi il tempo di interferire… Ma è così: ha vinto la migliore. Ciao Umberto, alla prossima!!!
Una giornata così, con il piccolo Ivo e uno spettacolo africano per una partita italiana, non la dimentichi facilmente. Che bello, mio Signore, essere in Africa!!!

21 febbraio: Farim
Una festa in maschera. Non qui, ma a Foggia! C’è una festa di carnevale tra i giovani foggiani. Una festa non “normale”: raccolgono una bella somma che destinano alle opere per la missione di Bigene.
E anche questi giovani, io non li conosco! Loro leggono il diario, e rispondono con questi fatti! Mi sento coinvolto, in prima persona, dentro scelte ed azioni che dimostrano come i giovani non sono come, a volte, si pensa e si dice. I giovani italiani sembrano soffrire di “velinite acuta” o di “piccolofratellite” (che cosa ha di grande quel programma? Forse è grande solo per i “guardoni”!). Sembra. Poi scopri, invece, che sono capaci di una creatività contagiosa e benefica, e ti viene fuori il concerto di Cervarese, i canti natalizi del Foggia calcio, ora anche una festa in maschera…
Grazie carissimi giovani mascherati del carnevale foggiano. Avrei voluto vedervi! E sappiate che siete proprio capaci di rendere più felici anche i giovani di Bigene: la casa che sta per iniziare, è anche per loro!

27 febbraio: Bigene
Finalmente! Gli operai sono pronti per preparare il primo cemento da collocare nelle fondamenta della “mia” casa. La chiamo “mia” perché la sento così, anche se non mi appartiene, e so bene che la casa è della missione di Bigene, e quindi il proprietario è la Diocesi di Bissau. Dovrei chiamarla “casa dei missionari”, ma per il momento ci sono solo io, e allora se la definisco “mia” voi capite ugualmente.
La prima colata di cemento scende rumorosa negli scavi già preparati. Poi ci fermiamo tutti: chiedo agli operai un momento di silenzio. Desidero offrire a Dio la mia preghiera, in questo momento particolare, perché la casa possa essere costruita bene, a servizio del Regno di Dio, con pace e salute per tutti gli operai che vi lavorano.
Sono una quindicina gli operai: tutti si fermano, e accettano volentieri la mia proposta. Rimango sorpreso, anzi entusiasta: tutti si fanno il segno di Croce, anche i non cristiani, e molti di loro conoscono il Padre Nostro che recitiamo assieme. Poi prendo la piccola statuetta in plastica di Gesù Bambino, che suor Rosa aveva preparato per i regali di Natale (ma non pensate a chissà quali regali… “quello” era il regalo!), e la affido ad un operaio che con tanta cura la deposita sul fondo delle fondamenta, vicino a quella che sarà la porta di ingresso della casa.
La piccola immagine sacra scompare in mezzo al cemento e alle pietre, mentre affido al Signore tutti gli operai, tutti i benefattori che sostengono la costruzione, e anche… chi ci abiterà!!!

1 marzo: Bigene
Dopo le celebrazioni del mattino, mi metto in viaggio verso Bissau. Devo concludere le operazioni per le adozioni di tre seminaristi: completare le schede informative e spedirle in Italia. In Curia mi aspettano: aiuto anch’io ad accompagnare all’aeroporto un numeroso gruppo di volontari, provenienti da Milano e da Verona, che sono stati ospitati qui mentre davano il loro prezioso contributo di operai specializzati (fabbri ed elettricisti) in alcuni luoghi di missione.
All’aeroporto sembra tutto tranquillo. Una brutta notizia, però, circola tra i missionari: c’è stato un attentato in città, ed è rimasto vittima il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Batista Tagme na Waie. La notizia ha bisogno di una conferma, perché sembra un fatto troppo rilevante.

2 marzo: Bissau
Purtoppo, lo capirò poi, la conferma arriva alle 4.20 di notte. Mentre sto dormendo nella mia stanza in Curia, sono svegliato da ripetute esplosioni di bombe, seguite da raffiche di armi da fuoco. Pe. Giancarlo, che ha la camera davanti alla mia, entra ed esce di stanza telefonando preoccupato per cercare di capire cosa stia succedendo. Giusi, che dorme in un’altra casa della Curia, mi chiama al cellulare: ha avuto notizie da Pe. Davide che l’abitazione del Presidente è stata assaltata dai militari. Io rimango sotto il mio lenzuolo (le coperte non ci sono: non servono!) e aspetto. Non ho proprio idea di che cosa debba fare. Non avevo mai sentito delle bombe esplodere: è la prima volta nella mia vita (grazie a Dio). Aspetto che arrivi giorno: impossibile dormire, conviene pregare.
A colazione, tutti noi presenti rimaniamo confusi sulle notizie arrivate. Poi arriva il Vicario Generale della Diocesi, Pe. Domingos, che risiede nella casa del Vescovo in centro città. Ci informa che il presidente João Bernardo Vieira, detto Nino, è rimasto ucciso dai soldati nell’attentato della notte.
Cresce la preoccupazione in tutti noi. Il Vescovo è fuori sede, in Senegal, ad un incontro internazionale di “Giustizia e Pace” (che coincidenza terribile!!!). Comincia a squillare il telefono della Curia: giornalisti dall’estero che chiedono informazioni. Noi non avvertiamo direttamente alcuna difficoltà: la radio “Sol Mansi”, che ha sede in Curia, funziona regolarmente. Anzi! Mai come in questo momento si dimostra uno strumento validissimo per portare una voce di pace in tutta la Guinea-Bissau, per portare conforto, per consigliare il dialogo, per frenare possibili reazioni che potrebbero avere conseguenze imprevedibili. Grazie a Pe. Davide, missionario P.I.M.E., nativo della Brianza, la radio continua per tutto il giorno, e per i giorni seguenti, a diffondere notizie che rasserenano i cuori, nonostante i fatti gravissimi accaduti ieri sera e questa notte.
Sembra che il mandante dell’attentato che ha causato la morte del generale Batista Tagme sia stato proprio il presidente Nino! Una grossa bomba è stata collocata all’interno della caserma dove il generale aveva i suoi uffici e l’ha ucciso nell’esplosione. I due erano avversari (nemici?) da tempo, e il generale avrebbe promesso di “far saltare” Nino se gli fosse accaduto qualcosa. E il Presidente è sicuramente stato ucciso dai soldati, certamente fedeli al generale ucciso! Insomma: i due avversari si sarebbero eliminati reciprocamente!!!
Col passare delle ore cresce questa convinzione comune. Sulla strada non circola nessuna macchina: le persone vanno a piedi verso il centro città, altre escono dalla città per cercare accoglienza in case di conoscenti. Si circola solo a piedi: sembra un fatto irreale, ma lo vedo con i miei occhi. Una delle principali vie di comunicazione della città, che unisce il centro con l’aeroporto e il nord del paese (verso Bigene…), e che passa proprio davanti alla Curia, è completamente deserta. Solo qualche macchina di soldati va avanti e indietro.
Alcune comunità di suore telefonano, preoccupate di sapere come comportarsi. Per il momento è meglio rimanere nelle missioni, senza uscire sulle strade, soprattutto per noi missionari, che comunque siamo anche “stranieri”. Non abbiamo conoscenza di situazioni problematiche in altre parti del paese. La linea telefonica funziona con difficoltà. La linea internet funziona molto poco nel mattino, è regolare nel primo pomeriggio, poi torna a non funzionare. Ma questo accade anche in tanti altri giorni: non si può dire che oggi ci sia una interruzione voluta delle comunicazioni.
La conferma arriva alla sera, quando la televisione trasmette il solito telegiornale nazionale. Non è un “colpo di stato”, ma lo stato si trova senza il Presidente e senza il Capo delle Forze Armate, uccisi in due differenti attentati, nel giro di poche ore.

3 marzo: Bissau
Questa mattina tutte le attività riprendono come se nulla fosse accaduto: le strade di Bissau sono piene di gente e di macchine, senza alcun problema. Non si vedono soldati in giro, e nessun tipo di controllo avviene. Sembra quasi che la gente non sia proprio dispiaciuta di quanto è accaduto: qualcuno afferma addirittura che "Dio, questa volta, ci ha aiutati, togliendoci i due capi (esercito e stato) che ci maltrattavano...".
Non condivido la violenza, mai. E bisogna sperare che la popolazione guineense possa superare questa crisi, realizzando una maggiore stabilità e unità per tutto il paese. Sembrano più preoccupati, invece, gli stati confinanti, soprattutto il Senegal: l’instabilità della G-B diventa una preoccupazione in più per i Senegalesi, che temono sempre il rischio di episodi analoghi all’interno dei loro confini.
Faccio una grande fatica a capire quello che sta accadendo: mi vengono in mente i giorni terribili vissuti in Italia, quando sono avvenuti il rapimento e poi l’uccisione di Aldo Moro. Ricordo che c’era un profondo senso di tristezza in tutta la nazione. Qui le persone mi sembrano tranquille e serene come se fosse un giorno qualunque! Eppure si parla anche di torture inflitte a Nino, prima della sua uccisione. Era certamente una persona che non ha amministrato nel modo migliore il suo paese, e che, di sicuro, ha tratto profitto dalla sua posizione. Mi sembra di capire anche che ha usato metodi leciti e non leciti. Non posso esprimere giudizi: sono in G-B da pochi mesi, e sarebbe grossa presunzione, da parte mia, affermare giudizi categorici. Raccolgo le voci, queste sì. Il giudizio lo darà, poi, la storia. Ma penso che sia gravissimo ciò che è accaduto, e forse proprio noi missionari lo sentiamo più di altri.

15 marzo: Temento (Senegal)
La comunità cristiana di Bigene si trasferisce… Oggi siamo a Temento, nel vicino Senegal, per la grande festa che si svolge nel santuario mariano di questo luogo. Sono in migliaia i fedeli arrivati dai paesi vicini, la giornata è bellissima, piena di sole (veramente c’è sempre il sole, ma è per dire che oggi è proprio un bel giorno!), con tanta gente che si muove verso il santuario e gli spazi predisposti per i pellegrini.
Ma nell’aria c’è anche il profumo di un grande avvenimento che sta per iniziare: la visita del Papa in Africa.
All’Angelus di oggi, Benedetto XVI afferma: “Con questa visita, intendo idealmente abbracciare l’intero continente africano: le sue mille differenze e la sua profonda anima religiosa; le sue antiche culture e il suo faticoso cammino di sviluppo e di riconciliazione; i suoi gravi problemi, le sue dolorose ferite e le sue enormi potenzialità e speranze. Intendo confermare nella fede i cattolici, incoraggiare i cristiani nell’impegno ecumenico, recare a tutti l’annuncio di pace affidato alla Chiesa dal Signore risorto”.

17 marzo: Bigene
Inizia oggi il viaggio tanto atteso. Mi riempie il cuore questa visita del Santo Padre in Africa. Non arriva qui vicino, Camerun e Angola sono lontani e anche più sviluppati della povera G-B, ma è come se mi sentissi, in qualche modo, avvolto da questo viaggio, o meglio, “accompagnato”. Accompagnato dalla Chiesa che mi ha inviato. Accompagnato dalla Chiesa che mi ha accolto. Accompagnato anche dal Papa, che ora viene a trovarmi.
Certo, non viene a trovare me! A Bigene non saprei ancora dove metterlo, il Papa! Ma viene a trovare questo popolo africano, che ora è il mio popolo. Viene a trovarci, e a darci la sua parola che conferma il cammino, che riempie di speranze nuove, che rianima i cuori! Grazie, Santo Padre. È una gioia immensa averti qui. È come se Roma fosse più vicina, quasi dietro l’angolo! Non ti preoccupare delle polemiche, costruite dai giornalisti, che non riescono più ad essere letti se non gridano qualcosa che sia irritante! La tua presenza in questa terra è una parola ben più rilevante ed ascoltata da milioni di Africani che sono e si sentono Chiesa di Cristo guidata da Pietro.
Cari amici, stiamo attenti a non cadere nei tranelli delle falsità! Mi viene in mente, a proposito, una intervista che ho letto poco tempo fa. L’intervistato è l’africano Emmanuel Wamala, cardinale in pensione dell’Uganda, uno che le cose africane le conosce più di ogni giornalista europeo: “Puntare tutto sulla distribuzione massiccia di condom ha come effetto pratico quello di incoraggiare e aumentare la promiscuità sessuale. Distribuire condom a tappeto non risolve il problema, e rischia di aumentarlo. Si è constatato che in molti Paesi, dove si è puntato tutto sulla distribuzione massiccia dei condom, l’Aids è aumentato”. (Vi consiglio di leggere tutta l’intervista, apparsa su “30 giorni” del dicembre 2008).

Vi saluto, carissimi amici e familiari, e vi faccio anche i miei migliori auguri di una Santa Pasqua, piena di pace per voi e le vostre famiglie. Vi devo anche dire che il mio diario continua a crescere: nel numero di lettori, che aumenta continuamente. Ma anche nei suoi effetti: vi annuncio con gioia la nascita del “diario di Pina”! È già arrivato alla seconda puntata, scritto in modo scorrevole e piacevole, lo potete prenotare direttamente da Pina, la viceparroca di Segezia. Ha un unico difetto: che parla del parroco (ciao, don Guido!) e non dice niente di Pina. Ma vale: richiedetelo! Ciao a tutti

Pe. Ivo Cavraro, Curia Diocesana – Missão de Begene, Av. 14 de Novembro, apartado 20
1001 Bissau Codex, GUINE'-BISSAU
email: ivocav@yahoo.it tel: 00245.6544756 spedisco questo diario il giorno 1 aprile 2009 via email

8 commenti:

  1. Salvatore: grazie, hai fatto una cosa veramente bella a fornire a don Ivo questo strumento. Tutta Segezia ti ringrazia!

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  2. molto bello.......
    Così il tuo missione non solo per l'Africa, ma estende a tutto il mondo.............

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  3. grazie don ivo è una magnifica idea così ti sentiamo più vicino a noi

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  4. Salvatore sei grande..continua pure!!!Bay bay

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  5. grazie salvatore,hai avuto un'ottima idea,con un servizio..ne hai avuti tre:c'è tanta più gente che ti vuole bene(tutti quelli che vogliono bene a don Ivo,anche se non ti conosce,ti vuole bene)..fai un servizio a tutti noi..fai un servizio all'evangelizzazione..bravo!rosanna schiavone

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  6. Complimenti Salvatore, hai avuto una buona iniziativa, ti farà sentire in comunione con noi di Segezia e con Don Ivo e poi perchè trasmette messaggi pieni di valori umani attraverso la testimonianza di vita di Don Ivo.

    Silvana

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  7. I diari sono tutti molto coinvolgenti e rappresentano un ottimo strumento di evangelizzazione.Bravo Salvatore, hai avuto un'idea davvero magnifica!!!!

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